Cieli di Sangue - Il Cammino...

بواسطة Chiarasaccuta_writer

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"Un potere oscuro si cela fra le tribù del deserto, oltre la muraglia che divide due regni in lotta. Un poter... المزيد

Il Cammino Della Rovina - Personaggi
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بواسطة Chiarasaccuta_writer

Il palazzo del terzo principe possedeva uno dei giardini più belli di tutto il palazzo, in cui si ergeva un grande salice dalle foglie che si piegavano nel vento, alla stregua di seta verde. Mi-sun aveva sempre amato sonnecchiare sotto quell'albero durante la primavera, mentre Shin le faceva compagnia, leggendo i suoi scritti sulla filosofia e la letteratura. I due si erano sempre ritagliati quei momenti fin da quando erano bambini, dove potevano essere niente meno che due fratelli affezionati l'uno all'altra.

Niente di più.

Stavolta, però, Mi-sun non riusciva a dormire. A dire il vero, non faceva altro che sorridere, mentre Shin attendeva che compiesse la sua mossa sulla scacchiera bianca e nera del baduk. Mi-sun era evidentemente in svantaggio, le sue pedine, quelle nere, erano state accerchiate da quelle bianche del terzo principe, che era riuscito ad ingabbiarla.

Shin le rivolse uno sguardo curioso, prima di piegare lo sguardo in un sorriso. «Dovresti imparare a nascondere meglio i tuoi sentimenti. Tutto ciò che provi ti si riflette in viso, sorella.»

Mi-sun sospirò, adagiando le mani sulle gonne indaco che avvolgevano il suo corpo minuto. Sentiva i capelli castani dolere a causa della pesante acconciatura, cinta da un lungo diadema dorato. Persino i lobi erano appesantiti dagli orecchini laminati, eppure, tutto sembrava passare in secondo piano. «Sono felice, Shin.»

«Felice di sposarti con un principe che non è nemmeno stato nominato ereditario?» le domandò il fratello, avvolto da leggere vesti candide, sovrapposte sul petto e cinte con una fascia argentea in vita. «Sei la prima principessa di Sunju, avresti potuto ambire a qualcosa di più.»

«Yong è tutto quello che voglio, da sempre!»

«No, è tutto ciò che vuoi dalle ultime tre celebrazioni di pace» la prese in giro Shin, mentre i raggi del sole che riuscivano a penetrare dalle fronde si riflettevano sul suo viso pallido, enfatizzato ancora di più dai lunghi capelli neri che scivolavano fin sui fianchi. «Per tutti i Cieli, hai pretendenti in ogni dove, perché dovevi scegliere proprio qualcuno di Kaewang?»

Mi-sun sbuffò di fronte quella presa in giro e compì la sua mossa con una certa ingerenza. «Perché Yong è l'unico uomo che abbia suscitato in me qualcosa che non sia la noia!»

«Quindi io ti do noia, è questo che stai dicendo?» le domandò Shin, ridendo soffuso.

Mi-sun rise a sua volta, spandendo nell'aria il suono ancora infantile della sua voce. «No, certo che no. Tu sei il migliore dei miei fratelli. Song non è mai presente ed Eunji mi ha sempre trattato con odio. Io a te voglio bene davvero, orabeoni

Shin strinse fra l'indice e il medio una delle sue pedine, smettendo di ridere. Socchiuse le labbra e la guardò con più serietà, come se temesse l'effetto di quelle parole. «Sai, credo davvero che mi mancherà vederti sbucare nel mio giardino quando sarai a Kaewang» le rivelò, portando a termine una mossa che, Mi-sun intuì, fu volutamente sbagliata. Shin stava cercando di farle recuperare terreno. «E, per quel che vale, anche io ti voglio bene. Sebbene nel palazzo non conti niente...»

Mi-sun aggrottò le sopracciglia, notando il volto del fratello rabbuiarsi.

Shin era chiamato il Principe Dimenticato, a Corte. Il loro padre reale non andava mai a fargli visita e durante i consigli era raro che la sua parola venisse presa in considerazione. Mi-sun sapeva che lui ne soffriva.

Song ed Eunji spadroneggiavano mentre lei e Shin erano sempre rimasti indietro.

