Capitolo 12: La rivalsa di Marco

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Jack barcollò lungo il corridoio che precedeva la Sala, scosso da quanto era appena accaduto; mai prima di allora un'allucinazione aveva lasciato una sua traccia nel mondo reale. Con la mano nella giacca continuava ad accarezzare il pezzo di ferro che un tempo era stato la sua pistola; sentiva gli effetti della corrosione sotto le dita e si chiese se anche il suo viso avesse subito il medesimo deterioramento. I suoi occhi erano cerchiati da pesanti occhiaie, la pelle era divenuta grigiastra e i capelli aridi come la paglia lasciata al sole.

«Finalmente sei qui.»

La voce di Marco lo riportò alla realtà. Tentò di nascondergli il viso segnato dalla stanchezza.

Marco lo guardò con attenzione e gli angoli della bocca gli si incresparono in un ghigno. Conosceva fin troppo bene Jack e l'effetto che le allucinazioni avevano sul suo corpo. Sembrava allo stremo e ciò che aveva scoperto sul diario di Primus l'avrebbe annientato definitivamente.

Fuori dalla Sala c'erano anche i consiglieri, trepidanti nell'attesa. Parlottavano tra loro e tutti si chiedevano per quale ragione Primus li avesse convocati e relegati fuori dalla Sala.

Jack, controvoglia, si avvicinò a Marco. «Chi c'è nella Sala insieme a Primus?»

Marco alzò le spalle. «Quando sono arrivato era già tutto così. Neppure il Consiglio conosce la ragione della convocazione.»

Jack strinse gli occhi, preoccupato; aveva una strana sensazione.

La doppia porta della Sala fu aperta da un cavaliere, indossava l'antica divisa dell'Ordine: una spessa corazza gli percorreva il busto, delle polsiere d'acciaio gli proteggevano le braccia, guanti e pantaloni di pelle ricoperti da cosciali che ne mettevano in evidenzia la muscolatura, il collo era protetto da una gorgiera d'oro e il capo coperto da un elmo che gli rendeva visibili solo la bocca e gli occhi.

L'uomo fissò i presenti con occhi lucidi, carichi d'orgoglio. Non disse nulla, fece solo un saluto militare e li invitò ad entrare.

Jack attese che fossero prima i consiglieri a fare il loro ingresso, come prevedeva l'etichetta militare. Prima di entrare, guardò il cavaliere negli occhi, sperando di cogliere qualche indizio su ciò che era accaduto all'interno della Sala; l'uomo ricambiò lo sguardo e si concesse un sorriso vittorioso, accompagnando l'insolito gesto con un cenno positivo. Jack sentì un fluido bollente attraversargli il corpo, come se avesse inghiottito una coppa di veleno mortale.

Nella Sala c'era Primus e davanti a lui un uomo che non conosceva, un cavaliere di basso rango. I consiglieri presero posto accanto al Presidente che non si azzardava a pronunciare parola. Aveva gli occhi fissi in avanti, l'espressione vuota.

Fu Padre Pietro a rompere gli indugi. «Primus, per quale motivo hai indetto una riunione?»

Primus sembrò accorgersi di loro solo in quel momento; batté le palpebre e dedicò uno sguardo al prete. «Questo ragazzo mi ha portato una notizia sconcertante, che cambierà per sempre le vite di tutti noi.»

I presenti si voltarono verso il cavaliere e Jack si rese conto di averlo visto quella mattina, nell'abitazione di Emilia Endo.

«Cavaliere, il tuo contributo è stato prezioso e se le tue ricerche dicono il vero, la gloria che riceverai sarà immensa. Ora va' pure, meriti il giusto riposo.» Lo congedò con un cenno del capo.

Giacomo scattò sull'attenti e lasciò la Sala.

«Cos'è questa storia?», strepitò Jack.

Primus si schiarì la voce prima di parlare. «Quel cavaliere ha scoperto dove si nasconde L'Angelo della Morte.», annunciò, secco.

L'Angelo della MorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora