Parte VI 0.1

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Harry corse via dal castello, con la vista offuscata dalle lacrime, mentre la verità sulla sua nascita lo schiacciava come un macigno.

Sua madre aveva tradito Desmond con un altro uomo, forse un uomo che amava veramente, ed era nato lui; non sapeva la storia nei dettagli ma non gli veniva difficile immaginare il re scoprire del tradimento, per poi mettere del veleno nel cibo di sua madre, per vendetta.

L'adulterio nel regno era un reato punibile con la morte, Harry questo lo sapeva bene.

Lasciò che un singhiozzo lasciasse la sua gola solo quando si trovò abbastanza lontano dal centro abitato, in mezzo alle coltivazioni di grano. Inconsapevolmente, sapeva dove stava andando.

Quando raggiunse l'albero, quell'albero, sopra alla piccola altura dalla quale si poteva vedere tutto il regno, sì lasciò cadere sul terreno tra le radici, nascondendo la testa tra le braccia e appoggiando la fronte sulle ginocchia strette al petto.

Tutti quegli anni a sopportare dolore, insulti, a cercare di ricavare il più amore possibile dagli abbracci di sua sorella quando non poteva riceverlo da sua madre; tutti quegli anni spesi per diventare una persona che non era destinato ad essere, incassando calci, pugni e parole affilate come coltelli. E cosa aveva ottenuto? La consapevolezza di essere un bastardo e che sua madre fosse morta anche un po' a causa sua, perché, se non fosse nato, forse ora Anne sarebbe ancora tra le braccia dell'uomo che amava veramente e non sotto cinque metri di terra.

Quanto gli mancava la sua mamma? Troppo, gli mancava troppo.

Rimase lì per un tempo indefinito pensando, immaginando, come sarebbe stata la sua vita se i fatti fossero avvenuti in modo differente, all'aspetto del suo vero padre e alla reazione di Gemma a quella notizia.

Come avrebbe fatto a dirle una cosa simile?

Con la testa ancora tra le braccia sentì una brezza leggera scompigliargli i ricci, poi, una presenza, un naso umido accarezzargli la mano e del pelo morbido sotto alle dita.
Sorrise leggermente.

Sollevò la testa e, davanti a lui, Heart, il suo lupo, l'osservava con i suoi penetranti occhi dorati.

-Hey, bello - mormorò il ragazzo allungando una mano e affondandola nel morbido pelo grigio.
-Pensavo di non rivederti mai più -

Il lupo inclinò la testa di fronte a lui, sedendosi e grattandogli un braccio con la zampa, come se gli stesse dando una risposta, facendolo ridere un po'.

-Anche tu mi sei mancato -

La voce gli si spezzò un pochino verso la fine, poiché non riusciva a distogliere l'attenzione dal incontro con suo padre. Una piccola lacrima sfuggì dall'angolo del suo occhio, scorrendo silenziosa lungo la guancia.

Heart guaì un pochino, Harry si passò una mano sul viso, cercando di sistemare il disastro sconvolto che era.
-Sto bene, amico, non ti preoccupare-

Heart lo scrutava come a dire "chi vuoi prendere in giro?" e, veramente, Harry si sentiva così patetico.

-Non ci credi vero? -

Il lupo gorgogliò qualcosa che Harry prese come un'affermazione alla sua domanda.
Il ragazzo si passò una mano tra i ricci prendendo un respiro profondo, Dio era un vero disastro, e ora parlava anche con un lupo come se lo comprendesse; stava impazzando.

Il lupo si avvicinò ancora e con il muso gli sollevò la mano, in modo che Harry iniziasse a coccolarlo.

Il sole era quasi completamente calato, si riuscivano a scorgere le prime stelle in cielo, e poteva vedere, da quell'altura, le luci delle lanterne e delle fiaccole della cittadella accendersi nelle case e nelle strade.

I'll burn the ice down only to see your eyes ~ Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora