17.

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È terribile soffrire di qualcosa che ti tormenta ad intermittenza, che ti fa credere di averla superata ed invece ritorna di colpo a spaventarti e ti fa sprofondare sempre più in basso, verso quel vortice che sai che una volta che ti avrà intrappolata non ti lascerà andare via tanto facilmente.

È questo che penso quando mi sveglio, nuovamente sudata, impaurita e tremante, alle 6 di mattina. Ho il fiatone, la gola secca e gli occhi umidi. Stavolta non posso e non voglio far finta di niente, non posso affrontare tutto da sola, è questo che mi spiegò la psicologa tempo fa: parlarne con qualcuno di cui ti fidi è il primo passo verso l'ammissione della realtà per poterla combattere. Per questo decido di alzarmi dal letto e svegliare Eleonora, nonostante mi senta terribilmente in colpa e di peso.

Si gira verso di me, stropicciandosi gli occhi e aprendoli lentamente: ''È successo qualcosa Andre?'' mi chiede tenendo un tono di voce basso.

''Scusa Ele, non volevo svegliarti. È successo di nuovo, l'incubo e tutto il resto, non voglio stare da sola'' le spiego, non riuscendo a guardarla negli occhi per la vergogna e la sensazione di colpevolezza che mi attanaglia.

Appena terminata la frase la sento accarezzarmi la guancia e tirarmi nel letto con lei.

''Adesso stiamo qui insieme, ti accarezzo i capelli finché non ti addormenti di nuovo e ti sveglio io alle 8 per la lezione, ok?'' mi sussurra all'orecchio, mentre mi accuccio di spalle a lei.

''Grazie Ele, grazie davvero'' le bacio il dorso della mano e provo a chiudere gli occhi per riposare un altro po'

Come mi aveva promesso, alle otto puntuali la Ele mi sveglia: ho lezione di lingue e storia questa mattina, e poi l'ultima di teatro della settimana.

''Stai meglio?''

''Sì, non pensavo di riuscire a dormire ancora. Mi era successo un'altra volta prima di questa mattina, non te l'ho detto perché non volevo farti preoccupare, pensavo non sarebbe più successo. Poi invece l'altra mattina mi sono svegliata con un'ansia tremenda e oggi così'' le racconto tutto, mentre svogliatamente indosso un jeans mom e un dolcevita bianco.

''Dovevi parlamene invece, lo sai che io ci sono sempre per te specialmente se si tratta di questo. Per favore, da adesso, dimmi ogni cosa ok?'' mi dice lei, poggiandomi le mani sulle spalle prima di tirarmi in un abbraccio.

La saluto e mi dirigo velocemente a lezione, dopo aver preso il solito caffè alle macchinette che aiuta il mio umore, piuttosto a terra, a risollevarsi un po'.

Prima di entrare in classe e prendere posto accanto a Luna che, carinamente, anche stamattina me l'ha conservato, rispondo ad un messaggio di Christian che mi da il buongiorno, dicendomi che ha una sorpresa per me.

''Mi rendi curiosa così!!!Ci vediamo a pranzo'' gli rispondo per poi entrare in classe.

Luna mi da il buongiorno con un sorriso smagliante che io faccio fatica a ricambiare sinceramente dopo quanto successo stamattina.

''Come mai tutta questa allegria?'' le chiedo, mentre prendo posto accanto a lei tirando fuori dallo zaino il necessario.

''Ieri siamo usciti, ancora non ci credo. Beh non eravamo esattamente da soli, c'erano anche Miguel e Itzan, poi ci ha raggiunti Omar con Danna'' mi dice lasciando intuire chiaramente che si sta parlando di Aron, con una voce così stridula che quasi mi perfora i timpani.

Appena collego, però, quanto mi ha detto con quanto è successo ieri sera con Aron capisco che mi ha dato buca, se così si può definire, per uscire con lei. La cosa mi lascia interdetta e inspiegabilmente infastidita.

Nadie dijo que fuera fácil  (Nessuno ha detto che è facile).Where stories live. Discover now