46. Happy

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Matt
Era dal liceo che non organizzavo una festa, e anche in quei casi non ero proprio io quello che si occupava dei preparativi.

Mi sentivo leggermente agitato. L'unica cosa che mi importava era la felicità di Ann, la sua salute e quella del nostro frutto, il resto era secondario.

Kyle aveva il compito di andare a prendere la mamma di Ann e sua sorella all'aeroporto, quella sarebbe stata la sorpresa principale. Poi le ragazze, Kendra, Leony e perfino Claudia si sarebbero occupate del cibo. Io avrei voluto ordinare tutto da uno dei tanti ristoranti, ma sapevo quanto facesse piacere ad Ann che qualcuno cucinasse per lei.
Quindi avevo desistito, anche se alcuni piatti non ero riuscito a desistere dall'ordinare una teglia di parmigiana dal mio ristorante italiano preferito.

Avevo perfino cucinato io stesso qualcosa per lei, a sua insaputa. Ovviamente come ogni cosa che facessi il risultato era stato dei migliori, era stato davvero un'impresa nonostante avessi frequentato uno dei corsi per torte con uno dei migliori pasticceri di Londra.

Non vedevo l'ora di vedere la faccia di Ann quando lo avrebbe scoperto e soprattutto quando avrebbe visto le altre sorprese.

Bellimbusto le party planner stanno arrivando!

Mi arrivò un messaggio da parte di Kendra, quello era il segnale avrei dovuto distrarre Anne in modo che loro potessero preparare la casa.
Il problema era che Ann non poteva muoversi più di tanto.
Finii di abbottonarmi la camicia, e tornai in salone.
Lei era lì sul divano intenta a guardare una di quei programmi di musica che le piacevano tanto.

Bella più che mai e tutta mia.
Restai a guardarla in silenzio, fissai la sua fronte aggrottata aveva un'espressione alquanto strana.

Non potei non sorridere.
Poi si accorse della mia presenza e si voltò verso di me.

-Dove devi andare vestito così?- mi chiese.
Mi avvicinai a lei e le baciai delicatamente, lei chiuse gli occhi e si staccò da me.

-Vieni con me- le dissi prendendo la sua mano.

Lei mi guardò stranita.
-Mi fai uscire dalla gabbia, finalmente!-

Risi.
Fissai i suoi occhi ambrati, mi ci specchiai riuscendo a vedere la mia stessa felicità.

-Calma non andremo molto lontano e poi ti porterò in braccio!-

Mi guardò di traverso.
-Dai su fidati e non fare domande!- le dissi.

La presi tra le mie braccia e uscii dalla porta, direzione garage.

-Si può sapere che hai in mente?- mi chiese stringendosi al mio collo.

-Vedrai, non manca molto- risposi evasivo.

Lei si divincolò leggermente.
-Non mi dire che ci hai ripensato e vuoi farlo in garage, quello sì che sarebbe un bel regalo.-

Scossi la testa.
-Piccola maniaca-

Lei mise il muso.
-Non è colpa mia sono gli ormoni, quindi la colpa è la tua, sei tu che devi rimediare!- si lagnò.

Non sapeva quanto mi costasse non potermi avvicinare a lei.

Fissai l'elevatore che si stava avvicinando sempre di più al garage, eravamo al secondo piano e i numeri diminuivano sempre di più. Sentii il battito del mio cuore aumentare sempre di più.

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Ann

Non ero più nella pelle, chissà cosa si era inventato questa volta il mio dottorino.
Sentii una fitta e mi mossi.

Take careDove le storie prendono vita. Scoprilo ora