Steve è seduto allo sgabello dell'isola della cucina, è nervoso. Non è solo il suo cuore che scalpita, ma proprio trasuda nervosismo da ogni poro, pure dai capelli a momenti.

« Ma ti calmi? » di botto, scorbutica.

« Sono calmo. »

« E io ho il pisello. »

« Sul serio!? »

« Ma sei cretino dico io?! » poso le mani contro il ripiano in marmo, fissandolo.

« Che ne so, ti ho mai visto nelle mutande? »

Scuoto la testa lentamente, ma con un rimprovero evidente. « Non risponderò a questa tua provocazione. » mi volto, piuttosto, a prendere una tisana dal mobile della dispensa.

« Non puoi farmi un caffè come tutti i cristiani normali? Dai, ti prego Rosie. »

La mia mano si ferma a mezz'aria e all'ultimo opto per il barattolo del caffè, iniziando a riempire la macchinetta e poi azionandola. Niente tisana, è sempre valida l'opzione coma. Oh, io ci ho provato ad essere civile, mi siete testimoni. Recupero due tazze, lo zucchero, il latte e due cucchiaini. Faccio tutto con gesti un po' seccati, ma non troppo violenti perché come minimo rompo le tazze contro il ripiano e alle mie tazze ci tengo.

« Mi dici che hai? » Steve sembra perseguitato da uno spirito, il che è anche abbastanza curioso considerando che non è un negromante.

« Me lo stai chiedendo davvero? Tu non hai visto niente? »

Sbuffo, leggermente spazientita. « Ti pare che se sapessi cosa succede in quella tua testa bacata te lo chiederei perdendo tempo? » retorica. « Steve inizi a preoccuparmi. » più sincera in questo. « È colpa di Noel. Cristiddio. Ti ha dato di nuovo quella merda, mh Steve? » se davvero Noel ha ripreso a spacciare quella merda a Steve, è la volta buona che faccio il culo a tarallo a quel coglione.

« No, Rosie. No. Cazzo. Non lo sentiresti se fosse così!? Annusami. » mi allunga il polso. « Mordimi, se non mi credi. »

Fisso quel polso, so bene che dovrei morderlo solo per controllarlo. Se nell'odore la presenza della droga si attenua dopo un po' di ore, nel sangue no, restano tracce più a lungo e oramai so perfettamente com'è il sangue di un drogato. Non mi importa se qualcuno decide di bruciarsi la vita dietro una striscia o una siringa, non mi importa davvero. Fintanto che non ho effetti collaterali io, è tutto ok. Il problema è quando il mio migliore amico, l'ultimo pezzo di famiglia che mi resta, inizia a spaccarsi così. Ho preso Steve per il rotto della cuffia mesi fa, andarcene in Australia era anche un modo per allontanarlo da certi giri e Noel sembrava anche abbastanza convinto che andasse fatto così.

« Parla. » il dorso della mia mancina scosta quel polso, per fargli capire che non ho intenzione di morderlo.

« Christopher. » il cuore di Steve esplode quasi. Il mio sembra gelarsi.

« Che c'entra. » sono a disagio. « Senti se è per Noah io... »

Mi ferma. « Non è per Noah. Lui è okay. » scuote il capo. « Christopher è a New York. »

Mi sento le gambe così molli che appoggio le mani sul bancone. Ho gli occhi sgranati, non so cosa ci si possa leggere dentro perché io sono un miscuglio di paura, terrore, ma anche ansia ed eccitazione.

« Come... » guardo Steve atterrita. « Halley? » chiedo pianissimo.

« Non lo so. Ti pare mi importi di Halley? » fa spallucce, retorico. Halley non è mai piaciuta a nessuno di noi due, ognuno per motivi diversi vero, ma il risultato non cambia: non la sopportavamo. « A quanto pare Emma è morta. Morta per davvero. »  non mi muovo di un millimetro mentre Steve parla e mi fissa, greve. « Ci ha visti, ieri. » si smuove, tira fuori un pezzettino di carta dalla tasca dei pantaloni e lo mette sul bancone, spingendolo piano verso di me. « Questo è il tuo. Non l'ho letto. » mi rassicura.

Of the nightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora