1.17

212 15 323
                                    

Il sudore imperlava la fronte di Junoh, mentre si allenava con una spada a doppio filo nei giardini che attorniavano i suoi quartieri solitari

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Il sudore imperlava la fronte di Junoh, mentre si allenava con una spada a doppio filo nei giardini che attorniavano i suoi quartieri solitari.

Le lacerazioni causate dalle frustate si erano ormai rimarginate e poteva muoversi con maggiore disinvoltura senza incappare nella tensione dei muscoli. Quando faceva saettare la spada nell'aria, tutto dentro di lui si placava. Riusciva a calmare la rabbia che gli ruggiva nelle vene. E poteva pensare con serenità alla sua vendetta. Alla vendetta che avrebbe attuato in onore dei suoi genitori, uccidendo quel bastardo di suo zio: il re Naemul.

Roteò un'ultima volta, provando la forma che il suo vecchio maestro gli aveva insegnato prima che fosse allontanato dal palazzo. Il re temeva che potesse sfruttare le arti marziali per nuocere a lui e alla sua famiglia, e non aveva torto.

Junoh voleva essere pericoloso.

Un colpetto di tosse lo richiamò alla sua destra. Si fermò di colpo, due ciocche di capelli bruni si posarono accanto alle guance. Portò la spada dietro la schiena, ammirando una presenza inaspettata nel suo territorio.

La principessa di Sunju lo stava guardando, con una luce particolare negli occhi. Luminosa quanto l'abito blu intenso, orlato d'oro, che le ricadeva addosso. Quando i suoi occhi ingenui incrociarono quelli di Junoh, le guance della giovane si imporporarono più della polvere di pesca di cui erano cosparse.

«Siete il principe ubriaco» disse a gran voce, mentre la sua dama le sorreggeva un braccio. «Eravate nel mio giardino, ieri.»

«E oggi voi siete nel mio» ridacchiò Junoh, che conficcò la spada nell'erba. Si fece avanti, osservando i mille fermagli e spilloni che la principessa esibiva tra i capelli castani. Tipico di Sunju, arricchire la propria acconciatura in modo così pesante. A Kaewang le donne, portavano i propri capelli liberi, o intrecciati. Non vi era quell'amore smisurato per i gioielli, nonostante le loro miniere fossero pieni di metalli preziosi. «Ditemi, vi mancavo? O siete qui per offrirmi altro vino?»

La dama sgranò gli occhi e tirò il braccio della padrona come a volerla mettere in guardia. La principessa, invece, scrollò le spalle. «A dire il vero mi sono persa, il palazzo è grande rispetto a quello di Sunju. Sembra...»

Una prigione.

Un labirinto fatto di prigioni, questo avrebbe voluto dire Junoh.

La giovane si morse le labbra, forse quella stessa parola doveva esserle morta in gola. Così cambiò subito discorso, in tono acuto. «Ad ogni modo, sto cercando i quartieri della principessa Areum, per conversare con lei. Non ci sono molte donne al palazzo, da quello che ho potuto notare in queste settimane» aggiunse, tornando impettita.

Junoh esibì una smorfia mentre si avvicinava a lei. Si fermò a pochi passi, nonostante la dama non fosse propensa a lasciarli così vicini. Lui non ci badò. «Vi credevo interessante, invece desiderate intrattenervi con la donna più antipatica del regno» sbuffò, spostando una ciocca dietro l'orecchio. «Poiché la vostra dama è inutile - avrebbe dovuto imparare lei come orientarsi per scortarvi ovunque - vi accompagnerò io, ho finito di allenarmi.»

Cieli di Sangue - Il Cammino Della RovinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora