46|Tu

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"La tua forza è la mia rete di sicurezza,

devo sapere che ci sarai quando cadrò"

-Fate, the winx saga

Grace

"Grace" sussurra ancora mia sorella e la sua espressione passa dallo stupore all'indifferenza in un battito di ciglia. La fisso senza sapere cosa fare, per poi stringere la mano di Brandon e avanzare lentamente.
"Vi lascio sole, mi raccomando avete mezz'ora" afferma la dottoressa, lanciando uno sguardo preoccupato a mia sorella che annuisce flebilmente. Si risiede sulla panchina, osservando la figura slanciata della dottoressa avanzare verso l'ingresso. Mi mordo il labbro indecisa sul da farsi e sentendo lo sguardo insistente del ragazzo bruciare su di me.

"Che sei venuta a fare?" borbotta Kylie, riservandomi uno sguardo freddo.
"Io... io sono venuta a trovarti" balbetto nervosa, sentendo gli occhi iniziare a pizzicare.
"Sono qui dentro da più di due anni e tu ti presenti ora?" sbotta, fulminandomi con lo sguardo.
"Mi dispiace non essere venuta prima, è stato tutto molto complicato" mormoro, sapendo che non ho nessuna scusa.
"Per te era tutto molto complicato? E per me? Ci hai pensato, Grace?" incrocia le braccia al petto, continuando ad osservarmi nervosa. Sposto il peso da un piede all'altro, mordendomi con forza il labbro.
"Ci penso... ci penso ogni giorno a quanto sia stato difficile per te, ma..." non mi lascia terminare la frase, che sbotta: "ma me la sono cercata, vero?" continua imperterrita, ricordando le parole crudeli che le avevo rivolto quella volta. Una lacrima mi riga la guancia e abbasso lo sguardo ai miei piedi sentendomi terribilmente in colpa.

"Sai che non è vero. Ero nervosa e, soprattutto, ero una ragazzina" mormoro. Ed è vero! Ero solo una ragazzina, due anni prima, ed ero arrabbiata e scossa perché trovare mia sorella sul letto quasi in fin di vita non era di certo fra i momenti migliori della mia vita. Non sapevo nemmeno cosa fare.
"Ripeto: che sei venuta a fare? A meno che tu non voglia che nostra madre consideri morta anche te" ridacchia poco divertita. Mi siedo lentamente accanto a lei sulla panchina mentre Brandon resta sempre a debita distanza da noi, guardandosi intorno curioso.
"Sono qui perché voglio ricominciare, starti vicina. Ed è vero che al termine delle vacanze tornerò a New York, ma ti chiamerò e appena avrò del tempo libero per tornare a casa, verrò a trovarti" affermo speranzosa.
"E sinceramente me ne frego di nostra madre, può anche considerarmi morta" sussurro, stringendole la mano, che lei avvicina titubante alla mia.
"Grace, tu lo sai che io non sono ancora in ottima forma, vero?" borbotta, lasciando che i suoi occhi lucidi si incontrino con i miei.
"Lo so, ma sono sicura che c'è la farai perché in fondo sei sempre stata tu la più forte fra le due" mormoro, lasciando che altre lacrime mi bagnino le guance.
"Sei cresciuta anche tu, piccoletta" ridacchia, scompigliandomi i capelli e stringendomi in un abbraccio.
"Buon Natale, sorellina" le sussurro, stringendola ancora come se con un solo abbraccio potessi recuperare tutto il tempo perso. Quanto mi era mancata me ne rendo conto solo ora che è ad un passo da me, non in ottima forma certo, lei pensa di essere un caso perso, ma io credo davvero in lei. Ne uscirà perché lei è forte.

"E questo bel ragazzo? Chi è?" domanda, staccandosi da me e soffermando lo sguardo curioso sul ragazzo. Brandon avanza verso di noi imbarazzato e le stringe la mano, presentandosi a mia sorella maggiore.
"Brandon è un amico, il fratello della mia coinquilina" affermo, osservandolo felice che sia con me ora.
"Alla mamma sarà venuto un infarto quando ti ha vista con un ragazzo" ridacchia e il suono della sua risata dolce alleggia nelle mie orecchie anche quando ci siamo ormai salutate e ho lasciato la grande struttura. Ovviamente, con la promessa di rivederci presto e un sorriso smagliante.

Ormai ora di pranzo non mi va né di tornare a casa, tantomeno di pranzare.
"Che vuoi fare?" mi chiede, una volta raggiunta l'auto. So perfettamente che è confuso e che continua a chiedersi per quale motivo ho deciso di portarlo con me, glielo leggo negli occhi, ed io ho tutta l'intenzione di parlargliene.
"Fermati al primo bar in centro. Prendiamo qualcosa da bere" affermo, spostando lo sguardo sul finestrino.
"Così quella è tua sorella" constata, stringendo il volante e concentrando lo sguardo intenso sulla strada. Annuisco, senza riuscire a guardarlo.
"Allora? Non voglio costringerti a parlarne, ma sono comunque curioso di sapere perché hai deciso di portarmi con te" afferma infatti, per poi parcheggiare accanto all'entrata di un bar, a me già noto.
"Ti racconterò tutto" sospiro, scendendo dall'auto seguita da lui.
Varchiamo l'entrata del bar in religioso silenzio e una volta aver preso posto, io ordino una cioccolata calda e lui un caffè. Il gentile cameriere ci lascia finalmente soli.

Let me love youWhere stories live. Discover now