Parte I 0.0

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Green Castle

I passi di Harry riecheggiavano nel grande corridoio.

Il pavimento lucido rifletteva la sua immagine e alla sua destra vetrate cristalline gli offrivano la vista sulla vasta cittadella.

Camminava spedito verso la sua meta salutando semplicemente con un cenno di capo chiunque incontrasse.

Si stava dirigendo verso "l'ufficio" di suo padre: una vasta sala con al centro un grande tavolo che faceva da sostegno a mappe, documenti, fogli utili al regno e complesse strategie di guerra (per lo più ideate da Harry stesso).

Harry detestava quella sala, era tetra, immensa, all'interno di essa vi era un continuo via vai di complotti e patti vietati alla luce del sole.

Inoltre in quel luogo era stato picchiato per la prima volta: legato, con la cinta del padre che gli colpiva ripetutamente la schiena.

Ad Harry venivano i brividi solo all'idea di inserire piede in quella stanza.

Però il destino aveva voluto che il re tenesse il colloquio con il messaggero di Re Simon proprio in quella sala e per il principe, quelle informazioni, erano fondamentali.

Dopo essersi guardato ripetutamente alle spalle e lungo i lati del corridoio Harry aprì il più piano possibile la porta in duro legno lavorato per poi intrufolarsi dentro senza
emettere nessun rumore.

Le tende tirate sulle grandi finestre facevano danzare sulle pareti ombre scure che facilitavano Harry a nascondersi dietro alle colonne e le centinaia di armature presenti.

Harry si piazzò dietro ad una di quelle grandi armature, a giusta distanza dal tavolo, dietro il quale suo padre e il messaggero stavano discutendo.

Il riccio poteva sentire vivamente il dolore che aveva provato, legato alle gambe di quel tavolo, mentre il padre lo frustava.

Un brivido lo attraversò.

Harry ingoiò un groppo di saliva cercando di concentrarsi a pieno sulla conversazione tra i due uomini, chiudendo i ricordi in un cassetto nella sua testa.

-...Te lo ripeto! Non so so nulla di questa assurda storia! - esclamò Re Desmond, il padre di Harry.

-Non dica menzogne! Sa benissimo di cosa sto parlando! - ribatté il messaggero.

-Non osare darmi del bugiardo! - tuonò il Re -Non ho mai sentito parlare di questo ragazzo e di sicuro non è cittadino del mio regno! -

Il messaggero, un uomo burbero, grande e grosso con una spessa barba incolta, scoppiò a ridere in faccia al re.

-Il mio sovrano sa benissimo chi sta cercando e dove lo sta cercando- disse
-E se Sua Maestà è giunto fino a qui, dichiarando guerra a questo insulso regno un motivo c'è! È tu sai benissimo a cosa mi sto riferendo- sputò avido.

Re Desmond non ci vide più dalla rabbia, afferrò l'uomo per il collo avvicinandolo pericolosamente al suo volto, guardandolo con occhi truci.

-COME TI PERMETTI A RIVOLGERTI VERSO DI ME IN QUESTO MODO, LURIDO VERME?! POTREI UCCIDERTI SEDUTA STANTE! - urlò.

Harry perse un battito all'udire la voce tonante del padre.

Un ragazzo? Perché proprio qui?

Mille domande affollavano la mente di Harry, che non riusciva a darsi pace. Le mani gli tremavano, sudava freddo e nemmeno lui ne conosceva il motivo; sapeva solo che qualcosa di brutto stava per accadere.

-Io non lo farei se fossi in lei. Se il mio re non mi vedrà rientrare entro il tramonto attaccherà immediatamente, nessuno potrà fermalo. Lei non vuole che si versi il sangue di persone innocenti, non è vero? - disse con fare beffardo il messaggero.

I'll burn the ice down only to see your eyes ~ Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora