Capitolo 29

26 2 0
                                    

<Non puoi metterlo così.>
<Fidati andrà benissimo.>
<E invece no perché non può mantenere altro peso. >
È mezz'ora che cerco di far capire a quel cocciuto di Nash che non si costruisce così una piramide.
<Vedi. Regge benissimo. > insiste.
<Quando crollerà davanti alla classe alzerò uno striscione con "te l'avevo detto". > preferisco arrendermi. Ci abbiamo messo due ore per fare una piramide minuscola con bastoncini di legno e cartoncino.
<Invece quando prenderò un voto più alto del tuo verrai a piangere da me. > sorride.
<Non puoi battere il mio Colosseo. > mi sono impegnata tantissimo. Non può pensare di cavarsela con due ore di lavoro quando la prof ci ha dato settimane intere di tempo.
<Vedremo.>
<Ora pensa a fare la ricerca. Io devo fare matematica.> lo informo alzandomi.
<Dove credi di andare. È proprio qui che mi serve aiuto.> mi tira per un braccio facendomi ricadere sulla sedia.
<Non ti è bastato il mio aiuto in quella piramide mostruosa? >
<Ma se non hai fatto niente. > ride.
<Va bene allora ridammi tutti i bastoncini e il cartoncino.>
<Prima finiamo questo compito e prima finirai matematica.> accende il computer. Fai come fossi a casa tua.
Alzo gli occhi al cielo e gli prendo la tastiera di mano.

Dopo altre due ore d'inferno a discutere con lui su cosa mettere o meno nella ricerca posso finalmente buttarmi sul letto.
<Dopo oggi non vorrai più vedermi immagino. > lo sento ridere mentre finisce di stampare il compito.
<Perspicace. > borbotto con la voce coperta dal cuscino.
<Sono le 20. I ragazzi saranno qui a momenti. Ti aiuto a fare matematica, la dividiamo. >
Mi volto verso di lui stupita.
<Non ti facevo così intelligente. > gli sorrido andando a prendere il quaderno.
Neanche il tempo di sedermi che mi arriva un messaggio da Jack.

-Sono da te tra 15 minuti. Rallentamento con le pizze. -

-Tranquillo. Anzi, sto ancora studiando. -

<Stanno arrivando? > chiede Nash che intanto si è già messo all'opera.
<Abbiamo 15 minuti. Sfrutta tutta la tua genialità. > inizio anch'io.
<Dobbiamo ancora decidere cosa fare.> parla continuando a scrivere.
<Riguardo a cosa? > chiedo confusa.
<Alla scommessa. > sorride.
<Ti prego non dare corda alle cazzate di quei due.> alzo gli occhi al cielo.
<E dai sarà divertente. > ridacchia.
<Si certo, per te. Ci guadagni. > mi scappa una risata.
<Non sarei credibile a mentire. Quindi si. Dai fammi questo favore.> continua a ridere sotto i baffi.
<Stai spudoratamente ammettendo in maniera contorta di voler stare con me. Ti avverto.> rido anch'io.
<E se fosse? > per la prima volta dall'inizio della conversazione mi lancia un'occhiata.
Lo spingo sulla sedia e resto in silenzio. Idiota.

Dopo circa 10 minuti posa la penna e mi passa il foglio.
<Finito. Vedi che genio. > si alza e va a buttarsi sul letto a pancia in giù.
<Probabilmente saranno tutti sbagliati. > lo prendo in giro.
<E magari l'ho fatto di proposito.>
Poso anch'io il foglio e metto tutto nello zaino.
<Se è così te ne pentirai.> mi avvicino senza che se ne accorga e mi siedo sulla sua schiena.
<Ma cosa sei un'elefante? > scatta subito a sedere girandosi e facendomi cadere a terra.
Scoppio a ridere e lui mi lancia il cuscino in faccia.
<Smettila. > mi siedo sul bordo del letto e glielo spiaccico in faccia per soffocarlo.
<Fra non si respira qua sotto. >
<Se stai parlando c'è ancora fin troppa aria. >
Rimane in silenzio e mi afferra il polso facendomi allentare la presa sul cuscino.
Lo lancia in aria e torna a respirare.
<Sei un pomodoro. > cerco di nascondere un sorriso.
<Vorrei vedere te. Hai tentato di uccidermi. >
<Ormai dovresti esserci abituato. > gli sistemo i capelli dato che erano diventati una massa con vita propria.
Torna ancora il silenzio e restiamo entrambi li a sorriderci a vicenda.
<Vedi stiamo praticamente già insieme. Mi sistemi anche i capelli. Devi soltanto dire di si. > riprende dopo un po'.
<Sai sempre rovinare tutto.> gli tiro una ciocca di cappelli e stringe i denti.

Lost In Your Eyes ||Nash GrierWhere stories live. Discover now