new life. (1)

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Clarke Pov

Ed eccolo qua.
Un pezzo di carta con un numero sopra che mi darà una nuova casa.
Una nuova vita.
Avrò sprecato le mie vacanze estive al computer, ma almeno ho trovato quello che cercavo.
Una casa in questo grande distretto che è Brooklyn.
E ora sono qui, con le mie 2 valigie, visibilmente vecchie, e una coinquilina che mi aspetta.
Esco dal taxi e mi dirigo verso la prima caffetteria che vedo.
L'orologio da polso che mi ha regalato mio padre segna le 6 e mezza del mattino e il sole non è ancora sorto.
Come farò ad abituarmici?
Mentre passeggio noto come le persone camminano così di fretta rispetto a me.
Non è ancora l'alba e tutti corrono per andare chissà dove a fare chissà cosa.
Forse sarà così anche per me.
Diventerò un robot del cavolo che ogni giorno corre di qua e di là per la città nel disperato intento di arrivare a lavoro in orario.
L'idea mi turba.
Non voglio essere come mia madre, non voglio essere un'adulta.
A volte penso di aver sprecato la mia adolescenza nello studio. Se mi fossi concentrata di più sulla vita che avevo allora, magari adesso sarei una persona diversa...
Ma ora sono qui. Una ventiduenne in giro per Brooklyn alla ricerca della sua nuova casa e con un lavoro da iniziare.
Mentre esco dalla caffetteria, bevo il mio caffè e guardo l'orologio.

Le 6:45.
La mia nuova coinquilina ha detto che per le 7 la porta di casa era aperta.
La casa non dista molto da qui, dovrei farcela.

***

Il palazzo è una piccola Brownstone house.
L'entrata presenta un giardinetto con piante che vanno a coprire il piccolo cancello arrugginito dando l'impressione che sia l'entrata per il giardino delle fate.
Busso al campanello.
A rispondermi è una voce dolce e melodiosa.
《Chi parla? 》
《Sono Clarke. 》rispondo un po' titubante《Quella dell'appartamento. Ci siamo chattate online》
《Certo! ho capito chi sei, ti faccio entrare subito. 》
E con questo la voce si spegne.
Aspetto un paio di minuti finché non vedo una ragazza con un pigiama azzurro e lunghi capelli neri che scende le scale.
Mi sorride mentre apre il cancello.
《Allora tu devi essere Clarke! 》
Sembra così innocente e gioiosa
《Si...beh io...》Cosa puoi dire a una persona con cui vivrai per chissà quanto tempo?
《Tu devi essere Octavia. 》rispondo sorridendo.
lei ride.
《Si, sono Octavia. Scusami se mi presento in queste condizioni ma non pensavo saresti venuta così puntuale》
guardo l'orologio.
le 7:02.
Credevo che ci avrei messo di più ad arrivare.
Saliamo le scale per poi entrare in casa.
《L'appartamento è al secondo piano, vieni, ti faccio vedere》
Mi prende per il braccio e inizia a correre su per le scale.
Quanta energia per una ventenne.
O forse sono io che mi comporto troppo da vecchia.

La seguo a ruota finché non apre una porta di un bianco sbiadito con un numero 3 sopra.

L'entrata è rappresentata dal salone: una stanza con pareti bianche e pavimento di legno chiaro. Con un divano al centro della stanza anch'esso tutto bianco.
《Allora? Che te ne pare? 》
《Wow.》 riesco a dire solamente questo.
C'è un tavolo dietro al divano ed è Illuminato dalle due finestre che riempiono uno dei muri.
《Ci ho messo un'eternità a pulire tutto quindi è meglio che quel "wow" sia positivo》mi dice ridendo, sento uno strato di orgoglio nel tono che ha usato e mi viene subito da sorridere.
《Octavia questa, questa casa è stupenda.》
《Sono felice che ti piaccia, la tua stanza è affianco alla mia, vuoi che ti aiuti con le valigie?》
《No, grazie.》
《Ma dove sono le altre?》
altre?
mi giro verso di lei.
《Ho solo queste》faccio spallucce
Lei mi guarda a bocca aperta.
《Certo che sei strana.》dice in senso ironico《Beh. Io avrei da studiare quindi se hai bisogno, sono in camera mia. Tu intanto sistemati e fai come fosse casa tua. Anche perché ora lo è. Più tardi discuteremo delle tasse e tutte quelle cose noiose okay?》

Annuisco e lei si avvia verso la sua camera.
Appena chiude la porta sono di nuovo sola.

Wow.

Coinquilina gentile, casa stupenda e un piccolo giardino al di fuori di essa.
Non mi merito tutto questo.
Ridacchio tra me e me pensando a mio padre, avrebbe sicuramente cercato dei difetti in questa casa,
o in Octavia, o in qualsiasi altra cosa.
Avrebbe cercato di fare di tutto per tenermi con lui per sempre.
Mi manca troppo.

Sospiro, prendo le valigie e mi dirigo in camera mia.

Aprendo la porta credo di essere veramente finita in qualche film dove le protagoniste hanno sempre una casa da invidiare.
Il colore delle pareti e di un grigio chiaro, il pavimento, invece, è coperto da un tappeto grigio scuro.
C'è un letto matrimoniale sopra di esso e, ai lati del letto, due comodini di un legno chiaro.
Una scrivania si trova di fronte al letto e affianco ad essa, c'è uno scaffale.
Non svuoto le valigie, prendo solo il necessario e mi dirigo in bagno per una doccia.
In questo momento avrei bisogno solo di una doccia calda e del letto.
Ma mi sono sempre tolta questo lusso.
La doccia calda è rilassante e me la concedo solo dopo qualche vittoria.
Questa non è una vittoria, è una scappatoia.
Una scappatoia dal mio passato.
Mi faccio una doccia fredda.
Ma prima poso il cellulare su un comodino vicino alla doccia.
Lo metto ad un volume basso ma non troppo, così che possa solo io sentire la musica.
L'acqua gelida mi colpisce la schiena facendomi ricordare di tutti i miei lividi.
Annego nei pensieri mentre l'acqua sottolinea il mio viso.
Esco dalla doccia e indosso una felpa bordeaux e dei jeans azzurri.
Mi giro guardandomi allo specchio.
Ho due enormi occhiaie procurate dalla scarsità di sonno di questi giorni e il mio viso è di un bianco cadavere.
Da lontano sembrerei uno zombie.
Esco dal bagno mentre mi strizzo i
capelli bagnati in un asciugamano.
Questa è una nuova vita no?
Affrontala e basta.

Non scappare più dai tuoi problemi Clarke.
Non di nuovo.

Mi ricorda una piccola voce nella mia testa.

Mentre mi incammino per il salone a piedi scalzi vedo un ragazzo, un po' più alto di me e con un cespuglio al posto dei capelli, stare davanti alla porta.

E questo chi cazzo è?

ɪ ᴄᴀɴ'ᴛ ᴘʀᴇᴛᴇɴᴅ. (in Revisione)Where stories live. Discover now