(Revisione) Assassin Night (C...

Bởi Giusychiacchio

101K 3.5K 1.4K

Kate Brown, un'ereditiera, cresce con il suo maggiordomo Gregor, a quattro anni, dopo la morte dei suoi genit... Xem Thêm

PRESENTAZIONE
1. Kate
2. La Presentazione
3. L'inferno
4. Tutti contro Kate!
5. L'insegnante
6. La rottura
7. Giornata tra fratelli
8. Vista sotto la doccia
9. Vecchi ricordi
10. L'anniversario
11. L'attrazione fisica
12. L'appuntamento
13. Immagine Rubata
14. Il fratellino
15. Noi Tre Insieme
16. Tra passione e amore
17. Il trauma cranico
18. Sesso Per Dimenticare
19. Le confessioni
20. "CARO DIARIO"
CHAPTER 21
CHAPTER 22
CHAPTER 23
CHAPTER 24
CHAPTER 25
CHAPTER 26
CHAPTER 27
CHAPTER 28
CHAPTER 29
CHAPTER 30
CHAPTER 31
CHAPTER 32
CHAPTER 33.2
CHAPTER 34.1
CHAPTER 34.2
CHAPTER 35
CHAPTER 35.2
CHAPTER 36
CHAPTER 37
Capitolo 38
SEQUEL

CHAPTER 33.1

1.1K 51 16
Bởi Giusychiacchio

(Ascoltate queste canzoni mentre leggete il capitolo❤️)

I Ricordi

Seduti in chiesa fissavano la bara chiusa, l'ultimo giorno in cui le avrebbero potuto dire addio era diverso da come aveva immaginato Kate. Tutti lontani dall'altro. Julian era in prima fila, seduto a pochi passi dalla bara, pronto ad alzarsi e a parlare di lei e di quanto fosse meravigliosa, non voleva nessuno accanto, neanche i suoi genitori. Emma e Mark appoggiati ad una delle colonne fissavano il pastore che parlava di vita e morte, di una dolce ragazzina che era andata via troppo presto. Ethan sedeva accanto a Luke, solo per confortarlo, anche se il secondogenito sarebbe rimasto a casa molto volentieri. Nella fila a sinistra, insieme a Jack c'era come sempre suo fratello Aaron, mentre Jason aveva la testa schiacciata sulla spalla di Daniel, non riusciva a smettere di piangere. Noah era poggiato al muro accanto alla porta, sarebbe uscito da un momento all'altro, non aveva il coraggio di avvicinarsi o guardarla un'ultima volta. Il ragazzo guardò la chiesa deserta, nessun parente, nessun amico, nessuno sconosciuto era neanche entrato per lei, aveva avuto una vita così triste e sola da ottenere un funerale altrettanto malinconico. La porta accanto a lui si aprì provocando rumore, Noah girò di poco la testa prima di guardare l'uomo che era entrato, fissò brevemente il ragazzo appoggiato al muro per poi camminare lungo la navata battendo i piedi sul pavimento, il silenzio di quel momento si interruppe, i ragazzi girarono il viso verso l'uomo dai capelli bianchi, il suo viso era marcato dalle rughe che scivolavano lungo le labbra curve, nessun sorriso, nessun accenno, sembrava che la sua espressione fosse sempre stata quella. Il naso grosso e gli occhi scuri quasi socchiusi, fissava la bara avvicinandosi a passo svelto, il suo corpo non sembrava affatto quello di un anziano. Noah lo seguì quando percepì qualcosa di strano, forse conosceva Kate, ma se così non fosse non avrebbe mai permesso ad un uomo qualsiasi di avvicinarsi a lei, anche se ormai era morta. L'uomo dall'abbigliamento impeccabile si fermò tra le prime panche di legno, tra Emma e Mark che si stringevano e Julian che fissava la bara come se da un momento all'altro potesse aprirsi, sperava ancora che Kate non fosse morta.

I genitori dei ragazzi si girarono verso l'anziano che abbassò la testa chiudendo gli occhi, il pastore smise di parlare quando l'uomo sollevò il bastone nero che stringeva in una mano, su di esso c'era un pomello dorato che brillava più di qualunque cosa ci fosse in quella chiesa.

<<Gregor...>>. Emma si avvicinò a lui riluttante, non voleva farlo, ma ringraziò per un attimo Dio, sollevando la testa, che fosse arrivato. <<Puoi sederti qui se vuoi>>.

<<Preferirei vederla, parlare e tornarmene a casa. Il viaggio in aereo è stato davvero stancante>>. Disse l'uomo continuando a guardare la bara chiusa, Emma si accorse dei suoi sospetti, probabilmente anche lui, come la maggior parte di loro, credevano che non fosse morta.

<<Abbiamo preferito non aprirla dopo averci detto come hanno trovato il suo corpo>>.

<<Beh... io voglio vederla...>>. Disse lui facendo un passo in avanti, si fermò guardando la donna dritto negli occhi, Emma riuscì a vedere solo all'ora il dolore che stava provando Gregor, aver perso prima i genitori di Kate e dopo averla cresciuta come una figlia per poi scoprire che era morta lo aveva distrutto dentro, ma aveva imparato a nascondere quello che provava. <<Verrò a prendere le sue cose...>>.

<<Gregor, ti prego non farlo... I ragazzi vorrebbero che la sua stanza rimanesse così com'è, con le sue cose>>.

<<Questo non posso permetterlo, torneranno a casa con me e... Dopo brucerò le sue cose insieme a tutto il resto, sembrerà tutto un brutto incidente, nessuno dovrà scoprire cosa è realmente accaduto>>.

<<Non puoi...>>. Disse Emma con un filo di voce, le sue gambe cedettero mentre ascoltava le parole dell'uomo, a tentare di prendere il suo corpo debole fu il marito, Mark corse per prenderla quando ormai era troppo tardi. Le ginocchia di Emma toccarono il pavimento freddo e le lacrime le scivolarono sul viso, quel gesto fece allarmare tutti i figli, che si alzarono guardandola preoccupati.

<<Mamma...>>. Daniel corse da sua madre insieme a Jason mentre Gregor salì i pochi gradini che dividevano loro dalla bara. La sua mano grande e piena di rughe si appoggiarono su quel legno scuro e liscio, tremava come una foglia, aveva quasi paura di vederla ma doveva averne la certezza, con i suoi stessi occhi.

<<Non si azzardi ad aprire la sua bara>>. Julian era ormai arrivato alle sue spalle. L'uomo girò di poco il viso prima di sospirare e rispondere.

<<Credete davvero che sia morta? Kate è molto più in gamba di così, la prima cosa che le ho insegnato è stato proprio fingere la sua morte...>>. Attirò l'attenzione dei ragazzi e del pastore che si avvicinò all'uomo.

<<Mi dispiace ma deve rispettare il desiderio della famiglia>>. Disse poggiando una mano sulla bara, a quel punto Gregor spostò le sue dita usando il bastone, il pomello d'oro allontanò la mano lentamente facendola scivolare giù.

<<Il desiderio della famiglia? Kate non aveva famiglia, era un'orfana che cercava l'affetto in quello che faceva e soprattutto in me... Sono io la sua "famiglia", le restavo solo io>>. Il pastore fece un passo indietro per poi guardare i ragazzi che fissavano Gregor, cercava l'approvazione dal resto delle persone ma non ricevendo alcuna informazione abbassò lo sguardo per poi annuire. L'uomo strinse il bastone nella mano destra per poi farlo scivolare tra le dita, lasciò che il fondo toccasse il pavimento per poi poggiarlo contro la bara, prese un grosso respiro afferrando con entrambe le mani la parte più sporgente.

<<Noi eravamo la sua famiglia... Kate era nostra sorella>>. Disse Jason tra le lacrime, non esternavano tutti la rabbia come Julian e Luke, preferivano tenere dentro il dolore.

<<No, non lo eravate, come ho già detto... Kate non era altro che un'orfana. Sapevo che sarebbe accaduto, dovevo semplicemente riportarla a New York e sotterrare il suo cadavere accanto ai genitori>>.

<<Merita un addio come si deve e lei se non è disposto ad accettarlo può anche andare via>>. Daniel lasciò la madre tra le braccia di suo padre e si avvicinò all'uomo. <<Tutto questo è ridicolo... Ogni volta che cerchiamo anche solo di rendere le cose normali per lei c'è sempre qualcosa o qualcuno che le rovina le cose belle della vita>>.

<<Le cose belle della vita? E quali sarebbero?>>. Gregor si girò verso il ragazzo guardandolo con arroganza e superiorità, non era cattivo, era solo il suo modo di essere che aveva acquisito dalla vita. <<Voi non avrete mai una risposta a questa domanda eccetto Kate, lei lo sapeva...>>. Poggiò ancora una volta le mani sulla bara e l'aprì con forza guardando il suo interno. Era la sua bambina, proprio lì, sdraiata su un tessuto bianco come la sua pelle, morbido, per permettere al suo corpo un confort che non le sarebbe servito nell'aldilà, ma Emma e Mark desideravano il meglio per lei. Gregor si mantenne saldamente alla bara quando le sue gambe stavano per cedere. Le innumerevoli ferite al volto, le mille cicatrici sulla pelle che non sarebbero mai più andate via, riconobbe tutto di lei. Gli occhi della piccola Kate erano chiusi, ormai rassegnati a ciò che la vita le aveva riservato, qualcosa di terribile che aveva pagato con la sua giovane età, quando era palese, avrebbe pagato con l'intera eredità, pur di essere una semplice adolescente. Strinse gli occhi e lasciò andare le lacrime che caddero rapidamente sul corpo della ragazza, indossava degli abiti che non riconosceva. Gregor sapeva tutto di Kate, qualunque cosa, ogni singolo neo, ogni cicatrice che si era procurata a lavoro.

<<Gregor, stai bene?>>. Chiese Emma cercando di avvicinarsi all'uomo disperato che osservava la sua piccola in quella bara fredda. Gregor scosse la testa e passò una mano sul viso ricordando la vita passata insieme a Kate.

FLASHBACK GREGOR

<< L'involucro della pupa si fende e la farfalla comincia faticosamente a uscire. Kate, mi stai ascoltando?>>. Le chiese un Gregor diverso, più giovane, il suo viso era molto più rilassato, stava parlando ad una bambina di cinque anni. Kate annuì sollevando le mani dalle mani strette in pugni, li teneva saldamente sotto il mento nonostante lentamente fossero saliti alle guance lasciando le sue gote ormai arrossate. Alzò la testa e sospirò visibilmente annoiata. <<Credi sia noioso?>>.

<<Più che noioso, io voglio giocare>>.

<<Giocherai quando avremo finito, le farfalle sono creature affascinanti, Kate>>. La piccola Kate fissò la farfalla rinchiusa in una cupola di vetro, a Gregor piaceva fare lezione con almeno uno degli esemplari accanto, credeva che sarebbe stato molto più interessante, ma la seria Kate scosse la testa.

<<Sono interessanti quando non rimangono ferme...>>. Si alzò quasi a fatica sulla sedia, poggiò entrambi i piedi sul sedile sporgendo il suo piccolo corpo sulla superficie del tavolo, allungò il braccio e distese tutte le dita fino ad arrivare alla cupola di vetro, la spinse con piccoli colpi finché non raggiunse il suo scopo. Cadde sul terreno pieno d'erba rompendosi in piccoli pezzi, mentre Kate precipitò subito dopo al suolo chiudendo gli occhi per la paura. L'uomo accanto a lei si alzò dalla sedia solo quando sentì un forte tonfo. Kate guardò il graffio che si era procurata sul braccio con il pezzo le diverse scaglie di vetro su cui era caduta, il sangue le gocciolava a terra facendo diventare le foglie di un forte color rosso acceso, strinse di poco i denti, ma non pianse, non voleva. I suoi occhi furono attirati da qualcosa di molto più interessante, la farfalla era finalmente libera di volare. Svolazzò accanto alla piccola Kate prima di fare una cosa strana, le si poggiò in testa, forse per ringraziarla e alla fine volò via. La bambina socchiuse le labbra fissando quella maestosa creatura che, con le sue ali colorate, attirò l'attenzione di Kate. La piccola sorrise tenendo gli occhi fermi e ben aperti sulla farfalla, magari avesse avuto qualcosa per immortalare quel momento, avrebbe guardato quella foto per tutta la vita.

<<Spero tu sia felice ora, hai visto cosa succede quando cerchi di fare una buona azione, Kate?>>.

<<Si>>. Disse ancora incantata da cotanta bellezza, sorrideva come se avesse davanti agli occhi qualcosa di meraviglioso, un arcobaleno che brillava illuminando una bruttissima giornata, ma era solo una farfalla. <<Ti rende felice>>.

<<Ma ti fa anche male...>>.

<<Va bene così>>. Gregor guardò la sua bambina e accennò un piccolo sorriso, quasi inesistente, non voleva che lei lo vedesse felice, avrebbe scoperto il vero significato della felicità e avrebbe distrutto i sogni e i progetti che avevano fatto i suoi genitori prima di morire. <<Questo tipo di dolore passa, Gregor. La felicità che provo ora no, lo ricorderò per sempre, peccato non averlo immortalato>>.

Fu quella la vera storia di come si era appassionata alla fotografia, aveva iniziato all'età di sei anni, il giorno del suo compleanno le era stato regalato una macchina fotografica, piccola ma adatta ad una bambina. Gregor le aveva concesso di avere altri hobby al di fuori del suo duro lavoro, probabilmente non era ciò che i genitori avevano in mente per lei, ma sembrava che quella concessione non metteva a rischio tutto il suo duro lavoro. Nessuna distrazione avrebbe cambiato la sua strada, Kate era nata per uccidere, perseguitare, ricercare e aveva del talento nel farlo, il sangue dei suoi genitori scorreva nel suo corpo. In seguito, anni dopo, Gregor le regalò una vecchia macchina fotografica dei suoi genitori, la stessa che la piccola Kate non aveva più da ormai due mesi, quella che Julian aveva rotto cadendoci sopra, ma nonostante le avesse rotto una cosa così preziosa per lei avevano capito entrambi una cosa, si erano innamorati nello stesso momento, lo stesso giorno, guardandosi semplicemente negli occhi.

FINE FLASHBACK

Gregor si lasciò toccare dalle mani piccole di Emma, e per un secondo, tanto piccolo da non farci neanche tanto caso, credette che fosse la sua Kate. Girò rapidamente il viso per poi vedere il viso di Emma che fissava la ragazza nella bara.

<<Kate...>>. Il suo respiro aumentò, credette di svenire ancora, non riusciva a credere che non avesse più sentito la sua voce. Chiuse gli occhi ricordando le poche volte che avevano parlato da sole.

FLASHBACK EMMA

La porta della camera di Emma e Mark era aperta, la maggior parte delle volte, Kate passò accanto per poter andare in bagno e prepararsi ad uno dei suoi duri allenamenti, spero di poterli fare tutto il giorno per occupare la mente, era uno dei periodi più difficili di sempre. Kate passò accanto alla stanza guardando con la coda dell'occhio l'interno, fece pochi passi per tornare indietro e poter riguardare meglio. Emma era seduta sul letto e piegava le maglie dei ragazzi, erano davvero tante e non riusciva a capire come facesse tutto da sola. Bussò delicatamente la porta con solo due nocche attirando l'attenzione di Emma che sollevò la testa di colpo, Kate sorrise ed entrò avvicinandosi a lei.

<<Mi hanno insegnato a bussare nonostante la porta sia aperta, ma...>>. Si sedette davanti a lei guardandola dritto negli occhi. <<Mi hanno anche insegnato che non dovrei mettere paura ad un ex agente>>. Sorrise facendo ridere di cuore Emma, era vero, se avesse avuto qualcosa di appuntito avrebbe sicuramente colpito Kate. <<Credo che dovrebbero andare via da questa casa, sono in troppi e poi so che ringrazieresti tutti i giorni>>.

<<Oh, Kate. Io li adoro, sono i miei dolci bambini, ma quando devo piegare tutti i loro abiti giuro che li ucciderai con le mie mani>>. Stavolta fu Kate a ridere, la sua risata incantò Emma, era terribilmente simile a quella di sua madre, ricordò per un piccolo istante quando entrambe si sdraiavano sul letto e, fissando il soffitto, parlavano di tutto quello che avrebbero fatto in futuro, avrebbero tanto voluto sposare i loro attuali mariti ed avere tanti figli. <<Mi ricordi lei...>>. Disse Emma malinconica.

<<Lo so>>. Disse Kate stringendo le labbra, sorrise quasi a malapena per poi guardarsi intorno. <<Gregor me lo ripete spesso e lo fai anche tu>>.

<<Ti infastidisce?>>.

<<No, solo che... Il ricordo della sua risata sta sparendo, non ricordo quasi più nulla di lei o di mio padre, questa è la cosa che più mi distrugge. Non meritano di essere cancellati in questo modo da me...>>.

<<Kate, avevi solo quattro anni, è normale dimenticarli>>.

<<Normale...>>. Rimase ferma a fissare un punto impreciso, stava forse riflettendo su quella parola pensando alla sua vita.

<<Mi aiuti?>>. Chiese Emma, Kate non rispose affatto, prese semplicemente le poche magliette che aveva davanti riconoscendone solo qualcuno, ma dal loro stile poteva dividerle perfettamente, ormai aveva conosciuto i ragazzi abbastanza bene.

<<Mi racconti di lei?>>. Emma tenne la testa bassa sulla maglia che stava piegando, ma rivolse lo sguardo alla ragazza davanti a sé. Non sapeva se le avesse fatto bene ricordare, tantomeno dire alla piccola Kate qualcosa dei suoi genitori.

<<Lei... Era una vera stronza>>. Kate sollevò rapidamente la testa, guardò gli occhi di Emma, il suo sguardo serio per poi scoppiare in una fragorosa risata, lo fece anche la donna rompendo quella tensione che si era creata tra loro. <<Era terribilmente bella, meravigliosa. I suoi occhi erano di un azzurro così brillante da attirare l'attenzione di molte persone, ma a lei piaceva essere guardata da una sola persona in particolare>>.

<<Mio padre?>>.

<<Anche, l'altra persona ero io. Altrimenti chi le avrebbe dato dei consigli su come vestirsi?>>. Risero ancora, era tutto vero, si stava aprendo con una persona, Emma non parlava mai della sua vita passata, neanche con suo marito nonostante avessero lavorato insieme per anni. Parlare della sua migliore amica le faceva sempre male, ma non con Kate, sembrava di aver fatto un tuffo indietro nel tempo.

<<Era insicura?>>.

<<No, al contrario. Ma per fare colpo su tuo padre mi chiedeva spesso dei consigli, anche se non ne aveva bisogno. Benjamin era follemente e perdutamente innamorato di lei. Lei era fredda, quasi senza cuore ma amava l'idea dell'amore, cercava l'uomo perfetto, il principe azzurro, qualcosa di puro e sincero. Amava essere abbracciata e baciata ma non permetteva a nessuno di farlo. Benjamin invece cercava la sua principessa diversa, lui proveniva da una famiglia molto ricca, doveva salvare le apparenze, avrebbe dovuto sposare una donna impeccabile nei modi e nell'aspetto. Allora tua madre lo divenne, o almeno finse per poter stare con lui, per un breve, brevissimo periodo. Benjamin le mise l'anello al dito un mese dopo averla conosciuta. Si sposarono subito dopo di me. Era sicura di ciò che stava facendo, non aveva ripensamenti, niente attacchi di panico prima o durante il matrimonio, non le importava nulla dell'abito, dei centrotavola, degli abiti delle damigelle, neanche se non le avesse messo l'anello al dito, lei quel giorno entrò in chiesa solo per dire il famoso "Si, lo voglio" e poter andare via per godersi il suo matrimonio lontano dagli occhi degli altri>>. Prese un grosso respiro e sorrise. <<Tu hai qualcosa di Benjamin e molto di Evelin>>.

<<Non credo sia così>>.

Emma sollevò le spalle, sapeva che era così. La guardò tutto il tempo mentre metteva in ordine le magliette dei ragazzi.

<<Kate, se mai avessi bisogni di un consiglio, su qualsiasi cosa...>>.

<<Sull'amore? Credo di conoscere abbastanza bene tutti i procedimenti>>.

<<Non intendevo esattamente quello>>.

<<Credo che lo chiederò a Mark, sarebbe carino vedere un uomo impanicato mentre tenta di spiegare a sua figlia il sesso>>. Si alzò dal letto sistemando l'ultima maglia, Emma socchiuse le labbra per poi sorridere, sembrava si sentisse di famiglia, aveva definito Mark suo padre, magari lo pensava anche di lei, forse, ed era ciò che sperava, Emma sarebbe stata presto sua madre. <<Prima che me dimentichi>>. Disse uscendo e rientrando nella stanza subito dopo. <<Credo di dover prendere qualcosa da mettere per gli altri giorni a venire, ho portato poche cose, credevo sarebbe stato questione di settimane, ma rimarrò per più tempo>>. Emma sorrise annuendo, magari avrebbe fatto una sfilata con degli abiti nuovi proprio con la figlia di Evelin, ricordando il passato.

FINE FLASHBACK

Si girò rapidamente verso suo marito, era alle sue spalle per sostenerla, La strinse tra le braccia alzando di poco lo sguardo, proprio non voleva vederla, ma il desiderio di farlo un'ultima volta lo mise quasi pressione. Aprì gli occhi guardando la sua bambina nella bara. Girò il viso dalla parte opposta stringendo forte sua moglie che piangeva, guardò i ragazzi scuotendo la testa, non voleva che la vedessero. Scesero i pochi gradini insieme, per poi sedersi sulla panca di legno ricordando la loro prima uscita insieme.

FLASHBACK MARK

<<Allora, potremmo andare a fare shopping...>>. Si fermò subito dopo quasi come se avesse voluto rimangiarsi quello che aveva detto, Kate sollevò lo sguardo guardando Mark che camminava accanto a lei sentendosi a disagio.

<<Shopping?>>.

