Chapter 22

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Resto a fissare il soffitto per qualche minuto riflettendo sulla giornata che mi aspetta. È il mio compleanno. Ho sempre odiato questo giorno, lo stesso in cui la mia mamma se né andata. Non desidero altro che sparire per le prossime ventiquattro ore, evadere da questa realtà così dolorosa, mi odio per ciò che le ho fatto, mi odio questo giorno più degli altri.

Apro il rubinetto e regolo l'acqua. In questi tre giorni non ho avuto modo di vedere Cameron e ringraziarlo personalmente per la collana. Gli ho lasciato un patetico messaggio; grazie per il regalo. Avrei voluto abbracciarlo e dirglielo di persona, ma so che non lo farò. Finita la doccia, mi vesto e raccolgo i capelli, ormai asciutti, in una treccia disordinata. Esco dal bagno e scendo di sotto per fare colazione, papà mi ha avvisato che non è in casa perché aveva una commissione da sbrigare con Mike.

"Buongiorno", dico dolcemente alla nonna, entrando in cucina e baciandole la guancia. Non dice nulla, si limita ad un flebile sorriso e a guardarmi con gli occhi lucidi, si siede con me e mi porge un piatto di pancake e un bicchiere di succo di frutta.
"Auguri Alex" mormora flebilmente, guardandomi addentare il secondo pancake. Non mi piace ricevere gli auguri, soprattutto dalla mia famiglia, e a loro non interessa porgermeli. Odio quando mi augurano 'buon compleanno', non lo voglio sentire per nessun motivo al mondo, perché lo so che per me non sarà mai un buon compleanno, almeno non fin quando lo passo sdraiata in camera mia con un romanzo tra le mani e i pensieri che volano verso di lei.

"Nonna- la chiamo quando noto che, come me, si è persa nei suoi pensieri- parlami di lei" chiedo, prendendo un respiro profondo. Nessuno in 18 anni della mia vita mi ha mai parlato di mia madre, forse solo qualche lontano parente che vedo raramente ha usato gli aggettivi, 'bellissima e solare' per descriverla, e li odio perché mia madre non era solo bellissima e solare, ma sono sicura che mia madre era molto di più. Papà parla poco di lei, solo qualche parola di circostanza quando mi perdo ad osservare le loro foto in salotto, mentre i miei fratelli evitano di aprire l'argomento. Non so perché proprio in questo giorno, per me così doloroso, voglio sentir parlare della mamma, ma ne ho davvero bisogno, dopo tutto sono passati diciotto anni e merito di sapere qualcosa.

"Sei sicura?" mi chiede incerta e quasi sconvolta dalla mia richiesta.
"Si, nonna. Parlami della mamma" le sorrido e i suoi occhi si riempiono di lacrime.
"Oh! Da piccola era un uragano, non stava ferma un attimo, sorrideva sempre ed era dispettosa, una combina guai. A scuola litigava con tutti. Un giorno a soli sette anni disse alla maestra che lei non sapeva spiegare bene così andò alla lavagna e pretendeva di spiegare lei l'argomento ai suoi compagni di classe. Si beccò una bella ramanzina" dice con lo sguardo perso nel vuoto, forse immersa nei ricordi. "Adorava andare al lunapark con il nonno oppure andare al cinema. Il suo primo appuntamento al cinema, però, fu un vero disastro. Le piaceva un ragazzino, a 15 anni, coraggiosa com'era gli chiese lei di uscire insieme qualche volta e lui accettò. Ci mise quattro ore per prepararsi, nonostante l'aiuto delle sue migliori amiche, verso le undici tornò a casa in lacrime perché quel ragazzo non era stato un perfetto gentiluomo, non le offrì i popcorn e tentò di baciarla nel bel mezzo del film, così lei schifata dal comportamento del ragazzo scoppiò in lacrime e gli ordinò di riaccompagnarla a casa. Urlò per tutta la casa che quel ragazzo voleva scambiarle solo germi tramite un bacio" scoppio a ridere seguita da mia nonna al pensiero di mia madre adolescente.
" Come ha conosciuto papà?" domando curiosa e noto una scintilla oltrepassare i suoi occhi lucidi.
"Al college. Tua madre era sempre circondata da buoni amici, aveva sempre il sorriso sulle labbra, era una ragazza dolce, coraggiosa e determinata. Si avvicinò a tuo padre, che era in sella ad una moto nel parcheggio del collage e gli chiese una sigaretta, non fumava affatto, lei odiava il fumo, ma lui le interessava da un po' così tentò di farsi notare. Pensava che se le interessava davvero qualcuno perché aspettare che faccia il primo passo quando avrebbe potuto farlo lei?"

Vorrei essere come lei, ha reso tanto orgogliosa la nonna, lo vedo dal suo sguardo che, nonostante le marachelle, lei è fiera della donna che sua figlia è stata. Una donna e una madre fantastica, spero di essere come lei un giorno, lo spero con tutto il mio cuore.
"Tuo padre era testardo, ma alla fine si innamorò follemente di tua madre, come tutte le coppie litigavano continuamente e lei soffriva a causa del suo essere lunatico. Si sposarono dopo essere andati a convivere per circa tre anni-" prima che la nonna possa finire di raccontarmi la storia d'amore dei miei genitori la interrompo. Devo sapere tutti i dettagli di quel giorno.
"Che cosa è successo di preciso quel giorno?" domando, cogliendola alla sprovvista sussulta, mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi sorride rassicurante.

"Era un pomeriggio speciale, era il tuo compleanno, e tua madre aveva progettato tutto per questo giorno così speciale, il compleanno della sua amata bambina" mormora, asciugando una lacrima nascondendosi dietro un tovagliolino bianco. "Tuo fratello Harry aveva i suoi quattro anni ed era molto legato a lei, nessuno poteva avvicinarsi a vostra madre perché lui era geloso. Mike, invece, aveva sei anni e già si comportava da ometto. Quel giorno eravamo tutti molto contenti, ma i tuoi fratelli erano molto capricciosi e annoiati così convinsero me e tua madre a portarli al parco. Tuo padre era dovuto andare d'urgenza ad una riunione e noi eravamo uscite con lui e ci eravamo incamminate verso il parco, io camminavo davanti con i tuoi fratelli e tua madre alle nostre spalle con il passeggino. Non so cosa è successo di preciso, tu eri agitata, piangevi tantissimo e lei cercava di cullarti, ma strillavi in preda al pianto, noi siamo entrati nel parco lasciando tua madre fuori mentre tentava di calmarti, ricordo solo che poco dopo, all'ingresso, le persone correvano in strada e gridavano, sentivo solo il tuo pianto e le tue grida così presi i tuoi fratelli e seguii la massa. Il tuo passeggino era rovesciato a terra poco distante dal marciapiede di fronte al parco e il corpo di tua madre era inerme sulle strisce pedonali. Fu portata subito in ospedale e, quando siamo arrivati con tuo padre, non c'era più. Ti ha salvato la vita, tu piangevi così tanto che si era fermata distrattamente sulle strisce, quando si è accorta dell'auto che si avvicinava ad alta velocità ha spinto il tuo passeggino il più lontano possibile e si è lasciata prendere in pieno per salvare la sua principessa" dice, infine, lasciandomi sbigottita. Una lacrima dopo l'altra bagnano le guance di mia nonna mentre il mio sguardo è rivolto fuori la finestra perso in quel giorno che non ricordo, a causa della piccola età.

Una voce interrompe il filo dei miei pensieri; "che cosa fate?" quasi urla Harry, entrando in cucina con il viso rosso e gli occhi lucidi, evidentemente ha ascoltato gran parte del racconto della nonna.

"La nonna mi stava raccontando della mamma" dico senza alcuna emozione nella voce.
"E a te cosa importa della mamma?" dice, sbattendo una mano sul tavolo.
"Harry!" lo ammonisce la nonna.
"Che cosa me ne importa? Ma sei serio? Era anche mia madre, Harry!" urlo furiosa, alzandomi per guardarlo negli occhi. Non può dire sul serio, lo so che è arrabbiato con me, perché lo sono anche io, soprattutto in questo giorno, ma non può permettersi di aumentare il peso di questa giornata.
"Tua madre? Intendi quella che non hai mai conosciuto? Quella donna che è morta per salvare te? Quella donna che mi portava a scuola, quella che mi dava da mangiare? La donna con cui ho fatto il mio primo albero di Natale? La donna che faceva di tutto pur di vedermi sorridere? La stessa donna che mi hai portato via?" continua ad urlare, puntandomi un dito contro e, nel momento in cui la mia mano entra in contatto con la sua guancia, il mio cuore perde un battito. Ha gli occhi iniettati di sangue quando inizio ad urlargli contro tutto ciò che provo.

"Smettila di incolpare me della sua morte perché già so di esserne responsabile. Credi che sia facile per me? - lo spintono- Ogni giorno mi sento oppressa da un peso sulle spalle. Se lei fosse qui, papà sorriderebbe di più, la nonna smetterebbe di piangere ogni volta che canticchia la sua ninna nanna preferita, Mike non mi sorriderebbe in modo triste e non cercherebbe di tirarmi sempre su di morale ogni qualvolta che mi vede persa nei miei pensieri e tu la smetteresti di darmi la colpa di ogni male che ti affligge e di essere sempre pronto a riservarmi i tuoi sguardi colmi di disprezzo" urlo stanca, per poi abbassare lo sguardo sulle mie scarpe. È così, mi sento pesare quel giorno sulle spalle ogni volta che osservo gli occhi spenti di qualcuno in questa casa. So che se lei non mi avesse salvata tutto sarebbe diverso ora.

"Vorrei tanto togliere il disturbo. Tu non capisci quanto io mi senta in colpa o sbagliata ogni giorno per aver distrutto questa famiglia" sussurro. Afferro il mio telefono e senza badare a nulla esco di casa velocemente.

Take me away with you! | In revisioneWhere stories live. Discover now