Prologo

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Sono esausta.
Litigare con Logan mi lascia esausta, priva di qualunque energia; parlarci è come continuare a cercare di aprire una sorta di breccia in un muro fatto da pietra compatta e coesa tanto da non riuscire a far passare nemmeno l'aria a momenti. Non sembra capire, il che mi fa sorridere amaramente. Lui non ricollega mai, mai niente di quello che è successo con le mie reazioni e a questo punto, io la forza di aprire il capitolo "traumi vissuti" per tentare di fargli capire che tutto ciò che ho vissuto mi è rimasto inciso sulla pelle non credo di averla più. Ci sono tracce invisibili che altro non sono che le ferite incassate in tutti questi mesi, ferite mai guarite del tutto che si intrecciano proprio ad altre cicatrici che appaiono biancastre oramai, segni di morsi che si sono susseguiti nel tempo. Giorno dopo giorno, con ogni morso che ho ricevuto da lui - quelli che lasciavano segni che macchiavano la mia pelle non solo con quelle ferite indelebili, ma anche con quei lividi di cui, per amore di verità, non mi sono mai vergognata - in Logan avevo trovato la mia pace, il mio equilibrio.

Lui è arrivato in un momento in cui ero completamente persa. Avevo perso la speranza di farcela, avevo perso la speranza di poter essere accettata così com'ero, avevo perso la speranza di sentirmi leggera e senza peso. Avevo perso la speranza di trovare il mio posto nel mondo e mi stavo lentamente, inesorabilmente, lasciando andare. Era tutto cominciato con piccoli ma chiarissimi segnali, segnali che Bradley non riusciva a cogliere nonostante a modo suo ci abbia provato. Segnali che carezzavo con la stessa pigrizia di una coccola donata al proprio gatto, in attesa della stoccata finale. Ero pronta a morire, consapevole che il mio cuore umano prima o poi non avrebbe retto a tutto ciò che mi auto-infliggevo.

Settimane, mesi. Chi lo sa. Il tic tac interiore lo sentivo eccome, scandiva ogni mio respiro, ogni battito di cuore. Stavo affogando in un mare di dolore che annebbiava i sensi, una sofferenza mentale che mi aveva obnubilata e spinta a decisioni fragili, irrazionali. Ero traballante, ero arresa a un destino che non mi avrebbe mai riservato nulla di buono. E forse Logan non potrà mai sapere, capire come io fossi prima. Prima che Chris sparisse, prima che il mio cuore si rompesse e la mia mente decidesse di staccarsi da quella realtà dopo aver inanellato una serie dopo l'altra di errori.

Logan mi ha sempre vista e considerata buona, ma di buono le mie scelte avevano poco. Ero concentrata completamente su me stessa. Sul mio successo, su ciò che provavo, su ciò che volevo. Ho macinato letteralmente persone, situazioni, solo perché ero incapace di vedere oltre. E quando ho visto oltre, il peso di tutte quelle scelte mi è calato addosso come un macigno, distruggendomi. Ho sempre nascosto ciò che ero e forse l'unica persona ancora viva che può raccontarlo è proprio Steve il mio migliore amico, quello che ha condiviso con me, volente o nolente, anni della sua vita. L'unico che è rimasto, nonostante tutto, nonostante tutti, nonostante me. Logan ha sempre visto la parte migliore di me, della mia vita, di ciò che facevo. E mi ha sempre spinta ad essere un pelo più egoista senza capire che lo ero stata per una vita intera e cercavo solo di essere un po' migliore.

Ci sono pochi momenti che nella mia mente riescono a smuovermi qualcosa dentro e a quelli spesso, ancora mi aggrappo per sentire qualcosa. Attimi di vita congelati in questo cervello potentissimo capace di ricordare ogni singolo evento vissuto o letto, sentito. Sono attimi legati al mio Marker. Amico. Compagno. Fidanzato. Tutto.
Quando stavo morendo e tentavo di ricordarmi di lui non così terrorizzato, quando mi sono risvegliata ed ero così arrabbiata perché non ci credevo, non riuscivo a pensare di essere stata strappata a una cosa per cui mi ero preparata tutta una vita.

Io meritavo di morire, Logan invece ha allungato la mano e mi ha strappata via e adesso... beh, adesso sono io che devo fare i conti con una serie di cose che lui nemmeno considera, nemmeno ci pensa. E capite, è uno stress immane per una che sente tutto così  amplificato che anche uno sbuffo di traverso troppo vicino alla sua  pelle potrebbe farle scattare l'istinto omicida.

Of the nightWhere stories live. Discover now