Capitolo 19: una vittoria per Jack

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Marco era seduto sul letto di Paine, una spessa medicazione gli fasciava la spalla ferita. Ventuno erano stati i punti di sutura necessari per chiudere il profondo taglio del pugnale e il medico che l'aveva curato non era stato rassicurante; i nervi avevano subìto un danno notevole e avrebbe recuperato l'uso del braccio solo dopo lunghe terapie. "Forse", aveva aggiunto mentre riponeva gli strumenti nella borsa e Marco era rabbrividito. Ma quella non era la sua peggiore preoccupazione in quel momento: Jack era al telefono con il Consiglio e parlavano di quanto era accaduto. Erano furiosi e naturalmente avevano assegnato nuovamente il comando a Jack.

L'uomo lo guardò per un secondo e Marco distolse lo sguardo, non sopportava il sorriso di soddisfazione che gli colorava il volto. La pistola nella fondina gli bruciava il fianco come se volesse ricordargli la sua disobbedienza. Pensava a ciò che il Presidente gli aveva detto prima che si allontanasse dalla base: "Non importa ciò che ha deciso il Consiglio. Uccidila". Non aveva pensato neppure un attimo ad assecondare la sua volontà, aveva sparato a Paine per pura vendetta e come uno stupido era riuscito ad eliminare Robert. Chiunque avrebbe pensato che fosse un bene, con la sua morte non sarebbero nate altre assassine; ma il Consiglio era di altro avviso. L'Ordine di Raguel voleva i suoi segreti.

Sentì il suono del termine della chiamata e rivolse la sua attenzione a Jack, in attesa di scoprire quale fosse la decisione del Consiglio.

Jack si volse verso la finestra e assaporò il silenzio della stanza. All'esterno si udivano i passi dei cavalieri che si muovevano nell'appartamento per ripulirlo dalla strage della donna. Erano rimasti tutti colpiti dalla potenza che Paine possedeva, le cronache del passato non narravano nulla del genere; era come se in lei si fosse fusa una forza fuori dal comune e ora tutti ne avevano una paura spropositata. Il semplice mito della sua forza era divenuto certezza. Diana al confronto di Paine era stata un agnellino che egli stesso aveva domato con estrema facilità.

La pioggia grondante batteva contro la finestra ed entrava prepotentemente attraverso il vetro infranto, aprendo una larga pozza ai suoi piedi. Sembrava che il cielo volesse coprire le tracce di Paine e Robert; la pioggia aveva completamente cancellato il sangue di Robert sull'asfalto, ne restavano solo le poche gocce che Jack aveva raccolto con le dita. Dubitava che il campione di sangue fosse sufficiente per scoprire qualcosa, ma almeno aveva portato un risultato concreto all'Ordine al contrario di Marco. Il Consiglio era contrariato dal comportamento del cavaliere, tuttavia non avevano in serbo per lui alcuna punizione. Infatti l'operazione non era stata un completo disastro, poiché avevano scoperto numerose cose, tra cui il metodo di spostamento dei due. Però Jack non aveva motivo di rivelarlo al collega, preferiva che fosse spaventato per avere maggiore presa sulla sua psiche.

Ciò che lo spaventava era il destino di Robert. L'ultima cosa che voleva era la sua morte; quell'uomo era la sua nemesi e vederlo grondante di sangue, inginocchiato in attesa della fine, gli aveva fatto temere per la sua stessa vita. Uccidere Robert equivaleva ad uccidere se stesso perché egli rappresentava l'ultima sua speranza di liberarsi di quelle che ormai comprendeva fossero visioni di un altro mondo. Ma non era tutto: egli voleva il potere, il prestigio e, a meno che Robert non fosse crepato per mano sua, non l'avrebbe mai ottenuto.

Fece scivolare il cellulare in tasca e recuperò il coltello FOX che Paine aveva lanciato contro Marco. Era affilato e leggero. Un coltello a lama fissa che solitamente veniva usato per la caccia, ed era proprio quello che faceva l'Angelo della Morte: cacciava. Stringere tra le mani un'arma appartenuta a quell'assassina lo faceva sentire potente e più vicino a comprenderla. Strinse l'impugnatura nel pugno e poggiò le dita, ancora sporche del sangue di Robert, sulla lama. Entrambi i suoi nemici erano lì, tra le sue mani.

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