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L'orario della festa è fissato per le 9

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L'orario della festa è fissato per le 9. Sono solo le 6:30 e prima di dirigermi in camera da Eleonora, scrivo un messaggio a Luna invitandola ad uscire con noi e dicendole che ci saremmo incontrate fuori il locale.

Lo spettacolo che mi trovo dinanzi quando entro nella stanza è a dir poco esilarante: Eleonora sembra uscita fuori da una commedia per mamme disperate, ha la faccia sconvolta, i capelli raccolti sbadatamente in una crocchia e si sta infilando in fretta e furia un abito blu.

''Che cavolo mi metto, oddio mio, non ho nulla!'' dice ad alta voce con un'espressione buffa mista a disperata.

''Sei piena zeppa di vestiti, hai l'imbarazzo della scelta'' le dico, gettando sulla sedia lo zaino e sfilandomi le scarpe, per poi tuffarmi di schiena sul letto.

''Stai zitta tu, non sei d'aiuto''

Mi strappa una risata ma poi mi rendo conto che ha bisogno d'aiuto, mi metto a sedere per guardarla meglio: ''Perché non provi l'abito rosa che hai indossato per il mio compleanno l'anno scorso?''

Le si illuminano gli occhi, probabilmente aveva dimenticato quell'abito e so per certo che l'ha portato in valigia, ero con lei quando l'ha preparata. Corre all'armadio e lo sfila con prepotenza dalla stampella: ''Sei una santa, hai un'aureola gigantesca sulla testa'' mi dice sorridendo e guardandosi allo specchio.

''Beh puoi sdebitarti magari truccandomi stasera'' le chiedo timidamente sapendo che la mia amica sarà entusiasta di farlo.

Non sono mai stata tipa che presta attenzione al trucco o al parrucco, ma stasera voglio provare ad essere diversa o meglio: voglio provare a risaltarmi, a valorizzarmi per una volta. Voglio sentirmi sicura di me stessa quando entrerò in quel locale senza pensare che gli sguardi che magari qualcuno mi rivolgerà non siano di scherno ma di apprezzamento, voglio sentirmi a mio agio.

A prescindere da tutto questo, avverto come una sensazione nello stomaco diversa dall'ansia che mi ha svegliata violentemente stamattina, è qualcosa di strano, che forse faccio fatica ad ammettere a me stessa per prima.

''Sarà mai che voglio sentirmi bella non soltanto per me stessa?''

Faccio una lunga doccia sciogliendo la tensione per stasera che fatico a spiegarmi. Tornata in camera scelgo di lisciare i capelli prendendo in prestito la piastra di Ele e poco dopo lei mi ordina di mettermi a sedere e di farle fare il suo lavoro. La vedo armeggiare con diecimila pennelli diversi mentre spiega passo passo cosa sta facendo e di cui capisco ben poco. Le chiarisco più volte che non voglio nulla di esagerato ma acconsento, dopo numerose suppliche, al rossetto rosso.

Prima di guardarmi allo specchio, nonostante la Ele che freme dalla voglia di vedere la mia reazione, scelgo di indossare l'abito e tiro un sospiro di sollievo quando, legando i laccetti sulla schiena nuda, mi calza a pennello. Infilo i sandali dorati e la maschera.

Nadie dijo que fuera fácil  (Nessuno ha detto che è facile).Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang