Chapter 18

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"Buongiorno miei cari alunni" esclama il professore di letteratura inglese, entrando in classe con un finto sorrisino stampato sul volto rugoso.
È passata una settimana dal secondo quasi bacio con Cameron, ci siamo visti poco in questi giorni a causa dello studio. Infatti, essendo l'ultimo giorno prima delle vacanze natalizie siamo impegnati in compiti e interrogazioni.
"Finalmente questo è l'ultimo giorno del 2018, che vi vedo" sorride divertito, poggiando rumorosamente i libri sulla cattedra. Il professor Brown è il più simpatico e comprensivo dei docenti, è di origini inglesi, ma vive in America da anni. Credo che sia l'unico, oltre la professoressa Keller, fra tutti i professori, che mi mancherà di più.
"Oh! Non si preoccupi l'affetto è reciproco" ribadisce Bryan, il mio compagno di banco. Non lo conosco molto, ma sembra simpatico, premetto che sono cinque anni che frequento questa scuola e le uniche persone che conosco o mi odiano o mi ignorano, non che mi dispiaccia.
"Evita effusioni amorose nei miei confronti, Bryan - tutti scoppiamo in una fragorosa risata- Non perdiamoci in chiacchiere. Finalmente le tante attese vacanze sono arrivate, ma voi, dopo la notizia che sto per darvi, non vedrete l'ora di ritornare a scuola. - fa una breve pausa per tenerci sulle spine- perché il 10 gennaio si vola verso Londra" urla euforico.

Ci guardiamo tutti stupiti ed emozionati. Non ci posso credere, ho sempre sognato di andare a Londra, ho sempre fantasticato su come sarebbe stato. Sono andata una sola volta in gita con i miei compagni di scuola e non è andata come speravo. Andammo in campeggio per una settimana, papà pensava che potesse farmi bene dopo ciò che era successo a Maya, tra gli insulti e le battutine di Gimmy e Kira, che nascondevano e rubavano continuamente le mie cose e i giochi ad obbligo o verità, la mattina del ritorno a casa mi risvegliai con un mal di testa assurdo e la puzza di vomito ovunque nella tenda. Mi avevano fatta ubriacare, a causa delle loro stupide penitenze. Pensandoci, Gimmy non è in classe oggi, entrerà sicuramente alla seconda ora come fa di solito.
Non so come possa essere andare a Londra con loro, credo che più di due settimane rimarrei traumatizzata. Spero soltanto che siano abbastanza grandi da capire che non sono più così stupida come credono e le loro battutine e i loro scherzetti non mi toccano più.

"Passeremo una settimana a Londra. Fuori nella bacheca trovate i moduli per l'autorizzazione e ciò che si deve sapere riguardo il viaggio" termina il professor Miller, dopo aver passato l'ora a dirci ciò che dovevamo sapere, troppo annoiato anche lui per fare lezione. Quando la campanella suona tutti si precipitano alla bacheca.

"Harper, gli alcolici sono vietati" il professore mi fa l'occhiolino e, stanca di ribadire che io non c' entro con quella storia, esco dalla classe e raggiungo anche io la bacheca. Cammino lungo il corridoio leggendo attentamente i fogli, non sono sicura di voler partecipare, ho sempre sognato di vedere Londra, ma sognavo di farlo con lei.
Troppo immersa nei miei pensieri non mi rendo conto di un ragazzo che picchietta insistente la spalla di un Gimmy furioso, per non so quale assurdo motivo. Il ragazzo corre via ridendo del suo scherzetto con altri due ragazzi, ma prima che io me ne renda conto la mia faccia è appiccicata alla superficie fredda degli armadietti alla mia destra, trattenuta dalla mano possente di Gimmy. "Non-ti-azzardare-a-toccarmi" scandisce, infuriato, parola per parola e mi osserva con gli occhi rossi dalla rabbia. Chissà che cosa lo ha fatto arrabbiare così tanto, ma ora l'unica cosa di cui devo preoccuparmi è del minimo bruciore che sento allo zigomo e di un liquido caldo e scarlatto che scorre fino alle mie labbra.
"Levale le mani di dosso" urla Cameron avvicinandosi.
"Stanne fuori, Steven. Con te ci vediamo in campo" urla nella sua direzione, mollando la presa dal mio viso.
"Non provare mai più a sfidare il mio autocontrollo, Harper, o per te finisce male" mi minaccia, sistemandosi la camicia nera e riprendendo a camminare con passo deciso. Mi tocco di poco lo zigomo, asciugando la gocciolina di sangue che mi ha bagnato la guancia. È solo un taglietto, l'ennesima cicatrice, cicatrice di un'altra bugia, mi ripeto.

Dopo essere andata in infermeria, per recuperare un cerotto, con Cameron e aver parlato del viaggio a Londra, a cui anche lui prenderà parte con la sua classe, ci troviamo in mensa con Kendall, Adam e Luke. Purtroppo, Adam e Luke non parteciperanno al viaggio a Londra, ma quello a Barcellona.
"Peccato non poter andare a Londra tutti insieme ci saremmo divertiti" commenta dispiaciuto Luke.
"Possiamo sempre partire tutti insieme quest'estate, dopo il diploma" afferma, invece, Adam. Già! Il diploma, gli esami, l'ultimo viaggio, l'ultimo ballo e la cerimonia del diploma.

Aver superato i test d'ammissione alla Harvard è stato fantastico per me, ma pensare che mi dovrò allontanare da qui mi fa paura. Come posso affrontare tutto da sola? Lontana dalla mia famiglia e da loro? Adam e Luke andranno alla Stanford, Kendall alla Yale mentre Cameron ha superato i test d'ammissione alla Columbia. Credo che anche se ci conosciamo da soli quattro mesi mi mancheranno. Sono le uniche persone con cui, dopo tre anni, sono riuscita a parlare e divertirmi come un tempo.

"Mi mancherete, spero che ci rivedremo dopo aver chiuso questo capitolo" dice Kendall con un sorriso triste. Per capitolo intende questo percorso di studi, che, per alcuni di noi, è stato fin troppo faticoso in questa scuola. Oggi è strana, durante il pranzo non ha parlato molto, in pratica questa è la prima frase di senso compiuto che le sento dire, prima balbettava e arrossiva senza che nessuno le dicesse nulla.

***
Finalmente la campanella, che indica la fine di questa giornata scolastica, suona. Scendo le scale e mi incammino verso il parcheggio, Harry mi starà aspettando per tornare a casa. Inaspettatamente, Kendall mi blocca la strada e la prima cosa che noto sono le sue guance, di nuovo, rosse e gli occhi verdi spalancati. Mi sta spaventando, sembra impaurita e confusa.
"Ehi! Che succede?" le chiedo allarmata per il suo strano comportamento.
"Lukemihabaciatabenduevolte" urla tutto d'un fiato, come se quasi non ce la facesse più a tenere per sé una cosa come questa. Quella confusa adesso, però, sono io, perché le uniche parole che ho capito sono 'Bacio' e 'Luke'.
"Puoi scandire meglio le parole?" le chiedo gentilmente, arrossisce ancora di più per l'imbarazzo.
"Oh! Dai Alex, hai capito benissimo" sbuffa, coprendosi il viso con una mano. "No affatto" la schernisco, sogghignando.
"Luke mi ha baciata due volte" ripete con calma, prendendo un respiro profondo. La prendo a braccetto e la spingo verso il parcheggio.
"tu devi raccontarmi tutto" le ordino. Scoppiamo a ridere mentre ci incamminiamo verso la macchina.

Take me away with you! | In revisioneWhere stories live. Discover now