27|Sorellona

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La felicità è una forma di coraggio
-Holbrook Jackson

Brandon

Fermo la macchina nel parcheggio dell'aeroporto e scendo velocemente. Sono solo le dieci del mattino ma quelle due non hanno smesso di parlare un attimo e ciò non ha aiutato a placare il mio mal di testa, già persistente a causa dell'alcol ingerito la sera prima.

Apro il bagagliaio e passo le valige alle due ragazze, intente a giustificarsi con una moltitudine di scuse per aver portato delle valige così grandi. Grace continua a ripetere che la sua sia così piena a causa di alcune cianfrusaglie che deve lasciare nella sua vecchia stanza, mia sorella, dal canto suo, confessa di aver un po' esagerato con i regalini per la piccola di casa Miller. Sbuffo sonoramente e, dopo aver caricato in spalla il mio borsone e chiuso energicamente il bagagliaio, mi avvio velocemente all'entrata.

"Ehi, dove vai?" la ragazzina mi chiama a gran voce mentre accompagnata da mia sorella avanza alle mie spalle. Mi porto una mano alla testa e strizzo con forza gli occhi, credo di aver davvero bisogno di un'aspirina al più presto. Una volta superate le porte automatiche, ci addentriamo nell'immenso aeroporto. Il caos che regna qui dentro ci accompagna lungo il tragitto verso il check-In.
"Non ho mai passato così tanto tempo lontana da casa" afferma emozionata mia sorella, sedendosi accanto al finestrino e non staccando nemmeno per un secondo lo sguardo da esso mentre l'aereo è pronto a decollare.
"Contieni l'entusiasmo piccoletta. Non stai mica partendo per sempre" l'ammonisco, trattenendo un sorriso per la sua espressione dolce e gli occhi castani che brillano per la gioia.
"Non starlo a sentire. E' bello allontanarsi da casa ogni tanto e fare nuove esperienze" afferma la ragazzina lanciandomi un'occhiataccia. Dopo pochi minuti, ho un braccio indolenzito a causa della testa di mia sorella poggiata beatamente su di esso. Guardo fuori dal finestrino e mi ritrovo a pensare alle parole di Matt. Lui è l'unica persona che ha sempre creduto in me e mi ha fatto da spalla, eppure nonostante ciò io non ho fatto altro che deluderlo con il mio essere scontroso e cinico. Lui non se lo merita e lo capirò se non vorrà più perdere tempo dietro a tutte le cazzate che faccio. Anche se lo conosco troppo bene e non è un tipo che molla l'osso così facilmente. Ieri, dopo essere andato via dal locale, mi ha richiamato e sapendo che ero ridotto male a causa dei troppi bicchieri di alcol è passato a prendermi. Si è addirittura scusato e giustificato dicendo che lo fa per me perché se non ci fosse lui ad aprirmi gli occhi io sono troppo stupido per farlo da solo.

"A che cosa pensi?" una voce sottile mi risveglia dai miei pensieri. Sposto lo sguardo sulla ragazza minuta al mio fianco e mi ritrovo ad immergermi in due iridi nocciola velate da una strana e angosciante tristezza.
"A niente, tu?" le chiedo curioso di conoscere il motivo del suo improvviso cambiamento d'umore.
"Stavo pensando che sto per tornare a casa" mormora, spostando lo sguardo assorto sulle piccole mani poggiate sul suo grembo.
"E quindi? Non sei felice di rivedere la tua famiglia?" chiedo stranito. Mi era sembrato di capire che non le dispiacesse tornare a casa, ma adesso, mentre è assorta e persa a guardare il vuoto, capisco che non è per caso che ha scelto di trascinare Holly con sé a Chicago.

"Certo che sono felice di rivedere mia sorella. E' solo che..."
"Io ti ho chiesto se sei felice di rivedere la tua famiglia, Grace?" la interrompo confuso. La verità è che i suoi atteggiamenti mi confondono. A volte si mostra così solare e spensierata che sembra essere la persona più felice del mondo, poi altre volte sembra come se un mantello grigio la avvolgesse, lasciando solo ansia e tristezza giacere nel suo sguardo spento. Ecco cosa mi spinge verso di lei. Non è curiosità, ma solo una profonda attrazione verso un'anima bella quanto sofferente, proprio come la mia.
"Si mi manca la mia famiglia" mente, infilando, poi, gli auricolari alle orecchie e ignorando il mio sguardo. Sospiro profondamente, decidendo di non insistere oltre.

Due ore dopo, ci stiamo incamminando verso l'uscita dell'immenso e accogliente aeroporto di Chicago. Il tempo è molto nuvoloso oggi così mi ritrovo a stringermi nella mia giacca in pelle nera. Non soffro particolarmente il freddo, ma di certo indossare una t-shirt e una giacca di pelle durante questo mese non è stata una buon idea.

"Tom dovrebbe essere già qui" ci informa Grace, guardandosi ripetutamente attorno. Aggrotto le sopracciglia confuso. Chi diamine è Tom adesso? Poco dopo ci indica una bellissima BMW nera e vedo le sue labbra aprirsi in un sorriso gentile. Ci incamminiamo verso un uomo di mezz'età che educatamente ci aiuta a caricare i bagagli nel bagagliaio.
"E' un piacere rivederla signorina Grace" mormora gentilmente, aprendo lo sportello del passeggero alla ragazza.
"Ragazzi, lui è Tom, autista e impiegato dei miei genitori" afferma, schiarendosi la gola imbarazzata. Rivolgo un cenno del capo a Tom per poi entrare in quella meraviglia nuova di zecca.

Nemmeno io ho mai viaggiato molto. Non perché non lo volessi oppure perché non potessi permettermelo, ma non ho mai avuto il desiderio di allontanarmi da casa mia, invece, ho capito che per Grace sia il contrario.
L'auto si ferma dinanzi ad un enorme cancello in ferro nero, che si apre automaticamente per farci entrare. Sposto lo sguardo sul giardino curato e colmo di fiori colorati, il vialetto di ghiaia sotto i miei piedi e poi sull'imponente villa bianca con l'immensa vetrata che dà modo di osservarne anche alcuni vani interni.

Sposto lo sguardo su Grace che, annoiata, si avvia verso la grande porta d'ingresso seguita da Tom, che trascina i nostri bagagli senza difficoltà. Holly resta immobile al mio fianco con gli occhi spalancati dallo stupore, probabilmente adesso condividiamo la stessa espressione.

"Cazzo!" sussurro, rapito dalla bellissima villa che si apre con maestosa modernità davanti ai miei occhi. Non pensavo che Grace abitasse in un posto simile o che fosse così ricca. Certo, anche io non sono un poveraccio. Ho una bellissima casa in uno dei quartieri e condomini migliori di New York, ma lei non si comporta come una ragazzina viziata che ostenta la sua ricchezza a differenza di tutti quei figli di papà che ho conosciuto durante questi anni.

Grace

La porta di casa si spalanca velocemente e una Matilde euforica si affretta a stringermi in un abbraccio soffocante.
"Signorina Grace, non può immaginare quanto mi sia mancata" mormora dolcemente, aprendo le labbra sottili in un sorriso felice.
"Anche tu mi sei mancata Matilde" mi libero dal suo abbraccio e le sorrido affettuosamente. Tom entra dopo di noi trascinando con sé le valige da portare al piano di sopra. Non trovando alcuna traccia dei due ragazzi sposto confusa lo sguardo alle mie spalle, trovandoli ancora intenti ad ammirare la casa.

"Avete finito di contemplarla? Non è mica la casa bianca" mormoro a disagio. Afferrando, poi, la mia amica e trascinandola con me verso l'ingresso.
"Dentro è ancora meglio" sussurro, lasciandomi sfuggire una risatina quando dopo aver studiato ogni minimo dettagli dell'interno annuisce energicamente. Brandon, invece, si presenta a Matilde e si lascia andare contro il comodo schienale del divano in pelle nera posto nell'ampio soggiorno.
"Vedo che già ti sei messo comodo!" sorrido divertita ricavandomi un'occhiataccia da parte sua. Mi siedo sulla poltrona mentre Holly si siede accanto a lui delicatamente come se avesse paura di rompere qualcosa, ridacchio al pensiero di quante cose ho rotto io in questa casa a causa della mia goffaggine.

"Desiderate qualcosa da bere o da mangiare?" chiede Matilde, lanciandomi degli strani sguardi che non riesco a decifrare.
"No grazie. Mia madre è in casa?" chiedo.  
"Si, sua madre è nel suo ufficio mentre la piccola Lauren si sta preparando. Suo padre sarà di ritorno dal suo viaggio stasera" mi informa e io mi ritrovo ad annuire, per poi congedarla.

"Dio! Questa casa è fantastica Grace" grida entusiasta Holly, rompendo il silenzio colmo di tensione che era calato sul soggiorno.
"Grazie Holly. Se vuoi dopo posso mostrarti il piano di sopra e Tom ha già riposto le vostre valige nelle camere che vi ospiteranno" li informo e la mia amica sorride felice e, oserei dire, grata. Non faccio in tempo a decifrare l'espressione del ragazzo dagli occhi neri, rimasto in silenzio fino a quel momento, che dei passi lungo le scale attirano la mia attenzione.
"Sorellona!" urla felice una vocina sottile, che riconosco appartenere alla mia adorabile sorellina.

Spazio autrice
Ciao a tutti, come state? Vi è piaciuto questo capitolo? Come andranno, secondo voi, queste vacanze in casa Miller? 
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto con una stellina e cosa ne pensate con un commento. Ci vediamo presto con il prossimo capitolo.
Sara

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