Capitolo 11: L'infanzia di Robert (prima parte)

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Il sole era tramontato da ore nella landa desolata, quando l'ombra scura che aveva percorso la strada solitaria si fermò davanti a quello che un tempo era stata una città. Della gloria di quel luogo era rimasto solo un vecchio rudere che, con i pochi muri rimasti in piedi, sembrava chiedesse pietà al cielo. Il più alto fra tutti era la fiancata di una torre in pietra, su cui aveva svettato una campana che scandiva, dolce e onnipresente, le ore della giornata che moriva, ricordando a tutti che l'ora della fine stava giungendo. Il suo braccio era il più alto tra tutti, il più ipocrita.

Non era una cittadina abbandonata, solo dimenticata dall'epoca moderna. L'ultimo abitante, una vecchia di ottant'anni, morta dieci lustri prima, avrebbe raccontato una storia strana, che la comunità si tramandava da generazioni, di cui nulla era stato messo per iscritto, perché ne avevano timore. Timore che la vicenda si ripetesse, che la persona ad aver compiuto quella strage, tornasse.

A qualche centinaia di chilometri di distanza, lontana dalla foresta che aveva ripreso possesso di ciò che le era stato tolto, c'era una città.

Ma lui non era diretto da quella parte, voleva fermarsi proprio nel villaggio fantasma. Per ricordare.

Desiderava farlo, poiché, contrariamente a ciò che dichiarava l'ultimo certificato di morte, emanato per il villaggio Staliska, c'era un altro abitante in vita, che ricordava per filo e per segno la storia che il tempo aveva trasformato in una leggenda.

Perché lui, quella storia, l'aveva vissuta.

Abbandonò il ciglio della strada, illuminato dalle luci fosforescenti del guardrail, che donavano alla foresta un'atmosfera lugubre.

Il terreno, ricoperto di neve fresca, franò sotto il passo esperto dell'uomo. Non era cambiato molto dalla precedente visita. Si era aggiunto solo l'asfalto su una strada di terra battuta.

Si fermò accanto ad un cartello di legno, abbattuto dal vento. Al centro di esso si poteva ancora leggere il nome sbiadito della città.

"Sono a casa" disse ai fantasmi che popolavano quelle mura. Il leggero sospiro, con cui pronunciò quelle parole, fu accompagnato da una nuvoletta bianca. Indossava un pesante cappotto, il cappuccio calato sul viso. Nessuno di quegli indumenti gli serviva come protezione dal freddo, era solo un modo per non essere riconosciuto da sguardi indiscreti.

L'ultima volta che aveva provato freddo, era stata all'età di dodici anni, quando il suo corpo era morto.

Una macchina scura avanzò a folle velocità sulla strada sgombra.

L'uomo si voltò di soprassalto per guardarla passare, per accertarsi che non si sarebbe fermata. Le luci catarifrangenti illuminarono il viso di Robert, accecandolo per qualche secondo.

La vettura avanzò spedita verso la città abitata.

Il vento gelido di dicembre spazzò la neve dalle cime degli alberi, che impolverò di bianco il viso di Robert.

L'Angelo della MorteWhere stories live. Discover now