Mi infilai una manciata di pop corn in bocca, tenendo gli occhi puntati sulla tv.
Emily mi aveva accompagnata a casa da nemmeno mezz'ora e poi era dovuta scappare per una cena di famiglia, nonostante io le avessi chiesto di rimanere a dormire da me.
La casa era silenziosa. Barrie era uscito con alcuni compagni di squadra e Abby era andata a fare shopping con mamma, mentre papà era al lavoro.
Anche se il mio compito principale era quello di studiare, mi ero buttata sul divano, con una ciotola di pop corn appena fatti, a guardami un indecente film horror.
"Cosa cazzo chiedi a fare se c'è qualcuno. È ovvio che c'è qualcuno, ignorante." Brontolai, roteando gli occhi al cielo, verso la protagonista.
Ero leggermente acida al momento. L'incontro pomeridiano con Sean mi aveva resa un tantino suscettibile.
Però dovevo ammettere che per una volta, prendere i suoi soliti insuliti, ne era valsa la pena: non potrò mai dimenticare la sua faccia quando aveva realizzato che la sua birra era un tutt'uno con la sua maglietta.
Nell'esatto momento in cui un tizio bussò alla porta, il campanello di casa mia cominciò a suonare. Scattai in piedi facendomi prendere dalla paura.
Mi portai una mano all'altezza del cuore e mi diressi verso il portone, che continuava a suonare come se si fosse rotto un disco e continuasse a ripetere sempre la stessa melodia.
Mi sollevai in punta di piedi e guardai dallo spioncino, ma quando mi resi conto di chi fosse la persona fuori da casa mia, strusciai immediatamente lungo la porta, portandomi le ginocchia al petto e allacciandole con le braccia.
Oh madre di Dio.
"Cindy, apri questa fottuta porta, ti ho vista dallo spioncino!"
Sgranai gli occhi e mi portai una mano alla bocca per cercare di zittire il mio respiro affannato. Merda. Merda. Merda.
"Hai tre secondi per aprirmi. E se non lo fai giuro che entro a modo mio." Ringhiò, dal suo tono di voce e dal fatto che ormai lo conoscevo, ero più che certa che non stesse scherzando e che sarebbe stato capace di buttare giù la porta, perché era questo il suo modo; perciò mi sollevai da terra e tirai verso il basso la maglietta che era salita sopra i fianchi.
"Si ma calmino..."
Il più velocemente possibile cercai un piano di fuga, mi guardai attorno e vidi la portafinestra che dava sul giardino posteriore aperta.
La cosa non era difficile, avrei dovuto organizzarmi come se fosse uno schema e fossi in una partita di football.
Non appena gli avrei aperto la porta, sarei scattata a correre verso la portafinestra e mi sarei data alla fuga.
Si, era decisamente il piano migliore, di certo non volevo ritrovare la mia testa appesa come quella di un orso sul muro, perché ero più che sicura che Sean non fosse venuto qui soltanto per parlare civilmente di ciò che gli avevo fatto prima, tutt'altro.
Con cautela, allungai la mano verso la maniglia, la tirai giù e quando sentii il rumore dell'assicura che si toglieva, spalancai la porta e cominciai a darmela a gambe levate verso la portafinestra.
Perché scappavo?
Semplice, avevo una paura fottuta di Sean e di ciò che mi avrebbe potuto fare, ero certa che non mi avrebbe fatto del male, o quasi certa, ma comunque non si poteva mai sapere cosa era pronto a fare Sean Arscott, era imprevedibile ed io, da brava immatura qual ero, preferivo scappare e non affrontarlo.
Ma, tuttavia, se dovevo essere sincera, scappavo perché mi divertiva vederlo ammattire e perciò, a costo di rimetterci le penne, avrei corso il brivido di scappare da lui, vederlo uscire di testa e, infine, vederlo perdere, di nuovo.
"Molto maturo da parte tua, Cindy!" Mi gridò, appena si rese conto di cosa stavo facendo.
Mi voltai appena in tempo per vederlo sbuffare e cominciare a inseguirmi; nonostante fossi ancora più che arrabbiata con lui, mi sfuggì una risatina.
"Stai giocando col fuoco, ragazzina."
Sentivo i suoi passi pesanti dietro di me mentre attraversavo il cortile per raggiungere il piccolo cancello di legno che una volta oltrepassato mi avrebbe dato l'accesso alla strada della via principale del quartiere in cui abitavo.
"Mi piace il fuoco." Ribattei, urlando.
"È un modo per dirmi che ti piaccio, kicker?"
"No. È un modo per dirti di prendere fuoco, illuso."
Ero quasi arrivata al cancello, ma prima di passarlo, con la coda dell'occhio, a terra riuscii a vedere la bazza di baseball di papà, così mi chinai e la afferrai, per poi dirigermi subito fuori dal cancello. Sean era poco distante da me, si avvicinava sempre di più grazie alle sue maledette gambe chilometriche e muscolose.
Ormai eravamo entrambi sul marciapiede affianco alla strada e la gente ci guardava come se fossimo appena usciti dal manicomio, io invece, me la ridevo, del tutto divertita dalla situazione.
"Sto per prenderti, piccola Lewis."
La sua voce era troppo vicina, così da farmi capire che non avevo altre possibilità, perciò decisi di arrestare la mia corsa e girarmi con un balzo verso di lui, puntando la mazza nella sua zona più remota. Sorrisi sotto i baffi e mi beai dalla visione della sua faccia completamente terrorizzata dalla mia arma contro il suo amico.
Inarcai un sopracciglio e assottigliai gli occhi, fissandolo con espressione maliziosa ma allo stesso tempo truce.
"Razza di..." cominciò, ma si bloccò a metà della frase, portando le sue mani a coprirsi le parti basse.
"Finisci la frase sei hai coraggio, idiota." Lo provocai, indicando con un cenno del capo la mazza che stringevo fra le mani.
Sean sollevò le braccia in aria, in segno di resa e mi persi un momento ad osservarlo. Gli occhi verdi che risplendevano per la luce del sole che gli batteva sul viso, gli zigomi alti, la mascella contratta, le labbra piene, il ciuffo scuro di capelli che per via della corsa erano disordinati e quel fisico fastidiosamente perfetto.
"Lo sai che sei una ragazzina fastidiosa?" Disse, e le sue labbra che si incurvarono all'insù tradirono il suo tono che inizialmente cercò di far apparire serio.
"Sarò pure una ragazzina fastidiosa ma quello con una mazza da baseball puntata sulle palle sei tu, non io." Sogghignai, provocandolo.
Notai che indossava una felpa grigia e un paio di pantaloni neri, diversi da quelli che aveva quando gli avevo versato la birra addosso.
"Vestiti nuovi?" Chiesi, mordendomi l'interno della guancia per non scoppiare a ridere.
Lui fece una smorfia e lentamente riportò le braccia muscolose lungo i fianchi stretti.
"Non mi è granché piaciuto il tuo gesto."
"Mentirei se mi scusassi, quindi scusa, mi dispiace molto per il torto che ti ho fatto. Ma dovresti aver imparato che sei fai lo stronzo io non te la faccio passare liscia."
"In realtà l'ho imparato, ma sei troppo carina quando ti incazzi." Beffeggiò, inumidendosi il labbro inferiore con la lingua.
"Carina...? Dillo alla mazza che stringo fra le mani, amico."
Mi pentii immediatamente di ciò che dissi, perché guardando il suo viso trasformarsi in una maschera di maliziosità, capii che aveva completamente frainteso ciò che volevo fargli capire, o meglio, aveva rigirato la mia frase a suo piacimento.
"Depravato!" Strillai, prima che qualsiasi tipo di parola uscisse dalla sua bocca. "Non intendevo ciò che pensi, pervertito." Borbottai, sentendo le guance colorarsi di rosso per l'imbarazzo.
"Io non ho detto niente, sei tu quella ad aver pensato male." Scrollò le spalle con nonchalance e mi sorrise sbieco, facendo spuntare una sfilza di denti bianchi.
"Okay lo hai voluto tu." E così dicendo gli lanciai la mazza addosso, colpendolo al petto e cominciai di nuovo a correre, ricevendo una bruttissima occhiata da una signora che passava con la macchina.
Ma diversamente dalle mie aspettative non riuscii ad andare molto lontano, perché venni afferrata per i fianchi da due mani grandi e nel vano tentativo di liberarmi cominciai ad agitarmi, finendo col far intrecciare le mie gambe a quelle di Sean e cadere a terra uno sopra l'altro.
Fu un miracolo che non sbattei la testa e mi provocai un trauma cranico, nel frattempo Sean si sorreggeva sui gomiti e sentivo il suo corpo pressato contro il mio. Potevo percepire il suo intricato sistema di muscoli guizzare e stendersi contro di me e il suo viso era talmente vicino al mio che sentivo il suo respiro caldo sulle gote.
Nonostante solitamente mi sarei sentita davvero molto a disagio in questa situazione, l'unica cosa che fui in grado di fare fu scoppiare a ridere. Sean mi lanciò un'occhiata confusa e arricciò il naso in un modo totalmente sexy.
"Perché diavolo stai ridendo?"
"È bellissimo." Bofonchiai, tra le risate.
"Chi? Io? Si, concordo."
Roteai gli occhi al cielo e sbuffai.
"Intendevo che è bellissimo scappare da te. Di solito quando fuggo perdi sempre e posso avere l'onore di battere lo stimato Sean Arscott." Spiegai. Dovevo ammettere che non era molto rassicurante parlare con lui quando lo avevo sopra ed eravamo totalmente appiccicati.
Non era sicuramente una cosa normale trovare due persone schiacciate su un marciapiede, ma ormai mi ero abituata alla parola strano quando ero con Sean, perché una cosa era certa: quando ero con lui accadeva qualcosa di anormale.
"Dimmi la verità Cindy, è bellissimo scappare da me, o essere sotto di me? Perché non mi sembra che questa volta io abbia perso, tutt'altro, semmai. Anzi forse abbiamo vinto entrambi." Mi strizzò l'occhio e una vampata di calore mi invase.
Colta da un improvviso stato di disagio, sbattei una mano sul suo petto. "E levati, sono ancora arrabbiata con te, non pensare che con una bella frasetta da rimorchio io abbia dimenticato quanto stronzo sei stato."
Sean però, non sembrava dare segni di vita, ma continuava a fissarmi con uno strano luccichio negli occhi, avvicinando sempre di più le sue labbra alla mie. Un senso di angoscia si propagò in tutto il corpo. Sapevo cosa stava per accadere e nonostante dovessi ammettere che si, quel bacio lo desideravo, d'altra parte, tutte le cattive parole che mi aveva detto nei giorni precedenti non le avevo ancora mandate giù.
"Giuro che se non ti togli ti tiro un calcio nelle palle." Lo avvertii, fingendomi sicura di me.
"In nemmeno dieci minuti hai minacciato di castrarmi ben due volte kicker, ma sono sicuro che molto presto bramerai tutto ciò, dolcezza."
I miei occhi schizzarono fuori.
"Cristo Sean! Sei disgustoso!" Gridai, troppo scioccata dalle sue parole poco delicate.
A volte le sue allusioni sessuali erano davvero imbarazzanti, mi vergognavo io al posto suo.
Anche se lui sembrava totalmente a suo agio a dirmi certe cose.
"Che schifo, togliti immediatamente da me!"
In realtà, niente faceva schifo, ma scommettevo di essere talmente tanto rossa da mimetizzarmi con la mia maglietta.
Sean, probabilmente vedendomi nel panico, esaudì la mia richiesta e, prendendosi tutta la calma del mondo si sollevò da me. Una volta in piedi mi porse la sua mano, io, titubante la afferrai e quando fui stabilmente salda mi sbattei i vestiti sporchi.
"Bene, interessante conversazione, ma ora credo di dover ritornare a casa." Provai a dileguarmi, senza però tanto successo.
Guarda il suo viso e i suoi occhi totalmente inespressivi mi fecero rabbrividire.
Era riuscito s cambiare umore nel giro di un millesimo di secondo, io questo lo chiamavo bipolarismo alle stelle, tralasciando ciò, avevo capito che dai suoi lineamenti duri aveva intenzione di dirmi qualcosa e questa volta, per mia sfortuna, avevo la sensazione che non si trattasse di una battutina a sfondo sessuale.
"No Cindy, ora io e te parliamo, seriamente."
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Eccomi tornata con un nuovo capitolo!!
Cindy è sempre alla fuga e Sean è sempre pronto a rincorrerla, sperando però non se la faccia scappare.🤨😜
Lasciare un commento se vi è piaciuto il capitolo, spero di si.😊
-di che cosa pensiate voglia parlare Sean?😏
Un bacio 💋