•Il dono degli Dei||storia di...

By dvrkacademia

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Io non sono una ragazza come le altre. Anzi, non sono proprio una ragazza in realtà... I miei genitori sono g... More

capitolo1
capitolo2
capitolo3
capitolo4
capitolo5
capitolo6
capitolo7
capitolo8
capitolo9
capitolo10
capitolo11
capitolo12
capitolo13
capitolo14
capitolo15
capitolo16
capitolo17
capitolo18
capitolo19
capitolo20
capitolo21
capitolo22
capitolo23
capitolo25
capitolo26
𝔩'𝔦𝔫𝔦𝔷𝔦𝔬 𝔡𝔢𝔩𝔩𝔞 𝔣𝔦𝔫𝔢
capitolo27
capitolo28
capitolo29
capitolo30
capitolo 31

capitolo24

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By dvrkacademia

-Laurence's pov-

Stavo morendo.

Letteralmente.

Il caldo era quasi soffocante, in quella sottospecie di forno roccioso, e il mio povero indice stava perdendo molto più sangue di quello che mi sarei aspettato, nonostante Eris avesse tentato di guarirmelo.
E a proposito di quella vecchia bagascia, era proprio colpa sua e della sua corsa disperata per raggiungere Emma e dichiararle amore eterno se due arpie spelacchiate mi avevano rapito e buttato bruscamente in quello schifo di grotta.

Questi anfratti angusti e aguzzi stavano inziando seriamente a nauserami.

Tentai di alzarmi, ma presto finii con il fondoschiena sfracassato sull'ennesima pietra.

Ero troppo debole e troppo legato per riuscire a scappare, o anche solo a guarirmi.

Negli ultimi giorni avevo iniziato a percepire che i miei poteri da figlio di Apollo mi stavano pian piano abbandonando, probabilmente per la distanza sempre maggiore dal sole o dall'eccessivo uso che ne avevo fatto.

Più di una volta, infatti, avevo... incollato, se così si può dire, alcuni cocci di Emma, e mi ero pure guarito le varie ferite, solitamente lievi, ma molto numerose, sparse per tutto il mio corpo, per non parlare di tutte le canzoni che avevo strimpellato e cantato per tenere lontani quegli orribili mostri.

Eh già, il mio fascino e la mia bravura hanno un prezzo, e lo stavo pagando proprio in quel momento.

Il mio stomaco brontolò, riportandomi dolorosamente alla realtà, probabilmente per la fame, che si aggiunse alla sfilza già infinita di mali che mi tartassavano in quel momento.

Quanto mi sarebbe piaciuto assaporare una bella tagliata grondante di sangue, magari condita con un sottile filo d'olio crudo e un pizzico di sale grosso.

Mpf, se Richard potesse sentire i miei attuali pensieri mi tirerebbe addosso un vaso di geranei.
Lui e le sue manie vegetariane...

Non mangiavo della buona carne da prima della guerra contro Gea, e tutto perché ogni volta che provavo anche solo a nominare il cosiddetto "alimento proibito", il figlio di Demetra spuntava magicamente dal nulla, insieme ad un qualche arbusto di origine ignota con cui tentare di decapitarmi, sparando insulti e pensieri catastrofisti sull'ambiente a profusione.

Era buffo quando si accendeva così tanto solo per una semplice e pura ideologia, ma da arrabbiato faceva veramente paura, quindi evitavo sempre di farlo infuriare o di trovare dei pretesti per avercela con lui.

Come se fosse possibile prendersela con il mio faccino da angelo, ad ogni modo.

Decisi comunque di accantonare i miei pensieri sull'unico amico umano che, in pratica (e non solo in pratica) avevo e di trovare un modo per slegarmi e fuggire.

Sì, ero debole, ma anche altrettanto iperattivo, e non sarei riuscito a starmene fermo con le mani in mano ancora per molto.

Per prima cosa cercai di guardarmi intorno, e di trovare una roccia particolarmente tagliente per tagliare le corde che mi stringevano i polsi, così poi da avere le mani libere.

Tutto sommato, per quanto fosse lugubre e spettrale, il posto in cui ero non mi sembrava affatto stretto o piccolo, il che era abbastanza un bene.

Le pareti erano molto più nere del normale, e, nei pressi di alcuni cuniculi bui che si diramavano a partire dalla sala-grotta in cui ero stato gettato, si trovavano delle grosse incisioni più rossastre che recitavano formule oscure ed inneggianti alla morte.

Dato che studiavo il latino, a scuola, riuscii a tradurre abbastanza facilmente la più evidente e vistosa di tutte le frasi che decoravano le pareti.

"Memento mori"

"Ricorda che devi morire"

Molto carina come frase.
Insomma, chi non vorrebbe scolpire nelle pareti lugubri di una grotta nel Tartaro una tipica espressione diffusa dai primi cristiani altrettanto lugubre e inquietante?

Per di più, non mi sembra che sia tanto difficile da ricordare il fatto che prima o poi moriremo tutti, ma questi sono dettagli.

Decisi di non concentrarmi più su quella parte di grotta, e di canalizzare invece tutte le mie energie nel liberarmi dai legacci che mi stringevano.

Ammetto di non essermi mai esattamente preparato come si dovrebbe per affrontare un'impresa, dato che non avrei mai pensato di doverne prendere parte, ma, scivolando e ancheggiando nei pressi di uno spigolo tagliente, come una specie di anguilla in preda alle convulsioni, riuscii a divincolarmi e a spezzare quelle non più strette corde che mi avevano segato i polsi.

I film della Marvel mi hanno insegnato molto più di quel che credevo.
(Nota di Laurence: per inciso, sono io che ho convinto Richard ad iniziare a vederli, nonostante lui sia assolutamente convinto del contrario.)

Mi scrollai i residui di polvere di dosso, e iniziai ad armeggiare con l'ultimo ostacolo verso la mia libertà.
Sfortunatamente, le arpie avevano fatto molti più nodi per tenermi ancorato al suolo di quanti me ne avessero fatti per bloccare le braccia, ma con un'abbondante dose di pazienza riuscii a scioglierli tutti.

Quando finalmente mi alzai in piedi, le mie gambe quasi cedettero, probabilmente per il troppo tempo che avevo passato legato a quella protuberanza rossastra maledetta.

Una volta recuperato l'equilibrio, però, si presentò un altro grosso problema.
Che corridoio avrei dovuto imbroccare per riuscire ad andarmene da quella grotta\sala da ballo fatta di roccia\prigione in cui mi avevano rinchiuso?

Non ne avevo proprio idea.

Insomma, avrei potuto scegliere il terzo, apparentemente pulito e assestato, ma di solito sono proprio i percorsi più oscuri a portarci alla meta migliore, no?

Eppure, c'era qualcosa che non mi convinceva affatto in tutte e tre le opzioni che avevo.

Qual era il trucco?

C'era un trucco?

Perché dovevo scegliere?

Cosa avrebbe comportato la mia scelta?

Ero terribilmente certo la deciosione che stavo per compiere non avrebbe riguardato solo una semplice viuzza, e quindi non potevo affatto permettermi di affidarmi alla fortuna e andare a caso.

Il mio cervello iperattivo stava vagliando alla velocità della luce tutti quei piccoli particolari che avrebbero potuto aiutarmi ad entrare in una porta piuttosto che in un'altra, ma, per quanto mi scervellassi, non riuscivo a trovare alcun indizio utile.

Era frustrante non sapere dove andare, e stavo iniziando davvero a spazientirmi.
Come se avessi potuto prendermela con dei cunicoli.

Comunque, mi stavo giusto guardando intorno, alla ricerca di altre vie di fuga, quando una grossa sagoma nera apparve alla mia sinistra.
Feci un balzo sorpreso, tentando placare il battito furioso del mio cuore, che, per di più, mi era quasi finito in gola dallo spavento.

-"Certo che sei proprio lento, piccoletto. Ti sto osservando da quasi venti minuti e non hai ancora fatto niente..."-
Le parole della sagoma, ormai sempre più visibile e delineata, affettarono il denso silenzio che si era creato, mettendomi lievemente a disagio.

La persona in questione poteva avere vent'anni come duemila, avvolta com'era in quella coltre di foschia, tipica degli esseri anche solo parzialmente mitologici, era piuttosto alto e smunto, con il fisico asciutto e le spalle leggermente curve, sulle quali era appoggiato uno spesso mantello dotato di cappuccio, che in un primo momento aveva coperto il bel volto regale e affilato della creatura, dal quale spiccavano due intensi occhi color oro e un paio di labbra sottili, ma piene, e i suoi lucidissimi capelli più scuri dell'ebano.
Anche i suoi vestiti erano piuttosto particolari, a partire dai collant neri aderenti, che gli fasciavano le gambe magre, alla toga altrettanto scura, lunga fino alle ginocchia, stretta da una cintura di cuoio vicino ai fianchi.
Ai polsi aveva un'indescrivibile quantità di laccetti e corde, mentre su alcune delle due lunghe dita pallide brillavano degli anelli argentei, in tinta con lo strano luccichio che fuorisciva a momenti alterni dalla parte sotto al braccio destro, sospeso a mezz'aria e appoggiato ad un bastole (o almeno, speravo che fosse solo un bastone) totalmente coperto dal mantello.

"Ecco, ci mancava solo uno strambo sconosciuto maniaco che mi fissa e mi mette pressione" pensai, scuotendo impercettibilmente il capo. "Certo che i pazzi capitano proprio tutti a me"

-"Oh su, non essere così duro con me. Non ti conviene insultare un immortale."-

Aspettate un momento, mi aveva davvero appena letto nel pensiero?
E aveva davvero appena detto di essere immortale?

-"Non sono dotato di telepatia, nel caso te lo stessi chiedendo. Hai semplicemente parlato ad alta voce."- specificò il dio\mostro\creatura di origine ignota.

Benissimo, ora non riuscivo più nemmeno a capire quando pensavo e quando parlavo.
La fame, il sonno e il dolore fanno questo effetto, a quanto pare.

Restava comunque il fatto che non potevo permettermi di abbassare la guardia davanti al nuovo arrivato potenzialmente letale e compromettere le mie già scarsissime possibilità di fuga solo per essere apparso turbato e indifeso.
Sono un semidio addestrato a combattere e a sopravvivere, dopotutto.
In un attimo di puro eroismo, cancellai ogni traccia di debolezza dal mio volto, cercando di apparire il più altero possibile, in seguito divaricai leggermente le gambe e irrigidii le braccia, pronto per assumere la mia posa di combattimento.

Lo sconosciuto, in compenso, si mise a ridere.

Non sapevo se essere offeso o confuso.
Sembravo davvero ridicolo, o il riso lo aveva colto per altri motivi?

-"Non ti esaltare, mortale. Potrei ucciderti anche solo con uno schiocco di dita, non mi sembra necessario fare tutta questa messinscena."-

A queste parole, incrocia le braccia, corrucciato.

-"Scusi signor. sono-immortale-e-fortissimo, potrebbe cortesemente dirmi il suo nome?".- gli chiesi in un impeto di tracotanza.

-"Non l'hai ancora capito? Eppure mi avevano detto che eri un minimo intelligente..."- iniziò l'altro scuotendo il capo, per poi mettersi dritto e spostare il mantello dal davanti del misterioso oggetto che gli sorreggeva il braccio.
La caratteristica forma a mezzaluna della lama mi fece istantaneamente capire che il fantomatico bastone era in realtà una falce.

-"Sono la crudele personificazione della Morte, uno dei figli prediletti di Nyx, detto anche 'colui che strappa i mortali alla vita', ma tu puoi chiamarmi Thanatos."-

Rimasi talmente spiazzato che non seppi nemmeno cosa rispondere di preciso.
Non era una semplice divinità minore, protettrice di un fiumicciatolo di poco conto o di una strana parte del corpo umano, ma la Morte in persona, zio pera!
Per di più, era pure figlio della nemica giurata di Emma, e quindi, di riflesso, anche mia.

Forse voleva portare il mio cadavere in dono a sua madre, magari insieme ad un mazzolino di budella e ad un dolce messaggio inciso in un osso.

-"Tutto bene, ragazzo? Non pensavo che l'avresti presa così male."- disse Thanatos, passandomi una mano davanti agli occhi per togliermi dal mio stato di trance.

-"Uccidimi pure, se devi. Non ti dirò mai dove si trova Emma!"- scoppiai con coraggio. O con follia, dipende dai punti di vista.

Il dio mi guardò confuso per un istante, e poi sembrò scoppiare a ridere di nuovo.
Prima non lo avevo notato, ma era alquanto inquietante e silente il modo in cui la Morte sghigniazzava, ma considerai positivo il fatto che stesse ridendo e non tentando di sventrarmi.

-"Oh, semidio, non hai proprio capito niente. Io non parteggio per mia madre"- asserì scrollando le spalle-"Anzi, io non parteggio proprio per nessuno."-

-"Ma allora..."- volevo fargli qualche domanda per schiarirmi le idee, ma mi vennero meno le parole di bocca.

-"Due mie amiche mi hanno chiesto un favore."- spiegò sinteticamente lui.

Perché la Morte ha una vita sociale migliore della mia?

-"E tua madre non ha fatto niente per farti passare dal suo lato? Che so, minacciarti, rinchiuderti..."- mi informai allora.

-"E cosa potrebbe mai togliermi? I miei poteri? L'immortalità?"-

Pronunciò queste parole con una strana vena ironica molto sospetta, che mi fece capire quanto poco gli importasse ciò che aveva appena citato.

-"Non sei felice di essere un dio?"- domandai lievemente sconcertato.

-"Sono molto felice di essere un dio immortale! E' bellissimo non dover mai decomporti e passare il resto dei tuoi giorni nell'aldilà, invece di sgobbare in eterno!"- esclamò il dio, molto poco allegramente.

-"Sta usando del sarcasmo?"- I miei livelli di sconcerto stavano raggiungendo livelli elevatissimi, più la conversazione andava avanti.

-"Mi sembra ovvio, moccioso. Ti sembro uno che vende voglia di vivere?"-

Obiettivamente no, ma pensai che fosse meglio non esplicitarlo apertamente.

-"Non capisco comunque il motivo della mia presenza in questa grotta."- affermai, tentando di tornare al punto.

-"Sai, nemmeno io capisco il motivo della presenza di tante persone sulla Terra. Comunque, ti ho portato qui per farti compiere una scelta, Laurence Lightspoke."-

Era inquietante sentir usare il mio nome completo. Ed era altrettanto inquietante sapere di dover compiere una scelta, appartenemente di una grande importanza.

Con uno schiocco di dita, senza nemmeno darmi il tempo di replicare, il dio fece scomparire una buona parte dei corridoi che avrei potuto imboccare per uscire, lasciandomi solo due opzioni.
Dal fondo di uno dei due, quello più a destra, avvertivo distintamente il suono di alcune automobili in corsa, clacson, discorsi concitati e passi veloci.

Dall'altra invece non arrivava alcun suono. Nemmeno un rumore infinitesimale.

D'istinto, mi sarei fiondato in quella a destra.
Sembrava condurre ad una strada così luminosa, rumorosa, abitata e senza grotte.
Sentivo quasi che mi attraeve a sè.

-"Qual è la differenza?"- chiesi invece, cercando di essere obiettivo.

-"Domanda interessante, progenie del sole.- annuì il dio- direi che mi è anche concesso dirtelo."-

Rimasi in attesa della risposta, mentre Thanatos frugava nelle tasche del suo mantello.

Da lì, estrasse due piccole boccette, che poi scagliò al suolo, ognuna vicina ad una delle due porte.

Nel mentre, stava anche borbottando qualcosa contro una certa "Ec" e le sue maledette illusioni.

Non seppi di preciso come, perché o quando, ma all'improvviso, proprio sopra lo stipite delle porte, apparvero ben due nuvolette scure e fumose, che pian piano si schiarirono, così da mostrare Eris ed Emma parlare, sulla sinistra, e Richard, Luna e Sky sulla destra.

Cosa stavo vedendo?

In un primo momento pensai che, probabilmente, le persone che la nuvoletta mostrava erano quelle che avrei incontrato scegliendo l'una o l'altra possibilià, ma non ero sicurissimo di aver capito.

Secondo questa logica, comunque, la porta a destra mi avrebbe portato di nuovo in superficie.
E anche da lui

Comunque, non mi sembrava affatto che le tre Grazie, modo con cui chiamavo quel gruppetto di V.I.P provenienti direttamente dalle migliori scuole private della capitale, si trovassero in campagna, o in un bosco, o in un qualsiasi altro luogo minimamente somigliante al Campo.

Che fossero partiti anche loro per un'impresa?
Non glielo auguravo proprio, considerando la situazione alquanto tesa che si stava sviluppando tra gli dei e Nyx.

Decisi di smettere un attimo di fare supposizioni a raffica, e di concentrarmi invece anche sull'altra scena.

Non riuscivo però a staccare gli occhi dallo sguardo freddo, ma incredibilmente triste del figlio di Demetra davanti a me. I suoi capelli, scompigliati e ricci come al solito, erano però stranamente appiattiti e sgonfi, e anche il suo viso era particolarmente pallido.
Cos'era successo mentre non c'ero?
Perché sembrava così...spento?
Stava male?

E meno male che ero arrabbiato con lui

-"Noto che provi un certo interesse per il figlio di-" Thanatos si intromise nel suo momento di riflessione privato.

-"NO. Cioè- no. Siamo solo amici. Si, o almeno credo."- iniziai a sparare parole a raffica. Probabilmente arrossii anche lievemente.
Uff, eppure non sono uno che si imbarazza spesso.

-"Se scegliessi quella strada, lo ritroveresti.- proferì Thanatos in tono solenne- Ma... morirebbe qualcuno di molto importante per te. E tu non potresti fare niente per impedirlo."-
Spalancai la bocca incredulo.
Perché c'è sempre un ma?
La mia decisione aveva davvero il potere di uccidere qualcuno?

-"Se scegli l'altra, invece, morirai tu."-

Ouch.

Pensavo di essere un esperto di scelte difficili, ma questa raggiungeva livelli mai visti prima.

Nonostante ciò, sapevo già perfettamente che strada imbroccare.
Non mi sono mai considerato un eroe, o, più in generale, una persona minimamente importante o di rilievo, ma non mi sarei mai permesso di sacrificare una vita altrui solo per puro egoismo. 

Così, senza esitare ulteriormente, mi diressi a passo spedito verso la mia morte. 

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AVEEEEEE LETTORX!

Devo prepararmi a ricevere minacce, sia perchè sono sparita sia per il finale?

Si, me le merito.

E' un capitolo molto di passaggio, ma ho cercato di renderlo SPICY *inserire le stelline*

Quindi, cosa ne pensate?

Vi aspettavate questo atto di puro eroismo?

Chi sarebbe morto se avesse scelto l'altra porta?

Quanto è dysdeyeduy Thy (=Thanatos)?

Scrivetemi pure critiche\opinioni\scleri e commenti, sono sempre disponibile a rispondervi!<3

Al prossimo aggiornamento,

CLB:)

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