Il Passante

By AmyCriFranti31

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COMPLETATA. Corrado e Beatrice. Due ragazzi, due compagni di classe, quasi due perfetti sconosciuti. Finchè a... More

Premessa
Ispirazioni e luoghi
1. La Biblioteca
2. Mattina
3. Aspetta!
5. Via degli Orti Neri 13
6. La cattedrale
7. Elias il Custode
8. Notturno
9. l'Hotel Commercio
10. Camera 21
11. Altre porte da aprire
12. L'Alto Consiglio
13. La città sull'acqua
14. Nella bottega di Zibone
15. Plantelle, cartacanti e bolle di vetro
16. Un'ottima cena
17. Esterno, notte
18. Storia di Tagliavento
19. Ricordi di Galeno
20. Risvegli
21. Le coincidenze
22. Simboli
23. Bagliori nel buio
24. Ricordi, segreti e rivelazioni
25. Mirene, racconto di Otto
26. Tasselli
27. Sangue rappreso
28. Astronavi
29. Pelle che brucia
30. La festa
31. Si alzi il sipario!
32. La luce del mattino
33. Padri, figli e mappe
34. Corvi, petali e vino cotto
35. Acquamara
36. Fango, rabbia e farfalle
37. Il trono di Aezio
38. Le parole di Otto
39. Silenzi, esplosioni e pigiami rosa
40. Passato, presente e futuro
41. Wanda
42. Appunti di una vita
43. Giostre di frutta e decisioni azzardate
44. La resistenza
45. Il terremoto
46. Vigilia di Natale
47. Serve un piano
48. Le prigioni
49. Dante e Beatrice
50. L'incanto
51. Le cinque dame
52. L'accampamento
53. Fuoco
54. Sulle acque del fiume
55. Nel cuore del bosco
56. L'ombra
57. Sorella Tucca
58. Streghe
59. Tramonti e notti di luna
60. Lo scudo
61. L'attacco
62. In frantumi
63. Ali, artigli e zanne
64. Lo spettro
65. L'amore non muore
Epilogo
Ringraziamenti

4. Via del Crocicchio 27

113 20 16
By AmyCriFranti31

Adriana raccolse i lunghi capelli grigi in una treccia, si avvolse in uno dei suoi maglioni colorati e scese di sotto. A piedi nudi.

Il vecchio parquet scricchiolava sotto i suoi passi.

Raggiunse la cucina e riempì la ciotola di Cinque, che appena sentito il rumore delle crocchette si precipitò miagolando.

"Sei affamato vero?" lo accarezzò piano mentre lo sentiva sgranocchiare avidamente.

Si avvicinò alla finestra che dava sul giardino, scostò appena la tenda e osservò il cielo grigio. Il Signor Inverno era alle porte e lei lo attendeva come un ospite gradito.

Il melograno aveva perso quasi tutte le foglie e sul terreno, ai piedi del fusto sottile, si era formata una grande macchia gialla. I numerosi acchiappasogni appesi ai rami ondeggiavano ad ogni minimo accenno di brezza. Osservarli le dava conforto, erano dodici in tutto, uno per ogni anno. Era del tutto irrazionale ma le sembrava di percepire la presenza di sua figlia ogni volta che il vento li agitava o forse così le piaceva credere.

Si voltò e diede un'occhiata all'orologio della cucina, segnava quasi l'una e venti. A memoria non ricordava di aver mai sostituito le batterie a quell'orologio, si chiedeva osservandolo da quanto tempo fosse in funzione e le sembrò che quelle lancette si muovessero da sempre. Spostò lo sguardo sul frigorifero tappezzato di calamite, disegni, cartoline e fotografie di volti ormai lontani, che quel frigorifero avevano aperto centinaia di volte. Soprattutto per svuotarlo. Sorrise.

Casa sua era sempre stata un rifugio, per tutti. E a lei non era mai dispiaciuto che lo fosse.

Amici, parenti e malcapitati di vario genere negli anni avevano transitato per quel luogo, trovato conforto, pasti caldi e lenzuola pulite. Un letto era sempre pronto per chi era troppo stanco, troppo ubriaco o troppo triste per rientrare a casa sua. E se il letto era occupato c'era sempre il divano o la vecchia poltrona di nonno Achille, vuota ormai da molti anni.

Gli amici di Maria Sole e Pietro si erano fermati più volte a dormire in quella casa anche dopo la morte della figlia, accampati sul tappeto del salotto. Che combriccola di matti. Dopo tanti anni, però, non si era più visto nessuno, solo qualche telefonata di auguri a Beatrice giungeva sempre più raramente per il suo compleanno e niente più.

Adriana sapeva che erano cose della vita, non portava rancore verso nessuno, non si sentiva abbandonata. Nella vita, diceva, è naturale allontanarsi dai brutti ricordi, dalle situazioni che ci fanno soffrire come la morte e la malattia.

A nessuno piacciono i funerali.

Il sorriso sdentato di Beatrice la fissava da una delle fotografie, doveva essere la prima elementare quella. Il giorno della festa se non ricordava male. Mamme e papà orgogliosi ed emozionati avevano accompagnato i loro bambini l'ultimo giorno di scuola, Beatrice ci era andata con la nonna.

Adriana sentì la gola che si stringeva, si sforzò di cacciare indietro quella sensazione di angoscia, Bea sarebbe rientrata a momenti non poteva farsi trovare così.

Erano passati già dodici anni da quel giorno maledetto. Dodici anni. Un tempo che le pareva lunghissimo.

Lei e Beatrice si erano strette forte l'una con l'altra ed erano andate avanti comunque. Ammaccate e zoppicanti ma vive, avevano cercato di farsi amico quel dolore perché cacciarlo via non si poteva. Alla fine, ci erano riuscite e quello spirito grigio che aleggiava nell'aria, per la maggior parte del tempo ormai se ne stava ben nascosto a pensare ai fatti suoi. Ogni tanto compariva e allora non era una bella giornata, ma poi passava. In qualche modo passava.

Un rumore metallico scacciò via quei pensieri tristi e riportò la sua mente alla realtà.

Beatrice aprì in quel momento il cancello del giardino senza togliere i piedi dalla bicicletta, Adriana osservava ogni giorno quella prodezza chiedendosi come mai sua nipote fosse così restia ad appoggiarsi a terra. Forse era scaramanzia. O pigrizia.

Sentì la porta d'ingresso aprirsi. Seguì un tonfo. Le scarpe. Perché sua nipote lanciava le scarpe?

"Nonna!"

"In cucina!".

Beatrice sbucò dal corridoio.

"Cos'è questo profumino?"

"Ciao tesoro, com'è andata?" le chiese Adriana.

Beatrice diede un'occhiata ai fornelli.

"Solito".

L'aria fredda di novembre le era rimasta attaccata addosso.

"Stufato. Me l'ha portato Ninni, è ottimo" disse Adriana togliendo il coperchio dalla pentola. Una nuvola di vapore salì fino al soffitto.

"Fame, fame, fame".

Adriana servì un piatto fumante alla nipote e rimase appoggiata al ripiano della cucina a osservarla.

"Secondo me Ninni un po' ti ama, sai" disse Beatrice, portandosi un boccone alla bocca.

Eccola che ricominciava con la solita tiritera. Perché insisteva?

"Ancora con questa storia, è sposato!"

"Beh, che vuol dire? Uno mica lo può sapere chi incontrerà dopo che si è sposato, magari dovevi essere tu l'amore della sua vita" rispose parlando con la bocca piena.

"Ma no, è solo premuroso. Era un caro amico del nonno, ci è sempre stato vicino"

"E ci riempie di cibo tutte le settimane, da anni. Neanche fossimo indigenti. Nutrire è segno d'amore nonna, fidati di me" e si portò un altro boccone fumante alla bocca.

Adriana cercò di chiuderla lì.

"Sarà come dici tu"

"Certo che lo è! Sentiamo, hai mai incrociato sua moglie? Oppure lui ti parla mai di lei?"

Santa pazienza, dove aveva intenzione di arrivare adesso?

"Qualche volta, mi dice che è molto credente e frequenta la chiesa... ma perché ti sto rispondendo?"

"Vedi, ho ragione io. Questi sono messaggi chiari, lui ti fa sapere che la moglie spesso non è in casa e che invece lui sì".

Ecco dove voleva arrivare. Adriana alzò gli occhi al cielo.

"Stupida io che non ho mai colto..."

"Sei sempre in tempo" ammiccò Beatrice.

Adriana la fulminò con uno sguardo e poi scoppiò a ridere.

Beatrice assomigliava sempre di più a Maria Sole, aveva gli stessi occhi vispi, le stesse ciocche ribelli e la sua testardaggine. Il naso, il portamento fiero e la dolcezza invece le aveva prese da suo padre Pietro.

"Ah! Dopo mi vedo con Corrado, per una... ricerca"

"Corrado?"

"Corrado. Corrado Garmigli, alto, lentigginoso, secchione" spiegò Beatrice.

"Ah, certo! Corrado".

Adriana si sforzò di ricordare chi diavolo fosse Corrado.

"E da quando lo frequenti?"

"Da oggi".

Ottimo.

Beatrice inghiottì l'ultimo boccone e ripulì il piatto lasciandolo lindo. Adriana lo ripose nel lavello e fece scorrere l'acqua.

"Ok, però non fare tardi, non mi piace che tu te ne vada in giro da sola quando fa buio"

"Tranquilla, non ti lascerò sola con Ninni" ridacchiò Beatrice.

"Ancora? Basta ti prego, domenica inviteremo lui e sua moglie a pranzo così vedrai che ti sbagli" concluse Adriana mettendoci, forse, una pietra sopra.

"Non vedo l'ora, nonna".

Beatrice si alzò e bevve un bicchiere d'acqua riempiendolo direttamente dal rubinetto, poi lasciò la cucina ridacchiando, diede una grattatina a Cinque e salì di corsa le scale per raggiungere camera sua, aprì la porta di legno scuro e si buttò faccia in giù tra i cuscini del letto. Allungò la mano verso lo stereo e premette play.

Che buono il profumo di lenzuola pulite. Rimase immobile per qualche istante prima di voltarsi sul fianco.

Sulla scrivania, appoggiato alla parete, c'era lo schizzo a matita di un volto di donna che aveva cominciato il giorno prima, lo guardò e notò che l'occhio destro era troppo basso rispetto al sinistro e anche la bocca non era venuta come avrebbe desiderato. Accidenti era quasi mostruosa a osservarla ora. Quelli erano difetti che difficilmente sarebbe riuscita a correggere, la cosa migliore sarebbe stato prendere un foglio nuovo e ricominciare da capo. Ma non ne aveva più voglia. L'attimo era passato e l'urgenza di far emergere quel volto dalla carta bianca del foglio era svanita.

Si voltò pigramente dall'altra parte, stringendo a sé uno dei numerosi cuscini appoggiati al letto. Lo sguardo si posò come sempre sulla cornice di conchiglie sul comodino.

Inside of me and such a part of you.

Sua mamma sorridente in primo piano con i capelli sciolti sulle spalle e poco dietro suo padre, in piedi che guardava lontano nella sua maglietta a righe. Era stata scattata in giardino in un caldo pomeriggio estivo. In quella foto c'era anche lei, ma loro ancora non lo sapevano.

My love.

I send this smile over to you.

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