Rebel - Il Giorno dei Doni

By Aryia90

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Sono trascorsi centocinquant'anni dall'ultima volta che il Governo ha dovuto affrontare una rivolta, ma a Gro... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
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Capitolo 21

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By Aryia90

- Non mi sono mai allontanato dalla città se non per andare a trovare gli zii. Mi sembra ancora incredibile pensare di essermi imbarcato in questa cosa!

Era da poco passato mezzogiorno e i quattro stavano camminando lungo la strada che li avrebbe portati ad est, verso Irowave.

- Sei già messo meglio di noi. Io e Kyle non eravamo nemmeno mai usciti dal rifugio prima di tutto questo casino.

- Vi giuro, non riesco nemmeno ad immaginare una vita diversa dalla nostra. Alexi mi diceva che voi avete dei cosi.. dei cosi che vi portano l'acqua in casa. E che potete averla calda senza dover usare il fuoco! E poi che avete dei... computer, giusto? Delle macchine che funzionano ad energia elettrica che fanno cose che non ho capito benissimo. E non avete bisogno dei camini per riscaldarvi! E' davvero incredibile...

- Ci crederai quando lo vedrai con i tuoi occhi! - Kyle gli diede una pacca sulla spalla.

- E' anche per questo che sono qui. Voglio questo mondo. Voglio che questo diventi il mondo dei miei figli, di tutti noi.

- Combattiamo tutti per questo.

Camminarono fino a sera. Toby era stanco, ma non si lamentò, né chiese di riposare. Aveva proseguito fino alla locanda, che avevano raggiunto ben dopo l'ora di cena, senza voler mostrare segni di cedimento.

La mattina ripartirono molto presto. La strada per arrivare fino a Ironwave era lunga e, soprattutto, non c'erano vie dirette. Nessuno, nel corso degli anni, si era mai preso la briga di costruirne una. I carri facevano un percorso molto lungo, aggirando le montagne circostanti, mentre i viandanti erano obbligati ad avventurarsi nei boschi per non metterci settimane.

Si fermarono per pranzo nell'ultima locanda che trovarono prima che avesse inizio il loro cammino in mezzo alla natura selvaggia.

Una bambina, non avrà avuto più di tre o quattro anni, codini e vestitino tutto macchiato di latte, iniziò a trotterellare attorno a Kyle. La madre si avvicinò per scusarsi.

- La perdoni, è la prima volta che viaggia ed è così emozionata che non riesco a farla stare ferma un attimo. Lei ha figli?

Kyle parve imbarazzato.

- No, sono un Charial, sono in viaggio con i miei compagni.

- Oh, che meraviglia! Vedrà, ne avrà anche lei al suo ritorno! I figli sono una tale gioia. Sono sicura che entro un anno avrà un bellissimo bambino! Riempirà la sua vita.

- Un anno... può essere, chissà.

La donna si allontanò salutandoli. Kyle rimase pensieroso per un po'.

- Tutto ok? - gli domandò Alexi mentre cercava di evitare che qualche ramo le sbattesse sul naso.

Kyle scavalcò un tronco coperto di muschio.

- Sì, tutto bene. Pensavo solo alle parole di quella donna.

- Ehi, sono troppo giovane per avere un figlio!

Kyle le sorrise.

- Lo so, lo so. E' solo che è la prima volta che mi trovo a pensare ad una cosa del genere. Insomma, la mia prospettiva di vita non ha mai superato i venticinque anni. L'ho sempre saputo, ne ero consapevole e mi andava bene. Non ho mai voluto pensare a ciò che avrebbe comportato. Non tanto a quello che avrei perso, ma più che alto a quello che non avrei mai avuto.

Alexi capiva perfettamente cosa intendeva Kyle. Sognare non era concesso, se stavi andando ad infiltrarti nella tana del nemico.

- Sai una cosa? Noi abbiamo la nostra famiglia, proprio qui. Forse non ci saranno bambini, ma abbiamo una pel di carota e un contadino-guerriero. Non è mica da tutti! E forse, un giorno, potremo anche progettare qualcosa di diverso. Qualcosa che sia a lungo termine. Ma, per il momento, abbiamo già tutto quello che ci serve.

La prima notte passò con qualche difficoltà. Dovendosi fingere normali Charial, non potevano costruirsi un rifugio come si deve. Furono costretti ad accamparsi alla bell'e meglio, in un punto scoperto. Fecero dei turni di guardia, ma nessuno dormì molto.



Alle prime luci dell'alba decisero di rimettersi in cammino. Secondo la cartina, avevano ancora diversi giorni di viaggio davanti a sè. Nel frattempo avrebbero fatto bene a trovare un ottimo piano d'azione.

Alexi odiava i boschi. Li aveva sempre detestati. Gli insetti, le ragnatele, il muschio viscido su cui si scivola in continuazione, gli escrementi degli animali, l'umidità, i suoni sinistri... trovava che pochi posti riuscissero ad essere inquietanti come un bosco.

- Sapete una cosa? Quando questa storia sarà finita, andrò vivere al mare. Lontano da tuuuutto questo! Avrò una bella casetta sulla spiaggia, la mattina mi sdraierò sulla sabbia, al sole, oppure andrò sugli scogli e darò la caccia ai granchi - schivò all'ultimo una ragnatela con al centro un ragno giallo e nero grosso come il pugno di una mano -, ma mai e poi mai tornerò in questo schifo di bosco!

- Tu sai com'è fatta una spiaggia? - le domandò Toby stupito.

- Assolutamente! Ok, in realtà non ne ho idea. Ma l'ho letto in un libro, una volta. E sembrava meraviglioso. Soprattutto - scansò un altro grosso ragno nero e peloso - non ci sono i ragni! Ma che fine hanno fatto i vecchi cari boschi pieni di lupi e serpenti? Solo ragni qui?!

La presero un giro per un po', fino a quando Ileene si mise a gridare davanti ad un topolino di campagna.

- Ileene ma scherzi?! Per un topolino?

- Alexi smettila, quegli animali sono infidi e pericolosi, portano malattie e mordono e possono divorare una persona viva per semplice sadismo!

- Ed io che pensavo ti divorassero per fame! - Kyle la stuzzicò e la ragazza fece un salto e si mise a correre.

- Avrei dovuto bocciarti al corso! Davvero, oggi posso dire di aver fallito con te. Ho creato una paurosa dei topi, altro che una guerriera forte e coraggiosa!

- Eri il suo insegnante? - chiese Toby.

- Il suo addestratore. Anzi, il nostro. - gli spiegò Alexi.

- Scherzi? Quindi tu eri il boss! Ma non avete più o meno la stessa età?

- Kyle è sempre stato il migliore di tutti. Per questo, siamo in ottime mani...

Un rumore fece tacere Ileene. Non voleva essere paranoica, ma era sicura di aver sentito qualcosa di strano. I quattro si bloccarono. Il rumore si ripetè di nuovo. 

Alexi non esitò ad estrarre la pistola da sotto il vestito. Kyle e Ileene avevano già fatto lo stesso.

Il rumore si spostò rapidamente, poi ancora e ancora. Era come se qualcosa stesse girando loro intorno, ma non riuscivano a vedere nulla. Tra i rami fitti e i cespugli tutto sembrava troppo confuso.

Iniziavano a sentirsi come animali in trappola.

- Questa non è la strada per GroundTown.

Si voltarono tutti di scatto e, da dietro un grosso albero, comparve un uomo alto, muscoloso, dai lineamenti duri.

- Kevin!

Il Cercatore avanzò deciso, sorridendo.

- Toby, Toby... mi deludi così! Mentire ad un Cercatore e andare in giro con pericolosi ribelli armati. Non si fa! Non sta bene... potrei pensare che sei passato dall'altra parte. Mi vuoi forse dire che sei passato dall'altra parte, Toby?

- Fai un altro passo e ti pianto una pallottola dritta in testa. - Kyle aveva il braccio teso, immobile.

- Potresti farlo - Kevin fece un passo in avanti -, ma in tal caso temo che i tuoi amici non farebbero affatto una bella fine, Fitz. O dovrei chiamarti Kyle.

Il ragazzo esitò un istante, poi sentì il rumore dei grilletti dietro di lui. Erano almeno otto.

Erano circondati.

Kyle alzò con calma le mani in aria in segno di resa e appoggiò piano la pistola a terra. Ileene lo imitò, mentre Alexi esitaò, non volendo accettare la sconfitta.

- Non fare la stupida, Emily. O, ma basta con queste formalità! Alexi, giusto?

La ragazza tremava per la rabbia. Come era possibile che li avesse scoperti? Dove avevano sbagliato? Ma soprattutto, perchè non li aveva arrestati quando si trovavano ancora in città?

Ormai erano spacciati.

Alzò le mani mostrando la pistola e, continuando a fissare Kevin dritto negli occhi, si abbassò a posarla a terra.

- E tu... Ileene, giusto? Bene, abbiamo fatto le presentazioni. Saggi ragazzi. Visto com'è facile andare d'accordo? Adesso, da bravi, lasciate a terra tutte le armi che avete con voi. Non vorrete che qualcuno si faccia male, vero?

Alexi iniziò a sfilare pistole e coltelli da sotto la gonna, tolse un paio di bombe dallo zaino e una lunga serie di munizioni. Lo stesso fecero gli altri.

- Caspita, un vero e proprio arsenale, eh? Ormai non ci si può più fidare di nessuno. Avanti, è arrivato il momento di fare un bel giretto.

Alexi sentì qualcosa colpirla forte dietro la nuca. Urlò, poi tutto si fece confuso e cadde a terra.




Quando si svegliò, Alexi sentì subito un forte dolore alla testa. Provò a tastarsi la nuca, ma non sembrava esserci sangue. Doveva trovarsi lì già da un bel po'.

Ci mise un attimo a realizzare dove si trovasse e perchè. La stanza non le sembrava familiare.

Si alzò dal letto e cercò di studiare la situazione. Non c'erano finestre, solo quattro pareti azzurre perfettamente identiche. Strano, si disse. Un comodino con dei fazzoletti e un bicchiere d'acqua con una pastiglia. Gettò immediatamente la pillola a terra e la pestò con tutta la forza che aveva. Col cavolo che mi lascerò drogare così facilmente, si disse. Poi vide i suoi vestiti su una sedia. O santo cielo, pensò, qualcuno mi ha spogliata!

Le venne un brivido di disgusto.

In effetti non indossava più il lungo e scomodo vestito da popolana, ma una strana tuta grigia. La divisa dei prigionieri. Decisamente più comoda per fuggire, pensò.

Inutile a dirsi, tutte le armi erano sparite insieme al suo zaino.

Girò un po' nella piccola stanzetta e quando ne ebbe controllato ogni angolo, si diresse verso la porta. Era spessa, di legno massiccio, con una serratura in ferro che non conosceva. Avrebbe dovuto cercare qualcosa per aprirla. Guardò con attenzione lo spiraglio sottostante. Non si vedevano ombre di piedi. Si tolse una forcina dallo chignon e cercò di scassinare la sua unica via d'uscita. Ci lavorò alcuni minuti inutilmente. Per cercare di avere una presa migliore, si appoggiò alla maniglia che, con un movimento fluido, si abbassò aprendo la porta, facendola quasi rotolare fuori.

- Ma dai, sul serio?!

Mentre prometteva a se stessa che mai nessuno avrebbe saputo quella storia, sgattaiolò fuori nel modo più silenzioso possibile. Si trovò di fronte ad un lungo corridoio illuminato artificialmente. Cercò di immaginare in quale parte delle prigioni di CrownCity si trovasse, ma la botta in testa le rendeva ancora difficile ragionare a mente lucida. Si incamminò osservando con attenzione le porte che si trovavano accanto alla sua. Al loro interno avrebbero potuto esserci Kyle e gli altri, ma le probabilità che li avessero rinchiusi così vicini erano talmente basse che il rischio sembrava non valere il gioco.

Camminò lentamente, con passi attenti e studiati, pronta a scattare in caso di necessità. Una goccia di sudore le scese lungo la tempia.

Come avrebbe fatto a scappare da lì, sola e disarmata? E poi come sarebbe tornata a salvare gli altri?

Deglutì, la gola era secca come mai prima d'allora. Sentiva il cuore pulsarle nelle orecchie e il respiro diventare affannoso. Teneva le mani in posizione di difesa, pronta a qualunque evenienza.

Fece ancora due passi prima di raggiungere la fine del corridoio, trovandosi subito dietro un angolo cieco

Non aveva scelta, doveva proseguire senza sapere cosa si sarebbe trovata davanti. Fece un respiro profondo, poi svoltò l'angolo.

- Benvenuta, Alexi. Ti stavo aspettando.

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