L'Angelo della Morte: Nella coltre oscura

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Prologo

Dei passi concitati si udivano echeggiare nell'oscurità fitta del deserto. Il vento ululava nella valle sgombra, sollevando piccoli granuli di sabbia e coprendo il respiro affannato di una figura che cercava riparo. La figura si nascose sotto a un piccolo accenno di vegetazione secca per recuperare le forze.

Il respiro apparteneva ad un uomo. Stremato, spaventato, in pericolo.

Seppure il luogo che lo circondava era avvolto dalla calma, sapeva di non essere al sicuro, qualcosa lo inseguiva. Non erano le solite belve del deserto ad essere sulle sue tracce, ma un predatore che non si sarebbe spaventato neppure davanti a un fucile.

Aveva provato in tutti i modi a distanziarlo, ma era stato inutile. Le rare piante che aveva incontrato lungo la sua fuga non erano state sufficienti ad eludere il suo inseguitore, capace di ritrovare sempre le sue tracce. Restare allo scoperto era un azzardo, anche se fosse riuscito a sfuggirgli, sarebbe comunque morto, smarrito nella vastità del deserto.

Non era un esperto di sopravvivenza e poche ore sotto al sole torrido sarebbero state sufficienti a decretare la sua fine. Eppure quella condanna gli parve, per un momento, migliore rispetto al destino che lo sconosciuto gli avrebbe riservato.

Ma l'uomo non voleva arrendersi. Incapace di affrontare il deserto, avrebbe avuto, invece, maggiori possibilità di sopravvivere se avesse raggiunto la costruzione che egli stesso aveva progettato anni addietro.

Si affacciò appena dal suo nascondiglio di fortuna e la vide: l'orizzonte era illuminato da un'unica struttura umana costruita nel nulla, una vecchia raffineria di petrolio rimasta inutilizzata per dieci anni e che presto sarebbe tornata funzionante. La rete di recinzione che la circondava era costellata da piccole lampadine rosse, necessarie per avvertire i visitatori del divieto di accedere in quell'aria.

La raffineria era ancora completamente disabitata, ma tre custodi erano stati incaricati di vegliare il suo interno e l'uomo sperava di trovare in loro la salvezza.

Mise un piede allo scoperto e subito udì dei passi felpati affondare lievemente nella sabbia. Come aveva immaginato, non era solo, forse non lo era mai stato.

Il demone che lo braccava era deciso a portare a termine il suo compito a tutti i costi.

L'uomo non attese oltre, con l'adrenalina che gli scoppiava in petto, si mise a correre in direzione della stradina lastricata che precedeva la raffineria. Sapeva che all'ingresso della struttura c'era una guardiola ed era lì che uno degli addetti era obbligato a rimanere.

Per sfortuna dell'uomo, non quella sera. La guardia all'ingresso non era lì.

L'uomo si fece scappare un verso di stizza, il cancello era chiuso e scavalcarlo era pressoché impossibile. Si guardò alle spalle e, nella penombra, vide la sagoma del suo inseguitore.

Era fermo, un punto fisso sull'orizzonte. L'illuminazione rossa rendeva mostruosa la sua ombra allungata, era impossibile stabilire la sua dimensione, sembrava quasi fondersi con l'ambiente circostante – un dipinto sfumato.

Non sembrava intenzionato ad attaccare, lo stava studiando con calma.

«Cosa vuoi da me?», piagnucolò l'uomo, tentando di trasmettere un certo contegno nella voce.

Nessuna risposta gli giunse alle orecchie.

Poi, finalmente, la sagoma diede cenni di vita. Non si mosse dalla sua posizione, spostò il braccio lungo il fianco e impugnò qualcosa. Rimase immobile per alcuni secondi, assaporando la paura della sua preda.

L'Angelo della MorteWhere stories live. Discover now