널 다치게 해

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Hoseok continuava a muoversi freneticamente avanti e dietro davanti l'entrata del cimitero, attendendo che l'auto nera del ragazzo, che lo aveva telefonato quella mattina chiedendogli di raggiungerlo, entrasse nel suo campo visivo.

Sotto al suo naso si condensava il suo respiro, irrequieto, mentre tentava in tutti i modi di ripararsi dal freddo che cominciava a divenire sempre più pungente con l'avvento di Dicembre.

La sua agitazione era innegabile, sudava freddo e fremeva nell'attesa di poter riabbracciare il suo migliore amico, di scusarsi con lui come si deve per averlo abbandonato, senza doversi limitare a stupide parole scambiate da un capo all'altro di un telefono.

Tra le mani stringeva una rosa bianca.

Sapeva fosse il fiore che aveva tentato di avvicinare alla lapide del suo ragazzo moltissime volte senza riuscirci e quella mattina era stata la prima cosa che si era procurato, credendo che a Yoongi avesse fatto piacere avere qualcosa da lasciare accanto a Choi.

Ma c'era altro che pareva preoccuparlo notevolmente, ovvero la breve distanza temporale che si era frapposta tra la morte di quel ragazzo e la decisione del suo migliore amico di affrontare la triste realtà e attraversare quei cancelli, distanza pari a poco più di un mese, infima contro l'intero anno che aveva impiegato per raggiungere il fratello.

Temeva che Jungkook lo avesse costretto, che glielo avesse imposto con fin troppa insistenza, tale da convincere la testa dura di Yoongi, il quale per cedere con tanta facilità non doveva passarsela granché bene.

Il suo volto si illuminò e un sorriso apparve al pensiero di incontrare di nuovo il suo migliore amico, quando vide un' Audi carbone parcheggiare a pochi passi dalla transenna al quale si era appoggiato, raggiungendo le due figure che vennero fuori da essa.

Il riso che aveva dipinto sulle labbra si affievolì quando vide cadere la giacca che lui stesso aveva regalato al grigio ancora più morbida sulle sue spalle, quando la vide sembrare più grande del solito, e non ci mise molto a partorire una conclusione.

Yoongi non mangiava ancora bene, Yoongi non stava ancora bene, e per esperienza sapeva che quello che lo psicologo aveva passato fin ora non era altri che la mera punta di un iceberg parecchio più grosso.

Abbracciò il suo migliore amico, dopo settimane passate attraverso semplici telefonate, spettinando gli i capelli soltanto per sentirlo nuovamente lamentarsi e dargli dell'idiota.

Istintivamente alzò la manica sinistra della sua giacca, controllando il polso diafano e decisamente troppo sottile del grigio, solo il sinistro, sospirando sollevato nel notare solo vecchie cicatrici più chiare.

La premura del rosso nel controllare che Yoongi non si facesse del male non sfuggì al castano, rimasto in disparte mentre i due ragazzi si parlavano di persona dopo settimane, piagando il suo volto in un espressione  stupita e curiosa nello scoprire le motivazioni dietro quel gesto.

Yoongi non parlava molto con lui e tutto ciò che Jungkook sapeva su quel ragazzo gli era stata riferita dal giovane che lo aveva accompagnato il primo giorno. L'unica speranza dello psicologo di scoprire qualcosa in più sulla vita del suo paziente era Jung Hoseok.

- Yoon la rosa è qui, come quei cancelli.. e come te. Sei sicuro di sentirti in grado di attraversarli?-

Lo scetticismo del rosso si realizzò nell'istante in cui le mani tremanti del più grande si strinsero attorno al gambo di quel fiore e i suoi occhi indugiarono sull'entrata del cimitero.

- non è difficile, si tratta solo di attraversare quel fottuto cancello.. devo farlo, e devo farlo da solo , ti prego Hobi..-

Il maggiore si allontanò, avviandosi verso la destinazione che si era brutalmente imposta, faticando a reggersi sulle gambe e a porre un piede avanti all'altro, percependo sulle sue spalle il peso di un enorme macigno, o dietro di esse la forza trainante di un bisonte intenzionato a bloccare la sua avanzata.

Save Me  [j.jk x m.yg]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora