ALICE l.h

By Lollasmiao

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Alice ha diciassette anni, ha tutto sotto controllo e un destino già scritto. E' lei l'artefice del proprio d... More

0 Prologo
I 'Camera duecentosei'
II 'L.H.'
III 'La lista'
IV 'Scala Sud'
V 'Cadute ridicole'
VI ' Stesso carattere '
VII 'Fango'
VIII 'Bagni notturni'
IX 'Festa'
X 'Inaspettato'
XI ' Qualcosa non mi torna'
XII 'Whitby'
XIII 'Paure'
XIV 'La tela del ragno'
XV 'E' un gioco'
XVI 'Stiamo ancora giocando?'
XVII 'Jenna'
XVIII 'Attento alla mira'
XIX 'Correre veloci'
XX 'Perdere il controllo'
XXI 'Sei come pensavo'
XXII 'Hai la verità sotto al naso'
XXIII 'Non ci capisco più niente'
XXIV 'Casa Lucas'
XXV 'Non ho mai..'
XXVI 'Teorie'
XXVII 'Dobbiamo parlare'
XXVIII 'Discussioni e confessioni'
XXIX 'Non scappare'
XXX 'Un tranquillo giovedì'
XXXI 'Lo dicono tutti'
XXXII 'Indossi dei bruttissimi pantaloni'
XXXIII 'Dove diavolo siamo finite'
XXXIV 'Enigmi'
XXXVI 'E' solo l'inizio'
XXXVII 'La verità'
XXXVIII 'La vendetta ha il suo tempo'
XXXIX 'Scommesse'
XL 'Senza titolo'
Epilogo

XXXV 'Fermami'

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By Lollasmiao

Capitolo corretto il 03/04/2017

E' un anno nuovo quindi... Buona lettura :P

Mi sembra di esser tornata ai primi giorni che stavo in questo schifosissimo posto. Ho evitato Lucas per una settimana, il che sembrerebbe fantastico se non fosse per il fatto che non mi sono presentata a nessun laboratorio e che mi restano meno di cinque giorni per organizzare una schifosissima festa. Inoltre ho evitato sapientemente le telefonate della mia famiglia. Ti pare che mi metto a sentire anche le loro lamentele? Di sicuro mia madre starà organizzando una cena con le amiche del golf e volete sapere quale sarà il menù? Come primo piatto la notizia bomba, 'mia figlia Alice non ha vinto quell'insulsa borsa di studio' e come secondo piatto il fantomatico ' Io glielo avevo detto'. Il dessert sarà a base di insulti nei miei confronti.

Che gran figata la mia vita.

C'è una spiegazione logica però a tutto questo. Lui sa che io ho paura, lui sa che tutta questa situazione mi sta dando alla testa. E io sono irrimediabilmente attratta dai suoi occhi e dai suoi capelli troppo biondi.

Si esatto, in una settimana di isolamento ho avuto modo di ammettere a me stessa che il biondino mi piace. E non poco. E questo non mi da pace. Per niente. Sono sempre dell'idea che ammettere di avere un problema non è il primo passo per risolverlo, ma è il primo passo per diventare pazzi. Pazzi da legare.

Ho avuto anche modo di organizzare tutte le mie scoperte, facendo mente locale sto iniziando a capire quale fosse lo scopo del mio L.H.

Entro in mensa non curante di osservare le persone, credo che Cass se la sia presa per il mio comportamento ma non posso fare a meno di evitarla. Lei sta sempre con loro e se anche io sto con loro, non riesco a farmi passare l'influenza chiamata Lucas. E' tipo un virus intestinale, è una cosa assurda.

Cammino verso il buffet, ovviamente passo accanto al loro tavolo. Appena mi vedono smettono di parlare, non vedo il biondo, magari è a chiacchierare con Lauren. Mi ha baciata ancora, dicendomi che a questo, non si può dare una definizione.

Che diavolo vuol dire che non si può dare una definizione?! E' un problema, ed ogni problema ha la sua soluzione. Però in questa settimana in cui non gli ho rivolto parola, si è intrattenuto con Lauren. E' questo che mi fa imbestialire.

Cioè, tu devi venire da me anche se io non ti parlo, no che te ne vai dalle altre, altrimenti ti strappo tutti i capelli, uno ad uno.

No, questo è un discorso da psicopatica gelosa, non devo e posso farlo.

Vedete? Il problema Lucas mi ha resa ancor più indisponente e cattiva.

Scuoto la testa mentre aspetto il mio turno. Fa caldo, ormai maggio è inoltrato. Manca così poco alla fine di tutto che spero solo di arrivarci indenne. Sapete no, stare troppo tempo a contatto con la propria mente fa impazzire e io sono decisamente sulla strada giusta per finire in un centro di pazzi.

Prendo il mio vassoio e vado al mio nuovo tavolo, quando mi avvicino noto che qualcuno occupa il mio posto.

E' il mio nuovo tavolo e questo tizio è seduto sulla mia sedia.

-Puoi alzarti?!- chiedo sbuffando.

-Ci sono altre cinque sedie libere, a meno che non siano tutte occupate dal tuo odio nei miei confronti.- risponde stizzito il ragazzo, ha qualcosa di familiare. Indossa un berretto nero girato, con la visiera rivolta verso la schiena.

-Senti, forse non ci siamo capiti.. Devi alzarti, questo è il mio tavolo e quella è la mia sedia.- sbuffo ancora.

Quando si volta sento qualcosa bloccarmi il petto. E' lui, come diavolo ho fatto a non rendermene conto?! Si è fatto crescere la barba? Perchè invece di provare un senso di odio, provo uno strano senso di attrazione nei suoi confronti?! E' la barba, ne sono sicura.

-Puoi sederti da qualsiasi parte.- è serio.

Alzo gli occhi al cielo e mi siedo di fronte a lui, sbattendo il vassoio. Mi impongo di non parlarci, fisso il piatto e prendo le posate. Giuro che se mangio un'altra volta questo maledetto petto di pollo, lancio il piatto contro il muro.

-E così trovi divertente il fatto di non rivolgermi più la parola.- annuncia. Non alzo nemmeno lo sguardo, so già come mi sta guardando. Con gli occhi socchiusi e maledettamente attenti.

-Sto lavorando ad una cosa.- mastico lentamente.

-E a cosa?- chiede spazientito.

Ingoio rumorosamente e prendo un goccio d'acqua. Incastro i miei occhi nei suoi. Per un attimo mi perdo nel blu dei suoi, così profondi ma al tempo stesso così freddi. Mi pulisco la bocca e lo fisso.

-Vuoi proprio saperlo?- alzo un sopracciglio.

-Mi spieghi che gusto hai nel comportarti così?- sbotta. -Insomma prima sei vicina, poi sei lontana, non trovi che questo sia un atteggiamento da bambina?-

-Hai ragione.- sussurro.

-Cosa?- chiede sbigottito.

-Ti ho detto che hai perfettamente ragione.-

-Perchè stai dicendo che ho ragione? In genere non vedi l'ora di sparare cattiverie.- è sorpreso.

Ghigno soddisfatta.

-Così, te l'ho detto sto lavorando ad una cosa.- sorrido a mezza bocca.

Sono una ragazza davvero incoerente, ne sono consapevole.

Aggrotta le sopracciglia e stringe nervosamente il suo bicchiere.

-Devi smetterla di evitarmi perchè mi fa veramente incazzare.- mi fissa.

-Così aggressivo? Così volgare?- sorrido.

-Sorvolerò sulle tue parole, in settimana dobbiamo andare a Whitby a comprare le cose per la festa.- risponde seriamente.

-Perchè proprio io e te?- chiedo velocemente.

-Giusto, mi hai evitato per una settimana comportandoti da vigliacca e non sai di cosa si è discusso ai laboratori.- si ferma e si mette comodo sulla sedia. -Oh allora è vero che non sai portare a conclusione qualcosa.- sorride.

Non mi ero mai resa conto di questo suo lato.

-Questo è un colpo basso.- sibilo.

-Ah ed evitarmi per una settimana cos'è stato?- il suo sguardo cambia di nuovo. Non sta più giocando.

Si alza lasciando il vassoio sul tavolo.

No, non può assolutamente lasciarmi così. Mi alzo seguendolo, per caso mi cade l'occhio su Cassandra che sorride vedendo la scena. Lucas quasi corre, ma io dico non potevano farmi le gambe più lunghe?! O magari farlo meno impertinente?!

-Fermati!- grido cercando di richiamarlo, ovviamente non mi ascolta e non si ferma. Prosegue verso le scale e non posso far altro che seguirlo. Sale ogni rampa di scale in maniera veloce fin quando, arrivati all'ultimo piano non si ferma. Si volta e scuote la testa, mi prende di peso e mi trascina verso la sua stanza.

-Lasciami! La devi smettere di portarmi nella tua stanza!- grido a testa in giù mentre lo colpisco sulla schiena.

-No, mi sono veramente stufato di tutto questo! Scappi ogni volta! Hai detto che stai lavorando a qualcosa, bene!- farfuglia e armeggia con la porta. Mi lancia di peso sul letto.

-Che cosa diavolo vuoi da me?!- grido.

-La tua fottuta sincerità dannazione! Sei un'egoista! Che pensi che evitandomi il problema scompaia?!- grida.

-Bravo vedo che anche tu hai capito cosa sei.. Un problema!-

-Ah certo! Che coppia patetica, il problema e l'errore!- grida.

Resto a bocca aperta.

-Che c'è ti pensavi che solo tu potevi usare le parole a tuo piacimento?!- sussurra serio.

Sento un rumore provenire dal corridoio, quando mi volto vedo Michael di fronte alla porta. Ci guarda stranito, come se non si aspettasse di vedermi in camera di Lucas.

-Devo parlare con Luke.- sibila fissandomi.

-E quindi?- chiedo fissandolo.

-Devi uscire dalla stanza.- sibila.

-Non puoi sparire Michael?!- chiedo frustrata.

Lucas alterna lo sguardo da me al ragazzo dai capelli colorati. Sbuffa fissandomi.

-Esco io.- sibila uscendo dalla stanza chiudendosi la porta alle sue spalle.

Mi ha lasciata sola in camera sua?! Io dico è pazzo? Osservo il letto e sorrido. Poi uno dice che le cose te le servono su un piatto d'argento. Mi alzo velocemente e apro l'armadio, il suo zaino è sempre lì. Quando lo apro cercando quello che mi serve mi imbatto in un qualcosa di inaspettato. Osservo meglio quello che è sotto allo zaino. E' una scatola. Quando leggo la scritta sul coperchio sussulto.

Perchè ha portato la scatola che aveva nel suo armadio qui? Non ha senso. Fisso la porta per una manciata di secondi. Quando sto per aprire la scatola, sento la porta aprirsi. Sussulto e mi lancio sul letto fissando il soffitto.

Curiosità. Sarà quella la causa della mia morte. Ne sono sicura. Ingoio rumorosamente quando il biondo entra e mi fissa.

Devo uscire di qui e parlare con Cassandra. Devo spiegarle un po' di cose. Ho bisogno del suo aiuto.

Mi alzo dal letto e lo fisso.

-Giuro che non sto scappando ma devo fare una cosa.- parlo velocemente.

-Dobbiamo parlare.- risponde esausto.

-Hai una strana faccia.- sussurro guardandolo.

-Già.- si gratta nervosamente i capelli. -Sto scoppiando Alice, mi stai portando al manicomio.-

-Eppure mi sembra che hai trovato qualcuno con cui consolarti.- lo accuso.

-Di cosa stai parlando?- chiede confuso.

-Ma come, tu e la bella Lauren nei corridoi ogni giorno, sempre vicini.- sibilo.

-Mi spii?- chiede aggrottando le sopracciglia.

Si.

-No! Solo che non posso far a meno di notare quanto siate brutti insieme.- farfuglio.

-Quanto ti ci vuole a dirmi quelle tre parole?- sussurra.

I suoi occhi sono di nuovo nei miei. Tutto questo sta diventando ridicolo. E non posso far a meno che esserne la responsabile.

-Te l'ho già detto.- sussurro.

-Dammi un tempo preciso.- sussurra anche lui.

-Non c'è perchè il tempo è relativo.-

-Non essere così filosofica. Per una volta, puoi dirmi qualcosa di certo?- chiede.

-Non lo so, dopo non sarebbe tutto così.. Così come siamo..- balbetto.

-Non dovevi fare una cosa urgente?- cambia argomento.

-Non lo so.- ammetto.

Porta una mano sulla mia guancia e istintivamente mi lascio andare.

-Sai.. Ho paura di fare quello che sto per fare.-

-Perchè?- chiedo sapendo a cosa si riferisce.

-Perchè ho paura che dopo scapperai di nuovo e mi eviterai di nuovo.- sussurra.

-Se magari resto?- chiedo lentamente.

-Lo sai che se resti nulla sarà più come prima?- i suoi occhi sono scuri, quasi avidi.

Schiudo le labbra e ci passo sopra la lingua. Il cuore pompa troppo velocemente, le mie gambe sono incollate al pavimento. La scatola nell'armadio, il parlare con Cassandra, scoprire la verità.. Passa tutto in secondo piano. In questo istante non mi interessa nulla, se non il ragazzo troppo biondo e troppo alto che mi fissa aspettando un mio consenso.

E' questo quello che fa l'amore? Ho veramente parlato di amore?! Sono sgomentata dai miei stessi pensieri.

-Forse la cosa urgente che dovevo fare può aspettare.- sorrido lentamente. Imita le mie azioni e si sposta verso la porta. Lo guardo in maniera confusa.

-Chiudiamo bene la porta, onde evitare visite inaspettate okay?- chiarisce miei dubbi. Annuisco non sapendo bene cosa fare. Ed è la prima ed unica fottuta volta che non so cosa fare.

Si avvicina di nuovo e mi fissa attentamente. Quando le sue labbra si avvicinano alle mie indietreggio.

-Devo studiare.- balbetto.

-Domani è sabato, non hai nulla da fare.- sorride.

-Organizzare la festa.-

-Puoi farlo domani.-

-Andare a fare una passeggiata?- balbetto.

Sospira e si siede sul letto. Le mie spalle sono attaccate al muro e lo fisso. Mi sembra quasi sconfitto.

-E' che..- sospiro. -Non prendermi in giro ma.. Ho paura.- ammetto.

-Di cosa?- chiede guardandomi.

-Devo farti un disegno?- chiedo alzando un sopracciglio.

-Da quando ti ho vista la prima sera ho pensato a questo momento. Quindi scusami se non riesco a rimanere serio.- alza anche lui un sopracciglio.

-Fa male?- chiedo velocemente.

-Aspetta..- sorride e mi fissa. -Non stiamo parlando della stessa cosa.-

-Tu non intendevi..? Io e te? Nel letto?!- divento rossa scarlatta.

-Lo so che non sei pronta, non voglio mica farti fare qualcosa che non vuoi.- puntualizza.

-Allora che vuol dire che pensavi a questo momento?- alzo un sopracciglio.

-Al momento in cui non saresti scappata.-

Per la seconda volta mi avvicino a lui e mi inginocchio di fronte al suo corpo. E' seduto sul letto e le nostre facce sono alla stessa altezza.

Mi piace. Mi piace dannatamente tanto e l'ho capito evitandolo per una settimana. Che senso ha scappare ora? Voglio rimandare a domani ogni stupido pensiero.

Aggancio le mie labbra sulle sue e porto le mie mani sulle sue guance. Resta sorpreso e ricambia il bacio portandomi sempre più vicino al suo corpo. Il bacio è lento, umido.. Si stacca immediatamente e mi fa alzare.

-Più comodi sul letto no?- sorride e annuisco. Ci sdraiamo, sono sotto al suo corpo e mi mordo il labbro. Non sono mai stata così tanto vicina ad un ragazzo in tutta la mia vita. E, cosa più importante, non mi sono mai sentita così viva.

Le nostre labbra si riuniscono immediatamente, come se fossimo due poli di una calamita. Non è solo il piacersi, è attrazione. Le sue mani scorrono sul mio corpo, le mie tirano i suoi capelli. Penso che se ci fermiamo, Lucas pottrebbere sentire i battiti frenetici del mio cuore. Mi morde il labbro e un piccolo gemito mi scappa dalle labbra. La sua mano scorre sulla mia coscia, un senso di calore si annida sul mio stomaco. Sono carezze lente, cerchi immaginari. Ho visto queste scene in miliardi di film, ma viverle.. E' tutta un'altra storia.

L'imbarazzo fa strada ad un altro sentimento.. Si stacca, abbiamo il fiatone. Sono ancora sotto di lui e la sua mano è ancora all'interno della mia gamba.

-Perchè oggi ti sei vestita così.- piagnucola.

Il mio vestito è lievemente corto e quando abbasso lo sguardo mi rendo conto che è salito pericolosamente di troppo. Un altro particolare mi fa ridere. Anche lui guarda il suo cavallo dei pantaloni e mi guarda sorridendo.

-Credo che sia meglio fermarci.- borbotta.

Scoppio a ridere. Porto di nuovo le mie labbra sulle sue. Il bacio è veloce, straziante. Non ho le farfalle nello stomaco, ho i petti di pollo mangiati per due mesi e mezzo che si sono risvegliati. La sua mano sale pericolosamente e sento lo stesso nodo sullo stomaco farsi più stretto. Le sue dita sono fredde e a contatto con il mio ventre scatenano milioni di brividi. In questo istante mi sento vulnerabile, non sono la stessa Alice che è entrata nella sua stanza meno di venti minuti fa.

-Fermami.- sussurra staccandosi dalle mie labbra.

Mi fissa cercando di trovare quello che cerca, non riesco a formulare una frase. Credo di essermi mangiata la lingua. Anzi, credo che dopo tutto questo si sia mangiato lui la mia lingua.Le sue mani indugiano troppo tempo sull'orlo delle mie mutande e non so cosa fare.

Perchè alla fine tra noi due non c'è mai stata una via di mezzo.

-Fermami o dopo sarà troppo tardi.- è imbarazzato.

Mi avvicino e lascio un piccolo bacio sulle sue labbra e sorrido. Annuisce capendo cosa voglio dire ma non si stacca. La sua mano si sposta di nuovo all'interno della mia coscia e sospira.

Provo una strana incertezza.

Si sposta al mio fianco e fissa il soffitto. Porto una mano sul mio cuore, ancora batte velocemente.

-Mi ucciderà tutta questa cosa.- ride.

-Ora devo andare.- sorrido.

Scendo dal letto e vado verso la porta, sento il materasso muoversi. Mi volto ed è davanti a me, le mie spalle sono di nuovo al muro ma questa volta non in senso negativo. Mi bacia di nuovo e ricambio. E' una cosa inspiegabile, quando le nostre lingue si incontrano creano un'interminabile sensazione di pace. Si stacca e si porta una mano sulla bocca.

-Esci.- farfuglia.

-Mi stai cacciando?- chiedo alzando un sopracciglio.

-No è che se non esci, giuro che non riuscirò a controllarmi.- sospira. Annuisco ed esco dalla sua stanza.

Mi sento bene. E' la prima volta che esco dalla sua stanza provando una sensazione così.

Ovviamente, non mi aspettavo di certo quello che sarebbe successo più tardi. Una catastrofe.

<(")

Buon anno dolcezze! Non userò battute squallide riguardanti l'anno scorso anche se, vorrei tanto farlo. Ho cambiato la copertina della storia, che ne pensate? Se notate bene, le scritte sono tratte dai vari capitolo! Niente è un capitolo di passaggio, siamo sempre più vicini alla festa ed a tutte le tragedie catastrofiche che succederanno!

Scusate gli eventuali errori! Spero che il capitolo vi piaccia xX Vi adoro pinguine.

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