«Per me conta, invece» asserì la ragazza, allungandosi per raccogliere la mano destra del principe. Quando lui sollevò lo sguardo, lei gli sorrise. «Quando sarò via, ti scriverò spesso e tu farai lo stesso. Sposa una donna che ti dia potere e cerca di acquisire importanza. Vedrai che prima o poi le cose cambieranno.»

«Non mi importa del ruolo che posseggo a palazzo, sorella. Ho smesso di ambire al potere il giorno in cui ho visto cosa questo ha causato a mia madre» le rivelò Shin, posando un gomito sul ginocchio, coperto dalla lunga tunica.

Stavolta fu Mi-sun ad abbassare lo sguardo e a ritirare la mano, consapevole di non poter mettere bocca su quella questione.

«Parlare di nostra madre con la figlia della donna che l'ha uccisa non è molto corretto da parte tua, fratello» esordì la voce aspra di Eunji, dietro di loro.

Mi-sun strinse i pugni sulla gonna e si umettò le labbra, consapevole di doversi trattenere. Individuò con facilità il fratello scostare con una mano la tenda di foglie e penetrare all'interno del loro rifugio, rivolgendo a Shin un'occhiata agghiacciante. Eunji aveva sempre odiato il loro legame, ma Mi-sun non era mai stata silente di fronte le sue provocazioni.

E non lo fu nemmeno questa volta. «Io non sono mia madre, Eunji, e non ho mai desiderato la morte di nessuno.»

«Ed è molto meglio così» sibilò il secondo principe. «Ma tu e Song siete nati dal grembo di quell'assassina, fra lei e voi non c'è differenza. Una mela non cade mai troppo lontano dall'albero.»

Mi-sun si alzò in piedi in un turbinio di gonne, piccata da quell'affermazione. Tutti i suoi pendenti tintinnarono. «Avevo due anni quando la Nobile Consorte Eri è morta, ero una bambina. Come puoi darmi la colpa?»

Eunji la trafisse con i suoi occhi, neri e affilati, ma non la sfiorò. Stringeva una spada fra le mani, i capelli abbandonati sulle spalle erano umidi di sudore. Doveva aver appena terminato il suo allenamento. Una risata amara provenne dalle sue labbra. «Sai perché non hai mai desiderato la morte di nessuno, Mi-sun?»

La principessa rimase in silenzio, ma solo perché Shin le fece cenno di non rispondere. Tuttavia, la ragazzina non abbassò lo sguardo neanche per un istante, e il secondo principe riprese parola. «Perché hai sempre avuto tutto. Ogni tuo capriccio è sempre stato ascoltato ed esaudito. Non hai mai sofferto, anzi, non sai nemmeno cosa significhi la parola dolore.»

Mi-sun indietreggiò di un passo, calpestando un rametto secco sotto la suola delle scarpe. Sapeva che il fratello aveva ragione. Durante le quindici primavere che aveva affrontato, non ricordava di aver mai sofferto per qualcosa in particolare. Non aveva mai provato nessun dolore capace di annientarla. «Questo non significa niente.»

«Significa tutto, invece» sibilò Eunji, per appoggiarsi al grosso tronco del salice. «Ma non temere, anche a te la vita presenterà il conto, prima o poi.»

«Basta, Eunji. Mi-sun non ha colpe per quello che è accaduto a nostra madre» lo ammonì Shin, sebbene nella sua voce ci fosse una nota di acredine. Anche lui odiava la regina Soseono, era solo bravo a nasconderlo. «Se non c'è altro io credo...»

«C'è altro» lo interruppe Eunji, schioccando la lingua sotto il palato. «La prossima settimana avverrà il mio matrimonio con quella dama di corte. Per quanto detesti le feste, nostro padre ha ordinato che Hana diventi la mia prima moglie. Una serva, la prima moglie di un principe di secondo rango» rise appena, d'amarezza, e Mi-sun non se ne stupì. Il re non aveva preso bene la notizia del comportamento di Eunji. L'interruzione di quel matrimonio con la principessa Areum era stato causa di discussioni non da poco a palazzo e aveva solo alimentato i pettegolezzi che circolavano sul conto di Eunji.

Il loro padre voleva punirlo con una tale umiliazione.

Shin si alzò a sua volta, con la stessa leggerezza di un fantasma. «Sapevamo sarebbe successo.»

«Sì, purtroppo lo sapevamo» ribatté il secondo principe, puntando di nuovo lo sguardo su di lei. «Dovrai assistere alle mie nozze, sorella, facendo le veci di tua madre. Non ho intenzione di tollerare la sua presenza al matrimonio. Nostro padre si è già rifiutato di partecipare, ma conoscendo quella donna...»

«Smettila di parlare così di mia madre» lo fulminò Mi-sun, conficcando le unghie a mandorla nei palmi. «E non osare darmi ordini. Se verrò è solo per dare sostegno a quella povera ragazza che è caduta nelle tue sporche trame.»

Eunji inarcò un sopracciglio, guardandola dall'alto in basso. «Quella povera ragazza vivrà meglio di quanto potesse sperare.»

«E con Chae-ryong cosa hai intenzione di fare?» gli domandò Shin, sottraendo dallo scollo della veste un rotolo di bambù che porse al fratello in uno scatto fluido. «Il ministro della guerra è tornato a Hyejie dalla sua campagna nei territori di confine, e sua figlia è in città con lui.»

«Chae-ryong è in città?» domandò Eunji, perdendo tutta la sua spavalderia. Finalmente, Mi-sun poté sentirsi soddisfatta, e lo fu ancora di più nel vederlo alzare gli occhi al cielo. «Non credevo sarebbe tornata tanto presto...»

Shin sorrise appena, portando le braccia dietro la schiena. «Sai com'è Chae-ryong, non ama informare nessuno dei suoi spostamenti, ma mi pare che all'ultima festa al Padiglione delle Nubi Brumose ci fosse una certa intesa fra di voi.»

Mi-sun aveva ricordi confusi di quella festa, organizzata niente meno che da Chae-ryong in persona. La figlia del ministro della guerra aveva una predilezione per le droghe, specialmente per il Veleno Nero, con cui profumava l'ambiente facendo cadere tutti in uno stato di ebbrezza ed eccitazione tale da far perdere il controllo ai presenti. Mi-sun aveva danzato per ore, quella notte, insieme alle sue dame, prima di crollare svenuta su di una collina di cuscini e risvegliarsi la mattina dopo con un gran dolore alla testa e le vesti spiegazzate. Era stato Shin a ridestarla, e quando si era messa in piedi...

Aveva visto Chae-ryong baciare Eunji in un modo tutt'altro che casto.

Eunji si lasciò sfuggire una risata, quasi il ricordo di quella sera gli avesse scaturito una piacevole sensazione. «Quando si presenterà le chiederò di diventare la mia seconda moglie, è tutto ciò che ho da offrirle. La scelta finale spetterà a lei.»

Mi-sun incrociò le braccia al petto, disprezzando in cuor suo il fratello. Non riusciva a capire come potesse illudere così una povera dama di corte e la figlia del ministro della guerra.

Per lo meno, fra lei e Yong questo non sarebbe accaduto.

La principessa già immaginava come sarebbe stato la loro vita insieme, si sarebbero amati a tal punto che avrebbe potuto convincerlo a non prendere più altre mogli.

Ne era certa.

«Spero per te che accetti, hyungnim» lo provocò Shin, il quale sorrideva serafico, pronto forse a godersi lo spettacolo. «Ora mi congedo, prima del tuo matrimonio e di quello di Mi-sun mi recherò nel feudo di Haruna per visitare la tavoletta commemorativa della Nobile Consorte Eri. Dovresti venire anche tu, Eunji.»

Il secondo principe negò con un cenno del viso, sistemando la spada sotto la cinta rossa che fasciava i fianchi. «E ricordare che di lei non rimangono più nemmeno le ceneri? Preferisco evitare. La onorerò da Sunju, così che nostro padre e sua maestà la regina si ricordino di lei.»

