Il Passante

De AmyCriFranti31

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COMPLETATA. Corrado e Beatrice. Due ragazzi, due compagni di classe, quasi due perfetti sconosciuti. Finchè a... Mais

Premessa
Ispirazioni e luoghi
1. La Biblioteca
2. Mattina
3. Aspetta!
4. Via del Crocicchio 27
5. Via degli Orti Neri 13
6. La cattedrale
7. Elias il Custode
8. Notturno
9. l'Hotel Commercio
10. Camera 21
11. Altre porte da aprire
12. L'Alto Consiglio
13. La città sull'acqua
14. Nella bottega di Zibone
15. Plantelle, cartacanti e bolle di vetro
16. Un'ottima cena
17. Esterno, notte
18. Storia di Tagliavento
19. Ricordi di Galeno
20. Risvegli
21. Le coincidenze
22. Simboli
23. Bagliori nel buio
24. Ricordi, segreti e rivelazioni
25. Mirene, racconto di Otto
26. Tasselli
27. Sangue rappreso
28. Astronavi
29. Pelle che brucia
31. Si alzi il sipario!
32. La luce del mattino
33. Padri, figli e mappe
34. Corvi, petali e vino cotto
35. Acquamara
36. Fango, rabbia e farfalle
37. Il trono di Aezio
38. Le parole di Otto
39. Silenzi, esplosioni e pigiami rosa
40. Passato, presente e futuro
41. Wanda
42. Appunti di una vita
43. Giostre di frutta e decisioni azzardate
44. La resistenza
45. Il terremoto
46. Vigilia di Natale
47. Serve un piano
48. Le prigioni
49. Dante e Beatrice
50. L'incanto
51. Le cinque dame
52. L'accampamento
53. Fuoco
54. Sulle acque del fiume
55. Nel cuore del bosco
56. L'ombra
57. Sorella Tucca
58. Streghe
59. Tramonti e notti di luna
60. Lo scudo
61. L'attacco
62. In frantumi
63. Ali, artigli e zanne
64. Lo spettro
65. L'amore non muore
Epilogo
Ringraziamenti

30. La festa

57 10 29
De AmyCriFranti31

"Solo per poco" si ripeté Corrado davanti allo specchio.

Non aveva idea di come ci si dovesse vestire per una festa, lui non ci andava mai alle feste, neanche sapeva come era fatta una festa.

Sua madre era più nervosa di lui all'idea che avesse accettato l'invito di Beatrice, e poi chi era Beatrice? Nemmeno la conosceva questa Beatrice.

"E come tornerai a casa?" chiese Cecilia entrando di nuovo nella camera di suo figlio maggiore.

"Prendo la bici" rispose lui.

"La bici! Con questo freddo! Senti, dimmi dov'è questa festa e verrò a prenderti io"

"No, per l'amor del cielo mamma è già abbastanza imbarazzante così"

Sua madre lo guardava senza capire perché Corrado lo stesse facendo, lui non amava quel tipo di cose, si vedeva che non ne aveva nessuna voglia, eppure era lì davanti allo specchio a guardarsi come un ebete, senza sapere che maglietta indossare.

Corrado! Che non sapeva cosa volesse dire vestirsi! Un'assurdità...

"Bene, fai come ti pare. A mezzanotte ti voglio a casa. Intero" disse Cecilia uscendo dalla camera.

Dopo un secondo si riaffacciò.

"Quella blu, ti sta bene il blu" disse lapidaria.

Corrado chiuse l'anta dell'armadio, si era già guardato fin troppo per i suoi gusti, afferrò la maglietta blu, ci infilò sopra una felpa a caso e scese di sotto.

Suo fratello lo fissava sdraiato dal divano come se fosse un alieno, sua madre era scesa di sotto e borbottava in sala da pranzo con suo padre che si era attardato per la cena.

Corrado si diresse verso il guardaroba e afferrò il suo solito giubbotto marrone, una certezza, una sola nella vita. Si calcò per bene il berretto sulla testa e si avvolse nella sciarpa di lana.

"Allora... io vado" disse aprendo la porta d'ingresso con pochissima convinzione. Un po' ci sperava in un'opposizione netta dei suoi genitori verso quella che aveva tutta l'aria di essere una missione suicida. Ma i due non lo fecero.

"Hai le chiavi?" chiese suo padre.

"Da circa sedici anni, papà" rispose Corrado chiudendo la porta dietro di sé.

Vittorio si pulì la bocca e guardò Cecilia che aveva l'aria preoccupata.

"Sarà innamorato" disse.

Corrado sentì l'aria fredda della sera che gli pizzicava la faccia, si infilò i guanti e si infagottò come meglio poteva, poi montò in sella. Non aveva nessuna voglia di uscire ma l'aveva promesso a Beatrice, lei diceva che sarebbe stata una buona idea, farsi vedere da tutti una volta per sempre. Diceva che avrebbe reso le cose più facili e poi sarebbe stato divertente, voleva distrarsi. No, non sarebbe stata per niente una buona idea, Corrado ne era più che convinto e ancora non capiva cosa lo spingesse a pedalare nell'aria gelida di novembre, di notte, per infilarsi in una festa di cui non conosceva nemmeno il festeggiato...

Lo stomaco lo pregava di tornare indietro, la pancia pure.

Dopo una ventina di minuti arrivò congelato all'indirizzo che le aveva lasciato Beatrice.

Diversi motorini gli sfrecciarono accanto a tutta velocità e andarono a parcheggiarsi poco più avanti.

Corrado decise che non avrebbe proseguito oltre, stava quasi per tornare indietro quando sentì la voce di Beatrice che lo chiamava poco distante.

"Ehi! Eccoti ce l'hai fatta" disse raggiungendolo.

Indossava uno strambo giubbino fluo, un berretto di lana rosa con le orecchie da gatto, jeans strappati e grossi anfibi neri da soldato in pieno assalto. Nonostante l'evidente tentativo di sabotaggio restava sempre molto carina.

Legarono le loro biciclette ad un lampione e si incamminarono a piedi verso l'enorme villa che si intravedeva in fondo alla via.

"Senti, io non so se sia il caso, magari è meglio se ci vai da sola" disse Corrado.

"Garmigli, ti prego stai calmo è solo una festa!" disse Beatrice cercando di rassicurarlo.

Corrado sarebbe voluto scappare.

"Quella è casa sua? Del festeggiato intendo..." chiese dando un'occhiata alla modesta abitazione che gli si parava davanti come una cattedrale.

"No, è di proprietà degli zii, la usano per feste, matrimoni, roba così, c'è uno spazio enorme di sotto"

"Quindi ci sei già stata?"

"Una volta, con Margherita, ma era d'estate" rispose Beatrice.

Corrado sentiva crescere l'ansia dentro di sé, non si spiegava come mai l'idea di affrontare una stupida festa lo impaurisse molto di più di quella di dover affrontare un pazzo assassino distruttore del mondo.

Era davvero folle!

Avrebbe voluto una spiegazione, una di quelle scientifiche, che sciorinano dati, numeri e statistiche. Quelle che non lasciano scampo.

Quelle che devi per forza accettare.

L'avrebbe voluta davvero, così poi si sarebbe impegnato a fondo per trovare una soluzione al problema. L'avrebbe trovata come faceva sempre e le cose sarebbero andate bene.

Corrado pensava a questo mentre si avvicinava all'ingresso di quella casa, che non aveva mai osservato con molta attenzione nonostante vi fosse passato accanto in più di un'occasione.

"Ecco Alessandro!" disse Beatrice agitando la mano. "Ale!".

"Perfetto..." pensò Corrado.

Ci mancava solo quel tipo tra i piedi.

Quello era il momento della verità, dopo tre anni passati nell'anonimato era arrivato il momento di uscire dall'ombra, di presentarsi al mondo, di farsi vedere allo scoperto.

"Ehi, guarda chi c'è, alla fine ti sei convinta!" esclamò Alessandro dandole un bacio sulla guancia.

Corrado per poco non svenne. Non capiva come si potesse essere così disinvolti, con una ragazza poi. Come diavolo ci riusciva quel cretino di Alessandro?

"Garmigli? Non mi dire? E tu che ci fai qui?" chiese sorpreso nel vederlo.

"Già..." rispose Corrado in imbarazzo mentre un crampo gli spezzava lo stomaco.

Beatrice sorrise.

"È venuto con me, in realtà non ne voleva sapere, ma l'ho convinto".

Alessandro lo osservava. Il suo sguardo lo interrogava in silenzio e sembrava dire a chiare lettere, cosa diavolo ci fai tu qui?

"Ma come? Mi tradisci con Garmigli? Mi deludi molto, Bea, moltissimo" disse alla fine.

Beatrice sorrise e lo spinse via.

"Smettila di fare l'idiota".

Poi prese Corrado per un braccio e raggiunsero l'ingresso della villa, dove una specie di buttafuori faceva cenno a tutti di dirigersi al piano inferiore, senza passare dall'abitazione, ma da una scala esterna.

Percorsero la scala dove c'erano parecchi ragazzi e ragazze fermi a chiacchierare e fumare sui gradini.

Un paio di loro nascosti in un angolo, si baciavano come se non ci fosse un domani.

Corrado riconobbe molti volti visti a scuola e pensò che probabilmente anche loro lo avevano riconosciuto. O forse no.

Beatrice lo tirava per il braccio e salutava quasi tutti con un sorriso. Raggiunsero la sala, era enorme e piena di gente. C'era davvero tutta Camarelli quella sera.

Roba da raccontare ai nipoti.

All'interno le luci erano basse, c'erano dei faretti colorati che si muovevano illuminando il pavimento.

Un deejay a fondo sala era intento a trattare con alcune ragazze che gli chiedevano di mettere proprio quella canzone, quella che faceva così, ma come? Non la conosci? Uno sciame d'api l'avrebbe infastidito di meno, almeno questo era quello che traspariva dalla sua espressione seccata.

Le casse rimbombavano e Corrado trovò che il volume della musica fosse altissimo.

Sul lato lungo della sala era stato allestito il bar, presidiato da un paio di barman professionisti che distribuivano bicchieroni colmi di ghiaccio tritato con l'aggiunta di qualche sciroppo colorato leggerissimamente alcolico, allungato con acqua tonica. Doppia cannuccia.

Superalcolici e birre ufficialmente proibiti, ma qualcuno era riuscito a farli entrare di nascosto.

Corrado se ne stava immobile chiedendosi cosa esattamente avrebbe dovuto fare.

Beatrice si accorse del suo disagio e lo trascinò verso una zona dove c'erano diversi tavolini, divanetti e poltrone.

"Allora?" gli chiese avvicinandosi.

"Allora che?" disse lui, cercando di darsi un'aria disinvolta.

"Come ti sembra?"

"Non so, è bello... chi è il festeggiato a proposito?"

"Ti interessa?"

"No, in effetti no".

Beatrice si tolse la giacca e la appoggiò su un divanetto vuoto, Corrado fece lo stesso e poi si accomodarono. Lei indossava una maglietta bianca attillata che le sottolineava il corpo esile e il seno piccolo.

"Aspetta prendo da bere" disse Beatrice urlando. Poi si alzò e sparì in mezzo alla gente in direzione del bar. Corrado rimase solo a fissare tutte quelle persone allegre che si divertivano. Non è che le disprezzasse, tutt'altro. Lui era un tipo tollerante, semplicemente non trovava divertente quella situazione, non conosceva nessuno, non riusciva a parlare perché c'era troppo rumore, non amava quel tipo di musica.

Per un attimo si chiese che cosa ci fosse in lui che non andava, forse avrebbe dovuto almeno provarci.

Cercò di individuare Beatrice oltre i ragazzi che ballavano ma non riuscì a vederla. Non aveva voglia di restarsene lì da solo troppo a lungo.

A questo ci pensò Alessandro, che lo raggiunse sedendosi di fronte a lui senza curarsi di nulla.

"Vuoi? Vodka, piccola correzione per salvare la serata" disse allungando il bicchierone di plastica sotto il naso di Corrado.

"No, grazie sto bene così" disse lui.

Alessandro aspirò il suo beverone alcolico dalla cannuccia. Doppia. Corrado si chiese perché ne mettessero sempre due.

"Allora fammi capire, che ci fate voi due insieme?"

"Come scusa?"

"Voi due, che ci fate insieme?" urlò Alessandro sporgendosi in avanti.

"Non facciamo nulla, ci vediamo ogni tanto".

Alessandro lo incenerì con lo sguardo.

"Non fate nulla, certo... ma si vede lontano un chilometro che qualcosa vorresti fare".

Stoccata.

Corrado deglutì e ringraziò il buio per non aver mostrato la sua faccia arrossire.

Non aveva mai pensato a Beatrice in quel modo, cioè un pochino forse sì ma poi si era sentito in imbarazzo. A disagio. Era piacevole stare con lei, terribilmente piacevole doveva ammetterlo, ma non era sicuro che le cose stessero davvero come stava insinuando Alessandro.

E comunque non erano fatti suoi!

"Beh, fossi in te lascerei perdere, insomma non mi sembrate così compatibili non so se mi spiego".

Corrado lo trovò all'improvviso ridicolo.

"Lo terrò a mente grazie".

Beatrice tornò in quel momento con due bicchieroni ghiacciati fra le mani. Corrado era visibilmente infastidito.

"Cos'è?" chiese afferrando il bicchiere.

"Non lo so, ho fatto fare al ragazzo" rispose Beatrice.

Sorseggiò quella bevanda che sapeva di fragola annacquata. Beatrice gli si sedette accanto mentre Alessandro li fissava serio dalla poltroncina mentre con i denti torturava la cannuccia. Le cannucce.

La musica continuava a rimbombare nella sala e numerose persone ballavano.

A quel punto ci fu una specie di boato, tutti si misero a strillare e quelli che sedevano ai tavolini si alzarono e raggiunsero di corsa il centro della sala.

Margherita spuntò dalla folla e raggiunse Beatrice tirandola per un braccio mentre urlava a squarciagola le parole della canzone che tutti in quel momento stavano cantando.

Tutti tranne Corrado.

Beatrice si mise a ridere e fu inghiottita da quel mare di persone che si muoveva all'unisono. Corrado la intravedeva mentre ballava con Margherita e Anna.

Erano diversi, troppo. Alessandro aveva ragione. Il suo sguardo si rabbuiò, ebbe di nuovo la sensazione di averla smarrita, come successe il giorno che si rividero a scuola dopo aver passato quel pomeriggio pazzesco a Mezzanto.

Alessandro posò il bicchiere vuoto e si alzò.

"Tu non vieni?" chiese a Corrado con aria di sfida, mentre raggiungeva Beatrice illuminata dai faretti che sorrideva e ballava divertita. Alessandro si avvicinò sempre di più a lei finché non le fu praticamente addosso.

Corrado decise che ne aveva avuto abbastanza per quella sera, prese la sua giacca, posò quello schifo di bevanda e si avviò verso l'uscita a grandi passi.

Provò una sensazione piacevole quando la musica cessò di rimbombare nelle sue orecchie. Si sentì meglio. Camminò verso il cancello della villa percorrendo al contrario il vialetto di ghiaia, alcuni ragazzi più grandi arrivavano in quel momento.

"Ehi! Guarda che la festa è di là!" lo apostrofò qualcuno ridendo.

Corrado non ci badò e continuò a camminare dritto per la sua strada, puntando alla bicicletta che l'avrebbe riportato a casa, con grande gioia sua e di sua madre.

Si sentiva uno stupido, non avrebbe dovuto accettare l'invito di Beatrice, era stato un errore. Quello non era posto per lui. Non c'era nessun posto per lui. Tranne la sua camera, con i suoi libri in bell'ordine, i suoi film pieni di sangue e la porta chiusa.

Camminava veloce ed era arrabbiato, deluso e avrebbe volentieri urlato o fatto a pezzi qualcosa.

"Corrado!" sentì la voce di Beatrice che lo chiamava.

Non rispose, proseguì dritto senza voltarsi.

"Corrado, fermati!" urlò lei di nuovo.

Corrado accelerò il passo. Sentiva i passi di lei sulla ghiaia farsi sempre più veloci.

"Corrado Garmigli! Accidenti fermati!" Beatrice lo raggiunse di corsa afferrandogli il braccio.

"Che fai?"

"Me ne vado a casa, ma tu resta, non devi venir via per forza, mi sembrava ti stessi divertendo" rispose lui con freddezza.

Beatrice gli sorrise.

"Che c'è? Ti faccio ridere? Sembra che io faccia ridere tutti qui!".

Corrado riprese a camminare veloce in direzione della bicicletta.

"Aspetta, ti prego, non mi fai ridere...ti vuoi fermare!" urlò Beatrice.

Corrado si fermò e la guardò negli occhi serissimo, la sua bocca era una linea, dritta come una corda tesa pronta a scoccare il dardo.

"Perché mi hai chiesto di venire? Cosa sono una specie di fenomeno da baraccone per te? Pensavi che mi sarei sentito a mio agio lì dentro? Beh, ti sbagliavi. Questa roba mi fa schifo. Io non, non riesco. Ok? Non ci riesco"

Beatrice fece una leggera smorfia.

"Ehi, ehi, ehi cerchiamo di stare calmi. Davvero pensi questo? Volevo solo provare a divertirmi un po' e volevo che tu fossi come me. Davvero pensi che ti abbia voluto mettere a disagio? Di proposito?" chiese quasi delusa.

"No... ma è così che mi sento".

Beatrice fece una pausa, sembrava voler dire qualcosa ma si prese qualche secondo prima di farlo.

Forse voleva trovare le parole giuste, pensò Corrado, per non farlo sentire ancora peggio.

Ma quanto si sentiva sfigato!

"Non potrei mai farti una cosa del genere, non dovresti nemmeno pensarlo" disse alla fine Beatrice.

"Beh, ti ho vista lì, che ballavi e ridevi, mentre io me ne stavo seduto con quell'idiota... non smetto di sentirmi ridicolo, fuori posto, sempre. Accidenti!"

Lei si avvicinò e lo guardò sorridendo.

"E allora? Non c'è niente di male, perché pensi che sia un problema?"

"Perché lo è!"

"E invece no! Devi smetterla di pensare di non essere abbastanza! Siamo persone diverse, ed è giusto così. Ci sono cose che ci fanno sentire bene e altre no. Questo ci può impedire di essere amici forse?".

Corrado fissò un punto imprecisato lungo il marciapiede. Adesso si sentiva anche peggio di prima.

"Ascolta, tu sei l'unica persona con cui mi va di passare del tempo lo sai? L'unica. Tutta questa storia, per quanto sia assurda e triste, beh mi ha fatto conoscere qualcuno che avrei voluto incontrare prima. Sono convinta che se tu ci fossi stato per me le cose sarebbero state più semplici. Sarebbero andate meglio" proseguì Beatrice.

Corrado provò a sorridere. "Mi sento così incapace a volte, non credo di poter controllare questa cosa mi spiace".

Poi si voltò a fissare la strada, i fari dei motorini che sfrecciavano verso la villa si riflettevano nei suoi occhi lucidi.

"Tu sei una bellissima persona, mettitelo bene in testa. L'altro giorno ai campetti... speravo davvero che comparissi, non avrei voluto nessun'altro. E poi..." disse Beatrice sottovoce.

Corrado la guardò serio.

E poi?

"E poi, mi sei mancato".

Corrado si aggiustò il berretto sulla testa coprendo l'imbarazzo. Era felice da morire di sentirsi dire quelle cose. I suoi occhi parlavano per lui.

"Dai, andiamo via" disse Beatrice.

"Non vuoi tornare alla festa? Davvero, non voglio che tu ti senta obbligata a venir via con me, me ne torno a casa"

"No, non mi va più di tornare là dentro. Questo posto mi ha già stancato, pensavo che mi sarei divertita ma non mi va più di restare"

"E Alessandro?" chiese Corrado quasi sottovoce.

"Alessandro cosa?"

"Ci rimarrà male se non ti vedrà rientrare... è chiaro che ha una cotta per te" disse dandosi il tono di chi la sa lunga.

"Sì, figuriamoci... avrà già trovato con chi consolarsi, Margherita non aspetta altro" rise Beatrice. "E poi chissenefrega di Alessandro!".

Corrado non sapeva se crederle o meno, anche se gli sembrava sincera.

Raggiunsero le biciclette e le slegarono dal lampione.

"Sicura che non lo stai facendo per me?" chiese.

"E anche se fosse? Sarebbe così grave?"

"Mi farebbe sentire ancora più disagiato..."

"Garmigli! Dove lo vuoi il calcio? Sopra o sotto?"

"Ok, ok! Va bene ho capito. Allora perché non andiamo da qualche parte?" propose Corrado che non aveva più nessuna voglia di darla vinta a sua madre.

Lo sguardo di Beatrice si illuminò.

"Conosco un posto" rispose calcandosi sulla testa il berretto da gatto.

Montarono in sella e pedalarono nel buio, mentre altri motorini li raggiungevano nella direzione contraria.

"Andiamo contro la corrente!" urlò Beatrice buttandosi senza freni giù per la discesa.

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