Cieli di Sangue - Il Cammino...

By Chiarasaccuta_writer

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"Un potere oscuro si cela fra le tribù del deserto, oltre la muraglia che divide due regni in lotta. Un poter... More

Il Cammino Della Rovina - Personaggi
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By Chiarasaccuta_writer

Hana sorrideva verso la sposa vestita di rosso che percorreva la strada per arrivare davanti al principe ereditario, in sua attesa. Ripensò al giorno del suo matrimonio, alla felicità di aver indossato un abito nuziale che inizialmente le aveva reso la vita difficile, ma poi ne aveva tratto solo serenità, perché nonostante le avversità incontrate amava suo marito.

Si accorse in quel momento che dietro ad un grande salice era nascosta Saran, la ragazza selvaggia che tutti erano soliti deridere. Osservava Song con le braccia incrociate al petto e le labbra tremanti di rabbia. Hana se ne dispiacque, lei sapeva bene cosa volesse dire farsi da parte per dare spazio ad un'altra donna, soprattutto se aveva potere a corte, come Mae.

Eunji, intanto, osservava il fratello con disprezzo. Aveva già ingollato più ciotole di vino di quanto gli fosse concesso, ed era ebbro, si vedeva dagli occhi lucidi. Le gambe accavallate creavano increspature sulle vesti nere e le labbra erano serrate in una smorfia di puro sdegno.

Quando Hana notò quella condizione così oscura si preoccupò.

«Eunji, qualcosa non va? Stai male?»

Il marito la guardò in tralice, poi voltò nuovamente lo sguardo verso il principe ereditario. Song si stava inchinando davanti alla moglie, soddisfatto.

«Andrebbe tutto a meraviglia se mio fratello non stesse convolando a nozze con la figlia del primo ministro e la regina non fosse entrata in travaglio questo pomeriggio» sibilò il secondo principe, senza celare la propria rabbia.

Fu allora che le braccia di Yuki, fasciate da eleganti maniche larghe, si avvolsero attorno alle spalle di Hana.

«Onee-chan» la chiamò, posando la guancia contro la sua.

Hana sobbalzò quando avvertì la pressione dolce della sorella, con i lunghi capelli neri che le avvolsero la spalla. Scoppiò a ridere dolcemente. Si voltò verso di lei, posando una mano nella sua.

«Sei arrivata, finalmente! Sembra che mio marito non sia contento di assistere ad un bellissimo matrimonio, né di avere un nuovo fratello.»

«Dovrei essere felice?!» sbraitò Eunji, scagliandole uno sguardo velenoso, come non aveva mai fatto prima. «Dovrei essere contento nel vedere Song acquisire potere e un nuovo legittimo erede al trono nascere?!»

«Daegun mama, colui che sta nascendo è prima di tutto vostro fratello, non un erede legittimo» lo redarguì Yuki, irrigidita.

Hana sgranò gli occhi e strinse di più la mano della sorella, incredula. «Yuki non ha torto. Quel bambino è tuo fratello, dovresti rallegrartene, non vederlo come un nemico.»

«Mio fratello?» Eunji si mise a ridere e scosse la testa, abbandonando il seggio di legno per avviarsi lontano dalla festa, in fretta. Non si fermò neanche a salutare Shin, appena arrivato.

Hana strinse i pugni, indispettita. Pensava di farla franca?

«Lo seguo, gli darò una lezione» disse alla sorella, convinta, per poi alzarsi e inseguirlo ovunque fosse andato.

Eunji si diresse in fretta fuori dai giardini, percorrendo i lunghi corridoi aperti del palazzo. Camminava con le mani nascoste nelle larghe maniche, come se stesse nascondendo qualcosa, e teneva gli occhi immobili verso il palazzo della regina.

Quando Hana udì dei rumori dietro di lei, si fermò e si voltò, ma non vide nulla. Dovevano essere stati suoni flebili, naturali, solo le foglie mosse dal vento. Tornò dunque a seguire il marito, forse era stata solo colta dalla paura di essere scoperta. Ma perché Eunji si stava recando dalla regina? Non sarebbe dovuto entrare lì, per non essere contaminato dal parto.

Una volta che Eunji giunse al palazzo, lasciò che le guardie si inchinassero e ne approfittò per infilare aghi sottili nelle loro gole. I due uomini crollarono al suolo, con gli occhi sbarrati, in preda a delle convulsioni epilettiche. Il marito si intrufolò quindi nel palazzo, aggirando la costruzione, attento a non farsi vedere dalle dame di corte.

Ad Hana si mozzò il fiato. Passò accanto alle guardie e si chinò per controllare il loro respiro, ma era assente. Le aveva uccise. La giovane afferrò uno degli aghi infilzati sotto carne e li vide gocciolare di una sottile patina lucida. Si coprì le labbra, spaventata.

Doveva ritirarsi, andare via, e non seguirlo. Poi, il timore crebbe ancora di più. Era suo compito fermarlo, in ogni modo. Perciò sollevò i lembi delle gonne rosa e lo rincorse verso i vagiti del neonato reale.

Eunji attese che la regina Soseono fosse portata via da alcune dame per compiere una lustrazione purificativa in una stanza lontana, poi entrò nella camera da letto, dove il bambino si lamentava nella sua culla. Era rosso in viso, con le braccia e le gambe che tremavano in preda ai singhiozzi.

Hana li spiò da dietro un pilastro bianco e dorato, terrorizzata. Il marito tirò fuori un pugnale dalla manica della veste, sollevandolo verso la culla.

«No!» sussurrò Hana, timorosa che altri scoprissero la loro presenza. Uscì fuori dal nascondiglio e crollò in ginocchio, ai piedi dello sposo. Afferrò la coda della veste e la tirò. «Eunji, ti prego, non farlo!»

Quando lui si accorse della sua presenza sgranò gli occhi e in un impeto di rabbia le sferrò un calcio leggero al ventre, così da farla allontanare.

«Hana» sibilò il suo nome, carico di collera. «Ti avverto, non immischiarti nei miei affari.»

Hana incassò il colpo, portando una mano al ventre, timorosa che in quel modo una qualunque gravidanza potesse essere compromessa. Chinò la testa, con la tristezza radicata sotto pelle.

«Eunji, ripensaci. Non potrai tornare indietro se lo farai.»

Il marito diede voce a una risata amara e si avvicinò alla culla, voltandosi a fissarla indispettito. «Tu non capisci, Hana. Questo bambino è figlio della donna che ha ucciso mia madre davanti i miei occhi, della stessa donna che pagherà per ciò che mi ha fatto!»

Hana staccò le mani dalla sua veste, inorridita. Non aveva idea di cosa fosse accaduto alla madre di Eunji, ma come si poteva uccidere un bambino per vendetta?

«E non solo...» Eunji afferrò il bambino per il collo e lo guardò senza alcun sentimento. «Lui è anche un ostacolo alla mia ambizione. Dovrà morire, e lo farà subito.» Sibilò, ficcando la lama nel suo addome.

Fu allora che le porte della sala si spalancarono. Le grida della regina, avvolta da una sottoveste, si fusero a quelle del neonato. Solo Chae-ryeong, insieme ad un nutrito numero di guardie, sorrideva sulla soglia, sfacciata.

«Io ti avevo avvertito, Hana.»

Sì, lo aveva fatto. E lei non le aveva creduto.

Il pianto del bambino divenne agghiacciante quando il sangue scivolò lungo il piccolo corpo, inondando la veste regale. Hana, colta da un senso di nausea, si accasciò al suolo e vomitò, con il corpo che tremava. Si abbandonò a terra, con le braccia che non riuscivano a sostenere il peso, non aveva la forza nemmeno di alzarsi in piedi.

«Chae-ryeong...» sussurrò Eunji, lasciando ricadere il corpo esanime del neonato nella culla. La regina gli piombò addosso, in un fruscio di gonne agitate, e lo colpì al petto con la violenza della debolezza.

«Assassino! Hai ucciso mio figlio, hai ucciso un principe!» urlò a squarciagola.

Chae-ryeong sorrideva ancora e con un cenno del viso mobilitò le guardie, che accerchiarono entrambi. «Il re sarà qui a breve, Eunji, e tu sarai rovinato. Insieme alla tua stupida complice.»

«Io...» la voce di Hana si spense. Sì, era una complice. Non lo aveva fermato, era rimasta a guardare mentre uccideva un innocente.

Re Muyeol arrivò poco dopo, trafelato, con la lunga veste bianca e dorata che strisciava sul pavimento. Non appena vide il sangue nella culla, lo sguardo divenne di metallo. Si avvicinò lentamente, fissando Eunji con odio e disperazione. Il secondo principe non poteva muoversi, era stretto alle braccia da due guardie. Sollevò un braccio e colpì il figlio al volto, con una tale forza da farlo sanguinare.

«Come hai potuto togliere la vita a tuo fratello?»

Eunji si lasciò colpire. Non disse nulla, non osò farlo.

La regina Soseono lo indicò con un dito, ancora in lacrime, sconvolta dal dolore. «Non voglio mai più vederlo, deve andarsene da palazzo! Deve andare via per non tornare mai più!»

«Verrà esiliato» sibilò il re, avvolgendo le spalle della moglie per confortarla. «Non avrà più il titolo di principe e non si avvicinerà al palazzo finché non emanerò un nuovo editto. Fino ad allora lui e sua moglie saranno segregati nel feudo di Haruna.»

Eunji lasciò vagare lo sguardo sul pavimento, poi lo voltò verso Hana e infine verso Chae-ryeong, che tratteneva a stento le risate. Il suo era uno sguardo perso, di chi non aveva più assi nella manica.

Hana rimase a terra, con le mani schiacciate sul pavimento freddo.

Quello era davvero l'uomo che aveva sposato, e amato?

**

Saran non avrebbe dovuto nascondersi nella camera nuziale di Song, difatti se ne pentì. Voleva fidarsi della sua promessa, dare ascolto al sentimento che in quei mesi era cresciuto, ma dopo averlo visto così sorridente durante il rito, qualcosa si era mosso nel suo stomaco.

Così attendeva dietro a un paravento ocra su cui emergeva il ricamo di un grande salice.

Song, ora, non sembrava felice come in precedenza. Sedeva sul letto rosso, su cui erano depositati semi di fiori di loto, con i gomiti adagiati alle ginocchia e lo sguardo perso nel vuoto. Aveva bevuto e gli occhi erano diventati lucidi di ebbrezza. Sembrava anche nervoso, oltre che deluso.

Mae, senza più il velo a coprirle il volto, lo abbracciò da dietro posando il mento sulla sua spalla. Un fiore rosso compariva sulla sua fronte, mentre i capelli erano tirati in cima alla testa, sorretti da una crocchia in cui passavano infiniti pettini e spilloni. Sorrideva mentre gli sfiorava una guancia con le nocche.

«Ho atteso questo momento per molto tempo, daegun mama. Spero soltanto di servirvi al meglio.»

Saran strinse i pugni, rannicchiata in un angolo.

Song non si voltò a guardare la moglie e strinse i pugni fino a ficcare le unghie nei palmi. «Non consumeremo, Mae» le disse, drizzando la schiena. «Sono molto stanco.»

Saran sorrise, sentendo il cuore fermandosi solo per un attimo. Stava davvero mantenendo la promessa, ciò voleva dire che non le aveva mentito. Lo stomaco le doleva di meno.

Mae, però, non era intenzionata ad arrendersi e infilò una mano nella veste nuziale di lui, sfiorandogli il petto.

«Daegun mama, in tal caso... mi crederanno una donna manchevole, incapace di soddisfare il marito.»

Song la allontanò di scatto, ma nel farlo lo scollo della veste di Mae – già allentato – scivolò in basso, scoprendola. Il principe ereditario la guardò solo per un istante, per poi abbassare il mento. Mae, inizialmente turbata, si fece coraggio e sciolse le maniche da sola, facendo scivolare la seta sul corpo, per rimanere nuda. Lo avvicinò a sé, lasciando un bacio leggero sulle sue labbra.

Saran sgranò gli occhi. Quella strega. Era pronta a uscire e a urlarle contro di mollare la presa su di lui, ma temeva che in tal modo Song si sarebbe adirato con lei, trovandola lì dentro a spiarli.

Tuttavia, Song reagì a quel bacio. Afferrò la moglie per i polsi e la trascinò sotto di sé, guardandola assuefatto. «Se vuoi consumare, allora lo faremo. Ma dopo, dovrai lasciarmi in pace» le ordine, mentre si abbassava sul suo volto, di nuovo.

Alla prima risata di Mae, il mondo crollò sulla testa di Saran. Adagiò la schiena alla parete, col cuore che si era gonfiato in gola. L'aveva tradita davvero.

Uscì fuori dal paravento, afferrò un vaso prezioso, pieno di fiori rossi, e lo scaraventò a terra con una tale forza da romperlo in mille pezzi. I frammenti scivolarono fino ai piedi del letto. Quando Song sentì quel rumore si scostò immediatamente dal viso di Mae. La donna si coprì subito con le lenzuola, urlando: «Questa donna è una selvaggia! Cosa ci fa qui?!»

Song scese dal letto, a piedi nudi e avvicinandosi a lei. «Saran...» la chiamò, posando una mano sulla sua spalla.

Come osava quel vile traditore guardarla in quel modo?

«Sei un bugiardo...» sibilò Saran, con le lacrime che strabordavano silenziose dalle ciglia. «Mi sono fidata di te, Song, per la seconda volta!»

Song serrò di più la presa sulla spalla, mentre scuoteva la testa, i suoi occhi erano vividi di terrore. «Saran. quello che hai visto è solo parte di un contratto, non c'è niente oltre questo! Devi credermi!»

«Non mi importa di che cosa si tratta!» Saran lo colpì con un pugno al petto, sbattendolo poi contro la parete. «Mi avevi promesso che non avresti consumato con nessuna delle tue spose. Me lo avevi promesso, Song!» Si asciugò le lacrime con il dorso di una mano. «Non importa cosa dice la tua voce... le tue azioni rivelano sempre ciò che sei davvero.»

Song fece scivolare le mani sui suoi polsi, per stringerli con forza. «Saran, avrei semplicemente consumato il matrimonio. Niente più di questo. Non ci sarebbe stato niente perché sei tu quella che amo! Sei tu quella che voglio!» provò ad asciugarle le lacrime.

«Non mi toccare!» urlò ancora lei, spintonandolo via. «Mi ami? Tu dici di amarmi? Da quando sono arrivata qui hai lasciato che mi umiliassero, che ridessero di me, che mi picchiassero solo perché non volevi indebolire il tuo potere. Ed io ho sopportato per te, ma quando ti ho chiesto di farmi una promessa, tu hai pensato bene di infrangerla!»

«Non è vero! Ti ho protetta, fin dal primo istante!» esclamò Song, lasciando la presa sulla sua pelle. «Non sono riuscito solo una volta, ma allora anche tu hai provocato la reazione di Eunji dicendo che non temevi il dolore. Altrimenti, ti avrei portato via.»

«Non temevo il dolore...» Saran scoppiò a ridere, facendo un passo indietro, sotto lo sguardo attonito di Mae in un angolo del letto. «Chi è che non prova dolore se viene frustato, Song?! Solo perché mi ritengono una selvaggia credi anche tu che la mia pelle sia fatta di metallo e non di carne?!» si allontanò ancora. «Mio padre aveva ragione sugli uomini di Sunju. Le vostre sono parole avvelenate e io... sono stata una stupida accecata dall'amore.»

Saran si voltò, lanciando uno sguardo verso Mae. Sarebbe stato inutile odiarla. «Andrò via, così potrai avere tutte le donne che desideri senza nessuna limitazione imposta da una selvaggia.»

Song boccheggiò di fronte a quelle parole e gli occhi si sgranarono. Allungò una mano verso il suo braccio, per fermarla.

«No, Saran. Io ho bisogno di te!» dichiarò ad alta voce.

Saran si strattonò, colpendolo perché si allontanasse. «Se è davvero come dici, avresti dovuto rispettarmi, o almeno evitare di mentirmi. Invece hai pensato di poter avere tutto. Io non ti sono dovuta. Meriti di avere Mae e tutte le altre donne, ma non me. Non sono disposta ad essere umiliata ancora per qualcuno che non ha saputo mantenere una sciocca promessa.»

Detto ciò, la giovane corse via, scendendo dalla veranda, perdendosi fra i giardini del palazzo.

«Saran!»

La voce di Song ululò dietro di lei, ma il principe non le corse dietro. La lasciò andare via.

Saran non perse tempo ad asciugare le lacrime, che come lame si erano conficcate nelle guance. Stupida ragazzina. Si era fatta abbindolare da un sentimento vacuo. Gli uomini di Sunju non amavano come gli Shonin. Non vi era libertà nel loro amore, ma solo scopi e interessi. E lei non aveva intenzione di sottostare più a niente di simile.

Non si voltò più indietro. Sellò il proprio cavallo nelle stalle e andò via, abbandonando quel palazzo dorato in cui il mercante di cui si era innamorata era diventato un principe interessato solo a perseguire la propria ambizione.

Fine Primo Libro

**

Ed è così che si conclude Cieli di Sangue - il cammino della rovina. A conti fatti abbiamo lasciato delle belle situazioni aperte, dite la verità: Areum nel Khusai, Mi-sun segregata a Sunju, Eunji e Hana esiliati ad Haruna, e SARAN CHE FUGGE DA SUNJU DIMENTICANDOSI LA TECNICA DEI CIELI DI SANGUE.

So che verrà biasimata per questo, ma state tranquilli che è tutto calcolato!

Dunque, io spero che questa prima parte vi sia piaciuta. I capitoli non sono perfetti, e fidatevi se vi dico che sento proprio il bisogno di riscrivere alcune scene completamente da capo. Se non l'ho fatto è a causa della sessione, perdonatemi. A mia discolpa posso dire che questa è una storia che io e Giulia abbiamo scritto nel corso del 2020/2021, i nostri stili erano acerbi T.T

Io vi annuncio già che il secondo libro della trilogia arriverà giorno 26 Giugno, segnatevi la data u.u E nulla, detto ciò io vi ringrazio per avermi seguita nel percorso e per aver seguito i personaggi, anche quando compivano delle scelte discutibili. Avete imparato ad apprezzare qualcuno e ad odiarne un altro, ma vi avviso che nel secondo libro tutto potrebbe cambiare u.u

E anche alcune ship potrebbero crollare MUAHAHAHA!

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