Chapter 41

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Busso lentamente mentre mi perdo ad osservare la targhetta in oro appesa alla porta dello studio della dottoressa Older. Mi piace venire qui ormai, mi sento come se avessi trovato qualcuno che cerca, e a volte riesca, a capirmi, a capire quei pensieri nascosti che fanno paura anche a me, a capire il motivo della mia ansia, il motivo delle mie lacrime e sorrisi mancati, a capire il mio blocco emotivo e la mia solitudine. Forse la considero anche un' amica, nonostante lei sappia praticamente tutto di me mentre io non so nulla, oltre il suo nome e il suo lavoro.

"Avanti" mormora con voce dolce la dottoressa, in risposta apro la porta e entro all'interno della piccola stanza. Oggi, però, sono un po' distratta perché il mio pensiero è rivolto costantemente a Cameron e al nostro rapporto che settimana dopo settimana migliora sempre di più, io ho ancora qualche dubbio che sia reale e una strana preoccupazione che tutto sia solo un sogno o, addirittura, una bugia. Ho paura che tutto possa finire con uno schiocco di dita e come sempre io ne rimarrei più che ferita. Inoltre, a scuola manca poco agli esami, alla consegna del diploma e al mio ultimo ballo di fine anno. Sono emozionata, ma anche in preda all'ansia.

"Ciao, Alexandra" mi sorride mentre mi indica la poltrona in pelle nera di fronte alla sua. "Buonasera" saluto educatamente, prendendo posto e osservandola smanettare con il telefono per poi posarlo sul imponente scrivania con uno sbuffo. Non è giornata nemmeno per lei a quanto pare.

"Come stai?" Mi chiede cautamente e io mi ritrovo come sempre indecisa se rispondere con la verità o con una bugia, quella che rifilo a tutti a fin di bene.
"Ho una certa ansia, ma sono anche emozionata per la fine dell'anno. E ho una paura tremenda di ciò che succederà dopo, di quando andrò al collage e ho paura che quello che io e Cameron stiamo costruendo sia solo un sogno o un qualcosa che prima o poi finirà" rivolgo lo sguardo alle mie mani ancora un po' in imbarazzo a confessare le mie insicurezze.
"Alexandra, io credo sia normale ciò che stai provando in questo periodo perché manca poco alla fine di un lungo percorso scolastico e presto entrerai nel mondo degli adulti. Le paure e le insicurezze ti faranno spesso compagnia, l'importante è che riesci sempre a controllarle" mi sorride amichevolmente. La ringrazio per questi consigli, ma so già che non serviranno a molto perché mi faccio sempre troppe paranoie che non riesco a controllare.

"E per quanto riguarda Cameron vivi l'attimo Alex, lascia che il destino ti sorprenda almeno per una volta." Già, forse dovrei lasciare che il destino faccia il suo corso, lasciare che le cose vengano da sé nonostante le conseguenze.
"E se non riusciamo a... e se la distanza ci dividerà?" Mormoro con un filo di voce. Sono terrorizzata all'idea che andremo in due college diversi, a chilometri di distanza. Ma Harvard è il mio sogno, io che fin da bambina sogno di studiare lettere nella più antica e prestigiosa università americana.
"Ci saranno molte difficoltà all'inizio perché, basandomi sulla mia esperienza personale, la distanza è il peggior nemico che si possa avere durante una relazione. Ma se è vero amore, se è un amore destinato a durare per sempre nemmeno lei riuscirà a dividervi" mi incuriosisce il fatto che si sia basata sulla sua esperienza così le faccio qualche domanda data la mia curiosità, cercando, ovviamente, di non sembrare invadente.

"Conosco Caleb, mio marito, da quando avevamo 5 anni. Lui era il mio vicino di casa, nonché mio migliore amico, eravamo inseparabili- sorride, forse al ricordo dei vecchi tempi- ne combinavamo di tutti i colori insieme, ma non litigavamo mai per nessun motivo al mondo" il suo tono malinconico mi riporta in mente alcuni momenti passati con Maya e Austin.
"Però, quando, nel periodo dell'adolescenza, abbiamo cominciato  a uscire ognuno con il proprio gruppo di amici ci siamo allontanati. E quella distanza mi faceva ancora più male perché anche se abitavano l'uno accanto all'altra eravamo pur sempre lontani. Come ti dicevo, però, se il destino vuole che due persone siano destinate a stare insieme prima o poi si ritroveranno. Ciò è successo a noi, che dopo tempo ci siamo ritrovati ad una festa e ci siamo baciati, da lì c'è stato un continuo tira e molla che poi ci ha portati all'altare. Se tempo fa mi avessero detto che un giorno io e Caleb ci saremmo sposati probabilmente sarei scoppiata a ridere al pensiero di poter sposare colui che consideravo mio fratello" scuote la testa divertita. Mi fa piacere che mi abbia raccontato la sua storia d'amore, che nonostante sia colma di alti e bassi si sono sempre ritrovati e hanno abbattuto gli ostacoli.

"Credi che un giorno riuscirò a perdonare Austin?" Era una cosa che mi domandavo da un po' di tempo ormai, mi chiedevo continuamente se sarei riuscita a guardarlo in faccia dopo ciò che era successo, ma non riuscivo mai a darmi una risposta.
"Io credo che infondo tu l'abbia già perdonato... " afferma, ma la interrompo bruscamente.
"No, non riesco nemmeno a guardarlo senza pensare a ciò che ha fatto."

"Ascoltami, tu devi solo accettare l'idea che tutti fanno degli sbagli, dai più gravi ai meno gravi, ma tutti sbagliamo. Lui ha fatto uno sbaglio che gli è costato 10 anni Alex, 10 anni chiuso in una cella. Da ciò che mi hai detto si è pentito e in questi anni avrà modo di riflettere sulle sue azioni, merita il tuo perdono. Siamo esseri umani imperfetti, ma pur sempre esseri umani." Credo che sia la persona più saggia che io conosca e questi suoi consigli per me sono dei grandi insegnamenti. Austin merita il mio perdono perché nonostante tutto ci sarà una piccola parte di lui che è rimasta il ragazzino di un tempo.

Dopo pochi minuti, al termine della seduta esco dall' imponente edificio. Cerco con lo sguardo la macchina di Cameron e quando la trovo mi ci fiondo dentro, ormai stanca del caldo asfissiante di Miami.
Come prima cosa lascia che le nostre labbra si uniscano e che le nostre lingue si scontrino in modo lento e passionale.
"Ciao" sorrido sulle sue labbra prima di staccarmi e permettergli di mettere in moto l'auto. "Credo che dovresti prendere la patente sai? Mi annoio a scorazzarti per tutta Miami" si prende gioco di me e io sbuffo una risata.

"Sarà la prima cosa che farò quest'estate" mormoro dandogli ragione. "Ma non è assolutamente vero che mi scorazzi per tutta Miami come mio autista personale" mormoro imbronciata mentre lui mette in mostra il suo sorriso a dir poco perfetto e che come sempre mi fa innamorare sempre di più.
"Comunque perché non mi hai detto che andavi da una psicologa?" Chiede incuriosito, non so in realtà perché non lo fatto, ma suppongo sia perché dovevo ancora accettarlo io.
"Non pensavo fosse necessario"rivolgo lo sguardo al finestrino. Il motivo è anche una serie di paranoie che mi ero fatta dato che avevo paura di essere giudicata.

"Anche io... " mi rivolge uno sguardo veloce per poi tornare a concentrarsi sulla strada. "Anche io ne ho visto uno quando mio padre se né andato e quando Connor è morto, ma comunque non ha aiutato molto con i miei attacchi di panico" mormora. Quelle iridi verdi sembrano incupirsi mentre lui è assorto nei suoi pensieri e perso nei ricordi.
"Io, invece, credo che mi stia aiutando. Con lei riesco a parlare di cose che mi risultano difficili, come le mie insicurezze o le mille paure che mi tormentano" sorrido e anche lui accenna un mezzo sorriso.

"Dove stiamo andando?" Aggrotto le sopracciglia guardando la strada a me sconosciuta, ma ancora illuminata dal sole, che sta tramontando.
"Da Adam. Ha organizzato una serata tra di noi, dato che era da un po' che non passiamo del tempo insieme." Ha ragione, essendo tutti impegnati non siamo riusciti a vederci molto oltre che a scuola, dove come al solito pranziamo insieme tra risate e battibecchi. È una cosa che mi piace molto e adoro anche il fatto che un particolare tavolo della mensa sia diventato ormai nostro oppure che Cooper's sia diventato come un ritrovo per noi.

Qualche minuto dopo arriviamo a casa di Adam. Non dista molto da casa mia e la sua è una villetta semplice, ma accogliente.
Ci sediamo sul divano e sgranocchiamo qualcosa mentre chiacchieriamo del più e del meno.
"Cameron giocherai la partita domenica?" Domanda Luke, mettendosi una manciata di pop corn in bocca e facendo ridacchiare Kendall, seduta accanto a lui. 
"Non mi hai detto che hai una partita domenica" mormoro sorpresa. Lo so che è strano, ma dall' inizio dell'anno per un motivo o per un altro non sono mai andata a vedere una sua partita, anche perché per un capriccio del coach è finito in panchina per diverso tempo.

"Si, ecco, domenica giochiamo contro una scuola importante. Ti andrebbe di venire?" Mi chiede imbarazzato, annuisco e gli stampo un lungo bacio sulle labbra. E nel frattempo Adam fa versi di disgusto facendoci scoppiare a ridere.
Così passiamo tutta la serata a ridere e scherzare, dimenticando per un po'  tutto ciò che incasina le nostre vite.



Take me away with you! | In revisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora