Capitolo 10: la decisione di Paine

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Paine si svegliò con il volto di Jack stampato nella mente. Aveva il fiatone e il freddo pungente nelle ossa. Le gambe intorpidite e il sapore del sangue in bocca. Afferrò la spalla ferita e strillò per il dolore. Sentiva il proiettile bruciarle le carni, il sangue caldo fluire.

Davanti agli occhi le danzavano ancora le immagini del passato di Diana. La fuga fino al parcheggio, la lotta per raggiungere il tetto, il tentativo di Robert di guidarla tra le braccia della morte, infine il lancio nel vuoto.

Gridò prima dell'impatto, un urlo tanto potente da far vibrare le pareti della stanza.

"Stai zitta Paine!" le urlò Serena dal corridoio.

La voce di sua madre la destò dall'incubo. Riconobbe la sua stanza, i vecchi oggetti che la componevano. Non si era allontanata di un passo dal suo letto.

Guardò la sveglia e per un attimo credé che fosse guasta. L'orario che segnava era lo stesso di quando si era coricata. Eppure sembrava che il sogno fosse durato ore, se non giorni. Ma era sicura di essere stata in quei luoghi, non aveva assistito ad un sogno, era stata lei stessa la protagonista della scena, era Diana. Aveva rivissuto un ricordo del passato.

Lei, vittima degli stessi dubbi di Diana, aveva appreso che era impossibile schierarsi dalla parte di Raguel o delle autorità. L'Ordine aveva insediato le spire del suo potere ovunque.

Nella camera affianco, Serena stava litigando con il suo compagno.

Robert non era tornato.

Chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie. Quel semplice gesto, fece apparire l'immagine di Jack con la pistola tra le mani. Ricordava il giorno del loro primo incontro, aveva sentito una forte scarica elettrica risalirle lungo la schiena. La scossa non era stata accompagnata da una sensazione di appagamento; si era sentita spingere in basso, sospinta nella fogna dell'ignoranza, nelle caverne scavate dai pavidi per fuggire.

Le grida di sua madre si spostarono in cucina. "Ti giuro che non ci sono andata a letto!" piagnucolava.

"Oh, certo! Come se non ti conoscessi! Mi sono stancato delle tue bugie."

Paine sospirò. L'uomo aveva resistito accanto a Serena più di chiunque altro. "Tanti saluti, Frank" disse sovrappensiero.

"No, ti scongiuro! Non mi lasciare!"

L'uomo preferì tacere. Trascinò la valigia fino alla porta, che sbatté con impeto, uscendo per sempre dalle loro vite.

"Caro Frank, tempo due ore e mi ritroverò un altro sconosciuto sul divano..." Inarcò le sopracciglia e rifletté su quanto detto. Non era ciò che aveva detto, ma quel nome a suscitare in lei dei dubbi. L'uomo di Serena si chiamava Franco, non Frank.

"Chi è Frank?" si chiese con voce bassa e incerta.

L'Angelo della MorteWhere stories live. Discover now