Il Passante

By AmyCriFranti31

4.2K 722 1.3K

COMPLETATA. Corrado e Beatrice. Due ragazzi, due compagni di classe, quasi due perfetti sconosciuti. Finchè a... More

Premessa
Ispirazioni e luoghi
1. La Biblioteca
2. Mattina
3. Aspetta!
4. Via del Crocicchio 27
5. Via degli Orti Neri 13
6. La cattedrale
7. Elias il Custode
8. Notturno
9. l'Hotel Commercio
10. Camera 21
11. Altre porte da aprire
12. L'Alto Consiglio
13. La città sull'acqua
14. Nella bottega di Zibone
15. Plantelle, cartacanti e bolle di vetro
16. Un'ottima cena
17. Esterno, notte
18. Storia di Tagliavento
19. Ricordi di Galeno
20. Risvegli
21. Le coincidenze
22. Simboli
23. Bagliori nel buio
24. Ricordi, segreti e rivelazioni
25. Mirene, racconto di Otto
26. Tasselli
27. Sangue rappreso
28. Astronavi
29. Pelle che brucia
30. La festa
31. Si alzi il sipario!
32. La luce del mattino
33. Padri, figli e mappe
34. Corvi, petali e vino cotto
35. Acquamara
36. Fango, rabbia e farfalle
37. Il trono di Aezio
38. Le parole di Otto
40. Passato, presente e futuro
41. Wanda
42. Appunti di una vita
43. Giostre di frutta e decisioni azzardate
44. La resistenza
45. Il terremoto
46. Vigilia di Natale
47. Serve un piano
48. Le prigioni
49. Dante e Beatrice
50. L'incanto
51. Le cinque dame
52. L'accampamento
53. Fuoco
54. Sulle acque del fiume
55. Nel cuore del bosco
56. L'ombra
57. Sorella Tucca
58. Streghe
59. Tramonti e notti di luna
60. Lo scudo
61. L'attacco
62. In frantumi
63. Ali, artigli e zanne
64. Lo spettro
65. L'amore non muore
Epilogo
Ringraziamenti

39. Silenzi, esplosioni e pigiami rosa

43 9 16
By AmyCriFranti31

Corrado quella sera praticamente non toccò cibo nonostante Evelina si fosse superata con un arrosto talmente tenero che si squagliava. Sua madre Cecilia si pulì gli angoli della bocca con il tovagliolo che poi ripose con cura ripiegato accanto al piatto, quello era il segnale che la sua cena poteva considerarsi conclusa. Non avrebbe aggiunto un grammo in più di cibo a quello prestabilito dalla sua meticolosa tabella nutrizionale giornaliera.

Solo una tisana disintossicante prima di coricarsi, come se per tutto il giorno non avesse fatto altro che ingurgitare veleno.

"Tesoro hai intenzione di ripulire il piatto?" chiese a Vittorio in procinto di servirsi un'altra cospicua porzione di patate.

"Sono ottime, è un peccato lasciarle" rispose lui mentre riempiva il cucchiaio.

"Certo, anche la dispensa è piena di ottimo cibo, perché non svuoti anche quella?" puntualizzò Cecilia con una smorfia.

Vittorio sorrise e si portò un boccone alla bocca fregandosene bellamente dei consigli salutisti della moglie.

Evelina entrò in sala da pranzo e si avvicinò a Corrado.

"Non ti piace?" chiese vedendo una triste fetta di carne ormai fredda adagiata in mezzo al suo piatto.

"Oh no, è ottimo! Non ho molta fame stasera..."

"Ma sì, un po' di digiuno non ha mai fatto male a nessuno" osservò Cecilia.

"Non ti senti bene?" chiese Vittorio.

Corrado bevve un sorso d'acqua. "No, sto benissimo. Sono solo un po' stanco".

Vittorio che conosceva bene l'appetito di suo figlio, tanto che ormai non si stupiva più di sentire il rumore dell'anta del frigorifero aprirsi a qualsiasi ora del giorno e della notte, non credette a quella spiegazione.

C'era sicuramente qualcosa che lo preoccupava e pensò che quella sarebbe stata una buona occasione per fare quattro chiacchiere tra padre e figlio.

Si alzò dopo aver bevuto l'ultimo sorso di vino e si avviò verso il suo studio, mentre Evelina incominciava a sparecchiare la tavola.

Cecilia disse che avrebbe dovuto telefonare alla sua amica Clizia per sapere come andavano i preparativi per l'asta di beneficienza che organizzavano ad ogni Natale. Una bella serata durante la quale persone altolocate compravano, a prezzi esorbitanti e completamente fuori mercato, beni materiali appartenenti ad altre famiglie altolocate che li avevano messi generosamente a disposizione della causa. Un circolo vizioso impossibile da interrompere, tanto che per sette anni consecutivi la medesima caraffa d'argento, appartenuta all'ormai celeberrimo seppur sconosciuto conte Pandolfini, aveva fatto la sua comparsa sul banco del battitore rimbalzando così da un proprietario all'altro.

Vittorio non amava molto quel tipo di eventi mentre sua moglie Cecilia ci sguazzava come se non fosse nata per fare altro, organizzare, controllare, decidere, imporre. In quello era sempre stata una fuoriclasse.

Corrado si alzò e si avviò verso le scale che l'avrebbero condotto in camera sua fino all'indomani mattina, suo fratello Simone se ne stava spaparanzato sul divano con il telecomando in mano, cambiando canali a ritmo di marcia.

"Ehi! Aspetta" disse Vittorio chiamando il figlio già sulla soglia della camera. "Vieni un attimo".

Corrado fece dietro-front di malavoglia e si incamminò verso il padre che si dirigeva a passo svelto nel suo studio.

Entrò trovando strano che suo padre lo ammettesse in quella stanza.

Vittorio cominciò a cercare qualcosa fra le carte sparpagliate sulla scrivania mentre Corrado lo osservava cercando di capire se avesse dovuto trattenersi ancora molto.

"Eccola" disse afferrando un foglio.

"Cos'è?" chiese Corrado facendo il giro della scrivania.

"Questa era la mia classe, io sono questo qui a destra, era il 1967 avevo la tua età" disse con una punta d'orgoglio.

Corrado comprese le intenzioni del padre. Il suo tentativo di volersi riavvicinare a lui in qualche modo era chiaro. Nemmeno sapeva che cosa li avesse allontanati, era successo e basta. E ora non sopportava di vederlo così. Così goffo, così insistente. Suo padre così, così... bisognoso.

Lo faceva sentire crudele.

"Bello".

Fu l'unica cosa che riuscì a dire.

Vittorio cercò un altro appiglio.

"Anche a me piaceva studiare sai, ero sempre lì, sui libri..."

"..."

"..."

"Sono stanco adesso papà, vado a letto".

Sconfitto al primo round.

Corrado si avviò verso il corridoio illuminato.

"Aspetta, cosa c'è che non va? Non hai mangiato nulla e non è da te. È per quella ragazza? Beatrice?" chiese Vittorio prendendo il coraggio a quattro mani.

Corrado si immobilizzò come una preda sotto tiro, era strano sentir pronunciare quel nome dalla bocca di suo padre.

Non era per Beatrice, non del tutto almeno ma come glielo avrebbe potuto spiegare? Poteva raccontargli di Mezzanto? Di Galeno che si infila nel muro? Di Aezio? Delle Falene? Del fatto che era quasi stato ucciso, che aveva visto morire un uomo in una pozza di sangue e che poi questo era svanito nel nulla?

L'avrebbe preso per pazzo, anche se Corrado in cuor suo sentiva che confidarsi con un adulto gli avrebbe fatto bene. Aveva il cuore talmente appesantito.

Beatrice. Certo.

Non era nemmeno convinto di volergli parlare di lei, per dirgli cosa poi? Nemmeno lui lo capiva.

"Siamo solo amici papà" disse cercando di chiuderla lì.

"Oh beh, ma non intendevo questo... cioè non ci sarebbe nulla di male se..."

"Papà...".

Vittorio lesse l'imbarazzo sul viso del figlio e non andò oltre, non voleva rischiare di rovinare tutto causando l'irreparabile.

Corrado aveva lo sguardo basso sul pavimento e non riusciva a trovare un modo per uscire da quella situazione. Ci pensò Vittorio.

"Ok, allora ti lascio riposare"

"Buonanotte" disse Corrado raggiungendo la porta della sua camera.

Vittorio si rammaricò di non essere riuscito a scambiare due parole con il figlio, forse era solo una fase ed era giusto che andasse in quel modo. Anche se gli sembrava uno spreco di tempo e di energie. Avrebbe solo voluto avere di nuovo quella confidenza che c'era quando Corrado era bambino, non riusciva ad accettare quel distacco, quella freddezza che lo faceva sentire vecchio e inutile. Come era finito a non significare nulla quando fino a pochi anni prima per il figlio era una specie di supereroe? Perché era scivolato così in basso nella scala delle cose a cui dare importanza di Corrado? Era incomprensibile e doloroso.

Si ripeteva come un mantra che avrebbe solo dovuto accettare le cose, l'adolescenza era così, impietosa.

Ma necessaria.

"Comunque mi piace, Beatrice dico, mi sembra una a posto" disse dalla soglia dello studio lanciando l'ultima fune dall'altro capo del fiume.

Corrado questa volta afferrò, sorrise fra sé e si voltò guardando il padre con gli occhi che brillavano.

"Sì, lo è".

Il cuore di Vittorio ebbe un sussulto e all'improvviso la speranza di essere ancora qualcuno nella vita di suo figlio fece di nuovo capolino.

***

Cecilia riattaccò il telefono dopo aver conversato per circa mezzora di inviti in carta di riso, di tavoli a cabaret e di altre questioni fondamentali come l'orientamento dei paralumi e la temperatura dell'acqua.

"Tesoro, vuoi una tazza di tisana?" urlò dalla cucina in direzione dello studio.

Dall'oltretomba giunse la voce di Vittorio.

"Certo amore".

Cecilia si prodigò nel riempire il bollitore e cercò due tazze coordinate di piattini.

Dopo pochi minuti, saliva le scale con le tazze piene di tisana bollente su un vassoio diretta verso lo studio del marito.

"Eccomi" disse varcando la soglia.

Fece spazio sulla scrivania spostando una pila di scartoffie, era l'unica che si permetteva di farlo, e appoggiò il vassoio.

"Grazie" disse Vittorio prendendo la sua tazza senza il piattino.

Sapeva che così facendo avrebbe irritato Cecilia che invece se ne stava in guardia tenendo tazza e piattino ben dritti davanti a sé.

"Sai, Clizia mi ha detto che non può aprire le finestre di casa" disse dopo aver sorseggiato un po' di tisana.

"Perché mai?" chiese Vittorio.

"L'esplosione, sai lei abita proprio di fronte all'Hotel Commercio"

"Certo, Clizia, me n'ero dimenticato... è così grave?"

"Grave? È andato completamente distrutto! Non hai letto il giornale?".

No, in effetti Vittorio non l'aveva letto e nemmeno gli interessava molto, in fondo ci pensava sua moglie ad aggiornarlo su tutte le vicende e i pettegolezzi del paese.

"Per fortuna non ci sono state vittime" osservò Cecilia continuando a sorseggiare.

"Peccato, era un bell'edificio"

"Uno straordinario esempio di stile liberty, un peccato davvero. Parlano di una fuga di gas"

"Beh, comunque non credo che Clizia soffrirà molto nel dover tenere chiuse le finestre a novembre" sorrise Vittorio.

Cecilia lo guardò seria per qualche secondo ma poi gli angoli della sua bocca puntarono verso l'alto, regalandole quel sorriso che aveva fatto capitolare Vittorio anni prima e che ancora le dava l'aria di una ragazzina.

Corrado si mosse e il parquet scricchiolò sotto i suoi piedi.

"Ehi! Che ci fai lì in piedi?" chiese Cecilia trovandoselo improvvisamente alle spalle.

"Avete detto Hotel Commercio?" chiese con aria preoccupata.

"Sì, c'è stata un'esplosione è completamente distrutto" rispose Vittorio notando l'agitazione di Corrado crescere.

"Che c'è?" chiese sua madre.

Corrado sparì e si precipitò in camera sua correndo. Afferrò le scarpe, se le infilò così come le aveva tolte, senza slacciarle. Percorse tutto il corridoio oltrepassando Vittorio e Cecilia che lo chiamavano per nome intimandogli di fermarsi.

Non li ascoltava.

Scese le scale si infilò la giacca e si precipitò verso la porta d'ingresso.

"Dove vai? Corrado!" urlava Cecilia.

"Devo uscire!" disse lui sbattendo la porta.

"Corrado!".

Vittorio rimase sconcertato sulla soglia dello studio con la tisana che colava dal bordo della sua tazza.

***

Corrado era già in sella alla sua bicicletta e sfrecciava giù per la discesa come un falco, oltrepassò la fila di case eleganti a tutta velocità e poi svoltò a sinistra verso il centro.

Oltrepassò alcuni caseggiati, schivò per un soffio un gatto e un paio di bidoni abbandonati sul marciapiede. Si ritrovò ben presto nei pressi di via del Crocicchio. Non sapeva se avrebbe trovato Beatrice a casa, ma poi vide la sua bicicletta appoggiata al muro e decise di suonare il campanello.

Dopo qualche secondo, la luce della cucina si accese e Adriana scostò le tende per vedere chi ci fosse al cancello d'ingresso.

Corrado le fece un cenno con la mano e Adriana sparì dietro la tenda.

Dopo un minuto, comparve Beatrice avvolta in un maglione pesante più grande di quattro taglie almeno.

"Ehi! Che ci fai qui?" chiese mentre Corrado apriva il cancellino cigolante.

"Devi venire con me, adesso" disse serio.

Beatrice si preoccupò, dopo tutto quello che era successo non avrebbe sopportato altre brutte sorprese.

"Venire dove? Cos'è successo?"

"Hotel Commercio"

"Per fare che?"

"È esploso".

Beatrice trasalì e si portò le mani alla bocca.

Adriana li osservava da dietro la tenda della cucina con la luce spenta per non farsi vedere.

"Credi che siano stati, insomma...loro?"

"Ne sono quasi certo, pensaci... un Hotel che se ne sta lì decrepito da una vita, all'improvviso esplode. Proprio dopo che abbiamo scoperto del Varco e di tutta questa storia, non è una coincidenza. O forse lo è" disse Corrado a bassa voce.

"Ok, aspettami prendo la giacca".

Beatrice rientrò e dopo qualche secondo Corrado la sentì discutere animatamente con Adriana, finché la porta d'ingresso non si aprì di nuovo e Beatrice uscì fuori correndo verso la bicicletta.

La nonna le andò dietro.

"Dovrai spiegarmi cosa succede prima o poi Beatrice! Non posso più accettare questi silenzi, non in casa mia!"

"Nonna, ti prego... io, io... non devi preoccuparti! Va tutto bene!" disse Beatrice montando in sella alla bicicletta.

Corrado guardò Adriana negli occhi quasi a volersi scusare. Aveva davanti a sé una donna seriamente in pena per la sua unica nipote, a ragione, e lui sapeva che anche con tutta la buona volontà Adriana non avrebbe compreso nulla.

Era impossibile raccontarle la verità, nonostante se la meritasse, la verità. Più di tutti gli altri.

"Ti spiegherò nonna, te lo prometto!" disse Beatrice chiudendo il cancello dietro di sé.

Corrado pedalava veloce cercando di soffocare il senso di colpa che lo prendeva ogni volta che si trovava di fronte ad Adriana.

Pedalava, pedalava forte, premeva sui pedali come se volesse distruggere il suolo, il mondo intero.

E Beatrice lo seguiva, con gli occhi lucidi per il freddo e il dispiacere.

Arrivarono nei pressi di Viale del Tasso e legarono le biciclette, poi si avvicinarono a piedi in direzione dell'Hotel Commercio o di quello che ne restava.

Un enorme cumulo di macerie giaceva a terra come se l'edificio si fosse sbriciolato su sé stesso, non restava nulla, non si distinguevano nemmeno i muri del perimetro. Tutto era andato distrutto completamente.

La polvere aveva ricoperto ogni cosa nei paraggi, automobili, cestini dei rifiuti, davanzali e terrazzi sugli edifici circostanti.

La zona era transennata e una piccola escavatrice era parcheggiata dove fino a poche ore prima c'era l'ingresso dell'Hotel. Alcune auto della polizia sostavano nei pressi con i lampeggianti accesi mentre diversi vigili del fuoco si inerpicavano sulle macerie affondando gli stivali neri nei calcinacci. Ad ogni loro movimento piccole nuvole di polvere si sollevavano nell'aria.

"Perché l'hanno fatto?" chiese Beatrice osservando il grosso mucchio di macerie.

"Ho smesso di chiedermi il perché delle cose da quando tutta questa storia è incominciata" rispose Corrado.

"Forse è una specie di segnale, come un grido di guerra"

"Potrebbe essere o forse i cattivi delle storie distruggono e basta".

Cercarono di avvicinarsi un po' di più ma un poliziotto fece loro segno di fermarsi.

Le finestre dei palazzi antistanti erano tutte chiuse, non si vedeva anima viva tranne per il gruppetto di poliziotti e i pompieri indaffarati.

E per una persona, che se ne stava in disparte osservando la scena a debita distanza.

Corrado la vide.

Era una donna, indossava una tutta da ginnastica rosa e aveva i capelli legati come se si fosse fermata lì per curiosare mentre si allenava.

La osservò meglio e a dirla tutta non gli dava per niente l'impressione di essere una persona sportiva.

Nemmeno la tuta sembrava adatta a fare jogging, anzi a guardarla bene, in effetti era un pigiama.

"Bea... guarda là" disse Corrado indicandola.

"Che ci fa lei qui?" esclamò Beatrice osservando la donna in pigiama.

Corrado si avvicinò con circospezione e solo in quel momento notò i suoi occhi cerchiati, come quelli di chi non dorme da mesi, i capelli sporchi e raccolti disordinatamente, lo sguardo perso e spaventato, le mani che tremavano.

"Prof... si sente bene?" chiese Beatrice.

Continue Reading

You'll Also Like

117K 3.6K 33
Ann e Blake si conoscono fin da piccoli. Erano diventati inseparabili e migliori amici da quel momento in cui lui l'aveva aiutata ad accettarsi e l'a...
2.9K 64 19
𝐍𝐄𝐖 𝐆𝐎𝐒𝐒𝐈𝐏 𝐆𝐈𝐑𝐋, 𝐑𝐢𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐚 𝐬𝐜𝐮𝐨𝐥𝐚 Nuove generazioni, nuove famiglie, nuova Gossip Girl! Serena, Blair, Nate e Chuck sono...
38.3K 818 41
@cristiano ha iniziato a seguirti.
7.2K 706 27
Questa é una storia fatta di umani e di Misteri, conviventi in un regno lontano, imprigionati dalle briglie dell'intolleranza e della paura. Fawn si...