Sessantaquattro - Always

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Louis si ricordava benissimo la prima volta che aveva partecipato ad una rissa, e anche come si era sentito dopo, una volta tornato a casa. Tutto era iniziato perché un ragazzo -o un uomo, non poteva dirlo con certezza dato che non ne conosceva l'età- decisamente ubriaco aveva cominciato a importunare Zayn che, al di là del bancone, cercava di ignorarlo. Ricordava benissimo la rabbia che gli era saltata in corpo e l'istinto apparentemente omicida che lo aveva rapito tutto d'un colpo, quasi senza che se ne accorgesse. Aveva scavalcato il bancone senza un battito di ciglia, e aveva assestato il primo pugno dritto verso il suo naso. Sfortunatamente preciso. A quanto pare il tipo in questione aveva degli amici, così la rissa era iniziata e lui per poco non era stato licenziato. Senza contare i lividi che si era portato a casa -e in giro- per tutta la settimana successiva.
Ma non è la vicenda che ci interessa, sono le sensazioni. Quella rabbia improvvisa, quella frustrazione di sentirsi imponente e di voler cambiare qualcosa, e perché no anche quella pazzia che spinge chiunque a fare ciò che in altre occasioni non avrebbe mai avuto il coraggio di compiere.
E Louis si sentiva così in quel momento: arrabbiato con se stesso perché non sapeva cosa fare, frustrato perché non riusciva davvero a capire le parole di quel libro nero, e pazzo perché amava Harry.
Non so esattamente cosa ci sia nell' "amare Harry" a renderlo e a farlo sentire pazzo. Forse il solo fatto che stesse parlando e pensando d'amore bastava per tale sentimento. Ma.

"Louis, cazzo"- parlò con se stesso, come un idiota -"fai qualcosa che abbia un minimo di senso. Qualunque cosa."

Peccato che non gli venisse niente in mente che non fosse guardare lo schermo che ora raffigurava solo lui, tristemente sdraiato sul lettino d'ospedale, circondato dai soliti macchinari che apparentemente lo stavano tenendo in vita, nell'oblio. Forse però non era tanto una cattiva idea, perchè all'improvviso la porta si aprì, e Harry entrò. E il suo cuore fece un salto.
Piantò gli occhi sullo schermo, concentrandosi su quello e su nient'altro, cercando di ignorare il battito furioso del suo cuore.
Harry guardò nel corridoio prima di chiudere la porta, e questo suggerì a Louis che forse non era previsto che entrasse per vederlo. Ma anche se così fosse stato vaffanculo, era fiero del suo ragazzo. Suo. I suoi occhi si illuminarono quando Harry prese lo sgabello posto dietro la porta e lo portava al suo fianco, sedendosi e prendendogli delicatamente una mano tra le sue. Istintivamente si guardò le mani ma quando non provò e non sentì niente le lasciò ricadere sulle sue stesse gambe, deluso da quella mancanza di contatto. Un contatto che avrebbe dannatamente amato avere, e sentire.

"Boo, sarò breve, cazzo. Non dovrei essere qui. Quindi ascoltami, ti prego."- Harry all'interno di quella stanza si sentiva uno scemo perché era quasi sicuro che lui non potesse sentirlo, e Louis riusciva a leggere la preoccupazione e la fretta nella sua voce.

"Devi tornare, Boo. Come mi dissi tu quella volta: niente avrebbe più senso senza di te."- Louis lo vide abbassare gli occhi e il suo viso fu coperto da una cascata di ricci -"Sono stato così stupito a permettere che ci allontanassimo, io.."- si interruppe.

Aveva cominciato a piangere. Poteva sentire il rumore dei suoi singhiozzi leggeri attraverso lo schermo, e fece male. Al punto da far piangere anche lui, da far scoppiare i suoi occhi in un oceano di lacrime salate. Poi Harry alzò la testa e la rivolse al soffitto, lasciando che i capelli gli ricadessero sulle spalle e che le lacrime scendessero pigre e lente lungo le sue guance. Strizzò gli occhi e altre lacrime uscirono.
Come fossero un'unica cosa, anche Louis lo fece. Alzò un po' la testa ma mantenne il contatto visivo con lo schermo, mentre la vista si appannava un po' a causa del pianto e le piccole goccioline d'acqua salta incontravano il pavimento, inarrestabili. Rimase in ascolto, desideroso di sentirlo parlare ancora, con quella voce roca che avrebbe riconosciuto tra mille.

