49| So che non mi faresti mai del male

283 7 2
                                    

"Più si riesce a guardare indietro,più si riesce ad andare avanti."
- Winston Churchill 

Grace

Ritorno finalmente a respirare normalmente, dopo minuti che mi sembrano infiniti. Resto seduta in macchina con lo sguardo perso nel vuoto e intenta a sorseggiare l'acqua fredda che Ellison mi porge.
"Che cazzo ha fatto?" sbraita Chris, ma la sua voce mi arriva ovattata perché il mio pensiero va a lui irrimediabilmente.
"Dio, respirava così velocemente che pensavo stesse per avere un attacco di cuore" mormora preoccupato Matt.
"Si chiama attacco di panico, coglione" sbotta Ellison, camminando nervosamente per il parcheggio sui suoi tacchi alti e passandosi una mano fra i capelli, ora, viola.
"Dovremmo chiamarlo" insiste Simon, rivolgendomi un'occhiata di sottecchi.
"No, lasciamolo sbollire" biascica Matt, passandosi velocemente una mano fra i capelli. Holly è appoggiata all'auto e le lacrime continuano a bagnarle le guance silenziosamente. È sconvolta e si nota dall'espressione che ha stampata in volto. Io non riesco a fare a meno di sentirmi in colpa, non avrei dovuto dirglielo, non ora.
"Tu sta' zitto che è tutta colpa tua" sbotta Chris, puntandogli un dito contro.
"Non è colpa mia" si difende lui, alzando le braccia in segno di resa e spostando lo sguardo su Holly, che ora ha il capo appoggiato sulla spalla esile di Ellison.

"E' colpa mia" sussurro con un filo di voce mentre una lacrima solitaria scivola lungo la mia guancia ormai già segnata dal trucco sbavato. Sento gli sguardi di tutti fissi su di me mentre sembrano essersi ammutoliti.
"Non è ver..." Holly si ridesta dal suo stato di trance e cerca di rassicurarmi.
"Invece si, gli ho detto di essermi innamorata di lui. Evidentemente i miei sentimenti lo hanno spaventato o sono i suoi a ridurlo così" mormoro con un sorriso dispiaciuto, mi asciugo le lacrime e mi volto verso di loro notando i loro sguardi sorpresi su di me, solo Matt ha un'espressione alla 'lo sapevo ancor prima che lo sapessi tu', che io ignoro categoricamente.
"Potete per piacere accompagnarmi? Ho bisogno di stare da sola" chiedo, ma proprio mentre Simon sta per mettersi al volante, il cellulare di Holly squilla ininterrottamente. Mi appoggio afflitta con il capo contro lo schienale del sediolino e non presto molta attenzione alla mia amica che parla frettolosamente al telefono, fino a quando la sua espressione diventa così sconvolta dal destabilizzare tutti. Posa il cellulare nella tasca e con movimenti meccanici sale in macchina.
"Cosa è successo?" chiede timoroso Simon, sedendosi dal lato del guidatore mentre tutti gli altri prendono posto nei sedili posteriori.
"Guida fino all'ospedale che si trova qui vicino" sussurra lei con lo sguardo fisso sul finestrino.
"Holly, perché dobbiamo andare all'ospedale?" chiedo, voltandomi verso di lei e pregando con tutta me stessa che non riguardi Brandon.
"B-Brandon ha a-avuto un incidente" balbetta con le lacrime agli occhi. In tutta fretta Simon mette in moto e in meno di pochi minuti raggiungiamo l'ospedale.

Ho un groppo in gola e un peso sul petto. Credo che sia il senso di colpa o forse la paura di perderlo proprio ora che ho scoperto di non riuscire a fare a meno di lui. Dio, io lo amo! Lui non mi ama forse o non ha il coraggio di ammetterlo a sé stesso. Entriamo velocemente nell'ospedale e corriamo da una parte all'altra fino a quando Holly urla ad un'infermiera di essere la figlia di uno dei medici più importanti dell'ospedale.
"Devo vedere mio fratello" urla ancora contro l'anziana infermiera dai capelli bianchi.
"La prego, ci chiami almeno il signor Parker" la imploro mentre cerco di cacciare indietro le lacrime.
"Il terzo piano" sbuffa l'infermiera, tornando al suo lavoro. Ci infiliamo in un ascensore e l'irrefrenabile voglia di togliermi i tacchi aumenta, ma cerco di calmarmi. Nella mia testa c'è una fastidiosissima vocina che continua a ripetere che è colpa mia e ciò non fa altro che aumentare l'ansia.

Quando dopo minuti interminabili, le porte dell'ascensore si aprono, corriamo lungo la camera che un altro infermiere ci ha indicato e lì fuori troviamo Amber, il signor Parker e il piccolo Cole. Holly si getta tra le braccia del padre, piangendo disperatamente sul suo petto. Rivolgo un piccolo sorriso di circostanza ad Amber e un leggero sussurro al piccolo dai capelli biondi, per poi lasciarmi andare contro una sedia posta proprio di fronte alla porta chiusa della stanza, dove si trova Brandon.
"Piccola calmati. Non è niente di grave, è solo scivolato dalla moto, sta bene adesso. I dottori gli stanno ingessando il braccio che si è rotto" cerca di rassicurarla Thomas, accarezzandole la testa affettuosamente. Mi perdo con lo sguardo sul pavimento troppo bianco dell'ospedale mentre Matt prende posto al mio fianco, stringendo inaspettatamente le nostre mani. Appoggio la testa sulla sua spalla, lasciando finalmente andare le lacrime.

"Ragazzi potete anche andare se siete stanchi, i dottori non c'è lo faranno vedere prima di qualche ora" ci informa Amber, ma tutti scuotono il capo non accennando il minimo movimento, provocandole un sorriso affettuoso.
"Non potrà giocare a Lacrosse per un po' " sussurra afflitto Matt. Brandon ama quello sport e non poterci giocare lo ammazzerà lentamente. Mi sento di nuovo mancare il respiro e inevitabilmente stringo più forte la sua mano.
"Non è colpa tua" biascica, quasi leggendomi nel pensiero. Alzo il capo per incontrare il suo sguardo.
"Credo che in realtà sia solo colpa mia" sussurro, spostando nuovamente lo sguardo su quella porta nella speranza che il dottore esca e ci dica che sta bene.
"E' lui quello spaventato, tu hai avuto fegato nel confessargli il tuo amore" mi sorride rassicurante e io mi chiedo come faccia a dire sempre la cosa giusta al momento giusto. Ha la capacità di capirti con un solo sguardo e rassicurarti.
"Sono stata una stupida, invece" continuo con un sorriso amaro sul volto.
"Non dire sciocchezze" mi stritola in un abbraccio che mi fa scoppiare nuovamente in lacrime.

Proprio in quel momento la porta si apre e un uomo con un camice bianco esce dalla stanza con una cartellina tra le braccia.
"Dottor Parker?" richiama il padre di Holly e con uno sguardo gli intima di avvicinarsi. Passano qualche minuto a borbottare tra di loro, ma noto per fortuna lo sguardo del signor Parker passare dal preoccupato al sollevato e man mano lascio andare un sospiro. Il dottore dai capelli neri prosegue tranquillamente lungo il corridoio mentre il padre della mia amica si avvicina a noi passandosi una mano fra i capelli, prima di parlare.
"Sta bene. Per fortuna non è nulla di grave, ha solo un braccio rotto e gli hanno ricucito un taglio che aveva sulla fronte. È sveglio, ma ha bisogno di riposo, quindi, è meglio che facciate una cosa veloce e poi tornate al campus" lasciando andare un sorriso, per poi accompagnare Amber e il piccolo Cole fuori dall'ospedale, dove un taxi li aspetta per tornare a casa.

Ci guardiamo tutti indecisi sul da farsi. Holly non sembra molto entusiasta di entrare per prima e Matt sembra dello stesso avviso. Improvvisamente gli sguardi di tutti si posano su di me.
"I- io non credo sia una b-buona idea" balbetto imbarazzata e per quanto non veda l'ora di vederlo non mi sembra né il luogo né il momento più adatto. Finiremmo per litigare.
"Devi entrare prima tu" mi ammonisce Holly, facendomi sbuffare. Timorosa mi avvicino alla porta e prendendo un respiro profondo abbasso la maniglia. La stanza è completamente bianca con un piccolo armadietto, un letto singolo al centro, un piccolo comodino con su dell'acqua e una sedia accanto ad esso. L'odore di disinfettante mi fa storcere il naso mentre il freddo che viene dalla finestra aperta mi fa rabbrividire. Le luci soffuse mi mettono ansia mentre a passo tremante mi siedo sulla sedia evitando di incontrare il suo sguardo.
"Puoi guardarmi, non mordo" ghigna divertito, ma quel suo sorrisetto dura poco quando si rende conto di aver detto una cosa stupida. Alzo lo sguardo e vederlo lì su quel letto dalle lenzuola bianco con gli occhi rossi, una fasciatura a sostenergli il braccio, il ciuffo spettinato che ricade sul volto pallido, un cerotto a coprirgli la fronte e le labbra gonfie. Dei lividi gli costernano il collo e le mani. Mi sentì mancare il fiato nel vederlo in quello stato.

"Mi dispiace" sussurro, sentendo gli occhi pizzicare.
"Dovrei essere io a scusarmi" mormora, spostando lo sguardo sui tagli posti suipalmi delle mie mani. Sembrano passati giorni, invece, solo poche ore prima inun impeto di rabbia mi aveva spinta per terra.
È stata tutta colpa mia" sussurro mentre le lacrime mi bagnano le guance.
"Da quanto lo sapevi?" chiede affranto, allungando il pollice per accarezzarmila guancia.
"Li ho trovati che si baciavano, quando siamo tornati da Chicago" confesso conun sorriso amaro stampato in volto. Si passa una mano fra i capelli e sospira.
"Cazzo! Mi dispiace" sussurra quasi impercettibilmente.
"Dovresti farti perdonare" biascico mentre un pensiero lampeggia nella miatesta.
"Come puoi essere ancora qui, al mio fianco, dopo quello che ho fatto?" continua,aggrottando le sopracciglia confuso.
"Io mi fido di te e so che non mi faresti mai del male, Brandon" mormoro ovvia.E lo credo sul serio. È stato solo uno stupido gesto dettato dalla rabbia.
"Cosa posso fare?" chiede mentre un volo di dolore ricopre il suo sguardo. Sogià che non si perdonerà facilmente quel gesto impulsivo.
"Un appuntamento- sbotto, sorridendo tra le lacrime- se non andrà bene, non mirivedrai più" gli porgo la mia mano e con un sorriso divertito, la stringe,sigillando un patto tanto divertente quanto doloroso.

Spazio autrice 

Ciao a tutti, come state? Cosa ne pensate da questo capitolo? Cosa vi aspettate da questo appuntamento? Credete che Brandon riuscirà a dimostrare i suoi sentimenti a Grace? 

Fatemi sapere se vi è piaciuto questo capitolo con una stellina e un commento.

Ci vediamo presto.

Sara 

Let me love youWhere stories live. Discover now