9.1 Hangover

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Quella sera avevo deciso di andare a cena con Romy, Liz e gli altri tirocinanti.
Avevo coinvolto anche Kendra.
-Annie, è un impressione o hai origini orientali?- mi chiede il ragazzo seduto di fronte, un certo Henry.
Intingo la patatina nella salsa barbecue.
-Mia madre è di origine indiana, e devo dire che mi è andata piuttosto bene, oltre ai tratti potevo ritrovarmi anche un'ingombrante nome indiano.- sorrisi.
Lui mi guardava interessato.
-mia sorella maggiore si chiama Lalita, anche se la chiamiamo tutti Lal.- Racconto.
-Non è anche la protagonista di un film?- si intromise Liz.

Io annuisco.

Avevo visto quel film svariate volte, costretta da mia madre che sperava una sorte analoga per le sue figlie.

-Si "Bride and Prejudice", nonostante mia madre sogni che io le le mie sorelle troviamo degli uomini del genere, in realtà ignora che la protagonista potrebbe essere proprio lei.-
I miei si erano conosciuti a Londra, mamma era una studentessa di botanica mentre papà un insegnante di inglese. Mia madre interruppe mio padre mentre si dilettava nella lettura di "Guerra e Pace" di Tolstòj, anticipandone una battuta. A quanto dicono fu un colpo di fulmine, quando gli occhi blu di papà si posarono su quelli ambrati di mamma, non ci fu scampo.
Notai a un lato del tavolo Kendra che si divertiva con Dave, un ragazzo dai folti capelli rossi. Non pensavo che potessero interessarle tipi del genere.
Dave non aveva mai parlato era sempre sulle sue, a quanto pare invece era anche in grado di sorridere.
-Non puoi capire quanto mi sia dispiaciuto per il tuo incidente!-
Mi voltai verso Liz.
Non me lo ricordare ti prego.
- Se ci avessi pensato prima, che mossa astuta diventare una sua paziente! avrei potuto passare settimane intere vicino a quello schianto- disse sognante.
Non volevo pensare a lui non ora.
La fermai.
-Mi ha solo portato in ospedale. Non si scomoda di certo per un lieve trauma cranico!-
Lei mi guardó sbigottita e per poi cambiare saggiamente argomento.
Finii le mie alette.
-Avete sentito del nuovo film che gireranno vicino l'ospedale?- cambiarono argomento.
Ero totalmente estranea al mondo dello spettacolo, lo avevo sempre considerata una illusione, tutto troppo bello per essere vero.
Mi immersi nei miei pensieri sfuggendo così a quella conversazione noiosa.
-Vogliamo andare a berci qualcosina?-
Propose Romy.
Io annuii. Era uno dei pochi svaghi che mi concedevo.
Non mi piaceva perdere il controllo di quello che mi succedeva ma in quel momento ne avevo bisogno, non mi stavo divertendo molto.
Scorrazzammo da un locale all'altro, è impressionante quanti posticini interessanti ci siano a Londra.Davvero per tutti i gusti.
Eravamo nei pressi di Camden Town, in fila per entrare in uno strip club.
Forse quello testimoniava che ero più che brilla.
-Vi giuro che non ci sono mai entrata, peró mi hanno sempre incuriosito.- scoppiai a ridere alle parole di Liz.
In quello stato era diventata la mia migliore amica.
Sentii qualcuno che si poggiava sul mio braccio.
-Ei Re-my fai, atten-cione, mi fa-ra-i ca-de-re!- sbarellai da una parte all'altra.
Fortunatamente il giorno seguente non avevo alcun turno altrimenti, mi avrebbero radiata.
L'ultimo goccio di sobrietà che era rimasto in me si stava chiedendo come avrei fatto a tornare a casa.
Non c'era neanche Kendra che poteva darmi una mano.
Era andata via qualche ora prima, verso il secondo giro di vodka, con quel tipo di cui ora mi sfugge il nome.
Sentivo la testa pesante e l'odore dell'alcol era talmente forte che sembrava che mi ci fossi fatta il bagno dentro.
Il mio cervello non faceva che vagare e sfortunatamente ogni volta si soffermava su un unico volto e due paia di occhi chiari.
Mi girava tutto.
-Perché non chia-mia-mo il dott-torino?-
Mi accasciai sul marciapiede.
Presi il cellulare.
Vedevo un sacco di immagine distorte.

Chiamai qualcuno e poi qualcunaltro ma nessuno sembrava avere quella voce.

- En-triamo lì-
Liz mi afferrò per il braccio e mi trascinò verso lo strip club.

-Re-my vieni si balla!-
Un uomo enorme controllava l'entrata.

-Big Jim per-chè non ci divertiamo un po'?- chiese Remy suscitando le nostre risate.

Entrammo nel locale continuandoci a tenere sotto braccio.
-Ei guarda lì quella!- urlai.
Una ragazza faceva la lap-dance.
-Voglio provare anche io-
Prima che potessero dire qualcosa mi avvicinai al palco.
Ma non avevo abbastanza forze per tirarmi su.

-Ei tu lascia che mi esib-biss-sca anche i-o-
In quel momento incrociai il viso della ragazza.

-Ti ho già vis-Sto, si ti ho vista tu-
La ragazza sì avvicinó.

-No!- disse prima di trascinarmi su uno sgabello del bar.
-Lasciami, so-no in grado di camminare da ss-ola-
Mi costrinse a sedermi su uno sgabello, io incrociai le braccia al petto come una bambina.

-Jhon tienila d'occhio, e non darle da bere che vi ha già pensato da sola-
Disse dura prima di tornare sul palco.

-Io ti co-no-sco!- canticchiai.
Il giovane ragazzo al mio fianco stava asciugando un bicchiere di vetro, sembrava divertito dalle mie parole.
-Conosci Claudia?-
Guardai i suoi occhi verdi.
L'acidità continuava a salire.

-Clau-dia!- ripetei.
Poi mi accasciai con la testa sul bancone. Avrei dormito solo per un po', finche la testa non sarebbe più girata.

Solo per un po'.

Sentii qualcuno scuotermi.
-Ann dove e-ri finita, non vie-ni a ballare in pist-ta con noi?-

Voglio dormire.
Lasciatemi dormire.

Take careDove le storie prendono vita. Scoprilo ora