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Sapere che Mi-sun si fosse sposata poco tempo dopo la sua partenza era stato per Song un gran dispiacere, avrebbe voluto salutare la sua sorellina, ma gli eventi si erano susseguiti troppo velocemente

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Sapere che Mi-sun si fosse sposata poco tempo dopo la sua partenza era stato per Song un gran dispiacere, avrebbe voluto salutare la sua sorellina, ma gli eventi si erano susseguiti troppo velocemente. Una parte della colpa spettava a Eunji, che era venuto meno ai propri doveri rifiutandosi di sposare la prima principessa di Kaewang. Una mossa stupida, aveva pensato Song, visto che se avesse davvero convolato a nozze con quella ragazzina avrebbe potuto vantare grande potere su un vastissimo territorio, ma forse era meglio così.

Song decise di scacciare via quei pensieri e portò le mani, coperte dalle larghe maniche bianche, dietro la schiena. Aveva lasciato che i capelli, tirati indietro sulla testa, scivolassero sulla schiena, com'era stato solito a fare tra gli Shonin. D'altra parte, voleva far sentire Saran a suo agio.

Ora la stava aspettando, in piedi sulla veranda del palazzo che le aveva donato, trepidante al pensiero di vederla vestire uno degli hanbok tipici di Sunju.

«Che oscenità!» esclamò la giovane, uscendo sgraziata fuori dalle porte. Indosso aveva un abito blu e giallo, che sembrava quasi abbracciare le forme minute del suo corpo, ricadendo ben oltre le caviglie. «Non pensavo che questi vestiti fossero una simile tortura.»

«Li paragoni davvero a una tortura?» Song si lasciò andare a una risata, poi le carezzò le guance, incorniciate da lunghe ciocche abbellite da fermagli tintinnanti. «Esageri, Saran, sei davvero bellissima.»

La ragazza arricciò il naso pur di non arrossire, ma le gote si imporporarono ugualmente, dandole un aspetto ingenuo. «Spero sia come dici, però sappi che sono molto infastidita. Le dame non hanno fatto altro che guardarmi come se fossi pericolosa, per non parlare di come fissano te! Sembra che non vedano l'ora di poterti mettere le mani addosso.»

«Deduco tu sia gelosa, se la cosa ti infastidisce tanto» Song soppresse una risata, intrecciò le dita alle sue e la scortò con sé verso uno dei giardini. «Non temere, farò in modo che tutti possano vedere quanto siamo uniti.»

Il primo principe non stava mentendo, voleva davvero che tutti comprendessero l'affetto che li legava. Aveva già sbagliato con Saran e non voleva rischiare di perderla ancora, lei rappresentava una via di fuga da quel mondo fatto di perle avvelenate. Non voleva allontanarsi da lei, perché l'affetto che provava nei suoi confronti era sincero. Senza contare che gli aveva portato la tecnica dei Cieli di Sangue, per lui era stata simile a una benedizione, quella ragazza.

Song provò il desiderio di baciarla, ma dovette contenersi.

«Sai cos'è davvero strano?» domandò poi Saran, cambiando argomento. «Le vostre tende! Sono enormi e piene di oggetti inutili!»

Un'altra risata. Song pensava di non essersi mai divertito così tanto in vita sua.

«Queste non sono tende, ma palazzi, lo sai bene» le disse, arrivando al giardino e inoltrandosi tra l'erba e i fiori. Da quel punto, si riuscivano a scorgere molte delle alte costruzioni regali. «Guarda, lì c'è il Palazzo della Suprema Gioia, e invece là quello della Tranquillità Celestiale e...» Song si voltò e sollevò l'altro braccio in direzione di un padiglione. «Quello è il Padiglione delle Nubi.»

Cieli di Sangue - Il Cammino Della RovinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora