30|Che cosa ho fatto?

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"Ciò che sei stata non ci sarà mai più."

-Charles Bukowski

Grace

Seguo mia madre nel suo ufficio, che è esattamente come ricordavo. Chiudo la porta in legno alle mie spalle mentre lei con una calma agghiacciante si siede dietro la grande scrivania in mogano. Prendo un respiro profondo, per poi avvicinarmi alla poltroncina nera di fronte a lei.

"Che cosa hai intenzione di fare?" chiede minacciosa, ricevendo uno sguardo confuso da parte mia.
"Cosa intendi dire?" chiedo stranita dal suo atteggiamento. Mia madre è sempre stata una donna scontrosa e nervosa, ma non ha mai usato un tono di voce alto e minaccioso come sta facendo adesso.
"Ti presenti qui con un ragazzo che ha tutta l'aria di essere un tempista e una ragazzina euforica che non smette mai di parlare" afferma nervosa. Sbuffo e ciò non fa altro che aumentare il suo nervosismo. Sapevo che prima o poi sarebbe avvenuta questa conversazione.
"Lo sapevo. Hai sempre da ridire su tutti. Holly e Brandon sono miei amici e non ho intenzione di starmene qui seduta e zitta mentre tu non fai altro che giudicare" mi alzo dalla sedia e mi incammino verso la porta con tutte le intenzioni di uscire al più presto da qui.
"Tu non vai da nessuna parte. Mettiti seduta e ascoltami bene, signorina" ordina con tono che non ammette repliche. Sono così costretta a sedermi e prendere respiri profondi nel vano tentativo di calmarmi.

"Sei proprio uguale a tua sorella in fatto di amicizie" mormora con un'espressione delusa ad alleggiarle in volto.
"Sul serio?" chiedo sconvolta.
"Oh, lasciamo stare questo argomento. Parliamo, invece, del fatto che tu mi abbia mentito" afferma, sorridendo falsamente. All'inizio non riesco a capire di cosa sta parlando, ma quando mi rendo conto che cosa intende, tutto il peso della bugia che portavo sulle spalle mi cade addosso come una valanga di neve gelida.
"Allora Grace, ho chiamato il rettore dell'università per sapere come stava andando mia figlia e in quali corsi eccelleva di più e lui, essendo un mio caro amico d'infanzia, mi ha dato tutte le informazioni di cui avevo bisogno" si alza e viene verso di me. Rilascio un sospiro mentre lei si appoggia alla scrivania e continua a sorridere nervosamente. "Mi ha gentilmente informata che mia figlia ha deciso di cambiare facoltà all'ultimo minuto" biascica, esaminando con finto interesse le unghie laccate di rosso.

"Giornalismo, eh?" mormora, facendo stringere il mio stomaco in una morsa.
"Te lo avrei detto prima o poi" sussurro con un filo di voce, perdendomi con lo sguardo nelle fughe del pavimento.
"Prima o poi? Sul serio? Io ti ho permesso di allontanarti da Chicago solo perché avresti dovuto frequentare la stessa facoltà che ho frequentato io alla tua età e non per altro" urla fuori di sé dalla rabbia.
"Ti sei solo illusa che potessi diventare come te, ma io non sarò mai una donna priva di sentimenti e che pensa solo a organizzare sfilate prive di gusto" affermo con cattiveria, alzando decisa lo sguardo per incontrare il suo.

"Mi sono sbagliata. Hai ragione, tu sei proprio uguale a tua sorella in tutto" continua a sorridere, facendomi stringere le mani in un pugno fino a far sbiancare le nocche. "E farai la stessa fine" mormora cattiva, voltandosi per tornare a sedersi sulla sua poltrona.
"Che razza di madre sei tu?" mi alzo velocemente e afferro il suo polso, costringendola a voltarsi verso di me. I suoi occhi sono di un azzurro freddo e vuoto, come la sua anima.

"E tu, invece, che razza di figlia sei?" chiede, alzando la voce e liberandosi con forza dalla mia presa.
"Ti comporti proprio come si comportava lei. Siete proprio una delusione" biascica freddamente.
"Smettila di parlare di lei come se fosse morta. Smettila" urlo e una lacrima sfugge al mio controllo rigandomi la guancia silenziosa.
"Che c'è? Ti dà fastidio sentire la verità? Io parlo di lei come voglio perché per me è morta il giorno in cui ha lasciato questa casa" afferma, avvicinandosi a me.
"Non riesco a credere di essere stata messa al modo da una donna come te" biascico mentre altre lacrime bagnano le mie guance.

E succede tutto nella frazione di un secondo, la mano di mia madre si scaglia con forza sulla mia guancia destra facendomi voltare il capo di lato.
"Non azzardarti mai più a parlarmi in questo modo. Sono ancora io l'adulto qui" biascica con voce spenta mentre torna a sedersi comodamente sulla sua sedia. Sento gli occhi bruciare a causa delle lacrime e la guancia ferita pizzicare. Porto una mano a sfiorare delicatamente il punto colpito e ho un sussulto provocato dal dolore. Stringo gli occhi con forza e a passo di carica lascio la stanza, chiudendomi in un tonfo sordo la porta alle spalle.

Mentre mi incammino verso la mia stanza, sbatto contro il petto tonico di qualcuno. Sapendo già di chi si tratta, non alzo nemmeno lo sguardo ed evitandolo continuo velocemente la corsa verso la mia camera. Non posso credere a ciò che mi ha fatto. Fin da quando ne ho memoria non ricordo una singola volta in cui mia madre ha osato tirarmi uno schiaffo o altro. Certo, ha sempre avuto quel suo atteggiamento cinico, freddo e ha sempre voluto che le cose andassero come voleva lei. Ma non è una donna cattiva, è tutta colpa del dolore. Quella bestia feroce che cambia chiunque.

Afferro la valigia, poggiandola con forza sul letto, e inizio a prendere tutte ciò di cui ho bisogno e gettarlo al suo interno. Le lacrime non smettono di bagnarmi le guance mentre con un colpo solo scaglio la mia adorata lampada bianca contro il muro. Sento quella cara amica, che per molto tempo mi ha fatto compagnia, divampare come un fuoco nel mio petto. Afferro anche la candela alla vaniglia e la schianto contro lo specchio accanto all'armadio, si frantuma in mille pezzi ma, non pensando alle conseguenze, tiro un pugno nel mezzo facendoli crollare tutti sul pavimento. Mi guardo la mano e mi incanto ad osservare il liquido scarlatto gocciolare e disperdersi sul pavimento.

"Che cazzo stai facendo?" sussulto al suono della sua voce roca e profonda. Mi volto verso di lui che con forza afferra la mia mano e la esamina attentamente.
"Che intenzioni hai? Volevi spaccarti una mano per caso?" urla arrabbiato, stringendo la presa intorno al mio polso. Tento di divincolarmi dalla sua presa, ma è tutto inutile.
"Lasciami" dico con voce nasale, senza incrociare il suo sguardo.
"No, tu adesso mi spieghi cosa avevi intenzione di fare" ribatte deciso, senza mollare la presa che ingloba il mio esile polso.
"Ho detto lasciami" urlo, facendo scontrare il pugno dell'altra mano contro il suo naso perfetto.

"Cazzo" impreca, lasciando finalmente il mio polso per portarsi la mano sul naso e piegarsi in due dal dolore. Come se mi fossi appena risvegliata da un sogno, mi rendo conto di ciò che è successo e indietreggio sconvolta. Le lacrime tornano a bagnare le mie guance e un singhiozzo lascia la mia bocca semichiusa.
"Oh mio dio! Che cosa ho fatto?" chiedo più a me stessa che a lui. Mi porto una mano alla bocca e guardo il casino che ho attorno spaesata.
"Mi hai appena tirato un pugno sul naso Grace" mi informa, sorridendo nervosamente mentre si siede fiaccamente sul mio letto.
"Che c-cosa p-posso fare? D-del ghiaccio, ti s-serve del ghiaccio" dico freneticamente tra i singhiozzi che, senza fermarsi, lasciano le mie labbra.

Velocemente corro giù per le scale e mi fiondo in cucina, afferro del ghiaccio e, ignorando il chiacchiericcio proveniente dalla sala da pranzo, torno velocemente di sopra. Mi avvicino a lui, che è ancora fermo sul letto mentre si guarda attorno confuso, e poggio delicatamente il ghiaccio sul suo naso.
"Cazzo Grace, vuoi uccidermi per caso?" sbotta, sussultando. Mi allontano velocemente da lui e lascio cadere il ghiaccio a terra. Abbasso lo sguardo e rilascio l'ennesimo singhiozzo seguito da lacrime calde che seguono la loro corsa verso il pavimento.

Brandon si alza e con un sospiro, porta due dita sotto il mio mento per spingermi ad incrociare i suoi occhi neri.
"Smettila di piangere" sussurra con un tono di voce più dolce del precedente e asciugando le mie lacrime con il pollice. Non so cosa mi passa per la testa in questo momento, ma so solo che ho una voglia matta di azzerare le distanze e poggiare le mie labbra sulle sue. Ed è ciò che faccio! Mi avvento sulla sua bocca con furia e passione, spingendo il suo volto verso il mio e intrecciando le mie braccia dietro il suo collo nel tentativo di aggrapparmi a lui e non lasciarlo andare.

Spazio autrice
Ciao a tutti, cosa ne pensate di questo capitolo? Cosa pensate sia accaduto alla sorella di Grace? E cosa ne pensate della violenta reazione della nostra protagonista? E di questo Brandon inaspettatamente dolce? 
Lasciate una stellina se il capitolo vi è piaciuto e fatemi sapere i vostri pareri nei commenti, mi fa sempre piacere leggere come la pensate. 
A presto.
Sara

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