Prevedibile e pericoloso. Erano quelle le parole giuste, ma Mi-sun non si sarebbe aspettata niente di meno da Eunji. Ormai aveva imparato a conoscerlo. Le sue provocazioni erano attacchi mirati all'autorità paterna e al decreto di non parlare più della Nobile Consorte Eri. Il re non avrebbe potuto fare altro che ordinare di farlo bastonare o metterlo in prigione, non lo avrebbe mai cacciato da palazzo, e questo Mi-sun lo immaginava. Sapeva quanto suo padre soffrisse al solo nome della sua concubina, ma doveva salvare le apparenze.

Come tutti a Sunju.

**

Il primo sboccio dei ciliegi illuminava il feudo di Haruna con una luce rosa. Shin, il terzo principe, amava passeggiare sotto quelle sfumature così delicate. Gli ricordavano i tempi in cui da bambino lui ed Eunji si recavano a trovare la nonna materna. Suo fratello non lo accompagnava più da quando l'anziana era venuta a mancare, ma Shin non aveva mai smesso di renderle omaggio al tempio.

Dopo aver sciacquato la mano destra, la sinistra, e la bocca nei chōzubachi, i bacini d'acqua utilizzati per purificarsi, si diresse verso il mausoleo degli antenati che il clan della propria madre aveva fatto costruire nel santuario.

Vi era così tanto silenzio. Si udiva solo il fruscio delle vesti. Shin non si fermò davanti alla statua guardiana di un koma-inu, un cane-leone che lo aveva sempre reso timoroso durante l'infanzia, oltrepassò le lanterne di pietra ancora spente e si diresse sui gradini che lo separavano dalla grande sala.

Una volta entrato incontrò subito le tavolette ancestrali che svettavano dietro a un grande altare, su cui erano stati accomodati dei piatti stranamente privi di offerte.

Shin cercò il nome della nonna e della madre, e non appena li trovò si inchinò rispettosamente, spostando prima le ciocche di capelli che ricadevano accanto alle guance. Un tiepido sorriso sorse sulle labbra, ma quando si avvicinò al banco di pietra per prendere i bastoncini d'incenso, notò la loro assenza.

Come si poteva essere tanto non curanti?

Il terzo principe si voltò verso una delle miko in servizio, che si stava occupando di purificare l'ambiente con dei nodi di paglia ed erbe aromatiche bruciate.

«Questo è il rispetto che riservate per la Nobile Consorte Eri?» le chiese, veemente.

La ragazza smise di agitare la mano destra, contenente quel nodo profumato, e si voltò a fissarlo. Aveva dei lunghissimi capelli color ebano, legati in una coda bassa con un nastro rosso sangue. La carnagione era diafana, troppo pallida per appartenere a una persona in salute. Le membra erano racchiuse in dei larghi pantaloni cremisi e in una casacca bianca, le cui maniche larghe scivolavano ben oltre i polsi.

La giovane congiunse le braccia al petto e si inchinò con fare rispettoso, sebbene sul suo viso fosse apparsa un'espressione incuriosita. «Perdonatemi, signore. Servo al mausoleo da poco più di un mese, a volte finisco per dimenticare di portare a termine tutte le mie mansioni.»

Aveva una voce lieve ed era elegante nei movimenti. Effettivamente, non aveva lo stesso portamento fermo e secco delle miko. Shin sospirò, continuando a osservare ogni suo movimento. «Portami dell'incenso e dimenticherò il tuo errore.»

La ragazza annuì, incamminandosi verso un baule di legno al lato destro della stanza. Lo aprì con uno scatto e fece quasi fatica a sollevare il coperchio, sembrava non avere troppa forza nelle braccia. Alla fine riuscì nel suo intento e afferrò fra le mani alcuni mazzetti di bastoncini odorosi, che portò fino all'altare, sfiorandogli una spalla con la propria. Shin la vide fermarsi a metà strada e portarsi una mano al petto, prima di sfogare un colpo di tosse capace di farla piegare in due. Il terzo principe aggrottò le sopracciglia, prima che la ragazza venisse scossa da un altro gemito violento, che la portò a perdere l'equilibrio. Era come se il suo intero corpo fosse stato frustato dalla forza di quel malessere.

Shin si accorse in tempo di un tale disequilibrio e si mosse in un gesto istintivo, afferrandola fra le braccia. Strinse quel corpo, sentendolo più fragile che mai. La pelle della ragazza era scossa da tremiti e il cuore batteva impetuoso sotto carne. Doveva aiutarla.

«Rilassa le spalle» le sussurro, sentendo queste ultime tese. La ragazza si voltò a fissarlo, con le sopracciglia aggrottate.

«Cosa...» mormorò, prima di tossire ancora una volta, lasciando cadere i bastoncini al suolo che si spezzarono in un gesto di cattivo auspicio.

Shin non ci fece caso, e passò una mano sul ventre della giovane. Fece quindi risalire le dita fino alla bocca dello stomaco, avvertendo l'energia interna fluire violenta dentro di lei. Il ritmo era troppo accelerato, avrebbe finito per consumare il suo intero corpo. «Rilassa le spalle e respira piano. Svuota la mente e controlla il cuore.»

La miko lo guardò titubante, ma quando l'ennesimo colpo di tosse le graffiò la gola e una goccia di sangue cominciò a colare lungo le sue labbra, portò una mano sopra quella che Shin le spingeva sull'addome. Il terzo principe intrecciò le dita alle sue, come per darle forza, mentre lei chiudeva gli occhi e cominciava a inspirare dal naso ed espirare dalla bocca.

La ragazza gettò la testa sopra la sua spalla e chiuse gli occhi, e Shin la guardò, concentrato, mentre i battiti del suo cuore finalmente si placavano e il suo viso si ammorbidiva.

Solo in quel momento, il principe pensò di non aver mai visto lineamenti più belli di quelli.

Aveva conosciuto delle donne in vita sua, nella corte di Hyejie ne giravano molte, alcune nobili, altre discinte. Durante le feste di Chae-ryong, non aveva perso occasione di lasciarsi inebriare dalle loro carezze, ma mai nessuna lo aveva colpito da portarlo a memorizzare il suo viso. Shin non aveva mai più richiesto i servigi di nessuna di quelle donne, perché non le ricordava nemmeno. I loro visi erano talmente anonimi da perdersi fra i mille pensieri che attraversavano la sua mente.

Eppure quella ragazza... era simile alla neve.

Il suo corpo era freddo, ma delicato.

E Shin desiderò di poterlo scoprire, pezzo per pezzo.

«Va tutto bene?» le domandò, lasciando scivolare via la mano dal suo addome.

Non era il luogo per lasciarsi andare a simili pensieri.

La ragazza drizzò appena la schiena, senza allontanarsi da lui. Si voltò solo a fissarlo, alla ricerca di un sostegno.

«Diamine...» sussurrò la miko, con voce remissiva. «Sono stata maldestra e ho combinato un disastro, ma non ho padronanza sul mio corpo... Purtroppo non godo di ottima salute.»

Quando tentò di sottrarsi alla sua presa, non vi riuscì. Un nuovo colpo di tosse la scosse, più leggero degli altri. Le guance rosse infiammavano il resto dell'incarnato, mentre i lunghi capelli neri si adagiavano al collo sudato e scivolavano fin sui tatami.

Shin la strinse istintivamente, come se avesse voluto difenderla da qualunque cosa. Non sapeva nemmeno perché, ma il suo solo contatto era bastato a farlo sentire vivo.

E lui era sempre stato così solo da sentirsi già morto.

Le sorrise, ma non la lasciò.

«Non importa. Ora non potrò usare quei bastoncini d'incenso, sono spezzati. Porterebbero sfortuna.»

La giovane prese uno dei bastoncini, pur con la tempia premuta al petto di Shin, e lo osservò.

«Verrò sgridata per aver sprecato incenso così prezioso» mormorò fra le labbra, per poi sospirare appena e scaricare così la tensione. «Mi dispiace davvero. Come posso sdebitarmi con voi? Potrei fare delle offerte speciali ai vostri cari.»

Ora che la osservava da vicino, il suo parve familiare al terzo principe. Tuttavia, era certo di non averla mai vista prima.

Si alzò e la aiutò a fare lo stesso, staccandosi da lei e portando una mano dietro la schiena.

«Rimarrà un nostro segreto, così non ti puniranno. Per sdebitarti potresti pregare con me. Mia nonna e mia madre saranno stanche di ascoltare solo la mia voce.»

