3|New York

506 19 8
                                    

"Alcuni portano la felicità ovunque vanno.
Altri quando se ne vanno." 
Oscar Wilde

Grace

Credo di essere la persona più ansiosa e paranoica del mondo. Non sono riuscita a chiudere occhio per tutta la notte e ciò è davvero strano perchè di solito quando ho un evento importante da affrontare dormo come un ghiro e rischio di svegliarmi anche in ritardo. Oggi, invece, sono stata sveglia con mille pensieri per la testa, ma soprattutto con un senso di inquietudine che mi attanagliava lo stomaco, e ora mi ritrovo davanti allo specchio a coprire le occhiaie scure che contornano i miei occhi gonfi. Mi viene anche da ridere se penso ad Holly che mi ha tirato uno dei suoi cuscini a forma di cuore, per poi imbarazzata scusarsi aggiungendo un: "però ti prego smettila di girarti e rigirarti."

Ho lezione fra circa un' ora, ma sono già pronta con l'intento di recarmi alla caffetteria di sotto e prendere uno dei miei caffe zuccherati. Mi sistemo meglio i capelli castano chiaro in una coda alta e poso nello zainetto nero gli occhiali neri, che indosso solo per studiare o leggere. Non ho svegliato Holly perché  mi ha informata sul suo orario e, dato che segue corsi diversi dai miei, ha lezione nel pomeriggio. Abbiamo parlato molto e siamo davvero in sintonia, mi ha anche promesso di presentarmi ai suoi amici. Ed era proprio questo l'obbiettivo che avevo venendo qui, voglio abbandonare quello stato di solitudine, spesso piacevole, che mi accompagnava a Chicago e farmi nuovi amici, cercare di non ricadere nella noiosa rutine dalla quale da tempo ormai non riuscivo a liberarmi.

Infilo la giacca, nonostante non faccia molto freddo, e mi reco alla caffetteria. Una volta dentro un dolce profumo di caffè mi investe strappandomi un sorriso. Ci sono alcuni gruppi di studenti seduti a gustarsi la colazione e giovani cameriere che passeggiano tra i tavoli sorridendo amichevolmente. Mi siedo ad un tavolino appartato e ordino il mio caffè, riferendo come lo preferisco alla cameriera gentile dai capelli biondi, che mi rivolge un'occhiata leggermente stranita a causa della quantità di zucchero presente nel mio ordine. 
Che ci posso fare? Adoro i dolci, ma soprattutto il mio caffè super zuccherato. 

Mi guardo intorno e sposto lo sguardo su un gruppo di ragazzi che discutono animatamente. I miei occhi curiosi vagano sui loro visi e ci mettono poco ad incontrare un paio di occhi neri, che come la prima volta mi ammaliano per la loro profondità.
E' seduto accanto ad una ragazza dai capelli neri. Ha il ciuffo biondo arruffato, gli occhi neri mi osservano divertiti, un livido violaceo gli colora lo zigomo destro, facendomi inarcare un sopracciglio per la curiosità, la mascella serrata e un ghigno arrogante all'angolo delle labbra carnose. E' seduto comodamente con le braccia conserte e non sembra fare caso ai discorsi di quelli che presumo essere i suoi amici, precisamente alla ragazza dai capelli stravaganti che sta dando di matto.

Mi studia da lontano con le sopracciglia folte alzate. Non so cosa ci trovo di preciso in lui, so soltanto che non riesco a staccare gli occhi dai suoi, a non seguire i suoi gesti lenti e ammalianti come la mano destra che passa fra i capelli spettinandoli ulteriormente oppure i denti bianchi che di tanto in tanto affondano nel labbro inferiore.

Mi convinco ad abbassare lo sguardo e imbarazzata sorseggio il mio caffe. Una volta conclusa la mia colazione, lascio la caffetteria trattenendo il respiro quando sono costretta a passare accanto al tizio misterioso per recarmi all'uscita.

Ancora scossa per quello strano incontro, entro nell'aula in cui si terrà fra poco la mia prima lezione e fortunatamente prendo posto accanto ad un ragazzo, che non mi rivolge nemmeno uno sguardo, ma che sembra alquanto simpatico. 

Con la fine della prima lezione arriva anche la fine di tutte le altre che sono passate altrettanto velocemente e il mio interesse è cresciuto minuto per minuto, cosa che non mi sarei mai aspettata. Devo ammettere che mi è tornata in mente mia madre e ciò che ho fatto, ma ho accantonato il pensiero, ricordando le parole dolci di mio padre; "Insegui i tuoi sogni e fa si che si avverino, sempre. Nonostante gli ostacoli che spesso complicheranno le cose."

Dopo aver mangiato un boccone veloce e studiato per il resto del pomeriggio nella fantastica e immensa biblioteca del college, decido che è ora di fare una pausa. Passo per il dormitorio con l'intenzione di invitare anche Holly a fare una passeggiata, ma dato che di lei non c'è traccia mi reco in compagnia dei miei adorati auricolari verso la metropolitana più vicina.

Mentre passeggio rivolgo lo sguardo intorno a me come mi capitava di fare spesso da piccola. Mi guardavo intorno e avevo la sensazione di non essere sola, immaginavo di conoscere tutti quelli che passeggiavano sulla mia stessa strada e spesso mi immergevo in una vera e propria sfida con me stessa sulle vite immaginarie che creavo. Adoro passeggiare, mi aiuta a schiarirmi i pensieri e a far viaggiare la mente lontano dai ricordi quando sono nervosa o triste. Anche quando mi capita di fare gli incubi e svegliarmi in piena notte ho bisogno di passeggiare all'aria aperta, di tornare a respirare.

Immersa nei miei pensieri e in quello che mi si presenta davanti, inizio a incamminarmi per Times Square. L'aria fresca di settembre mi investe, le insegne illuminate dei negozi mi incantano, le persone che corrono da una parte all'altra mi incuriosiscono, il traffico mi accompagna in sottofondo con la melodia che suona qualche artista di strada o quella dolce che proviene dai miei auricolari.

La felicità e la sensazione di libertà che provo in questo momento mi fa capire che ho finalmente trovato il mio posto nel mondo. New York è la mia casa ora e mi sento già parte di questa vita frenetica, non ho paura di perdermi perché so che qualsiasi posto di questa fantastica città mi accoglie e sono sicura di riuscire a ritrovare la strada giusta.

Per il resto del tempo, giro per i negozi comprando cose utili, più o meno, e mi rendo conto di quanto ho bisogno di un lavoro per non dipendere dai miei genitori, o meglio dal loro denaro.

Verso sera bevo il terzo caffè della giornata e mi incammino verso il dormitorio. Nonostante fossi sola mi sono divertita e goduta il momento, era da tanto che non mi prendevo del tempo per me. Ho sperimentato io stessa quanto la solitudine sia dolorosa, ma con il tempo ci ho fatto l'abitudine e sono riuscita a conviverci con quel senso di vuoto, con la mancanza d'affetto da parte di tutti. Proprio io che adoro fare amicizia con le persone, nonostante spesso penso che non molti vogliono provare ad instaurare un rapporto di amicizia con me e questo mi rende alquanto insicura. Non mi sento mai parte di un gruppo o accettata del tutto per come sono, per questo tendo a mostrare poco la mia sensibilità e più il guscio spesso nel quale mi nascondo.

Mi avvicino alla porta silenziosamente pensando, che, forse, Holly stia dormendo, essendo ormai sera, ma evidentemente mi sbaglio perchè degli schiamazzi mi fanno arrestare di colpo. Prendo un respiro profondo e stringo la presa sulle buste che ho tra le mani, per poi aprire la porta.

La prima cosa che il mio cervello elabora sono le bottiglie di birra, le buste di cibo e la puzza di fumo che circonda la stanza, ed essendo una maniaca dell'ordine e della pulizia sgrano gli occhi a quella vista. Lo sguardo mi cade su Holly seduta per terra accanto a una ragazza dai capelli blu, che riconosco essere la stessa di questa mattina come tutti gli altri. Un ragazzo alto, dai capelli ricci neri, gli occhi blu, la mascella contratta e le braccia muscolose ricoperte di tatuaggi, ammicca nella mia direzione appena incrocia il mio sguardo. Mentre un ragazzo dai capelli castani e gli occhi verdi è seduto accanto a lui e sorseggia una birra mentre alza gli occhi al cielo.

Una ragazza dai capelli a caschetto neri, gli occhi nocciola, magra e dalle forme prosperose, mi guarda con superiorità mentre è sdraiata per terra accanto ad un ragazzo dai capelli rossi, gli occhi verdi e il sorriso luminoso. Poi, noto un' altra presenza nella stanza ed è proprio sdraiata sul mio letto con le braccia incrociate dietro la testa e una sigaretta che gli penzola dalle labbra carnose, proprio lì il mio sguardo indugia per qualche minuto. Gli occhi neri mi scrutano languidi provocandomi un brivido lungo la schiena. Lo stomaco mi si  contorce in una morsa mentre sento il respiro mancarmi.

Accidenti! Che cosa ci fa lui nella mia stanza, a fumare con la mia coinquilina e altri quattro ragazzi, che hanno tutta l'aria di essere dei delinquenti?

Spazio autrice
Ciao a tutti, che cosa ne pensate del capitolo? Che cosa succederà secondo voi?
Vi piace Grace?
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto con un commento e una stellina.
Un bacio, ci vediamo nel prossimo capitolo.
Sara


Let me love youWhere stories live. Discover now