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Uscire durante la notte non era stata una buona idea, ma Shu Lien non aveva avuto tempo di pensare in modo lucido

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Uscire durante la notte non era stata una buona idea, ma Shu Lien non aveva avuto tempo di pensare in modo lucido. La giovane aveva semplicemente seguito il suo istinto, decidendo di sfruttare l'assenza dei genitori, allontanatisi in vista della loro consueta passeggiata serale, per correre in direzione della piazza di Xuliang. Il luogo in cui si ergeva la Pagoda degli Auspici, il punto più sacro di tutta Qiong. In quel luogo, su dei gusci oracolari, venivano lette profezie che, si diceva, provenissero niente meno che dai Cieli.

Tuttavia, Shu Lien non stava andando lì per ricercare uno dei preziosi gusci di tartaruga, bensì per vedere Sheng.

Il suo amato era un orfano e aveva vissuto nella Pagoda degli Auspici fin dall'infanzia, insieme a suo fratello, di qualche anno più piccolo. Sheng se l'era sempre cavata da solo, aveva sacrificato se stesso per raggiungere un posto di lavoro di tutto rispetto fra le mura della famiglia Lu, e Shu Lien sapeva quanto meritasse una vita onorevole accanto a lei. Avrebbe potuto dargli ricchezze e farlo vivere nell'agio, ma suo padre aveva rovinato tutto.

Shu Lien raggiunse lo steccato che cingeva i giardini della grande pagoda con una mantella sollevata sul capo, che l'avrebbe nascosta da sguardi indiscreti, poi si addentrò nel cortile e alzò il viso in direzione dell'immensa struttura che si ergeva su otto piani. I tetti di tegole d'oro erano percorsi da dragoni argentei e le pareti rosse dipinte con figure eleganti. I suoni dei mantra ripetuti dai monaci si ergevano dall'interno, confondendosi al rimbombo delle campane di bronzo che attorniavano il cortile rigoglioso.

Shu Lien non era entrata molte volte in quel luogo, perciò si torturò il labbro inferiore prima di avviarsi in direzione delle scalinate di marmo che le permisero di accedere all'interno della Pagoda. Per sua grazia, Sheng era ancora a meditare, come faceva sempre dopo il lavoro, per questo non ebbe bisogno di cercarlo. Lui sedeva a gambe incrociate nell'ampia sala d'entrata, di pianta circolare, sul cui pavimento era stato dipinto un gigantesco fiore di loto e alle cui pareti risplendevano un centinaio di candele brucianti.

«Sheng» lo chiamò Shu Lien, abbassandosi la cappa del mantello. Il giovane sussultò prima di voltarsi. Aveva degli occhi terrorizzati, quasi non si aspettasse di poterla mai vedere in quel luogo. «Sono io. Devo parlarti...»

«Non dovresti essere qui» la interruppe Sheng, mettendosi in piedi e sistemandosi la cinta purpurea che gli cingeva i fianchi stretti. Nella sua voce vi era talmente tanta severità che Shu Lien temette di restarne soffocata. «Ti hanno vista, mentre camminavi verso la Pagoda degli Auspici? Se tuo padre sapesse che hai lasciato la sua dimora in piena notte...»

Shu Lien sospirò affranta. Certo non si era aspettata un'accoglienza così fredda, ma doveva essere determinata e continuare nel suo piano originale. «Mio padre ha intenzione di separarci, Sheng. Sono venuta qui per annunciarti...» le parole le mancarono in gola, e solo dopo qualche istante di calma riuscì a replicare: «Che mio padre ha intenzione di farmi sposare Yong, il primo principe di Kaewang.»

Cieli di Sangue - Il Cammino Della RovinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora