«Capisco.» mormorò Bang Sihyuk che, aprì la bocca per dire la sua, ma capì immediatamente che non avevo finito di parlare.

«Voglio continuare, ma non nel modo in cui è iniziato.» spiegai, ricevendo uno sguardo sorpreso da parte di tutti. «Basta segreti, basta finte relazioni. Quando mi esibisco, voglio avere la possibilità di essere me stessa. Voglio essere quella ragazzina appena maggiorenne che, per un colpo di fortuna, si è trasferita dall'Australia ed è arrivata in Corea per produrre l'album di un gruppo di imbecilli che, in futuro, sarebbero diventati i membri di una delle band più famose al mondo. Non voglio essere Dafne, di fronte agli occhi del pubblico. Voglio essere semplicemente Chaeyoung.»

Per qualche minuto, la stanza piombò nel silenzio più abissale che io avessi mai udito. Tutto erano a capo chino, incapaci di dire una singola parola. Nemmeno Bang Syhuk – l'uomo che sa come gestire al meglio ogni situazione – si espose.

Poi, però, qualcuno prese coraggio.

«Non siamo un gruppo di imbecilli.» bofonchiò Hoseok, mettendo il broncio più tenero che io avessi mai visto. Tutti scoppiarono a ridere, me compresa, allentando così la tensione che il mio discorso, in un modo o nell'altro, aveva creato.

Li osservai uno ad uno, soffermandomi sui loro lineamenti rilassati, e non potei evitare di sentir crescere nel mio cuore una bellissima sensazione che sembrava urlare: sei a casa.

**

Nei giorni successivi, nella mia vita regnò la calma più totale. Il signor Hong non diede segno di essere a conoscenza del mio recente incontro con i BTS e, pur temendo sempre il peggio, mi limitai a godermi quello stato di relax.

O, per lo meno, è quello che tentai di fare.

Non potevo nascondere di sentirmi particolarmente agitata a causa di ciò che era stato deciso insieme a Bang Sihyuk. Il piano era perfetto su ogni fronte; non vi erano pecche. L'unico problema è che poteva avere sia conseguenze meravigliose, che totalmente disastrose. Per quello, però, non potevamo fare assolutamente nulla. In un certo senso, la mia vita era nelle mani del destino.

«Sei ancora sicuro di volerlo fare?» domandai in un sussurro attraverso il telefono che tenevo incastrato tra la spalla e la guancia. «Sai che potrebbe avere dei riscontri negativi e non sei obbligato ad aiutarmi. È un casino che ho creato da sola, tutto sommato.»

Dal modo in cui sospirò, capii che Jungkook dovesse essere alquanto esasperato. Era almeno la decima volta che gli porgevo quella domanda, nel giro dell'ultima mezz'ora.

«Chaeng, te l'ho già detto. Non lo faccio perché mi sento obbligato. Voglio aiutarti. Te lo meriti.» non riuscì a trattenere un sorriso. «Hai affrontato tutto questo da sola per due lunghissimi anni. Se c'è un modo in cui io ora possa alleviarti questo peso, sono più che disposto a farlo.»

«Lo so...» mormorai, continuando a camminare avanti e indietro nel bagno della Cube. «È solo che questo era il motivo per cui ho accettato quel contratto in primo luogo: non volevo metterti in mezzo ad una brutta faccenda. È un po' come rendere vane le mie gesta eroiche!»

Ridacchiai, sperando di smorzare un po' la tensione.

«Cretina!» sbuffò, ridacchiando a sua volta. «D'accordo, hai fatto l'eroina per un paio d'anni. Ora, però, è arrivata l'ora che tu ti ritiri dalle scene per dare la possibilità a qualcun altro di emergere!»

«Ovvero, tu?»

«Noto che sei più intelligente di quanto ricordassi!» mi prese in giro. Se fosse davanti a me, nessuno potrebbe salvarlo da un inevitabile pugno nello stomaco.

✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Where stories live. Discover now