Music Under The Spotlight - L...

By GufoPocoSerio

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Dopo aver abbandonato le Isole Bollenti per due anni, Luz è tornata, questa volta per restare, e non solo per... More

! Premessa !
1 - Bentornata
2 - Prima dello spettacolo
3 - Amore sotto i riflettori
4 - Pianificando
5 - Vecchi amici, nuovi talenti
6 - Audizione
7 - La scelta definitiva
8 - Benvenuta nella band
9 - Nuovi testi
10 - Prime prove
11 - Verme
12 - Chiamata a tarda notte
14 - Al mercato
15 - Bang
16 - Novità
17 - Il prossimo spettacolo
18 - Visita stanca
19 - Dichiararsi?
20 - Sputa il rospo
21 - Licenziato
22 - Prima del suo spettacolo
23 - Loverman
24 - È fuori
25 - Visita sulla Terra
26 - Colpo al cuore
27 - Campanello d'allarme
28 - Risposte prima delle prove
29 - Un luogo speciale
30 - Magia da strega
31 - Allenamento magico
32 - Riunione della band
33 - Spettacolo mozzafiato
34 - Finale
! Sequel uscito !
10.000 volte GRAZIE!

13 - Il primo grande concerto

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By GufoPocoSerio

Luz POV:

Mi alzai di scatto al suonare della mia sveglia e scesi velocemente dal "letto", spaventando King. Mentre lui cercava di capire cosa fosse successo, io mi tolsi il pigiama e indossai gli altri vestiti. "Cosa stai facendo così di fretta?" King riuscì a dire mentre si stiracchiava, prima di ricadere sul mio sacco a pelo.

"Mi preparo per la giornata!" risposi mentre sistemavo i risvoltini dei jeans. Poi mi guardai allo specchio. Battendo il mento, mi voltai verso King. "Pensi che la camicia sarebbe troppo?"

"Ma è prestissimo!" si lamentò King, ignorando completamente la mia domanda. Mi limitai a scrollare le spalle e misi la maglietta. Guardandomi di nuovo allo specchio, mi sembrava che ci fosse ancora qualcosa che non andava. King si alzò e trotterellò verso la mia borsa, frugando tra le mie cose. Mi avvicinai a lui, tirandolo delicatamente fuori dalla mia borsa prima di guardare io stessa.

Tirai fuori dalla borsa una cintura marrone e sorrisi. "Proprio quello che mi mancava!" Alzandomi in piedi, iniziai rapidamente a far passare la cintura nei jeans e, una volta fatto, indossai il berretto e la camicia.

Mi spostai di nuovo verso lo specchio, aggiustando un po' il berretto. "Allora, che ne pensi?" Mi girai di fronte a King, tirando il colletto della giacca. Lui mi guardò dall'alto al basso, strofinandosi leggermente il mento.

"Penso che sia troppo presto per alzarsi!" disse King, incrociando le braccia sul petto. "Il Re dei demoni ha bisogno di dormire! Soprattutto perché ieri sera sei stata sveglia fino a tardi a fare l'innamorata con... qualunque sia il suo nome." Un leggero rossore mi salì sulle guance, ma lo scansai rapidamente, chinandomi a raccogliere il piccolo demone.

"Senti, mi dispiace di averti svegliato presto" mormorai, dandogli una rapida pacca sulla testa. "Quindi, che ne dici se preparo dei pancake per rimediare?" I suoi occhi si allargarono all'idea dei pancake, ma cercò subito di nasconderlo.

"Potrebbe funzionare" disse mentre saltava via dalle mie braccia e si dirigeva velocemente verso la mia porta. Io roteai gli occhi e seguii il piccolo demone, che stava andando in cucina.

Mi aiutò a recuperare gli ingredienti, guardandomi mentre li mescolavo in una pastella densa. Mentre versavo la pastella in una teglia, Eda scese al piano di sotto.

Ci guardò, strofinandosi gli occhi, prima di sedersi accanto a King. "Volete dirmi perché vi siete alzati così presto?" cominciai a frugare nei cassetti di Eda, alla ricerca di una spatola.

"Be', io dovevo alzarmi presto perché stasera ho il mio primo concerto e per sbaglio ho svegliato King. Quindi, per farmi perdonare, sto facendo i pancake." Eda guardò King di traverso prima di alzare gli occhi su di lui.

"Davvero King?" King guardò Eda, con le braccia incrociate.

"Che c'è? Io ho bisogno di dormire" disse, facendo scuotere la testa a Eda. Lo colpì in mezzo agli occhi, facendolo quasi cadere dalla sedia.

"No, volevi una scusa per farle fare i pancake, visto che sei troppo basso per farli da solo" replicò Eda, facendomi ridere. Era un colpo basso e chiaramente aveva fatto arrabbiare King.

"Non sono troppo basso!" squittì, colpendo il braccio di Eda, ma questo la fece solo sbuffare e spingerlo via. King si bloccò, poi un basso verso gli salì lentamente dalla gola.

Mentre King emetteva il suo squittio di rabbia, io misi i pancake su un piatto, assicurandomi di spegnere il fuoco sotto la padella. "Va bene voi due, ora potete smettere di litigare" dissi mentre portavo il piatto a King.

"Ehi, è stata questa mezza calzetta a cominciare" disse Eda, puntando il pollice in direzione di King, che sussultò in risposta.

"Io non sono una mezza calzetta!" urlò, preparandosi a colpire Eda. Tuttavia, gli misi davanti il piatto di pancake, facendolo bloccare. King si sedette al suo posto e cominciò a trangugiare il cibo, facendo lamentare Eda.

"Vuoi un pancake?" chiesi a Eda, che si limitò a scuotere la testa. Si alzò in piedi, allungando le braccia sopra la testa prima di spostarsi verso di me e arruffarmi i capelli e il berretto.

"No, non ho fame. Grazie comunque, ragazzina." Sorrise, poi si spostò verso il frigo. Setacciò un po', poi tirò fuori una bottiglia del suo elisir e tolse il tappo. "Allora, sei emozionata per il tuo primo concerto?" chiese mentre si spostava verso la dispensa e prendeva un bicchiere.

"Decisamente!" Eda ridacchiò leggermente per il mio entusiasmo. Versò l'elisir nel bicchiere e fece sparire la bottiglia prima di bere un sorso.

"Be', mi fa piacere che tu sia entusiasta" mormorò, bevendo un altro sorso del suo drink. "Mi dispiace di non poter venire allo spettacolo." C'era un po' di senso di colpa nella sua voce, ma era chiaro che stava cercando di nasconderlo.

"Va bene Eda, lo capisco." Le feci un mezzo sorriso, facendo sorridere anche lei. Dietro di noi, King sbatté le mani sul tavolo, mentre il suo piatto finì per essere vuoto.

"Finito!" esclamò, poi saltò giù dalla sedia e sgattaiolò in salotto. Eda scosse la testa, poi disegnò un rapido incantesimo che afferrò il suo piatto e lo pulì prima di farlo levitare di nuovo nella credenza.

"Comunque, a che ora devi partire?" mi chiese Eda mentre finiva l'ultimo sorso del suo elisir, pulendo la sua tazza come aveva fatto con il piatto di King. "Perché se devi partire nel pomeriggio, puoi venire ad aiutarmi con lo stand stamattina."

"Oh, Amity ha detto che devo essere allo studio tra un'ora o due" mormorai, strofinandomi la nuca. "Ma fino ad allora posso venire ad aiutarti con la bancherella!"

Eda alzò un sopracciglio verso di me, appoggiandosi al bancone. "Perché la piccola apprendista di Lily ti vuole lì così presto?"

"Mi ha detto che il viaggio verso lo stadio sarebbe durato un paio d'ore, ecco perché." Eda annuì con la testa, poi sospirò. Poi mi arruffò di nuovo i capelli, tirandomi leggermente il berretto sugli occhi.

"Ok, se devi essere lì così presto, non ti trascinerò al mercato rischiando di farti fare tardi. Se quella ragazza è come Lily, si arrabbierà se arrivi in ritardo. Porterò di nuovo King."

King rientrò nella stanza al suono del suo nome, facendo ridere Eda. "Sei sicura? Posso venire, se hai bisogno di me." Scosse la testa e iniziò a camminare verso il salotto, io la seguii.

"No, puoi venire ad aiutarmi domani mattina, a meno che tu non abbia già in programma qualcos'altro." Scossi la testa, facendo annuire Eda. "Perfetto. Ah e inoltre... ho una domanda da farti." Ci dirigemmo entrambe verso il soggiorno ed Eda si sdraiò sul divano.

"Chiedi pure!" risposi, sedendomi sul divano accanto a lei e appoggiandomi allo schienale.

"Quand'è la prossima volta che vai a trovare tua madre?" chiese, passandosi le mani tra la criniera argentata. King entrò nella stanza, saltando sul divano accanto a noi due prima di raggomitolarsi.

"Ho intenzione di andare a trovarla tra due giorni, a meno che non cambi qualcosa nei nostri programmi." Eda annuì, alzando per un attimo lo sguardo verso la porta.

"Bene, buono a sapersi." Diede una rapida occhiata all'ora prima di alzarsi, prendendo in braccio King. "E prima che tu mi chieda perché lo voglio sapere, ho notato che non sei più andata a trovarla dopo settimana scorsa, quindi ero curiosa."

Ridacchiai, facendo schioccare le nocche. "Sì, è che è piuttosto impegnata a lavoro, altrimenti ci sarei andata prima."

Eda sbuffò, dandomi una leggera pacca sulla spalla. "È per questo che ho un lavoro che non ha orari stretti. O qualsiasi altro orario, se è per questo." Alla mia mentore sfuggì un'altra risata, mentre King si limitò a roteare gli occhi. "Comunque, noi ce ne andiamo. Devo mandare a Owlbert un altro mucchio di rifiuti e io e King dobbiamo volare allo stand. Buona fortuna per il tuo spettacolo, ragazzina."

"Sì! Buona fortuna!" aggiunse King, salutandomi con un piccolo cenno della mano. Io sorrisi, salutandoli entrambi mentre uscivano dalla porta.

"Grazie ragazzi! Ci vediamo dopo!" E con questo se ne andarono. Mi appoggiai di nuovo sul divano, dando un'occhiata alla stanza. Era silenziosa, troppo silenziosa.

Mi alzai e tornai in camera mia, tirando fuori la mia pergamena e aprendola. "Visto che il silenzio mi dà fastidio e non voglio parlare con Hooty per riempire quel silenzio, vediamo se Willow e Gus sono svegli!"

Aprii la schermata dei messaggi e i miei occhi colsero subito l'ultimo messaggio che avevo inviato ad Amity ieri sera. Mi fece sorridere, quasi distraendomi da quello che stavo per fare. Scuotendo leggermente la testa, spinsi la porta della mia stanza e aprii la chat di gruppo tra me, Willow e Gus, scrivendo velocemente un messaggio.

"Ehi, ragazzi! Siete svegli?" inviai, aspettando una risposta. Trascorsero alcuni minuti, ognuno dei quali era angosciosamente lungo a causa del silenzio. Poi, la pergamena emise un ping. La presi rapidamente e aprii il messaggio, sorridendo.

"Sono sveglia!" scrisse Willow, potevo sentire il tono allegro della sua voce.

"Anch'io!" Gus inviò poco dopo.

"Bene, allora vogliamo fare una chiamare prima che vada in studio?" chiesi, tirando un po' fuori la lingua. Guardando fuori dalla finestra, notai che il sole stava lentamente risalendo il cielo, proiettando ancora gli alti alberi nelle prime ombre del mattino.

All'improvviso la mia pergamena iniziò a ronzare rapidamente, facendomi trasalire a tal punto da farla quasi volare via dalle mani. Per fortuna riuscii a prenderla, mentre il telefono magico continuava a ronzare. Invece di rispondermi con un messaggio, i miei amici decisero di chiamare direttamente.

Risposi alla chiamata, passando al video per adeguarmi agli altri. Ci fu un po' di buffering, poi entrambi i loro volti sorridenti apparvero sullo schermo. "Ehi Luz!" salutarono entrambi, facendomi sorridere.

"Ehi, ragazzi! Sapevo che non avreste resistito a chiamarmi" dissi, facendo loro le pistole con le dita, Willow rise e Gus alzò scherzosamente gli occhi.

"Sei emozionata?" chiese Gus, con le orecchie leggermente sventolanti. Gli feci un vigoroso cenno di assenso, stringendomi nella giacca.

"Probabilmente non sono mai stata così eccitata da un po' di tempo! Ma sono anche piuttosto nervosa" ridacchiai, ed entrambi annuirono in risposta.

"Sono sinceramente sorpreso che tu non sia più nervosa di così, sembravi quasi tranquilla prima che me lo dicessi" commentò Gus, facendomi ridere.

"Io? Più nervosa di così? Ma per favore! Sono Luz Noceda, sono sempre super tranquilla e rilassata!" Feci un occhiolino verso i due. Willow rise, scuotendo la testa.

"Certo che lo sei, a meno che tu non sia vicina ad Amity." Quella frase mi fece bloccare, un basso squittio uscì dalla mia bocca e feci fatica a reprimerlo. "Non mi sbaglio, vero?" Lei sorrise mentre io balbettavo velocemente e cercavo di rispondere.

"Non sono nervosa con Amity intorno!" riuscii finalmente a dire, sforzandomi di mantenere la voce con lo stesso tono di prima. Gus ridacchiò e Willow scosse la testa. "No. Non lo sono!"

"Come credi tu." Gus rise, asciugandosi gli occhi.

"Ma, a proposito di Amity..." Willow iniziò, spingendo gli occhiali sul viso. "Come procede il piano di dichiarazione?"

"Io... non c'è ancora stato un buon momento..." mormorai, strofinandomi la nuca. L'espressione di Willow si rattristì, poi sospirò.

"Non hai ancora pensato a un piano, vero?"

"No, non l'ho fatto!" Mi portai il berretto sugli occhi con un gemito. "Ci ho provato! Ma ogni piano che mi è venuto in mente faceva schifo! Da un lato, vorrei fare le cose in grande, dall'altro vorrei invitarla a casa mia e confessarle tutto in silenzio"

"Entrambe le cose potrebbero funzionare" disse Gus, appoggiando il mento sul palmo della mano.

"Ma conoscendo Amity, forse sarebbe meglio fare una dichiarazione più tranquilla" aggiunse Willow rapidamente, fissando leggermente il lato dello schermo di Gus cercando una sua conferma. "Sul serio, però, Luz, convincila ad uscire con te da qualche parte qualche volta, e poi dichiarati quando ti sembra il momento giusto. Questo è tutto ciò che devi fare."

"Lo fai sembrare così facile!" mi lamentai mentre mi levavo il berretto dagli occhi. "Il punto è che non so nemmeno da dove cominciare!"

Entrambi fecero una pausa, guardando per un attimo diverse parti dei loro schermi prima di tornare a guardare me. "Comincia con l'essere audace!" Gus si mise il pugno contro il petto, con un grande sorriso sul volto.

"Che?" chiesi, facendo roteare gli occhi a entrambi.

"Sii audace" dissero entrambi, con un filo di eccitazione nelle loro voci. Sollevai un sopracciglio, cercando di capire cosa intendessero.

"È un grande aiuto questo eh..." mormorai, con un leggero sarcasmo nella voce. "Willow, dai, aiutami, hai una ragazza. Cosa dovrei fare?" Gus si mise una mano sul petto, con aria chiaramente offesa.

"Non ti fidi dei miei consigli?" chiese il mio amico, mettendo un finto broncio che fece ridere Willow. Il broncio di Gus si incrinò rapidamente e cominciò a ridere con lei.

"Non so davvero perché mi chiedi un consiglio" disse Willow con un sorrisetto, incrociando le braccia al petto. "Dopo tutto, sono io che ti ho chiesto un consiglio quando volevo conquistare Boscha."

Le mie braccia caddero flosce sui fianchi, sbattei le palpebre un paio di volte, poi emisi un forte lamento. "Già, è andata così" mormorai, appoggiandomi all'indietro fino a cadere sulla schiena. "Come ho fatto a dimenticarlo?" Entrambi scrollarono le spalle.

"Be', se vuoi ancora che ti dia dei consigli, posso semplicemente dirti quello che hai detto a me." Mi rimisi a sedere, fissando Willow per un attimo, in attesa di quello che stava per dirmi. "Portala in un posto che sei sicura le piacerà, aspetta il momento giusto, poi prendila per mano, guardala negli occhi e dille quello che provi."

"Te l'ho davvero detto io?" Willow annuì con la testa, io mi misi una mano sulla guancia, appoggiandomi al ginocchio. "Wow, è un po' difficile da credere." Gus rise, coprendosi rapidamente la bocca per soffocare i suoni.

"Non riesco nemmeno a ricordare se Willow ha portato a termine quel piano" Gus riuscì finalmente a dire, facendo salire un rossore sul viso di Willow, che abbassò leggermente le orecchie. Si sfregò le mani, evitando il contatto visivo.

"Non è andata esattamente così." La sua voce si fece improvvisamente morbida, continuando a non guardare noi due. "Ho aggiunto qualcosa al piano che mi aveva dato Luz."

"Aggiunto cosa?" chiesi, la mia curiosità si fece strada, Willow squittì, poi si sforzò di nascondere il viso.

"Sì, dai Willow, racconta a Luz cosa hai aggiunto" Gus la stuzzicò, indicando la fotocamera. Vidi Willow arrossire ancora di più, ma fece un respiro profondo nel tentativo di ricomporsi.

"Non è importante in questo momento" disse, con la voce leggermente più alta del solito. Sorrisi, guardando per un attimo il lato dello schermo di Gus.

Mormorai per un attimo, strofinandomi leggermente il mento. "Non so Willow, a me sembra piuttosto importante in questo momento~" Lei aggrottò le sopracciglia, fissandomi.

"Tu non dovresti andare allo studio in questo momento?" cambiò rapidamente argomento, già stanca delle mie prese in giro.

"Caspita, che sfacciataggine" dissi, mettendomi una mano sul petto prima di dare un'occhiata all'ora, con gli occhi che si allargavano leggermente. "Ma cavolo, hai ragione, tra poco dovrei essere allo studio!" Li salutai velocemente con un cenno della mano. "Ci vediamo al concerto!"

"Prova a vedere se riesci a trovarmi allo spettacolo!" aggiunse Willow, con un cenno di saluto, io le feci un pollice in su. Gus si strofinò la nuca.

"Non potrai vedermi allo spettacolo, ma buona fortuna Luz!" Sorrise. "E ricordati di essere audace!"

"Ci proverò" mormorai, salutandoli per l'ultima volta prima di riagganciare la chiamata. Con un sospiro, mi alzai e mi diressi verso l'uscita, indossando velocemente un paio di Converse rosse e assicurandomi di prendere le bacchette prima di uscire. Scendendo le vecchie scale scricchiolanti e uscendo dalla porta d'ingresso, salutai velocemente Hooty.

"Aspetta Luz! Dove stai andando?" mi domandò subito, facendomi girare velocemente per guardarlo.

"Allo studio! Ho uno spettacolo stasera!" Mi girai di nuovo, guardando in avanti e riprendendo il mio passo. Guardai l'ora e feci una smorfia: avrei fatto tardi se non mi fossi sbrigata. Così, trasformando la mia camminata veloce in una leggera corsetta, seguii il percorso che avevo seguito nelle ultime settimane fino allo studio.

Quando arrivai allo studio, vidi un grosso carro parcheggiato davanti alla porta. Rallentai la mia corsa fino a camminare, ansimando leggermente mentre passavo davanti al mezzo. Con molta attenzione, sfregai la mano lungo il suo fianco, notando quanto fosse liscio.

Andai alla porta d'ingresso, la aprii e mi precipitai dentro, mentre alcuni dei miei compagni di band chiacchieravano. Entrambi i gemelli si drizzarono quando mi notarono entrare nella stanza. I due erano entrambi vestiti di nero. "Luz! Finalmente sei qui!" disse Edric eccitato, appoggiandosi leggermente alla sedia.

"Sì, scusate il ritardo" ridacchiai, facendo qualche respiro profondo. Edric alzò le spalle, mettendo le braccia dietro la testa.

"Poteva essere più tardi" mi fece notare, mettendo alla prova la sua fortuna appoggiandosi un po' più indietro, stranamente non cadendo. Emira lo guardò, con un luccichio malizioso che le riempì rapidamente gli occhi. Si avvicinò alla sua sedia, spostando lentamente il piede accanto a una delle gambe.

Ma, prima che potesse fare qualcosa, Edric si accorse della situazione e posò la sedia, con suo grande disappunto nei confronti della sorella. Lei sospirò, poi si girò verso di me e mi guardò per un attimo prima di sorridere. "A proposito, bell'outfit, tesoro."

"Oh! Grazie!" Sorrisi verso i gemelli Blight. Dando un'occhiata alla stanza, notai che non c'era nessun altro in giro. "Dove sono gli altri?"

"Matt è in sala audio a fare chissà cosa e Boscha e Mittens si stanno truccando nelle loro stanze" disse Emira, con un improvviso sguardo di realizzazione che le balenò sul viso. "Oh, giusto! Devi chiedere a Mittens di aiutarti con il trucco!"

"Trucco?" borbottai.

Edric capì la mia confusione e ridacchiò dolcemente. "Non preoccuparti! Non è nulla di troppo estremo, solo un po' di eyeliner per abbinarlo al resto della band, tutto qui." Annuii con la testa, dirigendomi lentamente verso le stanze.

"Bene, allora vado sistemare questa cosa. Ci vediamo qui tra poco!" Mi girai e mi diressi velocemente verso la stanza mia e di Amity. La porta era chiusa, ma dietro si sentiva il suono soffocato del canticchiare di Amity.

Molto lentamente aprii la porta. Non bussai, non volendo rischiare che Amity si rovinasse accidentalmente il trucco. Sbirciando nella stanza, trovai Amity che si applicava con cura l'eyeliner e canticchiava una canzone.

Quando allontanò il pennellino dall'occhio, mi schiarii la gola. Lei sobbalzò leggermente, poi si voltò verso di me e i suoi occhi si addolcirono quando mi vide. "Luz! Sono contenta di vederti, stavo per mandarti un messaggio per vedere dov'eri."

"Scusa se ci ho messo tanto." Risi, entrando nella stanza e chiudendo la porta dietro di me. "E... prima di ogni altra cosa, Edric ha detto che ho bisogno di un po' di eyeliner...?"

Gli occhi di Amity si allargarono leggermente mentre annuiva. "Sì, è vero. Vieni qui che ti aiuto." Mi fece cenno di avvicinarmi a lei, cenno che io seguii rapidamente. Alzandosi, mi fece segno di sedermi, cosa che feci.

"Allora, signorina cantante, cosa vuole che faccia?" Lei roteò gli occhi per il soprannome, ma potei vedere il sorriso che le stava lentamente crescendo sul viso.

"Stai ferma un attimo e cerca di non sbattere le palpebre" borbottò, immergendo per un attimo il pennellino nel tubetto prima di tirarlo fuori. Feci come mi aveva chiesto, con gli occhi che scrutavano lentamente la stanza.

La giovane Blight si avvicinò al lato della sedia, appoggiandosi per un attimo prima di aggrottare le sopracciglia. Cambiò lato, ottenendo lo stesso risultato. "Che succede?" chiesi, seguendo i suoi occhi mentre si spostava davanti a me.

"Non riesco a trovare una buona angolazione..." mormorò Amity, spostandosi ancora una volta al mio fianco. Emise un lamento, si mise dritta e si strofinò il naso. "Spostati sulla brandina." Feci un cenno con la testa e mi alzai, sedendomi sul bordo del lettino.

"Va meglio?" chiesi, con un piccolo sorriso sul volto. Amity cercò ancora una volta di ottenere una buona angolazione, fallendo entrambe le volte. Con un altro basso gemito, si mise di fronte a me, battendosi leggermente il mento. All'improvviso, i suoi occhi si allargarono e le orecchie si abbassarono, una tinta rossa le attraversò le guance.

"Non ti dispiace se mi avvicino, vero?" Sollevai un sopracciglio, poi ridacchiai, scuotendo la testa.

"Niente affatto, fai tutto quello che ti serve." Sorridendo alla strega aspettai che facesse qualcosa, ma lei esitò. Vedevo i suoi occhi persi per un attimo, la sua presa sul tubetto di trucco che si stringeva. Poi sospirò e mormorò qualcosa sottovoce.

Fece qualche passo in avanti, facendomi pensare che si sarebbe inginocchiata davanti a me. Ma non fu così. Amity fece un altro passo in avanti, poi con molta cautela si mosse in modo da sedersi sulle mie ginocchia, con le gambe a penzoloni da un lato, rivolta verso di me.

Il mio viso si arrossò immediatamente per le sue azioni, il mio cuore era pronto a uscire dal petto da un momento all'altro, e pregai silenziosamente che non potesse sentirlo. Era così vicina a me, con il viso a pochi centimetri dal mio. L'aria mi fu risucchiata dai polmoni, sostituita rapidamente da una sensazione di calore e di tensione.

Il suo sguardo rimase sul pavimento, con il viso e le orecchie ancora arrossati. "Scusa se mi sono dovuta avvicinare così tanto" balbettò prima di prendere un respiro tremante, poi finalmente si girò e mi guardò. I suoi occhi si allargarono leggermente alla mia espressione, che doveva essere un misto di confusione e sorpresa, per non parlare del fatto che ero molto agitata. "Stai bene?" chiese, con una voce chiaramente preoccupata.

Rimuginai per un attimo, il mio cervello era completamente in cortocircuito e non riusciva a trovare altro che vuoti di risposta. Mentre lottavo per trovare qualcosa da dire, i miei occhi scesero rapidamente verso le sue labbra per un attimo prima di risalire verso i suoi occhi dorati, poi finalmente riuscii a rispondere in un tono tremante.

"Oh, Dios mío, voy a explotar, estás tan cerca de mí. Tus labios se ven suaves, ¿alguien te ha dicho eso alguna vez?" Feci un sorriso imbarazzato, ma Amity sollevò solo un sopracciglio e inclinò la testa in segno di confusione prima di ridacchiare sommessamente.

"Cosa?" chiese ridendo, drizzando leggermente le orecchie. Scossi la testa un paio di volte, poi mi schiarii la gola.

"Ho detto che sto benissimo! Solo che non mi aspettavo che ti avvicinassi così tanto" mentii, facendo una risatina nervosa.

"Se non ti senti a tuo agio posso spostarmi" disse rapidamente, con gli occhi che lampeggiavano con una punta di panico. Scossi rapidamente la testa, alzando leggermente le mani.

"No, è tutto a posto!" Risi, sforzandomi di trattenere il rossore che continuava a salire sulle mie guance. "Mi hai solo colto di sorpresa, tutto qui." Amity sembrò tirare un sospiro di sollievo, facendo un sorriso.

"Come vuoi tu" mormorò, aprendo il tubetto del trucco e avvicinandosi un po' di più. "Ora non muoverti, altrimenti potrei accidentalmente infilzarti un occhio." Molto lentamente, iniziò ad applicare il trucco, facendo attenzione.

Rimanemmo entrambe sedute così per cinque minuti abbondanti, con un bel rossore che si spolverava su entrambe le mie e le sue guance a causa della vicinanza reciproca.

Per un attimo avevo pensato seriamente di morire.

Una volta finito si staccò, inclinando leggermente la testa per osservare il suo lavoro. Poi mise il tappo al trucco e si alzò, con mio grande disappunto. Mi alzai anch'io e mi avvicinai allo specchio per vedere come stavo.

Su entrambi i miei occhi c'erano delle linee spesse che si prolungavano in ali. "Allora? Come sto?" chiesi ad Amity mentre mi giravo, mettendo una mano sul fianco e l'altra sotto il mento. Lei mi guardò per un attimo, poi mi fece un sorriso sbilenco.

"Stai benissimo. Il trucco lega davvero tutto." Avvicinandosi di qualche passo, prese delicatamente tra le dita entrambi i lati della mia camicia, strofinando leggermente il tessuto. "A proposito, questa sta bene con l'outfit, tienila." Sul mio volto comparve un sorriso luminoso.

Amity tacque, lo sguardo sembrava incollato al pavimento mentre le orecchie le si alzavano lentamente. Aveva ancora le mani sulla mia camicia, per tenermi in posizione. Dopo un minuto, avvicinai lentamente una mano al suo polso, prendendolo delicatamente. "Sei silenziosa, cosa ti passa per la testa?" chiesi, osservando i suoi occhi che si spostavano sulla mia mano, soffermandosi per un attimo.

Fece un respiro profondo, chiudendo gli occhi. La sua presa sulla mia giacca si strinse mentre lasciava andare il respiro. "Luz, devo dirti una cosa." Quelle cinque parole mi fecero correre un brivido lungo la schiena, che si mescolò alla sensazione provata quando incontrò improvvisamente il mio sguardo, mentre la mia mente correva cercando di pensare a ciò che stava per dirmi.

"Cosa? Si tratta del concerto?" chiesi con cautela, osservando le sue sopracciglia abbassarsi leggermente prima che fissasse il suolo.

"No" borbottò, con la voce leggermente tremolante e appena sufficiente a farmi sentire la risposta.

"Allora, che cosa c'è?" Le mie mani si chiusero lentamente a pugno e notai quanto fossero sudati i miei palmi. Sentivo i miei nervi irrigidirsi lentamente mentre lei taceva ancora una volta. Le mie unghie scavavano nei palmi delle mani mentre aspettavo con ansia.

Amity mormorò qualcosa, la sua voce era troppo bassa perché potessi sentirla. Entrambe tacemmo, poi lei alzò lo sguardo verso di me. "Non hai sentito, vero?" Scossi lentamente la testa, facendola sospirare. "Senti, quello che ho detto è che io-"

All'improvviso, la porta della nostra stanza si spalancò, interrompendo qualsiasi cosa Amity stesse per dire. Edric rimase immobile sulla soglia, con un'espressione scioccata sul volto. "Interrompo qualcosa?" chiese, mentre un sorrisetto compariva lentamente sulle sue labbra.

La più giovane Blight lasciò la mia giacca e si voltò verso il fratello. "Non sai bussare? Che cosa vuoi?" La sua voce era aspra e fece trasalire Edric prima di rispondere.

"Ci serve aiuto per caricare l'attrezzatura" mormorò con un mezzo sorriso, facendo alzare gli occhi ad Amity.

"Saremo fuori in un minuto" disse, voltandosi verso di me. Amity mi fece cenno di chinarmi e io mi adeguai. Poi sentii che mi aggiustava il berretto e mi passava la mano tra i capelli che sporgevano sul davanti. "Ecco, cominciava a darmi fastidio vederlo storto."

"Cosa stavi per dire?" chiesi, incontrando i suoi occhi. Lei si bloccò per un attimo, poi ridacchiò e scosse dolcemente la testa, con un sorriso sul volto.

"Non preoccuparti. Non è importante." Amity mi diede un rapido buffetto sul naso, poi girò i tacchi e si diresse verso la porta, voltandosi verso di me con un sorriso. "Ora andiamo ad aiutarli a caricare il carro, così possiamo metterci in viaggio."

Esitai per un attimo, la mia mente si interrogava silenziosamente su ciò che stava per dirmi poco prima. Doveva essere importante, non si sarebbe comportata così se non lo fosse stato. Ma, per colpa di Edric se l'era scrollata di dosso. Ciò significava che voleva che restassimo sole per parlare.

Cosa avrebbe potuto dire di così importante solo per me?

Mi vennero in mente alcune idee diverse, ma scossi rapidamente la testa. Seguendo Amity e uscendo dalla stanza, trovai tutti nella sala principale, Matt, Edric ed Emira che trasportavano l'attrezzatura sul carro.

Matt vide noi due e fece una smorfia, prendendo in mano alcune casse. "Guarda chi è arrivata, finalmente" borbottò in tono irritato prima di portare tutto fuori dalla porta. I gemelli guardarono nella sua direzione con un'espressione confusa, ma entrambi fecero spallucce e lo seguirono con altre cose.

Mi avvicinai rapidamente ad alcuni pezzi della batteria, impilandoli con cura prima di raccoglierli. "Stai attenta" mi disse Amity, facendomi sorridere. Portando i pezzi all'esterno, seguii i gemelli fino al retro del carro e sistemai tutto all'interno. Emira si assicurò di spingerli verso il retro, legandoli saldamente.

Edric diede una gomitata alla sua gemella, borbottandole qualcosa prima di sparire di nuovo dentro. "Allora, com'è andata la mattinata?" Mi voltai verso Emira, che ridacchiò dolcemente.

"Intensa. Come ogni mattina prima di un concerto." Inclinai leggermente la testa, sollevando un sopracciglio.

"In che senso intensa?"

"Intensa in quanto si trova Edric ancora a letto in pigiama, Mittens che ci assilla perché è nervosa, io che cerco di assicurarmi di avere tutto e di non dimenticare nulla" elencò Emira, annuendo leggermente con la testa per ogni diverso scenario. "È un po' frenetica."

"Oh." Feci un cenno con la testa, poi lei tornò a sistemare le cose, e lo presi come un segnale per tornare dentro a prendere altro. Quando tornai dentro, sentii la voce di Amity che urlava sottovoce a suo fratello.

Entrando nella stanza principale, Amity non mi notò. Puntò un dito nel petto di Edric, che fece lentamente un passo indietro rispetto alla sorella minore. Non riuscii a sentire quello che diceva, ma in base alla reazione di Edric pensai che fosse a causa di uno dei suoi scherzi.

Edric mi notò entrare nella stanza e i suoi occhi si allargarono leggermente. Cercò di far capire ad Amity che ero lì, ma lei non lo ascoltò. Passando accanto ai due, riuscii a cogliere un frammento della loro conversazione: "Non potevi aspettare qualche minuto in più? Il tempismo era perfetto!"

"Tempismo per cosa?" chiesi, facendo urlare Amity di sorpresa, inciampando prima di ritrovare l'equilibrio. Mi guardò per un attimo, abbassando le orecchie in risposta. Poi rise nervosamente, evitando il mio sguardo.

"Il tempismo giusto per lo spettacolo!" disse con voce tremante prima di lasciarsi scappare una risatina, accarezzandosi leggermente le cosce. Feci spallucce, poi andai a prendere altri altoparlanti per portarli nel carro.

Passando di nuovo accanto ai due fratelli, notai che Amity era rossa come non mai, con le mani che giocherellavano con l'orlo della maglia. "Stai bene Amity?" chiesi, fermandomi accanto a lei. La testa di Amity si alzò di scatto e mi fece un rapido sorriso.

"Benissimo!" cinguettò, con la voce che vacillava leggermente. "Solo che Ed mi fa incazzare come al solito. Ora devo assicurarmi che abbiamo preso tutto dalla sala audio!" Amity parlò in fretta prima di sfrecciare verso la sala audio, chiudendosi la porta alle spalle.

Io e suo fratello fissammo la porta per un attimo, poi Edric sospirò. "Sai, a volte mi preoccupo davvero per quella strega" mormorò, togliendo alcuni altoparlanti dal mio carico.

"Cosa intendeva con il tempismo dello spettacolo?" chiesi, seguendo Edric. Lui mi lanciò un'occhiata, poi continuò a guardare avanti.

"Stavo parlando con Boscha di uno degli effetti che abbiamo in programma" iniziò, aggiustando gli altoparlanti tra le braccia. "Secondo Mittens, però, l'effetto sarebbe stato fuori luogo nel momento in cui avremmo dovuto attivarlo. E siccome è il giorno dello spettacolo, Mittens è molto nervosa e mi ha sgridato."

Noi due andammo sul retro del carro, sistemando con cura gli altoparlanti e fissandoli. Emira si mise al fianco di Edric, contando ciò che avevamo portato. Stringendo le mani, Emira si rivolse al fratello con un sorriso. "È praticamente tutto! Dobbiamo solo procurarci i microfoni, che sicuramente ha Matt. A che ora Mittens ha detto che saremmo partiti?" Edric scrollò le spalle.

Tutti noi rientrammo e trovammo gli altri tre riuniti intorno al tavolo. Boscha era appoggiata a una sedia e scriveva sulla sua pergamena, Amity era seduta accanto a lei con le braccia conserte sul petto e le orecchie leggermente abbassate. Matt era appoggiato al tavolo, con il volto corrucciato e lo sguardo fisso in direzione del corridoio.

"Matty!" Edric chiamò con un sorrisetto, facendo indietreggiare il mago. "Hai i microfoni?"

"Ti sembra che li abbia dimenticati?" Matt sibilò, facendo un passo di lato per rivelare i microfoni. Edric si batté il mento, prima di ridacchiare.

"Forse?" Emira rise, facendo inarcare le sopracciglia di Matt. Il suo labbro si contrasse, ma trattenne le parole per un momento. Tirando fuori la sua pergamena, rivolse lo sguardo verso di essa.

"Be', io non sono così stupido, a differenza tua." Questo fece sibilare Edric, che si strinse una mano sul cuore. Mi spostai verso Amity, appoggiandomi alla parte del tavolo alla sua destra. Emira diede una leggera pacca sulla schiena al fratello, ma Edric la scrollò di dosso.

Il gemello si spostò verso Matt, appoggiandosi alla sua spalla con grande disappunto del ragazzo. "Accidenti Matty, quel colpo era così basso che mi ha quasi distrutto le ginocchia. Ma è più o meno l'altezza che puoi raggiungere, no?" Matt si contorse, muovendo la testa verso Edric, che si limitò a guardarlo con un sorrisetto.

Ma, prima che uno dei due potesse fare altro, Amity si alzò e sospirò. "Prima che questi due si azzuffino, andiamo". Quando lo disse, mi venne subito un sorriso esaltante.

Uscimmo tutti e sei e ci sistemammo sul carro, Matt sul sedile del passeggero, i gemelli davanti e Boscha, Amity e io dietro. Guardai con stupore l'interno del carro. "Questa cosa è come una limousine!" dissi, facendo alzare un sopracciglio a Boscha e Amity.

"Cos'è una limousine?" La strega dai tre occhi chiese ridacchiando, prendendo posto e accavallando le gambe.

"Oh, beh, le limousine sono come delle macchine molto lunghe. E le auto sono come i carretti, solo che non hanno bisogno di qualcosa che le tiri!" Poi continuai a spiegare che sulla Terra c'erano diversi tipi di auto, mentre le due streghe pendevano dalle mie labbra. A metà della mia spiegazione, il carro fece un balzo in avanti, a significare che eravamo sulla strada. "Dovrei portarvi sulla Terra qualche volta! Sarebbe divertente!"

"Sì, sarebbe divertente" mormorò Amity, appoggiandosi al sedile. Tutte e tre tacemmo, il mio sguardo vagò per un attimo tra le varie parti del carro.

"Allora, adesso cosa facciamo?" chiesi alle due, entrambe guardarono nella mia direzione.

Boscha scrollò le spalle, appoggiando la testa al sedile e chiudendo gli occhi. "Be', non so voi due sfigate, ma io farò un pisolino." Amity sbuffò, lanciando un sorrisetto in direzione di Boscha.

"Cosa? Sei rimasta sveglia fino a tardi a mandare messaggi a Willow?" Boscha non si mosse, ma vidi che si tese. Poi, molto lentamente, fece un cenno ad Amity prima di alzare la testa.

"No, non l'ho fatto." Appoggiò la testa contro il sedile, facendo ridere Amity.

"Come vuoi. Però è meglio che tu riesca a svegliarti in fretta. Lo spettacolo inizia praticamente appena arriviamo" disse la strega dai capelli verdi, mentre Boscha rispondeva mormorando. Mi voltai verso Amity, che mi guardò per un attimo.

"Inizierà così in fretta?" chiesi e Amity annuì con la testa.

"Sì. Dato che siamo così lontani dallo stadio, in pratica arriveremo trenta minuti prima dell'inizio dello spettacolo" sospirò, appoggiando il mento sul palmo della mano. "Speriamo che i miei fratelli riescano a prepararsi in fretta."

Annuii. "Conoscendo loro due, sarà facile." Appoggiai anche io il mento sui palmi delle mani e rivolsi ad Amity un sorriso. "Ho una domanda!"

"Quale?" chiese con un mezzo sorriso e per un attimo pensai che si stesse avvicinando a me.

"Ok, allora per l'ultimo spettacolo avete fatto quella fantastica rivelazione coi riflettori, faremo di nuovo qualcosa di simile?" chiesi eccitata, ricordando la loro rivelazione. Ma Amity scosse la testa.

"Non necessariamente. Visto che sei nuova nel gruppo, abbiamo deciso di fare qualcosa di un po' diverso" cominciò, sedendosi e schioccando le dita. "Ho pensato di fare in modo che il tuo lato del palco sia buio all'inizio, mentre il resto sarà illuminato, in modo da poterti rivelare in grande stile."

A quell'idea mi scappò un gridolino dalla gola, facendo sorridere Amity. "Sembra fantastico!" Lei annuì con la testa. Boscha sospirò improvvisamente, alzandosi a sedere e strofinandosi gli occhi.

"Sentite, se volevate che restassi sveglia potevate semplicemente dirlo, no?" borbottò, lanciando un sottile sguardo alla nostra cantante, che si limitò a ridere. "Onestamente, se volessi potrei farti stare zitta in un secondo." Amity rise.

Noi tre continuammo a chiacchierare per passare il tempo, scherzando e prendendoci in giro mentre aspettavamo di arrivare allo stadio. A metà strada verso la nostra destinazione, la pergamena di Amity emise un suono.

Leggendo il messaggio, rise e lo mostrò al resto di noi. Era di Emira e il messaggio recitava semplicemente "Vendetta", con un'immagine allegata. L'immagine ritraeva Edric accasciato sul sedile e addormentato, con un paio di occhiali e dei baffi disegnati.

Non avevo idea di cosa potesse aver fatto Edric per richiedere una vendetta, ma era piuttosto divertente.

Un'ora o due dopo, il carro si fermò improvvisamente, facendomi quasi cadere dal sedile. Ci furono un paio di colpi forti che provenivano dalla parte anteriore, poi sentimmo gli altri scendere. "Bene, abbiamo mezz'ora, andiamo" disse Amity alzandosi in piedi e allungando le braccia sopra la testa.

Scendemmo dal carro, mentre Boscha si lamentava del fatto che la sua gamba si era addormentata. Fuori, i gemelli e Matt stavano già portando le cose all'interno, usando la loro magia per far fluttuare velocemente gran parte della nostra attrezzatura. Il sole stava tramontando, proiettando il panorama in una luce arancione e gialla.

Lo stadio era grande, ma forse non quanto quello dell'ultimo spettacolo. Sul lato opposto dell'edificio c'era una lunga fila di persone che aspettava di poter entrare.

Una volta ammassata tutta l'attrezzatura sul palco, Matt testò rapidamente tutti i microfoni per assicurarsi che funzionassero correttamente. Poi, una volta terminato, ci fece cenno di raggiungerlo. "Vado a dire alle guardie di iniziare a far entrare la gente, voi preparatevi." Gli facemmo tutti un cenno di saluto mentre scompariva.

Edric ed Emira lavorarono alla messa a punto di alcuni dei loro effetti speciali più estremi, io alla sistemazione della mia batteria nel punto indicato da Amity, Boscha e Amity accordarono le loro chitarre.

Una volta finito tutto, avevamo poco più di dieci minuti a disposizione. I gemelli continuarono a sistemare i loro effetti, sfrecciando da un lato all'altro del palco. "Cerca di non rovinare il mio set questa volta, sorellina." Edric diede una gomitata a Emira con una risatina mentre entrambi si spostavano dall'altra parte, Emira si limitò a scuotere la testa.

Mi sedetti su un gradino dietro il palco, fissando la batteria. Avevo i nervi completamente a pezzi, eppure non riuscivo a smettere di sorridere: "Il mio primo spettacolo..." mormorai tra me e me, ripassando le varie canzoni nella mia testa.

Boscha apparve accanto a me, mentre stava ancora accordando il suo basso. "Tutto bene?" chiese, dando una strimpellata sperimentale alla chitarra. Tamburellai le dita contro la gamba e le feci un cenno.

"Sono un po' nervosa, ma sto bene!" Lei mi fece un mezzo sorriso, poi mi mise una mano sulla spalla, stringendola in modo rassicurante.

"Mi fa piacere sentirlo. E se ti fa sentire meglio, quando i riflettori si accenderanno su di te, riuscirai a malapena a vedere la folla. Almeno, così dice Edric." Fece un cenno verso il mago dai capelli verdi, che si appoggiava a Matt con un sorriso, con i disegni sul viso sbavati.

"Buono a sapersi" dissi. Lei mi fece un altro sorriso, poi se ne andò. Riportai lo sguardo sul pavimento, lasciando che la mia mente vagasse per un momento.

Alla fine cominciai a pensare alla telefonata con Willow e Gus di questa mattina. Pensai al consiglio di Willow. Be', più che altro, al mio consiglio. Portarla in un posto che sono sicura le piacerà?

Quale momento migliore per escogitare un piano di dichiarazione se non dieci minuti prima di un grande spettacolo?

Mi vennero in mente alcuni posti, ma la maggior parte di essi erano troppo vicini alla città o pericolosi da raggiungere in determinati orari. Come avevano detto, probabilmente sarebbe stata meglio una dichiarazione più privata, anche perché non volevo essere sbranata da qualche creatura nel bel mezzo del discorso.

Poi mi venne un'idea.

C'era un posto non troppo lontano dalla casa del gufo che aveva una collina decente e una vista incredibile sull'oceano. Non solo questo, sarebbe stato anche un ottimo posto per guardare il tramonto e osservare le stelle. Era un posto isolato.

Era il posto perfetto.

Alzandomi, feci rapidamente il giro del backstage, cercando di trovare la cantante. "Vedi solo se domani è libera! Prima la porti alla casa del gufo per stare insieme, poi lì e bam! Puoi confessare!" pensai tra me e me, trovando finalmente la cantante.

"Mancano sette minuti, ragazzi!" disse Emira, facendomi innervosire leggermente. Per un attimo non riuscii a muovermi, il mio cervello andava a mille.

Era davvero una buona idea farlo adesso? Non avevo ancora un piano completo, tutto quello che avevo era solo la base di un piano: un posto, ma zero idee su cosa dire.

Scossi rapidamente la testa, facendo sparire i pensieri. Era un buon momento, le lo avrei chiesto adesso e poi avrei pensato a quello che avrei detto entro domani. E se non mi fosse venuto in mente nulla, avrei potuto semplicemente improvvisare. Facile, no?

Facendo un respiro profondo, mi diressi verso Amity. "Amity! Ehi!" Trasalii quando sentii che la mia voce era tremolante, sperando silenziosamente di poter dare la colpa al fatto che ero nervosa per lo spettacolo, piuttosto che per quello che stavo per fare.

"Ehi Luz, che succede?" chiese, senza nemmeno interrogarsi sul mio tono, alzando gli occhi dalla chitarra. Esitai per un attimo, stringendo le mani mentre lottavo per trovare qualcosa da dire.

"So che è una cosa un po' inaspettata, ma mi chiedevo se fossi impegnata domani" balbettai, strofinandomi la nuca. Amity si bloccò per un attimo, sbattendo le palpebre un paio di volte prima di scuotere dolcemente la testa, uscendo dal suo stato di trance.

"Insomma, devo andare in un negozio a prendere delle corde nuove per la mia chitarra prima del prossimo concerto, ma non ho altro in programma a parte quello. Perché me lo chiedi?" Alzò un sopracciglio, facendomi ridacchiare.

"Be', ho pensato che forse potremmo uscire! Anche perché ho qualcosa di importante da dirti..." Mi lasciai andare, facendole allargare leggermente gli occhi. "Non solo, ma ho anche un posto molto bello che voglio mostrarti, quindi che ne dici?"

Sembrò esitare per un momento, mentre gli ingranaggi della sua testa stavano chiaramente girando. "Cinque minuti!" urlò Emira, facendola innervosire.

"Se vuoi, posso accompagnarti al negozio, poi possiamo uscire! Così sistemiamo quella seccatura" le proposi, facendole fare un cenno di assenso. Sul suo volto comparve un piccolo sorriso.

"Va bene." Sentii il sorriso gigante che mi si era stampato in faccia mentre le feci le mie classiche pistole con le mani. Sì, forse sono un po' fissata, ma danno quel tocco in più alla conversazione.

"Per te andrebbe bene incontrarci allo stand di Eda a mezzogiorno?" le chiesi.

"Sarebbe un orario perfetto." I suoi occhi scintillavano, erano sinceramente così ipnotici da fissare.

"Fantastico! Appuntamento aggiudicato!" Girai sui tacchi, pronta a dirigermi verso la batteria, ma mi fermai. "Sii audace! Fai qualcosa!" La mia mente mi urlò contro, facendomi fare un respiro profondo.

Me ne sarei pentita? Forse.

Mi voltai e trovai Amity che mi stava ancora fissando. Allora le mandai un bacio e le feci l'occhiolino. "Ci vediamo sul palco, mi amor~"

Le sue orecchie si abbassarono immediatamente al mio gesto e il suo viso divenne rosso. Tornando indietro, mi allontanai rapidamente, dirigendomi verso il palcoscenico.

Questa è una delle volte in cui sono contenta che Amity non capisca lo spagnolo.

All'improvviso, sbattei contro qualcuno. "Luz? Che ci fai qui dietro? E dov'è Mittens?" Edric mi mise le mani sulle spalle per fermarmi. Lo guardai, sforzandomi di non ridere per il pennarello sbavato che aveva in faccia.

"Stavo arrivando al palco! E Amity è laggiù, credo." Puntai un pollice dietro di me, facendo annuire Edric. Potevo sentire quanto fosse rumorosa la folla ora, evidentemente erano tutti eccitati per lo spettacolo.

"È meglio che tu salga sul palco in fretta, devo far salire anche Mittens." Sparì rapidamente, dirigendosi verso il backstage. Feci un respiro rapido e profondo, poi mi diressi verso la batteria. Mi sedetti, presi una bacchetta in ogni mano e aspettai, facendo rimbalzare su e giù nervosamente la gamba libera.

Amity apparve subito dopo, con il viso ancora rosso. Questo mi fece preoccupare, e mi chiedevo se l'avessi fatta arrabbiare io, o qualcosa del genere. Prese posto sul palco, poi fece un pollice in su a uno dei suoi fratelli dietro le quinte prima di voltarsi in avanti.

All'improvviso risuonò una voce profonda, che mi fece trasalire un po' per il suo volume. "Benvenuti allo show, gente." La folla esplose in applausi, eccitata dal fatto che lo spettacolo stesse finalmente per iniziare. "Volevamo ringraziarvi per essere venuti qui stasera! Ora fate un po' di rumore!"

La folla esplose in un'ondata di voci, facendomi sorridere. Boscha e Amity si guardarono l'un l'altra, facendosi un cenno prima di voltarsi verso di me. Entrambe mi fecero un sorriso, che io ricambiai.

"Ora passiamo al vero motivo per cui siete tutti qui: aiutatemi a dare il benvenuto agli Amobinations!" In qualche modo, la folla divenne ancora più rumorosa quando le tende del palco si aprirono. Dalle quinte, potei vedere il debole bagliore di un cerchio incantato, poi il fumo apparve immediatamente ai nostri piedi, colando lentamente dal palco in una cascata di nuvole.

I riflettori si accesero improvvisamente, illuminando Boscha e Amity. La folla scoppiò in un'altra esultanza, mentre Amity si dirigeva lentamente verso il microfono, prendendolo dal supporto.

"Buonasera a tutti!" La folla esplose ancora una volta al suono della sua voce, e onestamente non potevo biasimarli. "Come state stasera?" Un'altra ondata di cacofonia di voci invase la nostra direzione.

"Lo spettacolo di stasera è piuttosto speciale" esordì Boscha una volta che la folla si era un po' calmata, facendo scorrere un'ondata di sussurri sommessi tra la folla. "Vorremmo presentare a tutti voi un nuovo membro."

"Come molti di voi sanno, qualche settimana fa abbiamo tenuto le audizioni per i batteristi" disse Amity, lanciando uno sguardo laterale nella mia direzione. "E per questo motivo, siamo orgogliosi di presentare la nostra nuova batterista, Luz!"

I riflettori si accesero all'improvviso, immergendomi nella loro luce brillante. Mi nascosi dalla luce con la mano per un momento, aspettando che i miei occhi si adattassero. La folla esplose ancora una volta, con applausi e fischi che provenivano dal mare di persone.

Feci una risatina e un cenno di saluto mentre la gente applaudiva. "E ora sono sicura che siete pronti a sentire un po' di musica!" disse Boscha, riuscendo a malapena a farsi sentire sopra la folla, che aumentava solo di volume alle sue parole.

"Quindi iniziamo con un classico." Amity fece un cenno a Boscha, che iniziò a strimpellare il suo basso. Riconobbi subito la melodia e aspettai, pronta per il mio turno.

Poi, in un lampo di scintille prodotto dai gemelli, i riflettori si abbassarono un po', creando l'atmosfera per la canzone.

"I'm going back to 505."

"If It's a seven hour flight or a forty-five minute drive."

Con la coda dell'occhio, vidi uno dei gemelli che preparava un altro incantesimo, aspettando il momento perfetto per lanciarlo.

"In my imagination you're waiting, lying on your side."

"With your hands between your thighs."

Amity strimpellò alcuni accordi con la sua chitarra, facendo tacere per un attimo il basso di Boscha. Ci fu una prima strimpellata, poi una seconda, e questo mi spinse a prepararmi rapidamente prima del segnale.

"Stop and wait a sec."

Con la terza strimpellata, iniziai a battere le bacchette insieme, colpendo di tanto in tanto un piatto. Un'improvvisa pioggia di scintille si riversò sulla folla, facendola sussultare per la sorpresa.

"Oh, when you look at me like that, my darling."

"What did you expect?"

Alzai per un attimo lo sguardo su Amity, notando l'espressione neutra del suo volto.

"I probably still adore you with your hands around my neck."

"OrI did last time I checked."

Amity smise di cantare, ma noi continuammo a suonare i nostri strumenti, aspettando che ricominciasse.

"Not shy of a spark."

Il mio schema cambiò leggermente, ora battevo le bacchette insieme e alternavo i colpi su un piatto e su un tom. Un sorriso si fece lentamente strada sul mio volto mentre fissavo la folla sfocata, notando come si muovesse a ritmo.

"A knife twists at the thought that I should fall short of the mark."

"Frightened by the bite though it's no harsher than the bark."

"Middle of adventure, such a perfect place to start."

Ci fu una leggera pausa, poi Amity iniziò il ritornello, facendomi cambiare ancora una volta schema.

"I'm going back to 505."

"If it's a seven hour flight or a forty-five minute drive."

Si avvicinò al microfono e un sorriso le apparve sulle labbra, mentre i suoi occhi scrutavano lentamente la folla, che vedeva molto più chiaramente di me, vista la sua posizione sul palco.

"In my imagination you're waiting, lying on your side"

"With your hands between your thighs."

Poi un'altra pausa, ripetendo il ritmo per un momento, poi a circa metà smisi di colpire la batteria e continuai solo a battere le bacchette insieme, colpendo di tanto in tanto un piatto prima di tornare rapidamente sullo schema precedente.

Alla fine la chitarra di Amity si spense, lasciando solo me e Boscha a suonare. La folla sfocata sembrava rimbalzare lentamente su e giù, in attesa della parte successiva della canzone.

"But I crumble completely when you cry!"

I nostri strumenti si ammutolirono all'unisono, ma solo per un momento, prima che tutte noi ricominciassimo più forte di prima. La folla urlava i testi insieme ad Amity, facendo crescere il suo sorriso.

"It seems like once again you've had to greet me with goodbye!"

"I'm always just about to go and spoil a surprise."

"Take my hands off of your eyes too soon."

Tirai fuori una parte della lingua mentre continuavo a suonare la batteria, lottando per mantenere la concentrazione solo lì. Conoscevo la canzone a memoria, avrei potuto alzare lo sguardo e concentrarmi su qualcos'altro, se avessi voluto.

Ma sapevo che se lo avessi fatto, mi sarei concentrata solo su Amity.

E tutti i ricordi della canzone sarebbero volati fuori dalla finestra.

"I'm going back to 505."

"If it's a seven hour flight of a forty-five minute drive."

La folla sembrò in qualche modo aumentare il volume, continuando a cantare.

"In my imagination you're waiting, lying on your side"

"With your hands between your thighs and a smile!"

Amity smise di cantare, ma i nostri strumenti continuarono a suonare, fino al finale della canzone. Suonai l'ultimo pattern e mi sono ammutolii, Boscha seguì le mie orme, lasciando Amity a suonare gli ultimi accordi.

La canzone finì e ci fu un momento di silenzio, poi la folla esplose in un applauso con un bel po' di fischi. Sentivo che il sorriso già gigante sul mio viso diventava sempre più grande mentre ascoltavo i loro applausi.

La nostra cantante prese il microfono, tenendolo vicino al viso per un momento senza dire nulla. Poi, dopo un minuto in cui probabilmente stava riprendendo fiato mentre la folla perdeva la testa, parlò. "Sono felice di vedere che vi ricordate ancora questa canzone! Ora, che ne dite di passare a qualcosa di più recente?"

I riflettori cambiarono colore, passando lentamente a diverse tonalità di rosa, viola e blu, a significare che stavamo iniziando Prom Night. Mentre iniziavamo con la prima parte della canzone, entrambi i gemelli fecero partire un altro effetto speciale.

Il loro incantesimo venne sparato in aria come un fuoco d'artificio, prima di esplodere silenziosamente in diverse immagini di uccelli colorati, i cui colori corrispondevano a quelli dei riflettori. Si abbassarono dolcemente sopra la folla prima di scomparire, mentre tutti li guardavano stupiti.

Finimmo Prom Night come se nulla fosse, con grande entusiasmo della folla. Poi andammo avanti con la terza canzone e, una volta terminata, il palco esplose in una nuvola di fumo viola e il sipario si chiuse.

Mi asciugai il sudore dalla fronte, ansimando leggermente. La voce profonda dell'annunciatore di prima disse che c'era un intervallo di dieci minuti, e la folla iniziò rapidamente a parlare.

Amity e Boscha iniziarono a camminare verso il backstage, Amity mi prese per un braccio e mi tirò, portandomi con loro. Ci incontrammo con i gemelli Blight, che ci porsero dei bicchieri d'acqua.

"State andando alla grande!" disse Emira, passandoci i bicchieri. Ne bevvi subito un sorso, ne avevo proprio bisogno.

"Anche voi due" osservai, facendo sorridere i gemelli. Entrambi ridacchiarono, Edric scrollò le spalle.

"Ehi, facciamo del nostro meglio" disse, girandosi verso Boscha prima di iniziare una piccola conversazione. Emira gli suggerì qualcosa sull'allestimento degli effetti, poi andò via. Amity si voltò verso di me, posando una mano sulla mia spalla.

Non disse nulla, anzi, mi rivolse solo un piccolo sorriso, con le orecchie sventolanti.

Il suo gesto mi fece sorridere e mi salì sulle guance un leggero rossore che non mi preoccupai di reprimere.

Quando tutti finimmo di bere, tornammo lentamente verso il palco. "Pronta per l'ultima parte?" chiese Amity, dandomi una spintarella.

"Stai scherzando?" ridacchiai, dandole una spinta a mia volta. "Non sono mai stata così pronta in vita mia! Lasciamoli a bocca aperta con il nostro talento!"

Quella frase la fece ridere, dandomi una pacca sulla spalla. Mi sedetti di nuovo alla batteria, stringendo con forza le due bacchette tra le mani. I miei nervi non erano più così tesi come prima, il che era positivo.

Una volta che fummo tutti ai nostri posti, Matt mandò un segnale all'annunciatore e subito la sua voce risuonò tra la folla. Feci roteare le bacchette tra le mani per un momento, poi mi fermai quando le tende si aprirono, rivelando ancora una volta il pubblico.

Era il momento di finire lo spettacolo.

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