Trentotto - Destroyed

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Harry si prese la testa tra le mani. Perché sì, era un emerito deficiente ed era consapevole di ciò. Sapeva di non essersi rifiutato di ballare con quella ragazza solo perché Louis non si era fatto vivo. Forse solo per ripicca, ed era una cosa così infantile da farlo sentire stupido. Poi lo aveva visto e lui aveva spalancato gli occhi, aveva fatto cadere il drink a terra e si era girato andandosene, e lui per qualche secondo non aveva avuto nemmeno la forza di  corrergli dietro.

Prese un respiro ma la musica troppo alta e il forte odore di alcolici resero quel semplice gesto quasi impossibile, e fastidioso. 

Doveva uscire, prendere una boccata d'aria, poi magari avrebbe ripreso a cercare Louis. Si diresse velocemente verso una delle uscite laterali della sala, spalancò la porta con una spinta e fu fuori in un secondo. I suoi occhi si mossero subito, inspiegabilmente, verso sinistra, come ferro attratto da una calamita.

Louis era su un muretto, seduto accanto ad un altro paio di ragazzi che ridevano animatamente, Louis compreso. Uno di loro teneva quella che aveva tutta l'aria di essere una canna tra le dita, mentre tutti gli altri avevano delle birre sparse intorno o a portata di mano. Louis teneva una bottiglia di vodka, quasi finita, nella mano destra dato che la sinistra era impegnata a tenere una sigaretta.


"Louis.."- mormorò, non fidandosi della sua voce.


Non credeva di essersi fatto sentire, ma Louis girò la testa con uno scatto, e poi sorrise. -"Harry vieni qui."- disse, aprendo le braccia sorridendo completamente ubriaco.


Harry non si aspettava quel tono completamente rilassato che il liscio gli aveva rivolto, ma si avvicinò lentamente avendo paura di compiere qualche altro passo falso. Louis gli avvolse una gamba intorno al bacino avvicinandolo a sé e gli cinse le spalle con un braccio. Era un po' più alto grazie al muretto sul quale era seduto. Da quella vicinanza Harry percepì indiscutibilmente l'odore di alcol e fumo che impregnava sia la pelle sia i vestiti del ragazzo. Il suo cuore e il suo stomaco ebbero un balzo, per la paura. Neanche lui sapeva a causa di cosa.


"Lui"- disse Louis indicando Harry e rivolgendosi ai ragazzoni lì accanto che gli dedicarono subito la loro attenzione -"è il ragazzo che mi scopo tutte le notti. Non vi immaginate nemmeno quanto sia bravo a fare i pompini."


Quelli risero, Louis anche e forse più forte di loro. Harry voleva piangere. Quello non era il Louis per il quale aveva perso la testa. Voleva indietro quello che in quella stessa giornata lo aveva stretto come se fosse stato per lui la persona più importante del mondo, quello che aveva visto piangere quando aveva creduto di averlo perso. Così lo prese per un braccio e gli buttò la bottiglia a terra, trascinandolo poi dove avrebbero potuto parlare soli. E Louis continuava a ridere come un matto mentre si faceva trascinare perché la forza di opporsi non ce l'aveva, e non ci stava capendo un emerito cazzo.

Harry si fermò sul retro della discoteca, dove il muro spoglio e l'assenza di persone lo facevano sentire più tranquillo. Spinse Louis contro il muro per farlo stare fermo e un principio di rabbia gli salì dalle viscere perché il liscio rideva mentre lui si sentiva a pezzi.


Chiese la cosa più idiota. -"Perché ti sei ubriacato?"


"Perché i miei pensieri facevano rumore e dovevo zittirli in qualche modo."- rispose.


"Quello che hai visto non significa quello che pensi."- sussurrò.

Lately | Larry StylinsonWhere stories live. Discover now