죄송 해요

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Due ore e quarantacinque minuti, il tempo esatto che Jungkook si era concesso per riposare gli occhi, un frangente temporale che considerare breve poteva essere unicamente un mero eufemismo, eppure era il massimo che la sua mente potesse mai sopportare.

Yoongi sembrava non voler abbandonare la sua mente e il giovane non era per nulla propenso a lasciare che quel ragazzo antipatico potesse foggiare anche dai suoi pensieri.

Non era trascorso minuto in cui il castano non avesse pensato alle sue labbra, al suo profumo, al suo calore, tutti elementi che avevano composto un idillio che era durato fin troppo poco, la cui distruzione, il cui annientamento, non aveva fatto altro che nuocere al quel cuore che con fatica tentava di tenere insieme i pezzi nel suo petto.

Quando il maggiore era fuggito via, quando lo aveva abbandonato sulla soglia della porta con un sguardo completamente allibito, si era portato con se qualcosa di gran lunga più importante che un misero pezzettino del più alto, lo aveva completamente svuotato dei sentimenti più profondi che pian piano avevano cominciato a riscaldarhli nuovamente il petto.

Da circa una settimana Jungkook non era più riuscito a chiudere occhio per più di un paio d'ore, incapace di riposare sapendo il proprio paziente vagare chissà dove, in balìa dei suoi demoni e della macabra tentazione di quella droga immonda.

Pareva non pensare più lucidamente, non riusciva a prestare attenzione alle parole dei suoi clienti durante le sedute che si era visto costretto a portare avanti, sentendo la voce del grigio ogni qualvolta una parola raggiungeva le sue orecchie.

Ogni cosa era diventata una enorme perdita di tempo.

Mangiare, bere, riposarsi sottraevano così tanto tempo utile alla ricerca e la cosa lo faceva impazzire, almeno tanto quanto il solo riportare alla memoria gli avvenimenti di quella notte.

Come aveva potuto lasciare che ascoltasse le parole di un povero ubriaco che da dottore era divenuto paziente, come aveva potuto farlo sentire così inutile e con quale coraggio aveva tentato di convincerlo dei suoi sentimenti baciandolo sulla soglia della porta d'ingresso.

I suoi sentimenti avevano avuto decisamente un pessimo tempismo.

Ci stava così male e odiava talmente tanto quella versione di sé che si era abbandonata all'alcol da non riuscire a fare altro che rivolgere sguardi sprezzanti alle bottiglie di vino costoso in bella vista accanto il suo frigorifero, quasi a volersi lavare della colpa che sapeva di avere e di gettarla su di esse.

Anche in quel momento sedeva attorno al tavolo, lo sguardo rivolto all'oggetto del suo malessere e i capelli ancora gocciolanti reduci di una doccia fatta per allontanare la stanchezza, quella stanchezza che, come suggerivano le profonde occhiaie sul suo volto, diveniva sempre più insostenibile.

Tra le mani stringeva il suo cellulare, apparecchio dal quale si era rifiutato di allontanarsi per qualsiasi motivazione, attendendo con ansia una chiamata dai suo migliori amici in cui dovessero di averlo trovato, desiderando ancora più ardentemente che fosse Yoongi a chiamare, che stesse bene e che non gli fosse accaduto nulla.

Si sentiva così impotente, come se avesse le mani legate assieme, come era accaduto quando Lisa aveva chiuso gli occhi tra le sue braccia.

Quella sarebbe stata l'ennesima crisi di pianto della giornata al quale si sarebbe abbandonato, se solo il suono di un campanello non avesse imposto alle sue lacrime di tornare indietro.

Si era mosso con così tanta fretta da lasciare che la sedia cadesse dietro di sé a causa della foga messa nell'alzarsi e raggiungere la porta, percependo il cuore battergli in gola e il respiro mancargli mentre la speranza di incontrare il viso di Yoongi gli si accese nel petto.

Save Me  [j.jk x m.yg]Where stories live. Discover now