Capitolo 18: un nuovo inizio

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  Si era alzato un vento gelido che sembrava infilzare mille aghi nella pelle di chi era stato tanto stupido da lasciarsi ingannare dal cielo terso, ignorando il calendario.

Paine non avvertiva il freddo in quel momento, nonostante non indossasse alcuna protezione per fronteggiare il vento invernale. L'incontro con Jack l'aveva messa in agitazione, le spire dell'Ordine di Raguel erano più diffuse di quanto avesse sospettato; non avevano impiegato molto prima di accorgersi che la loro nemica era tornata in azione. Se Jack avesse notato il fagotto macchiato di sangue che stava stringendo sotto il braccio, l'avrebbero scoperta; invece, per un motivo che non comprendeva, sembrava essersi concentrato esclusivamente sui suoi occhi.

Quando l'aveva toccata, aveva avvertito una forza fluirle dentro, un calore ardente concentratosi nel punto in cui l'aveva afferrata. Jack aveva avvertito tale forza e ne era rimasto spaventato. Era sicura che fosse stato Diana a trasmetterle quel calore. Nei giorni che avevano preceduto l'omicidio di Frank, Paine si era sentita irrequieta, angosciata. Ora sapeva che tali sentimenti non provenivano direttamente da lei, ma glieli aveva trasmessi Diana.

Ora però Frank Zagaglia era morto e Diana era stata vendicata. Tuttavia era conscia che la vendetta non fosse il migliore dei propositi per intraprendere il compito penoso che le era stato assegnato. Ma se non era per la vendetta, allora per cosa stava combattendo?

Ripulire il mondo, eliminare la feccia che lo inquinava...non era quello il modo giusto. Perché eliminare materialmente quelle persone dalla Terra? Perché non aspettare che la giustizia facesse il suo corso? C'erano degli assassini, ne era sicura, di cui l'Angelo della Morte non si era occupata in passato. La scelta che aveva fatto Diana non era errata, anzi la riteneva encomiabile. Riferire i nominativi ad un ente giuridico e arrestare i criminali anziché ucciderli era una scelta che avrebbe fatto anche lei. Ma chi le avrebbe prestato ascolto se non l'Ordine di Raguel?

Non si potevano arrestare degli uomini solo perché una visione indicava dove si nascondessero, occorrevano prove, bravi avvocati e la dimostrazione degli atti sconsiderati che avevano commesso. Il pubblico mondiale non avrebbe creduto alle visioni. Le bastava pensare ad Alberto; il popolo lo elogiava per il suo lavoro e nessuno sospettava che fosse artefice di un numero cospicuo di omicidi.

"Basta..." sussurrò. Le sembrava di impazzire. Robert. L'unico che avrebbe risolto i suoi dubbi era lui.

Intravide il portone di casa e per la prima volta si sentì al sicuro. Lo spinse e si precipitò sulle scale. Arrivata alla porta dell'appartamento si frugò nelle tasche, alla ricerca della chiave. Si ricordò solo allora di non averla portata con sé per evitare di smarrirla.

Dubitava che sua madre fosse rincasata, tentò lo stesso e tamburellò le nocche sulla porta. Inaspettatamente sentì dei passi e dopo poco la porta si aprì. Le venne voglia di sorridere per la gioia di poter riposare, non le importava di affrontare le mille domande di Serena.

Il sorriso stanco si trasformò in stupore. Fu Robert ad accoglierla. "Che ci fai qui?" gli chiese.

"Ti aspettavo, hai fatto in fretta."

Si sbrigò ad entrare. "Mia madre non c'è?" cercò di mostrare indifferenza. "Dove sei stato?" gli chiese subito, impedendogli di rispondere alla prima domanda. "Sono giorni che non ti fai vivo."

"Ti ho concesso un po' di tempo per riflettere, non volevo che la mia presenza ti spingesse verso la scelta errata."

"Ah...beh..." Non riusciva a parlare. La gentilezza di quell'uomo le annebbiava i pensieri. Era soprattutto la sua voce a metterla in difficoltà, così dolce e calma.

"Vado...vado a farmi un bagno, ne ho bisogno."

"Non puoi."

"Come sarebbe?"

L'Angelo della MorteWhere stories live. Discover now