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Gennaio è sempre stato uno dei miei mesi meno preferiti: un nuovo anno che inizia, il peso delle aspettative che grava sulle spalle e la miriade di speranze e desideri che si fanno spazio dentro la testa. Riassumere i mesi appena trascorsi sarebbe una missione a dir poco impossibile: sentimenti belli distrutti da sentimenti altrettanto brutti, persone che hanno catturato parte della mia anima e, inevitabilmente, se ne sono appropriati inesorabilmente.
Il ritorno dall'Italia l'avevo immaginato meno burrascoso e invece ad attendermi c'era di tutto e di più: un Aron cambiato, o almeno questo è quello che sembra, un Miguel arrabbiato, offeso e oserei dire deluso ma, per fortuna, un Omar che è rimasto lo stesso.

9 GENNAIO ORE 11:30.

"Non puoi restare rinchiusa in questa camera per il resto della tua vita Andre, dai" mi sussurra proprio lui sotto le coperte.
"E dove sta scritto che non posso?"
"Beh non puoi e basta, decido io. Sono tre giorni che non vai a lezione e stai sotto queste dannate coperte, ora basta!" e mentre termina la frase mi tira via le coperte da dosso facendomi urlare e ottenendo come risultato un bel broncio.
Infondo però ha ragione: dopo essere atterrate, la  Ele ed io ci siamo prese la serata come riposo, e ho scelto di non rispondere a nessuno dei messaggi di Aron, né tantomeno di scrivere a Miguel per chiarire.
Ma ora sono al terzo giorno di reclusione, le chiamate di Aron si accumulano e Miguel si starà chiaramente chiedendo cosa stia succedendo e lo so per certo, visto che Omar mi ha posto domande molto ambigue in merito a lui.

Con grande fatica mi alzo svogliatamente dal letto e lego i capelli che necessitano urgentemente di essere lavati.
"Non so dove mettere mano Omar, da dove partire, con chi parlare, chi chiamare, dove andare. Ele ha provato a farmi ragionare in questi giorni, a fare da tramite con Aron e Miguel, ma non posso continuare così" butto fuori mentre cammino nervosamente avanti e indietro nella camera.
Omar avanza verso di me, fermandomi e mettendomi le mani sulle spalle: "Che ne dici di farti una doccia, rilassarti un attimo e chiarirti le idee?"
Annuisco, gli sorrido e gli bacio la guancia: "Quando hai fatto mi trovi in cortile, ci finiamo una sigaretta e vediamo cosa fare. Chiamo anche Ele".
Quando sento chiudere la porta inizio a raccogliere tutto il necessario per la doccia e mi incammino verso i bagni, sperando che questa cascata d'acqua calda che mi aspetta mi aiuti a ripulire la mente.

12:02.

La doccia è durata più del previsto ma, con i capelli puliti, dei vestiti diversi dal pigiama e una sensazione di benessere generale, sento che le cose possono riprendere il loro corso pian piano.
Prendo una sigaretta dal pacchetto nello zaino e mi incammino nel cortile in cerca di Omar.
"Pensavo non finissi più" lo sento dire non appena mi scorge a svoltare l'angolo e, a quel punto, intravedo anche Ele.
"Ma buongiorno principessa" e mi prende in giro proprio lei.
Ci sediamo sui grandi scalini d'ingresso e fumiamo assieme: "Quindi? Da dove parto? Illuminatemi" esordisco io.
"Io credo che dovresti chiarire con Miguel, in questi giorni non ha fatto altro che chiedere di te e più volte ho dovuto fermalo dal venire in stanza a cercarti. Crede che sia colpa sua se sei così giù, che la sua reazione in aeroporto ti abbia troppo destabilizzata" mi dice Ele accompagnata da Omar che annuisce.
Inspiro profondamente un altro tiro dalla sigaretta e mugugno un banale "Mh".
"La vera domanda qui è tu che cosa vuoi" mi dice Omar.
Sorrido nervosamente e, quando sento le parole "cosa vuoi", la mia mente viaggia all'esatto momento in cui ho risentito il profumo di Aron dopo un tempo infinito.
"Io lo so cosa voglio, ma so anche che è la strada più complicata e forse mi farà male. So anche che molto probabilmente perderò una persona meravigliosa ed è l'ultima cosa di cui ho bisogno ora" dico tra un tiro di sigaretta e l'altro.
"Segui quello che ti dice il cuore ma presta attenzione anche alla testa, forza" e mi incoraggiano entrambi, dandomi un bacio sulla guancia prima di aiutarmi a tirarmi su dalla scalinata. Tiro un lungo sospiro immaginando già cosa mi aspetta.

Nadie dijo que fuera fácil  (Nessuno ha detto che è facile).Where stories live. Discover now