« Steve, la barriera. » non si riconosce nemmeno la mia voce tant'è fredda e feroce. È la voce di un mostro, qualcuno potrebbe pure dire, ma non sono mai io la prima a cominciare come potete benissimo vedere.

Un crepitio si diffonde nell'aria, unico indizio che mi conferma che Steve sta evocando la sua barriera protettiva fatta di fuoco e terra. Non mi volto, ma ruoto il polso e tengo ben salda la presa con la maglietta di quel ragazzo che ho atterrato. Ha una stazza notevole, d'altronde è un lupo mannaro non potevo aspettarmi niente di diverso. Mi rialzo tenendolo per quella stoffa scura, è mezzo svenuto mentre lo trascino verso i suoi amici. Non mi avvicino più del necessario, ossia quanto basta per spingere quel ragazzo verso i suoi simili.

« Potevi sceglierti una guardia del corpo più viva, Stregone. » lo scherno nella voce di quello che sembra il capetto della spedizione è palpabile.

« Fossi in te starei zitto, cane. » indietreggio di qualche metro, ma non mi avvicino troppo alla barriera di Steve: ci manca solo di venir bruciata da quella.

« Rosalie entra. »

« No. Non mi serve. » sì che mi servirebbe, non sono mica immune al morso di un mannaro. « Il vostro Alpha sa che siete qui? » una domanda posta con un certo grado di certezza che la risposta reale sia no. Nessun alpha che si rispetti manderebbe tre ragazzini in mezzo alla periferia, in luna crescente, sprovvisti di appoggio e un piano che sia degno di questo nome.

« Zitta morta, cazzo ne sai tu. » il secondo ragazzo parla mentre quello che ho atterrato si riprende dalla botta. È furente, è così bollente che posso vedere la condensa avvolgerlo, gli occhi lampeggiare in quella muta impossibile da trattenere perché la spinta della Bestia è più forte.
Umetto le labbra, le schiudo in una specie di sciocco annoiato. Alzo la mancina e la punto verso il mannaro che ha appena parlato, intorno alla mia mano c'è come un vortice fatto di nebbia densa e scura. La stessa che inizia ad avvolgere il mannaro, ad essere così densa ed inquietante che posso iniziare a sentire il suo battito animale sconvolto dalla paura.

« Evidentemente non ti ha addestrato a sufficienza sennò sapresti quando stare zitto. » la mia mano era a palmo aperto, ma ruoto il polso e chiudo le dita facendo sì che la nebbia si stringa sempre di più intorno al mannaro, rendendolo cieco e sordo a tutto ciò che lo circonda, vittima delle sue paure più profonde.

« Non è reale Charlie, non è reale! Reagisci! »

« Non ci vedo, mi ha accecato quella troia. » Un ringhio basso e ferale scuote di rabbia il capetto del gruppo che prende la prima cosa che ha a tiro, ossia un cassonetto intero della spazzatura rotto e abbandonato. È vecchio, vuoto ed arrugginito e lo solleva come se fosse una piuma. Me lo scaglia addosso con tutta la sua rabbia mentre l'altro, quello che ho atterrato per prima, corre per assalirmi alle spalle. Sto cercando di scansarmi, ma sento parole in latino urlate e lanciate come se fossero armi e mi ritrovo due ali grandi e massicce fatte di fuoco e terra scura che si dispiegano davanti a me avvolgendomi completamente. Vi volto verso la mia destra alzando il mento quanto basta per incontrare lo sguardo concentrato di Steve che appena mi vede mi fa una specie di occhiolino.

« Che cazzo hai combinato stavolta me lo spieghi? »

« Eh, questione di gnagna Rosie. Poi ti spiego. »

« Cristo, ma sempre tu... » mi interrompo perché l'espressione di Steve si trasfigura in una maschera di puro dolore.
Sento l'odore del suo sangue arrivarmi addosso come uno schiaffone a mano aperta. Il suo gemito di dolore mi satura l'udito, le sue ali di fuoco si dissolvono e mi casca letteralmente fra le braccia. I miei vestiti si sporcano del suo sangue, ho il cervello in confusione, gli occhi pieni di lacrime che mi offuscano la vista.

Of the nightWhere stories live. Discover now