"Le persone passano tutta la vita a cercare l'amore vero"- bisbigliò Harry, con voce spezzata -"io ce l'avevo accanto e ho lasciato che la distanza e la paura vincessero. Non mi perdonerò mai per questo. Mai."

Louis scosse la testa e -"Non è colpa tua"- sussurrò, come se lui potesse sentirlo.

Harry liberò una delle mani che stringevano quella di Louis e se la passò sotto gli occhi mormorando qualcosa come "okay, adesso basta piangere", mentre Louis sorrideva a quel gesto, senza che lui lo sapesse. Prese un respiro profondo stavolta, prima di parlare, per essere sicuro di non scoppiare di nuovo in lacrime. Anche se niente era sicuro in quel momento, dato il suo stato d'animo assolutamente precario.

"Sono andato a fare una passeggiata stamattina"- raccontò Harry, ora con voce più calma -"e sono entrato in una gioielleria. Non so perchè, l'ho fatto e basta, in quel momento mi sembrava la cosa giusta da fare, e credo proprio di aver avuto ragione"- si giustificò -"perché c'era questo bellissimo anello che mi ha fatto pensare immediatamente a noi due e.. non potevo non prenderlo. Non è un modo per chiederti di sposarmi, sei in coma, come potrei? Ma so che ti sarebbe piaciuto, e quindi ecco qui."

Il cuore di Louis saltò. Un anello. Un fottuto anello. Un fottuto bellissimo anello. Per lui. Da Harry. Se solo avesse avuto voce per farlo avrebbe urlato, mentre Harry tirava fuori una custodia blu da chissà dove e gli metteva l'anello a un dito. Era bello, all'apparenza non romantico, probabilmente come lui stesso l'avrebbe scelto se si fosse trovato solo al momento dell'acquisto; era color ferro, largo e semplice. Ma all'apparenza comunque prezioso. A renderlo loro era l'incisione, scritta in corsivo e con un carattere semplice ma elegante che non avrebbe saputo distinguere. Always. Sempre. Sì, andava decisamente bene per loro.
Louis l'aveva capito quando si erano divisi, quando Harry era partito: sarebbero anche potuti essere lontani pianeti, ma si sarebbero per sempre appartenuti. In fondo non aveva cominciato a credere nell'amore proprio grazie a lui?
Harry non sentiva neanche più i macchinari produrre i loro fastidiosi suoni, mentre infilava l'anello al dito di Louis. Si chiese se l'avrebbe mai visto, si chiese se Louis gli avrebbe mai detto quanto gli piaceva.
Poi qualcosa catturò la sua attenzione, sullo stesso dito sul quale aveva messo l'anello. C'era qualcosa sulla pelle liscia della parte interna del dito, come un cicatrice.
Ci mise un po' a realizzare che si trattava di un tatuaggio.
H.
Il cuore gli si aggrovigliò nel petto, i polmoni sembrarono rifiutarsi di prendere aria, lo stomaco si strinse quasi dolorosamente su sè stesso. C'è un momento nell'arco della vita in cui tutto si ferma, e resti solo tu, il tuo pensiero, e la persona che ami. Harry lo stava vivendo in quel preciso istante.
Scese dallo sgabello e cadde con le ginocchia a terra, poi poggiò la fronte sul bordo del letto continuando a stringergli la mano, ma imponendosi di non piangere più.

"Vaffanculo, ti amo."- disse, come la prima volta.

-

Niall e Zayn arrivarono in ospedale relativamente tardi. La verità era che la notte passata insieme, abbracciati, li aveva fatti stare bene, così ora non volevano che quel momento finisse per farli tornare nella realtà. Non che non avessero voglia di vedere Louis, solo che sapevano che ciò, in un modo o nell'altro, li avrebbe resi tristi.
Quando arrivarono in terapia intensiva, davanti alla porta chiusa della camera di Louis, Zayn si mise seduto su una delle sedie d'attesa di quello stesso corridoio, che ormai conosceva anche fin troppo bene. Gemma ed Edward li avrebbero raggiunti tra poco.

"Vado un secondo in bagno, prima che arrivino."- lo informò Niall, stampandogli un bacio leggero sulle labbra e andando verso il bagno ancora prima di sedersi.

Zayn annuì silenziosamente, così lui si allontanò a passi leggeri. Si sentiva terribilmente stanco. Spossato, quasi, da tutti gli avvenimenti che erano accaduti in quei giorni, Giorni che gli sembravano anni, comunque.
Aprì la porta del bagno con un gesto leggero, senza fare molto rumore. O senza farne affatto, in effetti. Il bagno di quel corridoio era in effetti una grande stanza quadrata; due pareti completamente piene di porte contenevano sicuramente i gabinetti, mentre un'intera altra parete aveva una lunga fila di lavandini e un grandissimo specchio. E c'erano anche quegli strani apparecchi elettronici che si usano per asciugarsi le mani dopo averle lavate.
Comunque, Niall non fu sorpreso quando, una volta entrto, notò che il bagno era relativamente vuoto. C'era un sola persona, e lui l'avrebbe riconosciuta tra mille.
Harry era poggiato col peso sulle proprie mani, che a loro volta erano incollate al marmo di uno dei lavandini, e lo stringevano con forza, tanto da far diventare le nocche di un color bianco, decisamente pallido. Guardava il suo riflesso nello specchio con espressione vuota, i capelli ricci erano legati in una crocchia del tutto spettinata e il volto era completamente bagnato e cosparso da centinaia di goccioline d'acqua.

"Per quale motivo sei bagnato?"- chiese Niall, come se quella fosse la domanda più ovvia da porre in quel momento.

Harry spostò gli occhi su di lui attraverso lo specchio, notandolo solo in quel momento. -"Avevo bisogno di un po' d'acqua gelata per riprendermi un po'."- spiegò, e Niall annuì.

Il biondo si avvicinò, mettendosi nella stessa posizione dell'amico e facendo incontrare i loro occhi tramite lo specchio. -"Ricordi quando da piccoli non facevamo altro che passare l'estate a farci gavettoni?"

Suo malgrado, Harry sorrise al ricordo. -"Si.."- ammise -"..ricordo anche quella volta che nel secchio d'acqua ci hai messo decine di cubetti di ghiaccio. E poi io ti ho abbracciato per bagnarti i vestiti e per far gelare così anche te."

Niall sorrise, si allontanò dal lavello e aprì le braccia, come a richiedere un abbraccio. -"Sempre disponibile, amico."- sorrise.

Mentre Harry lo abbracciava non riuscì a far a meno di ringraziarlo mentalmente per esserci sempre stato, in ogni situazione, per quanti quest'ultima fosse stata terribile. Quando hai persone così speciali e vere al fianco dopo un po' cominci a dimenticarti da quanto siano utili, indispensabili. E lui non voleva dimenticarsene, per niente al mondo. Si rese conto che quell'abbraccio con Niall lo stava facendo sentire meglio di quanto non si fosse sentito in quegli ultimi sei mesi.

"Sono stato da Louis stamattina"- raccontò Harry, mentre scioglievano l'abbraccio -"perchè non mi hai detto niente del tatuaggio che si è fatto all'interno del dito? La mia iniziale."

Niall sussultò; sapeva che prima o poi Harry l'avrebbe scoperto e, ora che lo aveva fatto e glielo aveva rivelato, lui si sentiva terribilmente in colpa per non averglielo detto. Gli doveva almeno delle giustificazioni. -"Mi ha proibito di fartelo sapere."

"E perché?"- chiese Harry, esasperato.

"Non lo so"- ammise Niall -"ho semplicemente fatto ciò che mi ha chiesto. E poi tu non volevi che te ne parlassi. Lo sapevo quanto ci stavi male. Sono il tuo migliore amico, le note queste cose."

Harry stava per rispondere quando la porta si spalancò, e Zayn entrò.

"Louis, correte."


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Ciao belle, spero che il capitolo vi piaccia, che ne pensate?!

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all the love, me xx

Lately | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora