Capitolo 22

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Jack si avvicinò all'abitazione di soppiatto; il battito del cuore regolare e la mente sgombra. Nonostante fosse ancora stanco a causa della missione precedente, aveva subito accettato il nuovo incarico, sperando che non si trattasse dell'ennesima segnalazione sbagliata. Invece gli eventi l'avevano premiato: Paine e Robert erano proprio in quel paesino dimenticato da Dio.

Fece segno ai suoi uomini di avanzare, mentre lui rimase indietro, la schiena contro il muro, per proteggerli da eventuali attacchi alle spalle. Anche se Paine avesse tentato la fuga, non avrebbe fatto molta strada poiché Jack aveva disseminato nell'intera zona miriadi di cavalieri che si erano mescolati perfettamente alla popolazione locale. Persino lui aveva difficoltà a distinguerli. Sapeva di poterla catturare, aveva segnato un'area circolare attorno al luogo in cui erano stati visti i due occidentali e aveva supposto che fosse quella la zona che i due avrebbero dovuto raggiungere per fuggire.

Giacomo rimase accanto a lui e quando anche l'ultimo cavaliere li superò, guardò per un istante Jack che gli fece cenno di proseguire. Giacomo pensò alla spiegazione che Jack aveva fornito al Consiglio riguardo la fuga e le doti di Robert, e aveva temuto che l'avrebbero fatto internare in un ospedale psichiatrico. Jack aveva atteso il responso dei consiglieri in silenzio, con il viso fiero e la postura ritta, affiancato da Marco che l'aveva appoggiato per tutto il tempo, confermando ciò che era accaduto. Infine il Consiglio gli aveva creduto.

«Via, via!», sussurrò il cavaliere in prima linea e Jack scattò come una molla verso la rete metallica che precedeva l'abitazione. Giacomo lo seguì a ruota e con una cesoia militare tagliò la rete. Jack fu il primo a passare, il viso stravolto da un sorriso di vittoria, gli occhi viola che luccicavano nel vedere la strada spianata dinnanzi a sé.

***

La zona del mercato era silenziosa, i mercanti non emettevano il solito vociare per attirare i compratori dell'ultimo minuto, che camminavano a volto calato per un buon motivo. La popolazione era stranamente aumentata nelle ultime ore e i nuovi membri si comportavano in modo normale. Camminavano tra i banconi e vi davano una veloce scorsa; qualcuno acquistava dei prodotti senza parlare per poi rimettersi sulla strada e ripetere il tragitto a ritroso. Erano vestiti con abiti tradizionali, una veste larga e lunga simile ad un mantello che rendeva il loro corpo informe, e una stoffa scura che si avvolgeva attorno al volto e al capo nascondendo la loro identità. Se non fosse stato per l'altezza e l'evidente corporatura muscolosa, nessuno avrebbe notato troppe differenze tra i civili e i cavalieri dell'Ordine.

Un cavaliere si asciugò il sudore che gli colava negli occhi e alzò lo sguardo al cielo come se volesse valutare quando il sole sarebbe finalmente calato, liberandolo dalla morsa del caldo. Un movimento improvviso sulla sommità dei palazzi lo rese sospettoso. Fece un segno ad uno dei compagni e si infilò in una viuzza secondaria. Due bambini gli corsero incontro e questi dovette scostarsi in fretta per non essere travolto. Imprecò tra i denti e proseguì. Scostò il mantello scoprendo così un'uniforme mimetica dai colori sabbiosi. Recuperò la ricetrasmittente dalla giubba e una pistola. Un rumore metallico attrasse la sua attenzione e una volta che ebbe individuato il punto di provenienza, si infilò in una stretta apertura tra due palazzi e si preparò a chiamare i soccorsi.

Ma non ne ebbe il tempo, una figura scura si lanciò dal palazzo alle sue spalle e gli atterrò accanto fendendogli il corpo con una lama.

***

Jack arrestò la sua avanzata quando raggiunse la porta dell'abitazione e con veloci segni della mano indicò i punti del cortile in cui i suoi uomini dovevano posizionarsi; poi chiamò a sé Giacomo. Quel ragazzo iniziava a piacergli, era sicuramente una migliore compagnia rispetto a Marco e gli mostrava cieca obbedienza.

L'Angelo della MorteWhere stories live. Discover now