<<Si, insomma, quello che fanno le ragazze di solito, oppure vuoi parlare di ragazzi? Ti prego dimmi di no>>.

<<Si, mi andrebbe di parlare di ragazzi con te>>. Disse lei trattenendosi dal ridere, lo avrebbe messo in imbarazzo molto volentieri. <<Magari di come approcciare con loro, come vestirmi agli appuntamenti>>.

<<Dio no...>>.

<<Del sesso>>.

<<Ok, qui le cose stanno degenerando>>. Disse Mark, Kate rise di gusto poggiando le mani sulla pancia, si stava piegando in due, forse sarebbe stato meno divertente con il suo vero padre, lui avrebbe approvato la sua vita sessualmente attiva? Le avrebbe vietato tutto quello? Mark sorrise guardando Kate per la prima volta in modo diverso, i suoi figli erano cresciuti, a volte non volevano neanche uscire con lui, ma Kate aveva un'idea ben precisa, sarebbe uscita con chiunque, non le importava di essere vista con Mark, o con Emma, che erano molto più vecchi di lei, non se ne vergognava, adorava camminare in giro e farlo in compagnia, anche se non parlava molto, le dava una certa sicurezza e benessere che le mancava.

<<Non sono quel tipo di ragazza, Mark. Non adoro particolarmente fare shopping ma lo faccio ben volentieri, solo non con te. Noi due potremmo bere una birra insieme se vuoi. No, aspetta. So che tra qualche giorno ci sarà la partita dei Rochester New York FC, potremmo andarci insieme>>.

<<Non andavo a una di quelle partite da... Secoli ormai. Ci portavo spesso Julian>>. Guardò in alto mentre camminava, sembrava perso nei ricordi, cosa che a Kate piaceva particolarmente, i ricordi per lei erano la cosa più bella della vita trascorsa sulla terra, piccoli film da vedere e rivedere quando più ne aveva voglia.

<<Beh se farà il bravo porteremo anche lui>>. Stavolta fu Mark a ridere, passeggiarono lungo il parco, adoravano entrambi camminare, quando ormai avevano terminato il giro turistico presero un gelato e si sedettero su una delle panchine che davano su un piccolo laghetto. Kate muoveva i piedi su e giù mentre mangiava il suo gelato alla fragola, sembrava una bambina piccola con suo padre.

<<Kate>>. La ragazza si girò guardando Mark che la fissava teneramente, lei capì dallo sguardo che c'era qualcosa che non andava, forse stava esagerando ancora. Fermò i piedi poggiandoli sul terreno, abbassò la testa e si mise composta smettendo anche di sorridere.

<<Mi dispiace, Gregor me lo dice spesso...>>.

<<Cosa?>>.

<<Che sono troppo esuberante, devo calmarmi, ormai ho diciassette anni, non sono più una bambina>>.

<<Avrai tutto il tempo per crescere, Kate. Guarda me, ho una stanza con macchinine da corsa da collezione, ma spesso mi siedo a terra da solo e ci gioco>>. Kate tenne stretto il cono in una mano mentre guardava quell'uomo adulto che le aveva appena confessato che giocava ancora con le macchinine giocattolo. Sorrise soffermando subito dopo lo sguardo verso il lago.

<<Credo che mi vivrò l'adolescenza e l'infanzia quando smetterò di lavorare>>.

<<Ti farai uccidere, Kate...>>.

La ragazza abbassò la testa sul gelato fissandolo con tanta voglia di piangere, di liberare ciò che sentiva, ora che aveva conosciuto delle persone così importanti aveva addirittura pensato di smettere, ma non poteva.

<<Lo so...>>. Disse con voce spezzata. Mark si avvicinò a lei avvolgendole un braccio intorno alla spalla, la strinse al petto accarezzandole accennando un piccolo sorriso. Kate si sentì quasi a casa tra le braccia di Mark, quel calore paterno che non aveva mai sentito prima ora lo stava provando per la prima volta. Kate sollevò di poco la testa incrociando i suoi occhi. <<Magari un giorno potrei chiamarti papà>>.

<<Ne sarei davvero felice>>.

<<Se iniziassi adesso ti chiederei: Papà...>>.

<<Si?>>. Mark sorrise, Kate accennò un sorriso, sembrava davvero seria, forse doveva dirgli qualcosa di molto importante.

<<Mi accompagni a comprare i preservativi?>>.

<<Aaaah! Dio santo, Kate!>>. Sollevò rapidamente le mani sulle orecchie cercando di coprirle lasciando cadere il gelato a terra. Quel ricordo avrebbe fatto parte della loro prima e vera conversazione profonda per sempre.

FINE FLASHBACK

Mark strinse a sé Emma distogliendo lo sguardo, aveva vietato ai suoi figli di vederla un'ultima volta, ma solo per non suscitare in loro quel sentimento di tristezza che stavano provando Gregor, Emma e lui. L'uomo salì i pochi gradini avvicinandosi al pastore, il microfono che stava usando non gli serviva affatto, in quella chiesa erano solo dodici e solo uno di loro non conosceva Kate, nessuno era venuto al suo funerale. Gregor si fermò sostenendosi con il bastone, non ne aveva bisogno, sapeva ancora muoversi liberamente, ma dopo aver visto Kate era diventato un vecchio senza forze. Guardò tutti intorno a lui per poi parlare della piccola senza guardarla.

<<Vorrei solo spendere due parole prima di... Beh...>>. Abbassò lo sguardo solo per pochissimi secondi, non gli serviva riflettere, doveva solo ritrovare la forza che aveva perso solo guardandola. <<Kate è... Era una ragazza diversa dalle altre. Riusciva a comprendere chiunque le stesse intorno, non si arrendeva mai, qualunque fosse la difficoltà, cercava sempre di dare il massimo, di dare tutta sé stessa...>>. Luke abbassò la testa stringendo forte le mani, le poche unghie che aveva gli finirono nella pelle, si stava torturando pensando a tutte quelle volte che Kate cercava di aiutarlo, lei voleva il bene di tutti, compreso il suo, ma Luke la insultava, le rinfacciava spesso di essere sola, di non avere nessuno a casa mentre la sua era una famiglia numerosa. Sollevò la testa guardando suo fratello Ethan, accanto a lui, si sentiva ugualmente in colpa, tutti loro sentivano quella pressione allo stomaco, in modo differente, ma tutti avevano incolpato Kate di qualcosa, l'avevano insultata, fatta stare male, erano a conoscenza dei pianti notturni, ora al loro posto non c'era altro che il silenzio che faceva piangere disperatamente i ragazzi. Le volte che avevano alzato le mani su di lei per colpirla, ora rimpiangevano quei momenti, volevano stringerla forte, avrebbero passato una mano sulla guancia morbida e calda di Kate per toglierle via quel dolore. Julian rimase alzato, ad un passo dalla bara e uno dalla panca. Aveva la rabbia negli occhi e la tristezza lo assaliva sempre di più fino a mangiarlo vivo, sembrava molto più morto di quella ragazza che aveva nella bara. Guardava solo lei, o meglio il legno intorno che la proteggeva, la voce di Gregor era forte ma riusciva a malapena a sentirlo. <<Kate era la ragazza che si accorgeva di qualunque stato d'animo avessi, era pronta a risollevarmi il morale in tutti i modi: Urlava, scherzava, mi definiva un nonnetto ormai andato>>. Gregor accennò un sorriso trattenendo quel modo alla gola che cercava in tutti i modi di uscire dalla bocca e mostrare il vecchio e solo Gregor. <<Lei mi teneva compagnia, mi aiutava come nessuno aveva mai fatto prima. Kate era molto più di una macchina da guerra... Meritava davvero di più... Meritava l'amore di una madre, l'affetto di un padre, quello che non aveva mai avuto in tutta la sua vita, ciò che ripeteva fino allo sfinimento che non le serviva, ma in realtà sapevamo tutti che soffriva, voleva essere una ragazza come le altre...>>. Si passò rudemente il dorso della mano sugli occhi togliendo via le lacrime, aveva seguito gli ordini dei defunti genitori, ma non sentiva di aver fatto la cosa giusta, tutto era andato storto, qualsiasi cosa si era sgretolata alla morte di Kate, persino la sua poca voglia di vivere. Ciò che voleva era godersi la vecchiaia con la ragazza, lasciare che si prendesse lei cura di Gregor ormai, vedere con quanta facilità si occupava dei suoi bambini, tanti piccoli che correvano in giro per la villa, molti, perché è quello che desiderava Kate, se lei fosse morta, avrebbero sentito poco la sua mancanza, non sarebbe rimasto un solo bambino a piangere da solo la sua assenza, ma tanti che si davano forza a vicenda uno con l'altro. Guardò i ragazzi davanti a lui, erano distrutti dal dolore, ecco cosa lasciava Kate dietro di lei quando andava via, una grande tristezza che non riusciva a capire, se solo avesse potuto vivere una vita normale, si sarebbe resa conto di quanto fosse stata amata dalle persone. Gregor scese i gradini lentamente, aspettava che si sarebbe alzata da un momento all'altro. Il tavolino accanto alla bara portava su di sé cento rose rosse, erano poggiate su una tovaglia ricamata tonalmente bianca in modo da far risaltare i fiori. Gregor ne afferrò una, strinse la mano sullo stelo e riguardò ancora una volta quella ragazza distesa nella bara, si mantenne poggiando le dita fermamente sulla base sporgente e lasciò cadere una rosa su di lei, proprio sul suo petto, dove era particolarmente ferito Gregor. Sollevò la mano avvicinandola lentamente al viso di Kate, voleva accarezzarla un'ultima volta, ma qualcosa dentro di sé gli impedì di farlo. Abbassò la testa e stavolta scese i gradini rapidamente come se volesse scappare lontano da lei.

<<Mark, andiamo>>. Disse Emma senza voce. L'uomo accompagnò personalmente la donna davanti alla bara prestando attenzione lui alle scale per lei. Emma prese due rose, una per lei e una per suo marito, avrebbero messo entrambi il fiore nella bara, insieme, come quando andarono a prendere Kate, quel giorno erano insieme, come una vera famiglia. Lasciarono cadere le rose contemporaneamente sul corpo della ragazza senza vita, stavolta fu Mark a lasciarsi andare, pianse liberamente facendosi portare via da sua moglie. Daniel prese tutto il coraggio che aveva e lasciò il piccolo Jason. Guardò i ragazzi dietro di lui mentre camminava per poter raggiungere la bara aperta, per la prima volta avrebbe visto il corpo senza vita della piccola Kate. I suoi piedi battevano sul pavimento freddo rimbombando in tutta la chiesa, salì i gradini con calma e si fermò rimanendo immobile, fermo a fissare quella che avrebbe dovuto essere la sua piccola Kate, ma non la riconobbe affatto. Scosse la testa e girò il viso passando una sola mano sul viso, la strinse intorno agli occhi respirando a fatica.

<<Non ci riesco...>>. Disse tra le lacrime. Sua madre allungò la mano salendo accanto a lui.

<<Va tutto bene, Daniel. Lei sarà sempre con te>>.

<<Razionalmente parlando, mamma... Lei non ci sarà mai più>>. Girò il viso rassegnato con i suoi occhi rossi, il viola che trasmetteva il suo mancato sonno in quei giorni, anche gli abiti erano quasi scoordinati. Le sue dita scivolarono intorno ai petali, lo raccolse in quel modo, alzò il fiore avvicinandolo alle sue labbra e stampò le sue labbra su di essa chiudendo gli occhi, un lungo bacio che avrebbe volentieri dato alla piccola Kate, poi con tutta la calma del mondo, allungò la rosa poggiandola su di lei. <<Avrò per sempre un ricordo di noi, come mi hai insegnato tu, Kate. Ricordare e legarsi ad una persona non è mai una cattiva cosa...>>. Disse sottovoce ricordando le parole che aveva usato la stessa Kate poche settimane prima che tutto accadesse. Daniel aveva paura di affezionarsi, nonostante avesse come esempio i suoi amati genitori, si amavano follemente e avevano concepito otto figli meravigliosi, ma lui non si fidava delle ragazze, eccetto di Kate, lei era diversa dalle altre, ma non sarebbe mai potuto essere sua. Poteva averle tutte, sempre, ma voleva lei, per sempre.

SPAZIO AUTRICE

Credo che questo sia uno dei capitoli più lunghi che abbia scritto per questa storia

Mi scuso se avete pianto, ma significa che è arrivato diritto al cuore ciò che ho scritto

Credo che non ci siano molte domande, potete commentare direttamente i pezzi scritti s

Lasciate tantissimi commenti e una stellina ❤️

Đọc tiếp

Bạn Cũng Sẽ Thích

22.4K 373 51
L'Accademia degli Assassini era il posto meno appropriato dove passare la propria adolescenza. Ti addestrano per diventare una macchina omicida, poi...
339K 13K 52
Micol Ward, riflessiva e coraggiosa ,cresce senza madre, morta al momento del parto, con un padre aggressivo e ludopatico che segna per sempre la sua...
492K 13.2K 40
Il quarto anno di liceo sta per iniziare e per Wendy quest'anno sarà pieno di emozioni. Alla festa di inizio anno, lei incontra il suo nuovo profess...
59.1K 975 77
Ciao! Questa è la mia prima storia, questa storia narra di un carcere minorile dove si troveranno T/n Di Salvo e Ciro Ricci; i due non hanno un buon...