La miko sistemò la casacca sgualcita con le mani affusolate, esordendo con una lieve risata. «Dubito che i defunti si stanchino di ascoltare la voce di chi li ha amati tanto in vita. Se fosse davvero così, mio padre sarebbe stufo di sentirmi parlare.» Detto ciò, si inchinò e proseguì: «Il mio nome è Yuki. Sarò al vostro servizio finché non ve ne sarete andato.»

Yuki era un nome semplice e piacevole. Le si addiceva.

«Ho già molti servitori, al palazzo. Fuori vorrei dei confidenti.»

«Al palazzo?» Yuki raddrizzò la schiena e lo guardò più a lungo negli occhi, cosa che di norma non le sarebbe stato concesso di fare. «Provenite da Hyejie... siete un cortigiano?»

Shin cominciò a camminare per la grande sala, soffermandosi davanti a un lungo tendaggio rosso.

«Sono il terzo principe di Sunju» si rivelò, smuovendo appena le maniche bianche ornati filamenti dorati. «Una miko di questo tempio dovrebbe sapere che qui vi sono le tavole ancestrali di mia madre, concubina del re.»

«Dovrebbe. Ma io sono una novizia, come vi ho detto, a malapena riesco a orientarmi in questo labirinto di pagode e giardini.» Yuki non si mosse, bensì continuò a guardarlo. Sembrava realmente interessata a lui. «Potreste perdonarmi questa piccola superficialità?»

«Potrei» rispose Shin, coprendo le labbra con la manica della veste. «Sei una novizia, e si vede. Confondi in corridoi di questo tempio e non riponi le offerte di cibo accanto alle tavolette ancestrali. Nemmeno questi abiti ti rendono giustizia. Dunque, quella della miko è una vocazione?»

«Oh, io non la posseggo. Sono qui per volere di mia madre» gli spiegò la giovane, avanzandogli incontro, per niente intimorita. Shin la vide abbassare lo sguardo sulle proprie vesti, per poi mostrargli un piccolo ghigno. «Mi vedreste meglio con altri abiti, altezza?»

Shin si voltò dalla sua parte, sfiorandole una ciocca di capelli, per sistemarla dietro l'orecchio. «Non spetta a me decidere quali abiti tu debba indossare.»

Yuki arrossì a quel tocco, e abbassò il viso. «A me non spetta neanche decidere cosa dovrò mangiare, sapete? Ma dopo un po' ci si abitua ad essere succubi degli altri.»

Quelle parole lo colpirono. Per quanto assurdo, anche lui si sentiva allo stesso modo. Era succube di altri, nonostante fosse un principe e avesse dei servi al suo comando, e lui odiava quella condizione. Per quanto avesse detto a Mi-sun di non ricercare il potere, la verità era un'altra.

Shin non lo ricercava perché sapeva che era inutile anche solo pensare di poterlo possedere. Era un principe di terzo rango, figlio di una concubina morta, nemmeno suo padre si degnava di riservargli un minimo di affetto. Cosa mai avrebbe potuto desiderare?

Vedendolo così silenzioso, Yuki decise di riprendere parola. Forse per rallegrarlo. «Visto che vivete al palazzo, dovreste conoscere mia sorella maggiore. Si chiama Hana, serve alla mansione del secondo principe. Da poco è stata promossa al rango di dama, quindi può servire il tè direttamente ai reali.»

Udendo quel nome un sorriso più caloroso si espanse sul viso del principe.

«Hana...» mormorò fra sé, passando una mano sotto al mento. Ecco per quale motivo la miko gli era sembrata tanto familiare nelle espressioni. «Non potrei dimenticarla facilmente. La dama di corte che ha salvato mio fratello da un matrimonio indesiderato.»

Sul volto di Yuki si aprì un'espressione di puro stupore. Era evidente che non si aspettasse nulla del genere. «Ha salvato vostro fratello, e in che modo? Io pensavo che si sarebbe messa nei guai, è sempre così... Appassionata. Segue il suo cuore a prescindere da tutto.»

«In effetti, non si può dire che non si sia messa nei guai...» Shin rise, incamminandosi sui gradini di marmo dell'uscita, inspirando i profumi della primavera. «Sposerà mio fratello fra qualche giorno, con l'inizio della fioritura a Sunju.»

Yuki gli camminò incontro e si fermò al suo fianco, continuava a fissarlo in viso, come se anche lei volesse imprimere nella mente ogni lineamento del suo volto.

Shin si sentì lusingato.

«La mia onee-chan si sposerà» parve divertita. «Mi piacerebbe poter assistere ai festeggiamenti, potreste farmi sapere quando il matrimonio verrà celebrato con esattezza? Nostra madre non può muoversi da Haruna, ma io sì.»

Shin si voltò verso di lei, provando l'inconscio desiderio di toccarla ancora, di sfiorare le sue mani o il suo viso. Vi era qualcosa che lo attraeva in quella ragazza, e non ne era spaventato. «Certo, ma così non sarai in debito con me per la seconda volta?»

«Troverò un modo per sdebitarmi, altezza, state tranquillo» asserì lei, senza distogliere lo sguardo dal suo. Aveva dei profondi occhi scuri, parevano quasi liquidi. «Quindi mi avviserete? Si dice che siate misericordioso, nel feudo.»

Shin trattenne una risata sincera, sentendo ogni peso che tratteneva sul petto dissiparsi come vapore. Parlare con quella ragazza era in grado di farlo sentire leggero, e non era una cosa che accadeva spesso. «Ti manderò a prendere con un palanchino reale. Sei la sorella di una principessa consorte, dovrei forse trattarti da meno? Sarebbe estremamente scortese.»

«Sarò anche la sorella di una principessa, ma non rimango altro che una miko. Trattatemi come preferite, altezza. La gentilezza è qualcosa a cui anelo da molto tempo e voi, oggi, me l'avete donata.» Gli confessò la giovane, prima di venir richiamata da una donna più vecchia, sulla soglia della pagoda opposta. «Devo andare, o la vecchia Chiyo mi sgriderà.»

«Io...» Shin avrebbe voluto dire di più, ma vedendo la sua fretta comprese. Non voleva metterla in difficoltà. «D'accordo, incantevole miko, ma ricorda: sei in debito con me.»

«In debito...» Yuki scese gli scalini e una volta nel giardino si inchinò di nuovo. «Vi ripagherò altezza, in qualsiasi modo voi vogliate. Ora prendo congedo.»

La donna svanì dentro una pagoda rossa e Shin, rimasto solo, inspirò a fondo. Non era mai accaduto che qualcuno osasse rivolgersi a lui con una tale naturalezza, soprattutto dopo aver superato il torii vermiglio del santuario.

Non sapeva ancora cosa le avrebbe chiesto in cambio di quei favori, ma di una cosa era certo.

Shin desiderava rivederla.

**

Orabeoni: fratello maggiore (usato dalle donne nei confronti degli uomini)

hyungnim: fratello maggiore (usato dagli uomini nei confronti degli uomini)

Onee-chan: Sorella maggiore

Baduk: gioco da tavolo simile al go cinese, basato sulla strategia.

Ed ecco che anche Yuki è stata introdotta! A conti fatti ci manca solo Junoh, ma lui lo abbiamo già visto, anzi sentito, due capitoli fa, con la sua risata schernitrice.

Un altro rapporto fraterno che mi piace tantissimo in Cieli di Sangue è quello fra Mi-sun e Shin. Pur non avendo condiviso lo stesso grembo sono molto uniti fra di loro, spero che il loro legame vi sia arrivato <3, nel frattempo ci tengo a soffermarmi su Mi-sun sulla sua convinzione che non ci saranno altre donne fra lei e Yong (a Yan Kai non piace questo elemento XD). 

Yuki, invece, si è rivelata essere la sorella minore di Hana e ha subito fiutato i guai in cui la dama di corte si è andata a cacciare accettando di sposare il secondo principe. Ormai anche i muri temono per lei AHAHAHA, poveretta <3.

Tra le altre cose, abbiamo ben capito che Eunji ha anche una specie di amante nascosta. Chissà cosa accadrà quando sbucherà fuori 🌝

Lo scopriremo leggendo. E io vi do appuntamento a lunedì prossimo con un nuovo capitolo!

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