6. Sei il mio settimo peccato capitale...

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Nella foto Matthew (Justice Joslin)
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Accidia
Ira
Superbia
Gola
Avarizia
Invidia &... Mattew White.

Questi ormai era il mio nuovo mantra.

Stavo gustando il mio gelato alla vaniglia, amavo Gram.
Ogni cucchiaio di quella delizia portava la mia mente a fantasticare sempre di più su quel neurochirurgo.

Ero a dir poco adirata con me stessa.
-Posso?-
Un signore sulla cinquantina mi portó alla realtà.
-Sisi prego la prenda pure-
Ecco ero destinata alla solitudine.

Finii le ultime cucchiaiate e mi alzai.
Dovevo fare scorta di gelato, in quei giorni ne avrei avuto bisogno.
Mi avviai verso Regent's park, per la mia solita passeggiata.
Amavo i luoghi così affollati, così pieni di vita di sorrisi di spensieratezza.
Il vento mosse i miei capelli, mentre sistemavo la sciarpa viola.
Mi fermai da un fioraio sulla strada e comprai una margherita.
Stavo per compiere per l'ennesima volta quel rito.
Il mio rito.
Ogni volta che moriva qualcuno, compravo un fiore e lo depositavo sul l'acqua, era come un ultimo saluto, il mio saluto.
Forse per le miei origini indiane, non so peró una parte di me credeva nella reincarnazione e quel misero gesto mi serviva per accompagnare l'anima verso un'altro destino.
Vidi il laghetto da lontano. Nonostante iniziasse a fare freddo le papere e i loro anatroccoli sembravano a loro agio.
Mi avvicinai al ponte, baciai il fiore e lo gettai lontano.
Ora mi sentivo meglio, avrei conservato per sempre il ricordo del signor Del Mundo.
Indietreggiai allontanandomi dal parapetto.
Driiin Driiin.
Non servì a molto.
Poco dopo mi ritrovai sbalzata a terra a qualche metro di distanza.
Che botta, sentii la testa girare e la gamba che bruciava.
Una moltitudine di voci era intorno a me.
-Signorina mi dispiace, si sente bene?- un ragazzino comparve davanti.
Non riuscivo a vederlo bene.
Sorrisi, non volevo che si spaventasse.
-Igor cosa hai combinato, ti ho detto di non correre troppo!- intervenne qualcuno forse sua madre.
Provai ad alzarmi.
Ma dovetti rinunciare.
-O mio Dio, serve un medico, chiamate il 911!- era un'altra voce.
Alzai un braccio lentamente.
Era solo una botta stavo bene non serviva.
-Non si preoccupi sto bene!-
La nuvola sfocata che avevo davanti a me diventava sempre più nitida.
Mi portai una mano dietro la testa nel punto in cui mi doleva.
-Fate passare sono un medico!-
Una piccola bottarella che sará mai, pensai tra me, avevo visto cose peggiori.
Sentii qualcosa di caldo sulla mano, e me la portai davanti agli occhi.
-Sangue?!- esclamai.
Poco prima che qualcuno si materializzasse davanti a me.
-Signorina sono un medico, stia calma!- disse troppo dolcemente.
Non mi ci volle molto a capire chi fosse.
Ma dalla dolcezza che aveva usato nei miei confronti, dedussi non aveva ancora realizzato che fossi io.
Chiusi gli occhi provando a farlo sparire.
-Tu?- disse.
Riaprii gli occhi.
Stava scuotendo la testa.
-Ciao-
Dissi, cercando di alzare un braccio.
-Non ti muovere, hai fatto un bel volo, potresti avere un trauma cranico e da quello che vedo hai anche un bel taglietto sulla testa.- continuó.
Deglutii.
-Hai perso coscienza?- chiese.
-No non mi sembra, mi si è solo appannata la vista.- dissi.
Lui continuó a fissarmi.
Mi controlló il collo.
Poi mi puntó una luce sugli occhi.
-Ei!- mi lamentai.
-Ann non fare la femminuccia e lasciami fare il mio lavoro.- continuó.
"Ann"?
-Bene, dovresti cavartela con qualche punto, ti faró fare anche una tac per essere certi che non ci sia nulla di grave- continuó calmo.
Per un secondo sembrava che stesse sorridendo.
Mi mancò un battito.
-Sto bene!- aggiunsi.
-Dovrai farti vedere anche il ginocchio.- continuó.
-Dottore la ragazza sta bene?- chiese preoccupato il ragazzino.
-Si tranquillo, qualche graffietto. Si rimetterà presto in sesto. La prossima volta peró sta più attento, non tutti sono rocce come lei.-
Non pensavo potesse essere così dolce.
Ho detto "dolce"?
Scossi la testa a quel pensiero. Troppo tardi.
La vista inizió a calarmi.
-Ann? Non provarci neanche a perdere conoscenza.- catturó la mia attenzione.
-Non vedo bene.- ammisi.
Lui mi prese una mano, stringendola.
-Resisti stanno arrivando i soccorsi- disse con una dolcezza che non credevo potesse appartenergli.
-Non mi lasciare- strinsi forte la sua mano.
Non mi piaceva questa situazione, mi sentivo indifesa.
-Tranquilla sono qui, peró non ti ci abituare troppo. Da domani tornerò lo stronzo di sempre. - scherzó.
Da un lato mi sentii sollevata da quelle sue parole, se continuava a trattarmi in quel modo mi sarei probabilmente innamorata di lui.
Sorrisi di sbieco cercando di non muovermi troppo.
-Non pensavo potessi essere così con i tuoi pazienti.- ammisi.
La botta in testa mi impediva di trattenermi.
Sentii una risata roca.
-Dipende dalla diagnosi, ti confesso ho un debole per i traumi cranici.-
Certo come no.
Ripensai alla figura da beota che avevo fatto, travolta da una bicicletta.
Quando sentii il rumore di un carrello.
Erano arrivati i soccorsi.
-Sono un Collega! Dottor White!- cinguettó.
-Già ha fatto un lavoro impeccabile- rispose qualcuno.
Gli serviva solo questo per montare il suo ego.
Se non fossi conciata così avrei alzati gli occhi al cielo.
Mi caricarono sulla barella.
-Non mi lasciare- dissi quasi urlando.
Lui mi diede una carezza.
Senza lasciare la mia mano.
-Vi spiace se vi seguo?-
Chiese.
-Conosce la signorina?-
-Si io e Annie siamo amici.- concluse.
Ahahaha quella si che era bella io e lui amici.
-Dove mi portate?- chiesi.
-Sait Keaton Hospital- fu l'unica risposta.
Volevo sprofondare.
Sarei diventata lo zimbello di tutti e soprattutto avrebbe fatto di tutto per essere il mio medico.
-Oh bene sarai in ottime mani Miss Wolf-
Disse contento.

-Ragazza con sospetto trauma cranico, ferita alla testa e sospetta frattura del ginocchio- sentii che qualcuno comunicava alla radio.

Frattura al ginocchio? Quella dannata bicicletta, una frattura non ci voleva proprio!
Provai a muovere la gamba, per accertarmi che non ci fosse nulla di rotto.
-Ei ragazzina, non devi muoverti.- disse a denti stretti Mattew.
Allentai la presa sulla sua mano.
Ora ci vedevo meglio.
-Mi hai mentito!- urlai.
Per poi pentirmene.
Inizió a girarmi la testa, sentivo la nausea.
-Cazzo!- disse.
Stavo vomitando.
È possibile che in sua presenza vomitassi sempre!
Mi spostò in posizione laterale di sicurezza.
Il ginocchio inizió a farmi male, ma sapevo che non potevo fare altro.
-Questo pomeriggio si fa interessante!-
Stronzo.
Stronzo.
Stronzo.
Questa me l'avrebbe pagata.
-Ann?-Poi buio.

-È incosciente da 10 minuti, fatele una Tac.-
Sentivo i brividi.
Non ricordavo cosa fosse successo.
-Dove sono?- chiesi.
Poco dopo vidi avvicinarsi un camice bianco e una macchia azzurra.
-Bentornata Annie, iniziavi a mancarmi!-
Era Mattew.
Poi iniziai a ricordare.
-La bicicletta!- dissi prima di toccarmi automaticamente la testa.
Era completamente fasciata.
Poi mi ricordai del ginocchio.
-Tranquilla è solo una contusione! Hai avuto un lieve trauma cranico e perso coscienza per circa 10 minuti, hai un vistoso taglio sulla nuca.- mi comunicó.
Assorbii tutte le informazioni.
-Ti teniamo in osservazione per 24 ore, poi qualche giorno a casa e sarai come nuova- scherzó

La sua presenza mi infastidiva, così solare cordiale. Sembrava perfetto per il suo lavoro.
Avevo l'impulso di girarmi dall'altro lato per non dover guardare quel suo visino perfetto.
-Claudia grazie per il tuo aiuto, ti sei trattenuta fin troppo. Vai ci penso io qui.-
Disse all'infermiera al suo fianco.
Che poco dopo uscì dalla stanza.

Si era seduto accanto a me.
Sul serio?

-Grazie, veramente. Posso farcela anche da sola!-
Lui mi accarezzò il dorso della mano.
In quel momento notai che sotto il camice era ancora in tenuta sportiva.
Una meravigliosa visione. Chiusi gli occhi.
Continuava a massaggiarmi la mano.
Quel suo tocco.
Mi sembrò di impazzire.
Volevo svenire nuovamente.
-Rilassati. Hai bisogno di molto riposo.-
Perché non vai via.
Non riuscivo a resistergli.
Mi innervosiva.
-Dottor White grazie, ora peró vorrei riposare.-
Mi divincolai dalla sua presa.
-Sei sempre così con i tuoi pazienti?-
Dissi acida.
Lui scosse la testa divertito.
-Mi piace prendermi cura dei miei pazienti, sai fa parte della mia professione.-continuó torturando alcune ciocche di capelli.

Mi allontanai.
-Certo come no,non mi sembra da quello che ho visto-
Mi portai una mano alla testa che iniziava a farmi male.
-Tutto bene Annie?- sembrò preoccupato.
Chiusi gli occhi sperando che il dolore passasse.
-Ti porto un cambio, c'è qualcuno che posso contattare?-
La mia coinquilina ma non mi andava di disturbarla.
Scossi la testa.
-Ti compreró qualcosa! Ora riposa, tranquilla non dovrai preoccuparti della mia presenza, sto andando via.-
Non li andava di farglielo notare ma la cosa mi dispiaceva. Mi piaceva come si stava prendendo cura di me ma non volevo assolutamente cadere nella sua ragnatela.
Era davvero bello e sapevo che prima o poi avrei ceduto.
-Grazie!-
Si alzó dal letto e mi regalò un sorriso.
Davanti a quegli occhi grigio-verdi mi sentivo a nudo.
Poco dopo uscì dalla stanza.
Chiusi gli occhi cercando di dimenticare quella miriade di emozioni che aveva risvegliato in me.

Take careWhere stories live. Discover now