Capitolo 3

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  La stazione distava pochi isolati da casa sua, in una zona molto trafficata della città. Vi era un grosso spiazzale prima dell'entrata dove solevano riunirsi persone d'ogni età e ceto sociale.

  Non avrebbero usufruito del treno che soleva girare attorno al vulcano dormiente. Si recarono invece ad una gradinata che conduceva alla metropolitana. Percorsero le scale sporche e maleodoranti, finendo in una caverna d'asfalto e ferro lievemente illuminata dalle luci al neon. L'ambiente era fresco rispetto all'afa esterna, tuttavia l'odore di urina che permeava nell'aria rendeva l'attesa del treno insopportabile.

  Paine non comprendeva il motivo dell'ostinazione di Serena nel recarsi sempre alla solita chiesa, invece di sceglierne una più vicina che avrebbe fatto risparmiare loro tempo e denaro. Dubitava che la ragione della sua scelta fosse l'affezione.

  La chiesa si ergeva nella città natale di Serena ed era molto grande, maestosa e ricca di fedeli di ogni età, inoltre aveva l'opportunità di incontrare il suo vecchio spasimante, che era divenuto prete da poco. Il suo obiettivo era aggiudicarsi la prima fila, in modo che il prete potesse notarla  maggiormente. Se avessero perduto il treno, avrebbero assistito all'intera funzione in piedi.

  Paine scese l'ultimo gradino della scalinata e la zaffata di odori nauseanti la investì. L'impianto di purificazione dell'aria era ancora guasto, impossibile trovare un bravo tecnico in pieno agosto.

  La grande quantità di persone che affollava il marciapiede davanti al loro binario, le fece supporre che il treno precedente non fosse passato.

  Sua madre si stizzì. "Meraviglioso! Questi maledetti treni sono sempre in ritardo." Lo disse a voce alta, per attirare su di sé l'attenzione dei presenti. Qualche ragazzino si mise a fischiettare al loro passaggio, gli uomini adulti prima la guardavano con ammirazione, poi, alla vista della bambina, sembravano ripensarci. Ma Paine non era mai stato un reale ostacolo per le relazioni occasionali di sua madre. 

  "Guarda Paine, nessuna di queste persone va in chiesa. Vanno tutti al mare. Sono Peccatori. " Questo preferì dirlo sottovoce. "Sono sicura che il Signore non..."

  Paine preferì ignorarla e rifugiarsi nella sua immaginazione, al fine di inventare una storia avventurosa con cui distrarsi. Ed era proprio in metropolitana che prendevano vita le storie  migliori. Qualsiasi fosse la storia che si figurava in mente, draghi, gnomi, troll, cavalieri, maghi cattivi, il finale di ogni avventura era il medesimo: riceveva come premio l'ammirazione di tutti, compresa quella di sua madre, che le prometteva di dedicarsi completamente a lei, accantonando l'interesse per gli uomini.

  La varietà di individui che popolavano il marciapiede la affascinava, sua madre le aveva ripetuto un'infinità di volte che non doveva fissare gli sconosciuti, ma lei, puntualmente, le disubbidiva. Doveva scegliere l'eroe della sua storia, la donna da salvare e quelli che, malauguratamente, perivano.

  Il binario opposto era sgombro, fatta eccezione per un uomo. Paine non credeva ai suoi occhi: somigliava ad una persona che aveva già visto, non uno dei compagni di sua madre. Una persona come quella non si sarebbe mai avvicinata ad una donna come Serena. Aveva una bellezza particolare, pulita. Era alto sul metro e ottantacinque, snello e dall'aspetto atletico. I capelli biondo scuro gli ricadevano sul viso, incorniciandolo. Nonostante il gran caldo, indossava una giacca bianca aperta su un paio di jeans neri. Stava guardando in direzione del tunnel da cui sarebbe arrivato il treno. Quello era l'eroe perfetto per la sua fantasia, il cavaliere in attesa della diligenza per raggiungere le terre desolate del...

  Paine scattò la testa all'indietro. L'uomo aveva smesso di guardare nel tunnel e ora la fissava con insistenza. Gli sorrise nervosamente, ma l'uomo non ebbe alcuna reazione. Sembrava ipnotizzato.

L'Angelo della MorteWhere stories live. Discover now