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La testa doleva e Shu Lien aveva timore di aprire gli occhi, perciò non lo fece

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La testa doleva e Shu Lien aveva timore di aprire gli occhi, perciò non lo fece.

Non subito.

Era più facile fingere di dormire, per rimandare ogni litigio e ogni responsabilità. Eppure, le voci ovattate dei suoi genitori arrivavano forti e chiare alle sue orecchie, le pareti in carta di riso non erano abbastanza pesanti da mantenere certe parole al sicuro.

Shu Lien socchiuse le palpebre e si portò una mano al collo fasciato, che bruciava a causa del taglio che si era inflitta. Da chissà quale altra stanza, sua madre stava aspramente rimproverando suo padre, il quale taceva, lasciando sfogare la moglie. Tuttavia, Shu Lien sapeva che le difese perpetrate dalla madre in suo favore non sarebbero servite a niente.

«Jiejie, non muoverti» le sussurrò Dalang, seduto accanto al suo giaciglio. Doveva averle fatto la guardia, a discapito dei silenzi che emanava in presenza di Yan Kai. «Ti abbiamo fatto svenire per evitare che facessi sciocchezze, ma...»

«Sheng» sussurrò Shu Lien, afferrando il braccio di Dalang, il quale si incupì nuovamente. «Didì, portami da lui, per favore.»

Dalang strattonò il braccio dalla sua presa e si alzò, sistemando lo shenyi cobalto sul petto magro. Poi scosse il viso, incapace di trattenere le parole per sé. «Non hai bisogno di vederlo, è stato liberato e non ha riportato alcuna ferita. Dimenticalo ed esegui gli ordini di nostro padre.»

Shu Lien si mise a sedere, ripiegando le coperte in vita e fissando una delle lanterne luminose che pendevano dal soffitto della sua stanza. Una flebile luce proveniva dall'interno che, forte, non si spegneva mai. «Se non mi guiderai tu, andrò a cercarlo da sola.»

Dalang si voltò di scatto, colpendola con uno sguardo di rimprovero che la giovane si fece scivolare addosso come olio. Dalang non era mai stato un ragazzo dedito alle diatribe. Si arrendeva facilmente, era sempre così accomodante. Perché ora si stava comportando in maniera ostile? «D'accordo, ti porterò da Sheng, ma non biasimarmi se quello che vedrai non ti soddisferà.»

Shu Lien non fece caso a quelle parole, Dalang era ripieno fino all'orlo degli insegnamenti del padre, non gliel'avrebbe mai data vinta. Perciò, la ragazza scese dal letto. Era ancora vestita con gli abiti del giorno prima, si premurò solo di indossare le scarpine e afferrare la mantella, per poi seguire Dalang fuori dalla sua stanza.

Suo fratello non si premurava dei servi, questi chinavano il capo al suo passaggio. Si fidavano dell'operato di Dalang, mentre del suo no. Shu Lien non aveva mai notato una simile differenza, forse perché non si era mai premurata di osservare con attenzione.

Shu Lien uscì dalla mansione in tutta fretta e, una volta oltrepassati i giardini e il grande arco di pietra che, sulla sommità, era stato abbellito da un cartello rosso sopra cui rilucevano gli ideogrammi del cognome Lu, notò Dalang salire a bordo del suo cavallo bianco.

Cieli di Sangue - Il Cammino Della RovinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora