Cieli di Sangue - Il Cammino...

By Chiarasaccuta_writer

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"Un potere oscuro si cela fra le tribù del deserto, oltre la muraglia che divide due regni in lotta. Un poter... More

Il Cammino Della Rovina - Personaggi
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By Chiarasaccuta_writer

La testa doleva e Shu Lien aveva timore di aprire gli occhi, perciò non lo fece.

Non subito.

Era più facile fingere di dormire, per rimandare ogni litigio e ogni responsabilità. Eppure, le voci ovattate dei suoi genitori arrivavano forti e chiare alle sue orecchie, le pareti in carta di riso non erano abbastanza pesanti da mantenere certe parole al sicuro.

Shu Lien socchiuse le palpebre e si portò una mano al collo fasciato, che bruciava a causa del taglio che si era inflitta. Da chissà quale altra stanza, sua madre stava aspramente rimproverando suo padre, il quale taceva, lasciando sfogare la moglie. Tuttavia, Shu Lien sapeva che le difese perpetrate dalla madre in suo favore non sarebbero servite a niente.

«Jiejie, non muoverti» le sussurrò Dalang, seduto accanto al suo giaciglio. Doveva averle fatto la guardia, a discapito dei silenzi che emanava in presenza di Yan Kai. «Ti abbiamo fatto svenire per evitare che facessi sciocchezze, ma...»

«Sheng» sussurrò Shu Lien, afferrando il braccio di Dalang, il quale si incupì nuovamente. «Didì, portami da lui, per favore.»

Dalang strattonò il braccio dalla sua presa e si alzò, sistemando lo shenyi cobalto sul petto magro. Poi scosse il viso, incapace di trattenere le parole per sé. «Non hai bisogno di vederlo, è stato liberato e non ha riportato alcuna ferita. Dimenticalo ed esegui gli ordini di nostro padre.»

Shu Lien si mise a sedere, ripiegando le coperte in vita e fissando una delle lanterne luminose che pendevano dal soffitto della sua stanza. Una flebile luce proveniva dall'interno che, forte, non si spegneva mai. «Se non mi guiderai tu, andrò a cercarlo da sola.»

Dalang si voltò di scatto, colpendola con uno sguardo di rimprovero che la giovane si fece scivolare addosso come olio. Dalang non era mai stato un ragazzo dedito alle diatribe. Si arrendeva facilmente, era sempre così accomodante. Perché ora si stava comportando in maniera ostile? «D'accordo, ti porterò da Sheng, ma non biasimarmi se quello che vedrai non ti soddisferà.»

Shu Lien non fece caso a quelle parole, Dalang era ripieno fino all'orlo degli insegnamenti del padre, non gliel'avrebbe mai data vinta. Perciò, la ragazza scese dal letto. Era ancora vestita con gli abiti del giorno prima, si premurò solo di indossare le scarpine e afferrare la mantella, per poi seguire Dalang fuori dalla sua stanza.

Suo fratello non si premurava dei servi, questi chinavano il capo al suo passaggio. Si fidavano dell'operato di Dalang, mentre del suo no. Shu Lien non aveva mai notato una simile differenza, forse perché non si era mai premurata di osservare con attenzione.

Shu Lien uscì dalla mansione in tutta fretta e, una volta oltrepassati i giardini e il grande arco di pietra che, sulla sommità, era stato abbellito da un cartello rosso sopra cui rilucevano gli ideogrammi del cognome Lu, notò Dalang salire a bordo del suo cavallo bianco.

Se lo era già fatto preparare?

«Vieni con me, so dove trovare quel bastardo» la chiamò il fratello, sporgendosi sulla sella per porgerle una mano. Shu Lien la afferrò stranita e con un balzo salì sulla sella, dietro il fratello, per appoggiarsi alla sua schiena. Dalang fece schioccare i talloni sui fianchi della bestia, che cominciò a incamminarsi lungo le vie di Xuliang, silenziose a quell'ora della notte.

«Per quanto ho dormito?» domandò Shu Lien, a bassa voce.

Dalang sollevò lo sguardo in direzione del cielo, dove la luna piena brillava insieme agli astri. «Una notte e un giorno.»

Shu Lien avvolse le braccia intorno ai fianchi del fratello e posò il mento sulla sua spalla. «Avevi già il cavallo pronto. Credevi che ti avrei chiesto di portarmi da Sheng non appena mi fossi svegliata?»

Dalang sospirò sfiancato, lasciando nitrire il destriero, ma imboccando una via poco frequentata. «No, in verità sarei voluto andare a fare una cavalcata fuori città, per schiarirmi le idee, ma non ti svegliavi più, così ho deciso di restare al tuo fianco.»

Shu Lien sorrise mesta, ma la felicità durò poco. Le bastò osservare le pesanti lucerne di vetro che illuminavano una via larga, fiancheggiata da numerose case da tè da cui provenivano i profumi di agrumi e gelsomino. Alcuni uomini passeggiavano ebbri di vino, con al fianco donne di facili costumi. «Dalang, dove siamo?»

Lui tirò le redini del cavallo di fronte una magione dai tetti verdi, che si sopraelevava su tre piani differenti. Dall'interno, provenivano rumori di risate femminili, miste al suono degli strumenti. «Non volevi vedere il tuo innamorato? Non appena è uscito di prigione, secondo le spie di nostro padre, si è recato subito qui: alla Casa delle Stelle, di madama Zu'er.»

Shu Lien scese da cavallo con il volto contratto in una smorfia di sdegno. Forse aveva sbagliato a giudicare Dalang in positivo, forse anche lui si stava prendendo gioco di lei, con l'aiuto di suo padre. «No, mi stai prendendo in giro. Dubito che Sheng, una volta libero, sia venuto in questo lurido posto. Vuoi davvero farmi soffrire? Non hai un minimo di cuore?»

Dalang scese a sua volta da cavallo, senza lasciare le redini, che si premurò di legare al pilastro che sorreggeva il tetto della veranda. «Ti ho mai mentito, jiejie

«No, ma potresti aver cominciato adesso. Se nostro padre te lo chiedesse, ne saresti capace» sibilò Shu Lien, la quale stava già temendo che quella bugia si trasformasse presto in verità. «Per una volta, prendi le mie parti. Te lo chiedo per favore...»

«Ti ho portato qui esattamente perché ho preso le tue parti, fin dall'inizio!» le urlò addosso Dalang, lasciando stare il cavallo. Aveva i pugni stretti e le nocche sbiancate, gli occhi lucidi di lacrime non versate. Piangeva sempre quando si innervosiva troppo. «Mi sono messo a pedinare Sheng mesi fa, perché temevo che avesse accettato i tuoi sentimenti solo per sfruttare la tua posizione, e non mi sono sbagliato. Lui ha sempre avuto un'amante, Lien. Un'altra donna, straniera per di più!»

Quelle parole, dette con tanta rabbia, colpirono Shu Lien come una secchiata d'acqua gelida. Stavolta furono i suoi occhi a riempirsi di lacrime, e due gocce d'acqua lasciarono le sue ciglia. «Mi stai mentendo...»

Dalang soffocò una risata amara, poi le afferrò il polso con violenza e la trascinò con sé oltre le porte della magione verde. Una volta superata la soglia, Shu Lien fu accecata da un tripudio di luce ambrata e le sue narici vennero inebriate da un forte odore speziato: non poteva essere altro che un afrodisiaco.

Dalang la fece accedere a uno dei grandi saloni della magione, dove festoni di damasco e frutta si abbarbicavano fra le pareti dipinte con scene a dir poco maliziose. Sul pavimento, una distesa di tappeti orientali ospitava donne seminude che facevano compagnia ai rampolli più eminenti di tutta Xuliang. Fra di essi, però, non vi era Sheng. Ci pensò Dalang a indicarglielo, sollevando lo sguardo verso una pila di cuscini, sopra cui era seduta una giovane dai capelli castani racchiusi in una crocchia, da cui pendevano due bacchette di corallo. Il viso non era eccessivamente truccato, ma le labbra erano di un rosso intenso e fra le clavicole vi era stato disegnato un fiore, il tratto distintivo di ogni cortigiana.

Indosso portava un abito d'organza cobalto, la cui gonna smeraldo, minuziosamente tagliata, lasciava intravedere le lunghe e lisce gambe. Sheng era proprio lì, con la testa adagiata sul suo grembo e una brocca di vino in mano. Sembrava ubriaco, e lei gli accarezzava i capelli, parlandogli come se lo conoscesse da una vita.

«Adesso mi credi, Shu Lien?!» le domandò Dalang, in un sussurro, abbassando il braccio. «Adesso che lo vedi con i tuoi occhi, capisci perché non puoi sposarlo? Tu cerchi una persona che ti ami incondizionatamente e lui non rispecchierà mai i tuoi canoni, perché non ti merita.»

Non era raro che Dalang si comportasse come un fratello maggiore, a volte Shu Lien pensava che avrebbe meritato di nascere per primo. Invece, il fardello della primogenitura si era posato sulle sue spalle, rese ancora più pesanti da quell'ennesima delusione.

«Ho passato una notte in prigione perché ho la lingua lunga, sai...» mormorò Sheng, ridacchiando.

La giovane cortigiana sospirò come una madre avrebbe fatto di fronte un bambino troppo discolo, e gli parlò a cuore aperto. «Non devi mentirmi per forza, Sheng. So della tua storia con la più nobile delle ragazze di Qiong, si dice che tu sia finito dietro le sbarre proprio per questo... E pensare che mi avevi promesso amore eterno, sei davvero un bugiardo.»

Sheng rimase in silenzio a fissare il vuoto, consapevole di essere stato colto con le mani nel sacco, poi drizzò la schiena e cinse con un braccio le spalle della sua amante, sorridendole bonario. «Ise, ti conosco. Sapevo che ti saresti arrabbiata, ma in fondo non c'è da preoccuparsi. Tra me e quella ragazza è finita. Suo padre non ci lascerà mai stare insieme.»

Shu Lien rimase paralizzata di fronte quella constatazione. Sheng aveva preso da solo la scelta di lasciarla e non gliel'aveva neanche detto, preferendo confrontarsi con quella...

Ise.

Una deportata di Haruna.

Cosa poteva esserci di peggio?

Ise continuò ad ogni modo a rispondergli, spostando la frangia dalla fronte e adagiando la testa al suo petto. «Non mi sarei arrabbiata, invece. Sono una cortigiana, non posso darti nulla, una donna di un certo rango ti avrebbe concesso onori e ricchezze. Io mi sarei accontentata di restare al tuo fianco come concubina, almeno avrei lasciato questo posto terribile...»

Sheng ammorbidì le labbra in un sorriso e la baciò affettuosamente sulla fronte.

Da quando si conoscevano? Da quanto stavano insieme? E da quando andava avanti quella farsa?

Shu Lien avrebbe voluto scoppiare a piangere, ma Sheng rispose: «Grazie, Ise. Sai, tu non mi fai mai sentire oppresso e io... Sono felice di averti con me. Mi dai sicurezza anche quando questa non c'è.»

«Oh, anche tu dovrai darmi sicurezza, perché non siamo più solo in due» replicò la giovane, prendendo la mano di Sheng per posarsela sul ventre appena gonfio.

Era incinta.

Quella donna era incinta di Sheng, e nemmeno lui sembrava esserne a conoscenza, vista l'espressione di stupore che si era appena formata sul suo volto. «Tu... aspetti un bambino?»

Ise annuì, facendo tintinnare gli orecchini di cristalli sulle orecchie. Ora era più severa, nella voce. Poiché da quella conversazione non dipendeva più soltanto la sua posizione, ma anche quella di un bambino. «Il figlio è tuo e lo sai bene. Mi hai comprata e non passo le mie notti con nessun'altro uomo da quando effettui i pagamenti, perciò... Lo riconoscerai, vero?»

Sheng incurvò le labbra in un sorriso, come se avesse ritrovato la sua luce nell'oscurità, e accarezzò il grembo della sua amante con amore. «Certo che lo farò, e resterò con te.»

Era abbastanza.

Shu Lien afferrò il primo vaso che le capitò sottomano e lo gettò al suolo, attirando l'attenzione dei presenti su di sé, compresa quella di Sheng. Quando la vide, l'uomo fece per alzarsi, ma Shu Lien avanzò come una furia e gli urlò addosso, senza rimpianti: «Non osare dire una parola. Mi sono quasi uccisa per salvarti la vita, e ti ritrovo in un bordello insieme a un'amante che possiedi da chissà quanto tempo!»

Sheng rimase paralizzato e per un istante non riuscì quasi ad articolare le parole, ma, subito dopo, scosse la testa e riprese coscienza. «Che cosa ci fai qui?» le chiese, stupidamente. «Non avresti dovuto... Lien, ti avrei spiegato tutto.»

«Non dovevo cosa? Ascoltare? Così che tu continuassi a ingannarmi?» rise d'amarezza Shu Lien, sentendo nuove lacrime pizzicare le ciglia. Non poteva credere di essere andata contro la sua famiglia, contro suo padre, per un uomo del genere. «Sei un ipocrita.»

Ise si alzò appena con l'aiuto di una servetta e provò a insinuarsi all'interno della conversazione, mantenendo pur sempre contegno. «Per favore, non litighiamo. Io sono solo una concubina, non vi sarò di intralcio, non desidero altro che avere un tetto sulla testa e...»

«Chiudi la bocca, puttana!» le urlò addosso Shu Lien, provocando la reazione fulminea di Sheng, il quale le afferrò le spalle con un'eccessiva violenza e puntò gli occhi nei suoi, resi languidi dal vino. «Tu...»

«Non osare rivolgerti così ad Ise» sibilò l'uomo, lasciandola andare con uno strattone. «Sei sempre stata morbosa, e guarda dove ci hai portato! Sono finito nelle segrete per colpa della tua idea, Shu Lien. Devi accettare la realtà, io e te non potremo mai stare insieme!»

Shu Lien lo spintonò con furia, ormai non ci vedeva più a causa delle lacrime e quel senso di spaesamento che provava era in grado di annientare il suo corpo, ma non il suo spirito. «Potevamo, invece! Io ero pronta a fuggire con te, ma tu ti sei nascosto dietro infinite scuse. Quando la verità era che non volevi lasciare lei!» urlò, indicando con un dito la prostituta.

Sheng si mise nuovamente davanti a Ise, come a volerla proteggere col proprio corpo, e sollevò la voce, così che la ragazza non potesse contrastarlo neanche volendolo. «Fuggire? Così tuo padre ci avrebbe ucciso?! Torna a casa Shu Lien, parti per Kaewang e sposa il primo principe, non sai nemmeno tu di cosa stai parlando.»

«Non lo so?!» Shu Lien indietreggiò, capendo di aver dato spettacolo, uno spettacolo che si sarebbe trasformato in uno scandalo. E lei era stufa. Stufa di essere presa in giro e di essere utilizzata, ma, a quanto pareva, non poteva fidarsi di nessuno. Nemmeno dei suoi amici, o delle persone che amava. «Sei ignobile, Sheng. Ho creduto per tutto questo tempo di essermi innamorata di un uomo, quando davanti a me non c'era altro che un ragazzino.»

Sheng scrollò le spalle e sedette accanto a Ise, come a voler rimarcare ancora di più la sua posizione. «Forse mi hai visto in maniera sbagliata per tutto questo tempo, Shu Lien.»

«Sì, è proprio così, l'amore mi ha accecato.» La ragazza incurvò le labbra in una smorfia piena di sdegno e gli voltò le spalle, ormai consapevole che non ci fosse più niente da salvare. Era tutto finito, annegato. «Addio.»

Detto ciò, Shu Lien si avviò in direzione di Dalang, il quale la aspettava accanto a una tenda.

Shu Lien udì la voce di Sheng chiamarla, ma lei non si fermò. No, se voleva parlarle l'avrebbe seguita, ma Sheng non lo fece. La lasciò allontanare, come si faceva con le maree troppo violente.

L'acqua scivolava sempre dalle mani.

**

Shu Lien non aveva più obiettato alle richieste del padre, bensì aveva accettato il proprio destino come solo un soldato avrebbe potuto fare. Certo, non nella migliore maniera, era da un po' che non riusciva a mangiare bene. Se ne stava tutto il giorno nel giardino, di fronte al lago artificiale dove una moltitudine di fiori di loto galleggiava sulla superficie, in attesa di un segno che non sarebbe mai arrivato.

In attesa di Sheng.

Shu Lien si morse le labbra, con la gonna rosea dell'abito aperta a mo' di corolla intorno alle gambe e i piedi a contatto con l'erba del primo mattino, carica di rugiada. Sarebbe partita dopo pranzo, e avrebbe lasciato per sempre il luogo in cui era vissuta e cresciuta.

Da sola.

La ragazza asciugò la una lacrima dagli occhi e si torturò una ciocca di capelli, notando in lontananza la figura della madre passeggiare lungo la veranda. Non appena Tae-ri la notò, discese le scale e si incamminò verso di lei.

Indossava un abito celeste, dalle gonne ampie, stretto in vita da una fascia argentea. I capelli corvini fluivano liberi sulla schiena, solo una moltitudine di trecce sottili le circondava la nuca.

Erano quelli i costumi di Kaewang, e sua madre sapeva come portarli elegantemente.

«Ti è sempre piaciuto guardare i fiori di loto, fin da quando eri appena uscita dal mio grembo» le disse la madre, con voce placida, inginocchiandosi al suo fianco e carezzandole la schiena. «Il tuo nome si rifà proprio a questo magnifico fiore. Forse anche la tua vita sarà come quella di un loto.»

Shu Lien tirò in su col naso, il sole ancora non trapelava dalle nuvole e il cielo era grigio. Si sarebbe ammalata, se fosse rimasta ancora fuori. «Che cosa volete dire, muqin

Tae-ri si sporse sullo stagno e accarezzò i petali carnosi di quei fiori rosa, senza però staccarli dall'acqua. «Il loto affonda le sue radici nel fango e sboccia gloriosamente in superficie» le spiegò in un sussurro, prima di voltarsi a fissarla. «Lien'er, qualsiasi cosa ti sembri insormontabile adesso, nel tuo avvenire lo ricorderai come un ostacolo che sei stata in grado di superare.»

Shu Lien scosse il capo e singhiozzò, chinandosi il capo per la vergogna. «Non riuscirò mai a superare questo, muqin. Non c'è niente di glorioso nella mia vita, e mai ci sarà.»

Tae-ri posò una mano sotto il suo mento, con semplice dolcezza. «Menti, invece. Tu sarai la regina di Kaewang, un giorno: la donna più potente di tutte» la rassicurò sua madre, abbracciandola. «E, magari, amerai di nuovo. Amerai il principe Yong, se riuscirai a fargli spazio nel tuo cuore. Solo allora potrai fiorire come un loto, hai capito?»

Shu Lien annuì, pur continuando a singhiozzare, e affondò il viso sul petto della madre, la quale le accarezzò i capelli. «Ne siete convinta? Mi sono già rivelata un disastro...»

Tae-ri rise appena, incapace di adirarsi con lei. L'aveva sempre difesa, fin da bambina, perché erano molto più simili di quanto si pensasse. «Non sei un disastro, altrimenti tuo padre non ti avrebbe scelta per questo matrimonio. Anche lui ha fiducia in te, come ne ha Dalang, come ne ho io» le sussurrò la donna, aiutandola ad alzarsi per sistemarle i capelli dietro le orecchie. «Ora non piangere più. Hai versato lacrime per cinque giorni, in attesa di qualcuno che non tornerà. Voglio vederti fiera come lo sei sempre stata. Me lo prometti?»

Shu Lien incrociò gli occhi della madre, chinando il capo in segno di assenso. Aveva bisogno di un appoggio, in quel momento, e Tae-ri era l'unica in grado di darglielo. «Vi voglio bene, muqin...»

«Anche io te ne voglio, mia bellissima Lien» rise appena Tae-ri, soffocando un singhiozzo in procinto di abbandonare le sue labbra. «E sono sempre orgogliosa di te.»

Shu Lien abbassò entrambe le palpebre, liberando altre due lacrime. Le ultime che avrebbe versato, perché da quel momento in poi sarebbe stata da sola. Non ci sarebbe stata sua madre, e nemmeno Dalang, o suo padre pronta a difenderla dalle male lingue.

Sarebbe andata a Kaewang, avrebbe sposato il primo principe e avrebbe fatto di tutto per diventare regina. Non si sarebbe più fatta abbattere da niente e da nessuno.

**

Didì: fratellino
Jiejie: sorella maggiore.
Muqin: Madre.
Shenyi: Tipica veste cinese in seta, sovrapposta sul petto.

Siamo solo al capitolo sette e già vi riempio di gioie, non è vero?

Scherzi a parte, la storia di Lien è molto triste. È una ragazza che sogna l'amore incondizionato e aveva proiettato tutti i suoi sogni e aspettative su Sheng. Peccato le cose non siano andate come previsto <\3

Ora c'è da vedere come andranno le cose in questo triangolo fra Yong, Mi-sun e Shu Lien. Lien è disposta a diventare regina, Mi-sun vi assicuro che ha un bel caratterino, e Yong non è ancora stato nominato Principe Ereditario.

Cosa ci prospetta il futuro? Lo scopriremo mercoledì, per il matrimonio di Hana ed Eunji. Un'altra unione felice possiamo dire ahahaha.

Salutiamo per ora la Contea di Qiong perché non la rivedremo per un po', ma non dimenticate nessuno dei personaggi che sono stati qui presenti. Sheng, Lu Han, Yan Kai, Tae-Ri e Dalang. Saranno tutti importanti più avanti!

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